BATTAGLIA DELLE MARIANNE
(SECONDA BATTAGLIA DEL MAR DELLE FILIPPINE)
(NAVAL BATTLES OF MARIANNE'S ISLANDS)
19-20 GIUGNO 1944
(LA PIU' GRANDE BATTAGLIA TRA PORTAEREI DELLA STORIA)
LA BATTAGLIA HA INIZIO
(TRATTO DA "LA GUERRA DEL PACIFICO" DI B. MILLOT)
Il 16 giugno, alle 16.5°, la squadra di corazzate dell'ammiraglio Ugaki si congiunse con quella di Ozawa e la flotta mobile, terminato il
rifornimento il 17 giugno alle 20, fece rotta direttamente sulle Marianne. Le navi rifornimento avevano ricevuto l'ordine di aspettare di nuovo la
flotta in un punto situato 14° 40' nord e 134° 20' est. L'ammiraglio Ozawa era stato informato di tutti i movimenti americani e sapeva in particolare che le isole di Iwo lima e di Chichi lima erano state attaccate il
15 e il 16 giugno. Non ignorando che la Task Force 58 era al corrente dei suoi movimenti, Ozawa sperava che essa sarebbe rimasta nelle
vicinanze di Saipan per coprire lo sbarco e che non si sarebbe spinta al largo cercando il combattimento.
Un rapido esame degli effettivi impegnati da una parte e dall'altra dimostrava che
gli americani avevano più navi e più aerei di lui, ma egli godeva di un certo numero di vantaggi dai quali faceva
conto di trarre profitto.
In primo luogo, avrebbe agito a breve distanza dalle basi e
l'azione combinata dell'aviazione delle portaerei e di quella con basi a terra (Guam, Rota e Yap) sarebbe stata più efficace e avrebbe diminuito
i tempi di volo. In secondo luogo, sapeva che i suoi aerei, più leggeri e meno protetti di quelli americani, avevano in compenso una ben più
grande autonomia e potevano individuare la flotta americana prima di essere a loro volta scorti. In ultimo, i venti da est, predominanti, gli
avrebbero permesso di far partire e di far appontare i suoi aerei senza praticamente cambiare rotta, e di avvicinarsi in tal modo senza perdere tempo.
D'altro canto, il piano delle operazioni tattiche aeree di Ozawa prevedeva che gli aerei imbarcati partissero dalle portaerei nipponiche per attaccare
la flotta americana, continuassero fino agli aeroporti di Guam, Rota e Yap, vi facessero il pieno di benzina e di bombe, e riprendessero il volo
per un secondo attacco prima di raggiungere di nuovo le portaerei.
Questa tattica presentava quindi due ulteriori grandi vantaggi: innanzi tutto quello di paralizzare per il più breve tempo possibile le portaerei,
sempre vulnerabilissime durante le operazioni di in volo e di appontaggio degli apparecchi, e poi quello di risparmiare percorsi inutili, cosa che
avrebbe aumentato sensibilmente l'efficacia dell'aviazione. Nonostante
la sua inferiorità, che, tradotta in cifre, ammontava a 55 navi e 473 aerei contro le 112 navi e i 956 aerei degli americani, l'ammiraglio Ozawa si
accingeva ad affrontare questa battaglia con un ottimismo giustificato
dai vantaggi appena enumerati.
Ciononostante, l'ammiraglio giapponese stava per essere tratto in inganno. Infatti, agli aerei con base a terra era stato assegnato il compito di
distruggere almeno un terzo del potenziale americano prima dell'ìmminente battaglia navale, con
lo scopo di ridurre la sproporzione delle forze che stavano per affrontarsi. Ma l'aviazione terrestre nipponica aveva su-
bito perdite terribili in seguito alle incursioni preliminari americane e i suoi modesti contrattacchi, mal coordinati, erano rimasti in pratica
senza effetto. L'ammiraglio Kakuta, che la comandava, nel tentativo di salvare la faccia, aveva
comunicato che le perdite subite dalle forze aeree giapponesi erano state minime e che, al contrario, le forze aeronavali
americane dovevano lamentare gravissimi danni. Ozawa ricevette questa informazione e, trovandosi nell'impossibilità di verificarla, come logico,
l'accettò.
Il piano A-Go sembrava svolgersi come previsto e Ozawa naturalmente convinto che comunicò a Kakuta, nella notte dal 18 al 19 giugno, la
posizione presunta in cui contava di affrontare la flotta americana, affinchè
l'aviazione basata a terra potesse agire in conformità al piano. In realtà, questa parte essenziale del piano A-Go non pote divenire effettiva perche
l'aviazione nipponica a terra fu decimata a tal punto dai molteplici bombardamenti preparatori dell'aviazione americana da non entrare
neppure in scena, essendo stata in pratica annientata tanto al suolo quanto in volo.
L'ammiraglio Spruance, come abbiamo già visto, aveva messo a punto un programma di esplorazione per mezzo di sommergibili e aerei che
dovevano segnalargli l'avvicinarsi della flotta nipponica. Le maglie di questa rete erano tanto strette da rendere inconcepibile che il nemico
potesse passare inosservato.
