BATTAGLIA DELLE MARIANNE
(LA PIU' GRANDE BATTAGLIA TRA PORTAEREI DELLA STORIA)
LA CONQUISTA DEFINITIVA DI SAIPAN
(TRATTO DA "LA GUERRA DEL PACIFICO" DI B. MILLOT)
IL MONTE TAPOTCHAU A SAIPAN
Nel frattempo, a Saipan, le forze americane avevano consolidato le
proprie conquiste nel sud dell'isola e cominciavano a spiegarsi su un fronte notevolmente obliquo, da nord-ovest a sud-est, che incominciava nei
dintorni di Garapan e andava verso il centro della baia della Magicienne.
Dietro questa linea i giapponesi tenevano duro appoggiandosi alle pendici del monte Tapotchau.
Verso mezzogiorno, il 21 giugno, gli americani avevano avanzato di due chilometri, ma vennero fermati dai numerosi nidi di mitragliatrice celati
nelle grotte e nelle anfrattuosità delle rocce.
Gli americani continuarono l'avanzata e si inoltrarono, sin dal mattino del giorno successivo, in una vallata apparentemente indifesa. Ma quando
il grosso del battaglione venne a trovarsi nella depressione, i giapponesi
scatenarono un fuoco terribile di mitragliatrici dai versanti laterali. Gli americani rimasero inchiodati al suolo e si dovette ricorrere ai carri
Sherman per disimpegnarli. Poi l'avanzata riprese e furono raggiunti i fianchi del monte Tapotchau.
La seconda divisione, dal canto suo, si era impadronita, il 22 giugno, del monte
Tipo Pale, venendo di conseguenza a trovarsi ugualmente vicina al monte
Tapotchau. Al sud, la 27& divisione dell'esercito, che i Marines accusavano di lentezza, aveva iniziato l'allestimento dell'aeroporto di Aslito e
il 105° reggimento di fanteria che ne faceva parte si accingeva a ridurre la sacca giapponese di Punta Nafutan.
Il 22 giugno venne annunciato l'arrivo di un gruppo di caccia bombardieri P. 47 Thunderbolt, la cui base era Aslito. Questi velivoli avrebbero
efficacemente appoggiato le truppe impegnate.
Gran parte della 27° divisione fu ritirata dal sud e spostata sul fronte nord, ove, il mattino del 23 giugno, tutte le forze americane sferrarono
un'offensiva generale.
La 2° e la 4° divisione dei Marines, sulle ali,
sfondarono lo schieramento nipponico, ma i GI della 27a, al centro, vennero fermati da una feroce resistenza giapponese. Per non lasciare una
troppa profonda sacca nemica al centro delle loro linee i Marines interruppero l'avanzata e si attestarono.
La notte fu caratterizzata da un violento contrattacco di carri armati nipponici che lasciò sul terreno 7 mezzi corazzati, senza intaccare i
trinceramenti americani.
Il 24 giugno l'attacco ricominciò, ma i GI, al centro, non riugcirono ancora a superare una depressione chiamata « Valle della
morte, secondo taluni e« Valle dell'inferno. secondo altri. Il nome ci dice comunque
molto chiaramente quali dovettero essere le difficoltà incontrate dai GI.
Il generale Ralph Smith fu esonerato dal comando e sostituito dal generale Sanderford Jarman. Anche se l'esercito stentò molto a ricuperare
il ritardo al centro del fronte, il monte Tapotchau venne raggiunto dai Marines il 24 giugno verso le 11. Duri combattimenti si stavano ancora
svolgendo sui pendii, ma sembrava che le cose avessero preso finalmente una buona piega.
L'INCURSIONE "JOCKO"
Il vice ammiraglio Joseph Clark, Jocko per gli amici, Sospettava che le isole di IWO
Jima e di Chichi Jima dovessero servire da punti d'appoggio nel dispositivo strategico giapponese. Di sua iniziativa, si diresse con il
proprio gruppo navale, la sera del 23 giugno, verso nord e, il 24 giugno alle 6, venne a trovarsi 235 miglia a sud-est di IWO lima. L'ammiraglio
Clark aveva pensato, infatti, che se i giapponesi avessero voluto radunare l'aviazione per appoggiare la resistenza delle truppe a Saipan, avrebbero
potUto farlo soltanto là. Questa intuizione doveva essere confermata dai fatti che seguirono.
