BATTAGLIA DELLE MARIANNE
(LA PIU' GRANDE BATTAGLIA TRA PORTAEREI DELLA STORIA)
MISSIONE AL CREPUSCOLO
(TRATTO DA "LA GUERRA DEL PACIFICO" DI B. MILLOT)
Alle 16.21, la Task Force 58 virò a est, contro vento, e, nell'intervallo di tempo straordinariamente breve di dieci minuti, 216 apparecchi decollarono dai ponti di 11 portaerei ( Si trattava delle portaerei: Lexington, Enterprise, Cabot, Belleau Wood, Bataan, Was,Bunker Hill. Hornet, Yorktown, San ]acinto e Monterey). Alle 16.36, la flotta americana aveva già ripreso la rotta a nord-ovest. Gli apparecchi americani avevano caricato tutto il carburante possibile, per poter raggiungere la flotta di Ozawa e fare ritorno. Gli 85 caccia Hellcat e i 77 bombardieri in picchiata erano dotati di serbatoi sganciabili, mentre i 54 aerosiluranti Avenger potevano contare sulla loro autonomia normale, che era maggiore, per condurre a termine questa missione particolarmente lunga.
Alle 18.25 gli americani scorsero alcuni aerei giapponesi e poco dopo avvistarono i gruppi navali nemici. Il sole era già basso sull'orizzonte
e una leggera penombra cominciava a stendersi sulla superficie del mare.
L'ammiraglio Ozawa, avvertito di questo attacco, aveva fatto decollare 75 velivoli delle proprie portaerei
perchè si portassero di fronte agli attaccanti americani. La battaglia aerea durò una ventina di minuti,
durante i quali la difesa contraerea delle navi nipponiche si scatenò furiosamente.
Nella mezza luce del crepuscolo, le esplosioni dei proiettili
della contraerea tracciavano nel cielo una moltitudine di lampi colorati, tra i quali si insinuavano gli aerei americani.
Un gruppo di bombardieri in picchiata si accani contro le petroliere nipponiche, avvistate per prime e situate in coda alla flotta mobile
che avanzava a tutta forza. 2 petroliere, la Genyo Maru e la Seiyo Maru, vennero cosi gravemente colpite che i loro equipaggi le affondarono
alcune ore dopo.
Frattanto, gli aerosiluranti avevano assunto la formazione di attacco e in picchiata verso la Zuikaku e la Hiyo. Quest'ultima fu ripetutamente
colpita e uscì dalla formazione scortata dalla corazzata Nagato e dall'incrociatore Mogami. I giapponesi tentarono l'impossibile per soffocare gli
incendi e per tamponare le falle, ma la Hiyo incominciò a bruciare da prora a poppa e ad affondare di prua. Scossa da formidabili esplosioni
interne, scivolò negli abissi, lasciando scorgere le eliche per qualche attimo.
Un gruppo di 5 Avenger dell'Enterprise si accinse ad attaccare la portaerei nipponica Ryuho e, nonostante
unutritissimo tiro della contraerea, riuscì a portarsi in posizione di sgancio. La Ryuho proseguì la rotta senza
apparenti danni.
Venne allora presa di mira la portaerei Zuikaku, che incassò parecchie bombe, una delle quali provocò un vasto incendio. Le squadre di
sicurezza della grande portaerei giapponese riuscirono a domare il fuoco e l'ordine di abbandono nave, impartito pochi momenti prima, venne
annullato. La Zuikaku riprese velocità e raggiunse l'arsenale di Krue con i
propri mezzi.
Altri stormi di aerei americani attaccarono il gruppo dell'ammiraglio Kurita; la portaerei Chiyoda, la corazzata Haruna e l'incrociatore pesante
Maya furono colpiti ciascuno da una bomba che fece divampare incendi senza però provocare danni mortali.
Mentre bombardieri e aerosiluranti si accanivano contro le navi di Ozawa, i caccia americani lottavano contro gli aerei giapponesi levatisi in
volo subito prima dell'attacco. I piloti nipponici tentarono di intercettare gli attaccanti, ma furono quasi tutti sopraffatti dagli Hellcat
scatenati e molti di essi precipitarono. Durante l'attacco americano vennero
abbattuti
20 soli apparecchi americani, i cui equipaggi, per la maggior parte, furono in seguito salvati.
Attanagliati dall'angosciosa incertezza del ritorno, gli aviatori americani interruppero l'attacco verso le 19 e cominciarono a raggrupparsi per
iniziare il difficile rientro alle portaerei.
Ciononostante, l'ammiraglio Ozawa non si riteneva battuto e, per quanto si rendesse conto che sul piano aereo era ormai paralizzato, decise di eseguire un contrattacco navale notturno.
Una parte del gruppo Kurita si
lanciò verso est, alla ricerca della flotta americana, ma, due ore dopo, Ozawa richiamò" le unità non avendo potuto determinare la posizione
della Task Force 58.
Cosa del resto ragionevole, perche Kurita avrebbe
faticato non poco per raggiungere Mitscher, che si trovava in quel momento a 23° miglia da lui, e per di più si sarebbe scontrato verosimilmente con il gruppo di corazzate
veloci dell'ammiraglio Lee, le quali non gli avrebbero lasciato alcuna via di scampo.
La battaglia delle Marianne, detta anche la prima battaglia del Mare delle Filippine, era giunta al termine e si concludeva con una grave
disfatta giapponese. Non soltanto le forze americane non erano state distrutte, e lo sbarco a Saipan non era stato impedito, ma le forze
giapponesi avevano subito un cocente scacco con la perdita di tre portaerei e di
quasi 400 apparecchi. Le perdite nipponiche in navi sarebbero potute essere assai più disastrose se gli americani non avessero commesso un
incomprensibile errore, armando la maggior parte dei monomotori Avenger con bombe invece che con gli abituali siluri.
Qualcuna di queste
bombe colpì il bersaglio, ma se questi Avenger avessero avuto un siluro di certo le perdite giapponesi sarebbero state ben più pesanti,
perchè le navi nipponiche non avrebbero potuto evitare tutti gli ordigni e i
colpi giunti a segno avrebbero causato danni irreparabili. Gli americani si erano senza dubbio ricordati della battaglia di Midway, nella quale le
bombe avevano avuto effetti determinanti egli aerosiluranti erano stati invece decimati prima di poter entrare efficacemente in azione, ma i
tempi erano mutati e i pesanti aerosiluranti non dovevano più temere di
essere abbattuti dalla caccia nipponica come a Midway.
La battaglia delle Marianne, comunque, era una grande vittoria americana e segnava la definitiva distruzione dell'aviazione imbarcata
giapponese.
LE PIU' GRANDI BATTAGLIE NAVALI