BATTAGLIA DELLE MARIANNE
(LA PIU' GRANDE BATTAGLIA TRA PORTAEREI DELLA STORIA)
L'IMPRESA RISCHIOSA DI MITSCHER
(TRATTO DA "LA GUERRA DEL PACIFICO" DI B. MILLOT)
Eppure, nonostante
l'indiscutibile successo riportato dalle forze aeree e dai sommergibili americani, l'ammiraglio Mitscher continuava ad
essere preoccupato. Infatti, se notizie incoraggianti gli erano pervenute in continuazione per tutta quella giornata, era rimasto condizionato
dai movimenti dell'aviazione e non aveva potuto applicare il suo piano
d'attacco.
Costretta a navigare contro vento, a est-sud-est, a causa dei continui decolli degli aerei, la Task Force 58 si era allontanata dal nemico per
gran parte della giornata e Mitscher aveva a poco a poco perduto la speranza di poter raggiungere la flotta nipponica.
D'altro canto, le
ricognizioni aeree americane erano rimaste tutte infruttuose e Mitscher continuava a ignorare la posizione della flotta di Ozawa. Sapeva che
l'ammiraglio giapponese aveva perduto in pratica tutta la sua aviazione
e che, essendo così disarmato, Ozawa avrebbe cercato di fuggire e di mettersi al riparo, e questo toglieva a Mitscher la possibilità di riportare
una grande e decisiva vittoria.
L'ammiraglio Spruance, messo al corrente della situazione, ordinò alla Task Force 58 di dirigere di nuovo a ovest, non appena gli ultimi aerei
avessero appontato.
Alle 20 del 19 giugno la flotta americana accostò
e Mitscher distaccò il Task Group T.G. 58-4 dell'ammiraglio Harrill
per continuare le operazioni di rastrellamento nei cieli delle Marianne.
Il gruppo di Harrill incrociò quindi intorno a Guam e a Rota e mantenne un certo numero di aerei di pattuglia per impedire ai giapponesi
ogni attacco alle spalle della flotta americana.
Durante questa stessa notte non giunse a Mitscher nessuna informazione sulla posizione di Ozawa e ci si potrebbe chiedere come mai
l'ammiraglio non lanciò i suoi apparecchi muniti di radar alla ricerca notturna
della flotta nipponica. Alcuni di questi aerei, forniti di serbatoi
supplementari, avrebbero potuto raggiungere la zona in cui si trovava Ozawa,
consentendo cosi a Mitscher di sorprenderlo sin dall'alba.
Mitscher ritenne, certo, che la perdita di tempo causata dalla necessaria inversione
di rotta contro vento, per permettere l'involo degli apparecchi, avrebbe fatto perdere troppe miglia nell'inseguimento della flotta giapponese
che andava cercando. D'altra parte, i caccia notturni imbarcati erano di recente impiego e Mitscher ancora non attribuiva loro molta
importanza. In ogni caso, non venne effettuata alcuna ricognizione aerea notturna americana.
Dal canto suo, l'ammiraglio Ozawa aveva ordinato alle navi di dirigere a nord-ovest, allo scopo di rifornirsi di nafta, durante una parte della
giornata del 20 giugno, e in seguito di riprendere l'offensiva con l'aiuto dell'aviazione con base a terra, della quale ignorava la quasi completa
distruzione.
D'altronde, era convinto che un gran numero degli aerei
imbarcati avesse raggiunto Guam e Rota dopo aver condotto a termine le incursioni e fosse in grado di riprendere gli attacchi aerei sin
dall'alba del 20 giugno. Contrariamente a quanto pensava Mitscher, i giapponesi non avevano perduto la loro aggressività e quando, alle 5.30, le
prime luci dell'alba del 20 giugno arrossarono la linea dell'orizzonte, 9 idrovolanti da ricognizione partirono dagli incrociatori giapponesi.
La loro esplorazione non diede frutto e 3 di essi non rientrarono alla base. Alle 6.13 decollarono altri 6 apparecchi e,
quella volta, uno di essi incontrò, alle 7.13, 2 aerei imbarcati americani. Ciò dimostrava la
presenza di portaerei nemiche nelle vicinanze, ma Ozawa non diede peso all'informazione e ordinò di effettuare il rifornimento come previsto.
Alle 12.30 la riunione delle petroliere divenne effettivo e la flotta
mobile avanzò a piccola velocità verso nord-ovest cominciando a fare il pieno di combustibile.
Alle 13 le portaerei Chitose e Zuiho fecero decollare 3 aerosiluranti allo scopo di coprire la flotta e di proteggerla da una sorpresa sempre
possibile. Alla stessa ora, informazioni ritrasmesse da Tokio giunsero a Ozawa avvertendolo che la flotta americana si stava avvicinando. Ozawa
fece sospendere immediatamente le operazioni di rifornimento, che in
pratica non erano ancora incominciate.
Ozawa, che si era imbarcato
sull'incrociatore Haguro, dopo il naufragio della Taiho, passò sulla portaerei Zuikaku alle 13, allo scopo di disporre di mezzi di
telecomunicazione più potenti. Soltanto in quel momento fu informato della
vastità del disastro subìto dalla sua aviazione imbarcata. Disponendo ormai solamente di un centinaio di aerei, ma facendo sempre conto su
quelli con base a terra, decise di riprendere l'offensiva il 21 giugno, non appena le navi avessero fatto rifornimento.
Dal canto suo, Mitscher aveva inviato numerosi aerei ad esplorare un vasto settore e uno di essi, un Avenger partito dall'Enterprise alle 13.30,
scoprì la flotta di Ozawa alle 154°. Due minuti dopo, Mitscher ricevette la notizia, ma l'incrociatore giapponese Atago intercettò il
messaggio, lo tradusse e lo ritrasmise a Ozawa alle 16.15.
Ciononostante, il messaggio del ricognitore americano era stato talmente disturbato che riusciva quasi impossibile trarne dati sufficientemente
chiari.
Mitscher sentì confusamente che gli si presentava l'occasione di
assestare un colpo fatale alla flotta nipponica. Alle 15.57 un nuovo messaggio del pilota contrariò l'ammiraglio perche la posizione accertata
per il gruppo nemico più vicino si trovava a una distanza di 275 miglia (510 chilometri), che, tenendo conto del cammino da percorrere per
raggiungere gli altri gruppi nemici, e delle evoluzioni indispensabili nel corso dell'attacco, avrebbe fatto impiegare gli aerei americani
all'estremo limite del loro raggio d'azione.
D'altra parte, l'ora ormai tarda avrebbe implicato necessariamente il rientro notturno degli apparecchi, per la maggior parte a corto di carburante. Gli equipaggi avevano effettuato qualche appontaggio di notte, ma non erano molto ben addestrati a questo difficilissimo esercizio, e tanto meno con apparecchi che potevano essere più o meno danneggiati dopo una lunga ed estenuante missione.
Mitscher si trovava di fronte a un angoscioso dilemma: da un lato intuiva che l'occasione era forse unica, ma dall'altro non poteva non tener conto dei rischi enormi che un tale attacco avrebbe presentato per i suoi aviatori. Alle 16.10 Mitscher prese la pericolosa decisione di attaccare.
LE PIU' GRANDI BATTAGLIE NAVALI