Poco prima delle 6 un aereo da ricognizione giapponese di pattuglia scorse il Task Group di Clark e diede l'allarme a IWO
Jima. L'ammiraglio Sadaichi Matsunaga, capo della 27° flottiglia aerea basata su quest'isola,
fece decollare d'urgenza la maggior parte dei suoi aerei e li mandò all'attacco delle navi americane.
A partire dalle 6, le portaerei Hornet, Yorktown e Bataan lanciarono 51 caccia Hellcat, armati con bombe da 227 chilogrammi, nella direzione
dell'isola giapponese.
Alle 8.15, giunti a metà strada, gli apparecchi
americani incontrarono i giapponesi e, liberatisi dalle bombe, si impegnarono
in una accanita battaglia aerea. Si combatte una lotta serrata, nel corso della quale 29 aerei nipponici vennero abbattuti, contro 6 soltanto da
parte americana.
Quattro Hellcat che non si erano sbarazza ti delle bombe andarono a sganciarle sugli aeroporti di IWO lima. Ma l'ammiraglio Matsunaga non
si riteneva battuto e lanciò due ondate d'assalto con gli apparecchi che ancora gli restavano. La prima si scontrò con gli Hellcat di pattuglia e
tutti i 20 aerosiluranti che la componevano furono abbattuti in fiamme.
La seconda, comprendente 9 bombardieri Judi, 9 aerosiluranti lill e 23 Zeke da caccia, fu intercettata dagli Hellcat di protezione e il
combattimento che ne derivò si svolse lontanissimo dalle navi americane. La seconda formazione giapponese venne respinta e perdette 10 caccia Zeke
e 7 aerosiluranti lill.
Aerei nipponici isolati continuarono a molestare gli americani, senza però riuscire a giungere a portata delle navi. Alle 18.3°, quando gli
attacchi aerei giapponesi cessarono, l'ammiraglio Clark aveva distrutto 66 apparecchi nemici, senza contare quelli fracassati
o danneggiati a Iwo Jima. Mitscher si felicitò con Clark per la proficua iniziativa e insistette
sul fatto che la distruzione di questi aerei nemici avrebbe di certo faciitato la conquista di Saipan.
Il 25 giugno, giorno della definitiva conquista di monte Tapotchau, un'altra incursione aeronavale americana provocò ingenti danni e
distrusse un gran numero di aerei nipponici negli aeroporti di Guam e di Rota.
LA SACCA GIAPPONESE DI PUNTA NAFUTAN
Sempre accerchiati nella sacca di punta Nafutan, i 600 soldati giapponesi avevano esaurito le riserve di riso e di acqua potabile. Il loro comandante
decise di tentare una sortita, di distruggere, passando, l'aeroporto di Isely
Field, e di raggiungere quota 500, ove supponeva si trovasse il posto di comando della brigata. I feriti e gli invalidi furono abbandonati e
invitati » al suicidio.
Nella notte del 26 giugno, verso le 24, i soldati giapponesi si insinuarono tra gli avamposti americani senza essere scoperti e avanzarono in
direzione nord-ovest. Molti giapponesi avevano indossato le uniformi americane e poterono in tal modo passare facilmente tra le unità della 21°
divisione.
Alle 6 del mattino, i giapponesi piombarono su un comando dell'esercito americano e si diedero a un massacro in piena regola, combattendo corpo
a corpo. 24 CI rimasero uccisi e 27 giapponesi fecero la stessa fine. L'episodio si era svolto con la massima rapidità e i giapponesi scomparvero
nella notte come erano venuti.
Alle 2.30, raggiunsero il limite dell'aeroporto e riuscirono a incendiare un aereo P. 47 e a danneggiarne molti altri. Risalirono poi a nord, nella
direzione di quota 500, conquistata dai Marines il 20 giugno.
