BATTAGLIA DELLE MARIANNE

(SECONDA BATTAGLIA DEL MAR DELLE FILIPPINE)

(NAVAL BATTLES OF MARIANNE'S ISLANDS)

19-20 GIUGNO 1944

(LA PIU' GRANDE BATTAGLIA TRA PORTAEREI DELLA STORIA)

                    


LA GIORNATA DECISIVA DEL 19 GIUGNO 1944

(TRATTO DA "LA GUERRA DEL PACIFICO" DI B. MILLOT)


Sorse l'alba del 19 giugno e, verso le 6, il levare del sole lasciò presagire una splendida giornata, senza nubi e con moderati alisei che soffiavano da est. La Task Force 58 dirigeva sempre a est, in pratica contro vento e, alle 6.19, Spruance ordinò un'inversione di rotta per avvicinarsi al nemico. Sfortunatamente, le continue manovre per il decollo e l'appontaggio degli aerei di pattuglia e di ricognizione costrinsero tutti i gruppi a navigare verso est per qualche tempo; questo fece sì che la Task Force 58 percorresse soltanto qualche miglio verso ovest. Spruance annunciò a questo punto che, qualora non avesse ricevuto informazioni precise sulla flotta giapponese, avrebbe fatto eseguire una nuova incursione di bombardieri per neutralizzare gli aeroporti nipponici delle isole Marianne. Questa notizia costernò Mitscher, il quale, dal canto suo, intuiva l'imminenza dello scontro navale senza per altro disporre di alcuna prova.

Dovevano determinarsi avvenimenti che avrebbero dimostrato la fondatezza della decisione di Spruance. Infatti, verso le 5.3°, i radar segnalarono contatti al di sopra delle Marianne, lontane in quel momento un centinaio di miglia. Le pattuglie della caccia americana si diressero verso quel punto e abbatterono un aereo nipponico, mentre i cacciatorpediniere del Task Group 58-7 distruggevano un bombardiere VaI, giunto sopra di essi. Numerosi apparecchi giapponesi si avvicinarono alla flotta americana, ma vennero per la maggior parte abbattuti dalla difesa contraerea e dalla caccia di protezione, prima di essere riusciti a entrare in azione.
Quando gli Hellcat della portaerei Belleau Wood giunsero sopra Guam, alle 7.20, si trovarono di fronte a un vero carosello aereo di apparecchi giapponesi che decollavano dall'aeroporto di Orote. I giapponesi avevano evidentemente fatto l'impossibile per radunare laggiù il maggior numero di apparecchi, nella speranza di causare alla Task Force 58 danni gravissimi. Gruppi di caccia americani provenienti da altre portaerei giunsero in rinforzo, ma abbatterono soltanto una parte degli apparecchi nemici; gli altri si erano affrettati ad atterrare e a mimetizzarsi abilmente al suolo. Poco dopo le 8, i radar segnalarono alcuni « bogeys » 1 a sud-ovest di Guam, alla distanza di 81 miglia. Si trattava di tutto ciò che
l'ammiraglio Kakuta aveva potuto racimolare a Truk e a Yap per aiutare le isole Marianne. Gli Hellcat si gettarono sul punto segnalato e impegnarono un grande combattimento aereo durante il quale 35 aerei giapponesi furono abbattuti in fiamme. Altri aerei nipponici sfuggirono al massacro e riuscirono a nascondersi a Orote. Erano quasi le 10 quando i radar della flotta americana intercettarono una moltitudine di « bogeys » provenienti da ovest. Non c'erano più dubbi: Ozawa passava all'attacco.

Tutti gli aerei americani in quel momento in volo furono richiamati d'urgenza e, alle 10.23, tutte le portaerei americane accostarono per mettersi contro vento. Pochi minuti di ritardo avrebbero potuto decidere l'esito dello scontro. Infatti, se gli americani avessero avuto il tempo di sgomberare i ponti di tutti i bombardieri, avrebbero potuto tutelarsi in tal modo assai meglio contro i pericoli di incendio in caso di attacco e, soprattutto, facilitare i movimenti dei caccia. Gli equipaggi, avvezzi a queste manovre, fecero miracoli sgombrando i ponti in un tempo da primato. I caccia poterono appontare per rifornirsi, mentre altri decollavano per intercettare l'incursione giapponese segnalata.
Nel campo nemico, Ozawa aveva fatto decollare, sin dalle 4.45, 16 idrovolanti da ricognizione, ma aveva dovuto aspettare a lungo prima di ricevere precise informazioni. Alle 7.3° uno degli idrovolanti gli segnalò la presenza di una forza americana importante, che altro non era se non i Task Groups 58-4 e 58-7.
Alle 5.15 14 apparecchi nipponici decollarono dalle portaerei e individuarono solamente i cacciatorpediniere di testa dell'ammiraglio Lee, ma vennero intercettati e 7 di essi non tornarono alla base. Ozawa decise i1 termine che designava ogni contatto radar.allora di attaccare e, alle 8.3°, fece partire 69 apparecchi verso il primo punto di contatto segnalato dagli idrovolanti. La formazione aerea giapponese comprendeva 16 caccia Zero, 45 apparecchi Zero identici ai primi,
ma equipaggiati con bombe, e 8 aerosiluranti Jill. Furono questi gli aerei intercettati dai radar della Task Force 58 alle 10 e fecero sì che venisse decisa la partenza di tutta la caccia americana disponibile.
I contatti radar situarono l'incursione nipponica a 15° miglia dalla Task Force 58: ciò lasciava pochissimo tempo per eseguire le indispensabili manovre di sicurezza, ma gli apparecchi giapponesi, giunti a 7° miglia dagli obiettivi, incominciarono a girare in tondo a 6000 metri di quota per raggrupparsi prima dell'attacco. Questa tregua miracolosa consentì agli americani di adottare le necessarie misure.


BATTAGLIA DELLE MARIANNE: STORIA DELLA BATTAGLIA

BATTAGLIA DELLE MARIANNE: CARTINA DELL'ARCIPELAGO DELLE MARIANNE

BATTAGLIA DELLE MARIANNE: CARTINA DELLE OPERAZIONI A  SAIPAN

BATTAGLIA DELLE MARIANNE: CARTINA DELLE OPERAZIONI A GUAM

BATTAGLIA DELLE MARIANNE: CARTINA DELLE OPERAZIONI A TINIAN

BATTAGLIA DELLE MARIANNE: CARTINA DELLA BATTAGLIA 19 GIUGNO 1944

BATTAGLIA DELLE MARIANNE: CARTINA DELLA BATTAGLIA: 20 GIUGNO 1944

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