Già dal 15 giugno Spruance era stato informato, verso la fine del pomeriggio, dal sommergibile Flying-Fish, che Ozawa stava uscendo dallo
stretto di San Bernardino e faceva rotta sulle Marianne. Questa notizia, confermata dal messaggio del sommergibile Seahorse, il 16 giugno, fece
si che Spruance spostasse di due giorni 10 sbarco a Guam e calcolasse
che l'incontro avrebbe potuto determinarsi soltanto il 19 O il 20 giugno 1944.
Il sommergibile Cavalla segnalò, il17 giugno alle 5.10, di aver individuato un gruppo di petroliere giapponesi scortate da tre caccia torpediniere.
All'ammiraglio Lockwood, comandante in capo della flotta sottomarina americana, questa informazione confermava tutte le precedenti e cioè:
che la flotta nipponica stava procedendo verso est e che stava organizzando un nuovo punto di rifornimento. Lockwood ordinò al Cavalla di
seguire cautamente questo gruppo nemico, ma il Cavalla ebbe delle avarie alle macchine e non
poté adempiere la missione. Spruance, subito informato, decise di far partire degli apparecchi da
ricognizione a largo raggio, sia di notte, sia di giorno, e inviò la Task Force 58, 180 miglia a ovest delle Marianne, sul parallelo di
Tinian. Nel frattempo, dalla base di Eniwetok, i nuovi idrovolanti Martin
Mariner, equipaggiati con radar, iniziarono le loro ronde marittime alternandosi
senza interruzione sopra i previsti settori di esplorazione.
Nella serata del 17 giugno il sommergibile Cavalla scorse una quindicina di grosse navi giapponesi, ma ancora una volta avarie meccaniche non
gli consentirono di mantenere il contatto. La notizia era però importano te, poi che dimostrava a Spruance che la flotta nipponica si stava
avvicinando perlomeno in due gruppi, il che rientrava nella prassi della mari-
na imperiale, ma soprattutto che sarebbe arrivata secondo l'orario da lui
previsto.
Le ricognizioni aeree americane del 18 giugno non diedero alcun risultato, mentre invece 2 dei 7 aerei giapponesi partiti dalle portaerei
nipponiche il 18, verso mezzogiorno, segnalarono a Ozawa, nel pomeriggio, una parte della Task Force 58; Ozawa ordinò di invertire la rotta per
mantenersi a una distanza di 400 miglia dagli americani, vale a dire al
di fuori del raggio d'azione dei loro apparecchi.
Alle 21, la flotta mobile si divise in due gruppi. Ozawa, con la la e la 2a divisione di portaerei, si diresse a
sud-sud-ovest, mentre la flotta di corazzate di Ugaki e la 3a divisione di portaerei di Ozawa viravano a est
per occupare le previste posizioni di avanguardia. Alle 3 i due gruppi accostarono a 5°0, cioè a nord-est, sulla linea prevista dalle disposizioni
di combattimento del piano di Ozawa. Alle 4.15 le forze navali nipponiche avevano raggiunto i punti stabiliti per mettersi in assetto di
combattimento e per preparare il decollo di oltre 300 aerei. I giapponesi erano quindi pronti a colpire, mentre gli americani non li avevano
ancora individuati e non sapevano che fossero tanto vicini.
In quel momento, la Task Force 58 stava portandosi a ovest delle isole Marianne, lungo un asse nord-sud. Era divisa in 5 Task Croups che si
proteggevano a vicenda: il T.C. 58-1 dell'ammiraglio Clark, il T.C. 58-2 dell'ammiraglio Montgomery, il T.C. 58-3 dell'ammiraglio
Reeves, il T .C. 58-4 dell'ammiraglio Harrill e, per finire, il T .C. 58-5
dell'ammiraglio Lee.
La sorveglianza sottomarina e aerea americana continuava e il 18, alle 20.10, il sommergibile Finback scorse bagliori di proiettori, ma il
messaggio inviato dal Finback giunse a Spruance soltanto il 19, all'1. Nel frattempo, la Task Force 58 aveva accostato a ovest durante la
giornata e aveva invertito la rotta per la notte allo scopo di non essere superata dal nemico. Prima del mattino del 19 giugno, non pervenne alcuna
altra informazione e Spruance mantenne inalterato il suo dispositivo. Nella notte dal 18 al 19 giugno un aereo giapponese sorvolò la Task
Force 58 e lanciò un razzo illuminante. Mitscher fece decollare dalla portaerei Enterprise 15 Avenger dotati di radar, in missione esplorativa di
un settore di 75° su 325 miglia. Questa ricognizione notturna non diede maggiori risultati di quella normale all'alba. Spruance era esasperato
perchè intuiva la vicinanza del nemico, senza poterlo però situare. Il 19 giugno 1944, verso le 5.20, un altro aereo giapponese apparve ed
ebbe la fortuna di sfuggire alle pattuglie della caccia. Un altro ancora se ne presentò poco prima delle 6, ma, 37 miglia a sud-sud-ovest della
flotta americana, precipitò sotto i colpi di un caccia Hellcat.
LE PIU' GRANDI BATTAGLIE NAVALI