Attacchi e contrattacchi si susseguirono fino alla mattinata e si conclusero con lo
annientamento di 143 giapponesi. I Marines avevano perduto 33 uomini.
L'OFFENSIVA A SAIPAN ED I SUICIDI DI NAGUMO E SAITO
Mentre i GI, nella parte meridionale dell'isola, riuscivano a rastrellare finalmente Punta Nafutan, i Marines della 4° divisione occuparono la
penisola di Kagman, a est. Al centro, la 27a divisione dell'esercito, il cui comando era stato affidato al generale Ceorge Criner, riuscì ad allinearsi,
il l0 luglio, con le posizioni laterali più avanzate dei Marines. Quel giorno, il 2° Marines passò all'offensiva nella direzione del centro abitato di
Carapan, che venne rapidamente occupato.
Riprendendo la difficile avanzata, i Marines si lasciarono indietro alcune unità nipponiche a nord di Carapan e giunsero, la sera del 3 luglio, nella
grande base àeronavale di Tanapag. Scoprirono i resti calcinati di 8 grossi idrovolanti Wawanishi e, avanzando, si portarono sulla costa nord-ovest
di Saipan.
La costa nord-est fu raggiunta soltanto il 4 luglio, giorno in cui cade l'anniversario dell'indipendenza americana, dalle truppe del 2° Marines
e della 27° divisione, discendendo i pendii del monte Tapotchau. La resistenza nipponica andava indebolendosi e i difensori erano ormai
padroni, in pratica, soltanto della parte nord di Saipan. Il campo d'aviazione di Marpi Point, che i giapponesi non avevano avuto il tempo di
completare, era stato devastato dall'artiglieria pesante americana.
All'alba del 6 luglio, il generale Saito riunì gli ufficiali e parlò loro per l'ultima volta, esortandoli al supremo sacrificio e facendo loro
promettere di non cadere mai nelle mani del nemico. Saito aveva trasmesso, alcuni giorni prima, un messaggio a Tokio; si addossava tutti i torti e
tutte le responsabilità e riconosceva di essere stato incapace di opporsi alla
marea dell'invasione di quei diavoli di americani » .Questa confessione, in forma di autocritica in perfetto stile giapponese, precedette
un succulento pasto rituale e, alle 10, dopo aver parlato ai suoi uomini, Saito sali su una collinetta, la liberò dai sassi evi sedette voltato verso est.
Poi si affondò la spada nel petto. Il suo seguito, con le lacrime agli occhi, era rimasto silenzioso durante il
Seppuku » (1) del comandante.
1 Il .Seppuku .è il suicidio tradizionale, ispirato al codice d'onore Buscido; esso è noto con
il nome improprio di Kara Kiri.
L'ordinanza, un maresciallo, sparò un colpo di rivoltella alla nuca del ferito, secondo il desiderio espresso dal vecchio generale.
In una grotta di Saipan, non lontano di lì, l'ammiraglio Nagumo compi, quasi nel medesimo istante, un identico gesto rituale. Gli ufficiali e i
soldati giapponesi superstiti avevano ricevuto, prima della morte dei comandanti, gli ultimi ordini che intimavano di sferrare un estremo assalto
Banzai per salvare l'onore del Giappone.
L'ULTIMO ASSALTO BANZAI ED I
SUICIDI DI MASSA
Nelle prime ore del 7 luglio fu dato il segnale e una marea di uomini urlanti si precipitò a sud. I giapponesi isolarono molto rapidamente il
I e il III battaglione americano. Plotone dopo plotone, i GI dovettero liberarsi battendosi come forsennati.
Nonostante l'appoggio dell'artiglieria, gli americani non riuscirono a contenere questa ondata fanatica, che approfittava del terreno aperto
della pianura di Tanapag per avanzare in ranghi serrati. Le avanguardie nipponiche giunsero fino agli accantonamenti
dell 1O° Marines, in quel momento di riserva. I combattimenti furono accaniti e l'artiglieria
americana venne a trovarsi non di rado nell'impossibilità di far fuoco a causa della così breve distanza. I corpo a corpo, assai frequenti, furono
tanto selvaggi quanto sanguinosi.
