BATTAGLIA DELLE MARIANNE
(LA PIU' GRANDE BATTAGLIA TRA PORTAEREI DELLA STORIA)
LA CONQUISTA DI TINIAN
(TRATTO DA "LA GUERRA DEL PACIFICO" DI B. MILLOT)
Ultima per importanza delle tre principali isole dell'arcipelago delle Marianne, Tinian rientrava logicamente nei piani di conquista
americani. Considerata come facente parte di una trilogia inseparabile, che si completava vicendevolmente, Tinian si affiancava di conseguenza a
Guam e a Saipan nei progetti strategici dell'ammiraglio Nimitz.
Situata a 5 chilometri soltanto a sud di Sapian, l'isola di Tinian ricevette ben presto la visita molto discreta dei sommozzatori militari americani,
che dovevano individuare i passaggi più accessibili e stabilire i luoghi più convenienti, del resto molto scarsi, in vista dello sbarco.
Le difese nipponiche sembravano molto solide, tanto sulle spiagge e nelle acque davanti ad esse, come nell'interno, ove vennero scoperte
linee successive di fortini e di postazioni di mitragliatrici.
L'attacco di Tinian doveva aver luogo a tre giorni di distanza da quello di Guam, e, approfittando della vicinanza di Saipan, gli americani
bombardarono Tinian con gli aerei, le navi e anche per mezzo di 156 pezzi di artiglieria di grosso calibro che sparavano attraverso lo stretto.
Il 24 luglio, dopo un mostruoso bombardamento che distrusse l'essenziale della difesa nipponica, i primi Marines sbarcarono, alle 745.
Seguiti in rapida successione dalle altre ondate, gli americani penetrarono per
500 metri verso l'interno senza incontrare una seria resistenza. Alle 10, due reggimenti erano scesi a terra, consentendo al 23° reggimento di
sbarcare a sua volta. Alle 10.30 l'artiglieria si attestava, mentre le truppe erano riuscite ad avanzare di
1500 metri, assicurando in tal modo una solida testa di ponte. In verità, questo sbarco era stato largamente
facilitato da una diversione effettuata dalla 2. divisione dei Marines più a
sud, davanti alla città di Tinian. L'artiglieria nipponica aveva aperto il fuoco sulla flotta di invasione americana, piazzando colpi fortunati sulla
corazzata Colorado e sul cacciatorpediniere Norman Scott.
Bisogna anche dire che davanti al centro abitato di Tinian i mezzi da sbarco americani si erano diretti verso la riva, poi avevano invertito
la direzione verso i trasporti, simulando in tal modo l'abbandono dello sbarco di fronte a una troppo accanita resistenza. I giapponesi non
sospettarono l'inganno.
Agli ordini del colonnello Ogata, le truppe della marina nipponica difendevano la città di Tinian, a sud-ovest, e le spiagge vicine, mentre
l'esercito si era assunta la responsabilità di tutto il resto dell'isola.
Il colonnello Ogata fu tratto in inganno dalla diversione americana e, quando si rese conto della situazione, diede ordine all'artiglieria, posta
sulla scogliera di Faibus San Hilo, di distruggere la testa di ponte ame-
ricana a nord.
Durante il pomeriggio, le truppe del colonnello Ogata tentarono di avanzare verso nord, ma subirono gravi perdite causate da bombe al
napalm sganciate dagli aerei americani. I giapponesi sembravano particolarmente atterriti da questi proiettili, i quali cadevano dal cielo
girando su se stessi come oggetti inanimati ed esplodevano, quando toccavano terra, con un debole rumore, facendo però dilagare all'istante
un mare di fiamme arancione che incenerivano tutto al loro passaggio.
Il generale Cates, molto soddisfatto dell'avanzata dei Marines, decise, alle
16.30, di fermarla e di assumere uno schieramento difensivo per la notte.
Di fronte a lui, il colonnello Ogata era deciso a distruggere il nemico sulle spiagge, applicando così un intangibile principio che si dimostrò,
in questo caso, una volta di più, superatissimo. I suoi ordini erano già in via di esecuzione, poi che aveva deciso di radunare il grosso delle
truppe e di sferrare il contrattacco alle 2 del mattino.
Come sempre, o quasi, i giapponesi si avvicinarono silenziosamente, poi,
giunti a distanza opportuna dalle prime linee americane, si misero a urlare correndo. Alle 2, quindi, 600 giapponesi si stavano precipitando
contro l'ala sinistra del 24° reggimento dei Marines e furono annientati da un tiro di armi automatiche della più grande precisione.
Alle 2.3° 200 soldati del Mikado ripartirono all'assalto, ma, questa volta, al centro delle linee americane, nel punto
dcongiunzione del 24° con il 25° reggimento. Penetrarono in una falla dello schieramento e
avanzarono, ma caddero in una trappola tesa dall'artiglieria americana, che li fece a pezzi. I giapponesi sfuggiti al massacro furono respinti da
un potente contrattacco dei Marines.
Alle 3.30 una terza ondata d'urto nipponica, appoggiata da 6 carri, attaccò l'ala destra della testa di ponte, tenuta dal 23° reggimento dei
Marines. La lotta fu selvaggia, ma molto rapidamente 5 carri vennero distrutti e i fanti nipponici annientati o dispersi. Quando apparvero
le prime luci dell'alba, i Marines avanzarono e contarono 1241 cadaveri nemici.
Ogata, con il resto delle truppe, ripiegò a sud, abbandonando agli americani gli aeroporti numero 1 enumero 3. La 2° divisione dei
Marines, appoggiata dalla 4°, sbarcata da pochissimo tempo, si gettò in un lungo
inseguimento attraverso le piantagioni di canne da zucchero al centro dell'isola. Per sette giorni i Marines tallonarono, per tutta la larghezza
dell'isola, la ritirata di Ogata e, ogni notte, i giapponesi contrattaccarono invano. Il 31 luglio, nel corso dell'attacco notturno, Ogata rimase
"ucciso".
La campagna divenne, allora, soltanto un'operazione di rastrellamento, punteggiata qua e là da qualche sporadico combattimento provocato
da piccoli gruppi di soldati giapponesi privi di coordinazione. Gli aeroporti numero 2 enumero 4 caddero uno dopo l'altro, e la città
di Tinian, ridotta a un cumulo di rovine, fu raggiunta quasi senza combattere. La conquista di Tinian era costata ai Marines 327 morti
e 1761 feriti; queste perdite erano relativamente basse, paragonate a quelle subite a Saipan e a Guam.
LE PIU' GRANDI BATTAGLIE NAVALI