Al suono dell'inno guerriero Umi Yukaba, i giapponesi avanzarono fino al momento in cui, verso la fine della mattinata, un contrattacco
americano li fermò e li respinse. I Marines e i GI sfondarono le file giapponesi
e risalirono a nord, massacrando i soldati nipponici che si trovavano ancora allo scoperto nella piana costiera di Tanapag.
Molti americani erano ancora in preda alla sorpresa e alla paura causata da quella carica selvaggia che aveva ucciso 668 loro uomini ed era costata
più di 4200 morti ai giapponesi; ma lo smarrimento divenne ancora più grande quando si trovarono di fronte a uno spettacolo più orribile di
tutto ciò che avevano veduto fino a quel momento. Infatti, una parte della popolazione civile di Saipan era rifluita con le truppe nipponiche
verso il nord. Quando i soldati giapponesi vennero a trovarsi senza via
d'uscita nella zona di Marpi Point, vi era concentrato un ingente numero di civili. Caddero anch'essi all'improvviso in preda a una follia
patriottica, o subirono forse la suggestione dell'esempio dei soldati? Nessuno lo sa, e ancora oggi numerosi americani tentano di trovare una
spiegazione.
Tutto ebbe inizio nel pomeriggio dell'8 luglio. Una squadra di GI, mentre avanzava verso nord, scorse gruppi di civili impazziti che fuggivano
verso l'orlo della scogliera e si gettavano nel vuoto per sfracellarsi, 70 metri più in basso, su mucchi di rocce. I GI non credettero ai loro occhi,
ma quando giunsero sull'orlo della scogliera scorsero centinaia di cadaveri insanguinati e smembrati.
Altri plotoni americani assistettero a scene orribili. Videro uomini Sgozzare O strangolare i propri figli e poi gettarsi nel vuoto. Videro donne
e vecchi correre, tenendosi per mano, fino al limite del precipizio, poi sparire con un ultimo balzo. Soldati nipponici riunivano gruppi di civili
e si suicidavano dinanzi ad essi. Allora, posseduti da un isterismo collettivo, i civili si sgozzavano o si sventravano a vicenda finche l'ultimo si
gettava nel vuoto o riceveva un colpo di rivoltella nella nuca per mano
di un soldato.
Le parole non bastano a descrivere queste scene d'incubo. Alcuni americani cercarono di intervenire, ma giunsero troppo tardi.
Nonostante gli inviti alla calma e le esortazioni diffuse dagli altoparlanti, gli americani non riuscirono a fermare questa follia autodistruttiva che
continuò fino alla sera del 9 luglio. In quel momento le rocce ai piedi delle scogliere di Marpi Point erano coperte da centinaia di cadaveri e
di resti umani.
Gli americani riuscirono a salvare soltanto pochi bambini in tenera età e li circondarono della più paterna sollecitudine.
Il 10 luglio tutto era finito e si poteva procedere al bilancio del1'operazione.
La conquista di Saipan era costata parecchio poiche gli americani vi avevano perduto 14.021 uomini, 3674 dei quali soldati dell'esercito e 10.347 Marines.
Le unità che avevano partecipato all'azione dovettero essere ritirate dal fronte e ricostituite. I giapponesi pagarono, com'è naturale, un tributo maggiore, poi che 30.000 difensori erano morti. Cìononostante un migliaio circa di uomini, per la maggior parte feriti, erano stati fatti prigionieri.
La caduta di Saipan e la sconfitta aeronavale del 19 e 20 giugno rivestivano un'importanza particolarmente grave per il Giappone. Sul piano
strategico significavano una porta aperta sulle Filippine e l'abbandono agli americani di basi aeronavali che ponevano il Giappone entro il
raggio d'azione dei bombardieri pesanti B. 29.
LE PIU' GRANDI BATTAGLIE NAVALI