BATTAGLIA NAVALE DI LEYTE

(23 - 26 OTTOBRE 1944)

NAVAL BATTLE OF LEYTE  (23 - 26 October 1944)


BATTAGLIA NAVALE DI SAMAR

- NAVAL BATTLE OF SAMAR -

(25 OTTOBRE 1944)

 

STORIA / HISTORY


COLPO DI SCENA: KURITA SI RITIRA

A questo punto la situazione americana era terribilmente critica. Gli incrociatori pesanti giapponesi erano a meno di 10 Km, le corazzate continuavano a sparare bordate micidiali, almeno due gruppi di portaerei stavano per essere accerchiati e distrutti.

Cerchiamo di ricostruire la situazione nipponica poco dopo le 9. L'avanzata delle navi giapponesi era addirittura troppo soddisfacente, ma Kurita, ora lo sappiamo, lo ignorava. Nella confusione della battaglia e nella incertezza determinata dalla presenza delle cortine di fumo e dei piovaschi, Kurita ebbe l'impressione di spingersi troppo a sud, in quella che poteva essere una trappola. Infatti era inconcepibile che gli americani, fino a quel momento prudenti e ben riforniti di materiali, lasciassero senza motivo, le proprie fragili portaerei di scorta alla mercè dei cannoni della flotta giapponese. Ciò nascondeva qualcosa che Kurita cercava di indovinare, senza riuscire a spiegarsi di che cosa si trattasse. Kurita si trovava, questa volta, immerso nella più assoluta incertezza. I messaggi delle diverse navi non riuscivano a dargli un quadro esatto della situazione. Proprio in questo stato d'animo Kurita ricevette numerosi dispacci preoccupanti. Verso le 9 egli apprese che l'incrociatore Suzuya era stato affondato, che il Kumano si trovava in grave avaria e a picco. La perdita di questi incrociatori pesanti indeboliva sensibilmente il potenziale offensivo della squadra giapponese senza però comprometterlo seriamente.

Sebbene possedesse ancora una potenza di fuoco enorme con le corazzate, Kurita non riuscì a consolarsi della perdita degli incrociatori. Questa reazione fu inoltre aggravata dall'arrivo dell'ultimo messaggio di Nishimura che gli annunciava come la sua flotta fosse stata annientata nello stretto di Surigao.

quel disastro, che annullava quindi tutte le possibilità di una riunione nel golfo di Leyte, indusse Kurita a ripiegare temporaneamente, allo scopo di ricostituire la squadra e di medicare le ferite, prima di tornare nuovamente nel golfo di Leyte per attuare le direttive del piano Sho-go. 

Alle 9:20 Kurita interruppe improvvisamente l'attacco ordinando a tutte le unità di piegare a nord per raggrupparsi.

La battaglia di Samar era improvvisamente ed inaspettatamente finita e quando Thomas Sprague se ne rese conto disse che si era manifestata "l'evidente parzialità dell'Onnipotente".

La decisione di Kurita di ritirarsi quando oramai la vittoria tattica dello scontro era scontata è stata oggetto di annose discussioni tra gli storici navali.

Quasi tutti gli storici americano lo hanno accusato pesantemente accusandolo di confusione tattica e scarso spirito combattivo.

Gli storici giapponesi hanno cercato di difenderlo anche se dalle sue dichiarazioni del dopo guerra non si riesce a capire ancora oggi il motivo di tale decisione.

Appare palese che Kurita combattè alla ceca, non avendo una ricognizione area che gli permettesse di farsi un quadro generale delle forze navali nemiche presenti e quindi pensò per tutto lo scontro di avere a che fare con una potente Task Force composta da portaerei di attacco di prima classe e non certo da vecchie carrette risistemate quali erano le portaerei di scorta americane dei Taffy.

Per questo tutta la sua azione fu pervasa da uno spirito di prudenza e circospezione.

Si trovò inoltre addosso gli splendidi cacciatorpediniere americani che come nella Battaglia di San Bernardino attaccarono e vinsero lo scontro praticamente da soli.

Dal punto di vista tattico il suo principale errore fu quello di ordinare ad ogni nave di combattere ed attaccare singolarmente, senza coordinarsi con le altre, questo comportò una confusione generale che impedì una sistematica distruzione delle portaerei nemiche.

Infine i cannonieri giapponesi spararono davvero male, ottenendo pochi centri ed utilizzando granate perforanti che trapassavano i fragili scafi delle portaerei americane senza affondarle. Se al posto della Yamato si fosse trovata la Bismarck al largo di Samar probabilmente nel giro di una mezz'ora sarebbero state affondate tutte le portaerei di scorta americane!

Dal mio punto di vista Kurita avrebbe potuto vincere la battaglia senza far sparare dalle sue corazzate un solo colpo di grosso calibro, ma semplicemente mandando all'attacco i propri cacciatorpediniere che con i siluri avrebbero facilmente affondato le portaerei di scorta americane.

Se Kurita avesse capito l'entità della flotta nemica probabilmente si sarebbe comportato in questo modo.

La confusa azione aveva notevolmente sparpagliato le navi della Forza centrale e le perdite causate dagli attacchi aerei e dei cacciatorpediniere andavano aumentando: tre incrociatori (ChikumaSuzuya e Chōkai) erano affondati e degli altri il Kumano aveva perso la prua a causa del siluro del Johnston, il Tone era stato danneggiato dagli aerei della Taffy 2 e l'Haguro aveva incassato un siluro dall'Heermann; anche le corazzate stavano iniziando ad accumulare danni da parte delle bombe sganciate dagli aerei, anche se tutte erano ancora efficienti.

Kurita manovrò per tre ore le sue navi su una rotta priva di senso al largo di Samar, mentre meditava sul da farsi: le sue vedette avevano avvistato all'orizzonte gli scafi della Taffy 2, ma poco avvezze a riconoscere le sagome delle CVE le avevano scambiate per "portaerei di squadra della classe Ranger"; ancora convinto di stare affrontando la Terza Flotta, l'ammiraglio ritenne che portare avanti l'azione sarebbe servito a poco: anche se fosse riuscito a superare la resistenza nemica, gli Alleati avrebbero avuto tutto il tempo per sgomberare il Golfo di Leyte dai trasporti della forza d'invasione, il vero obiettivo dell'azione, mentre l'accumularsi di navi "azzoppate" avrebbe impedito un rapido ripiegamento della Forza centrale.

Convinto dell'inutilità di ogni altro attacco, alle 12.36 Kurita diede ordine alle sue navi di ritirarsi passando per lo Stretto di san Bernardino.

Questa seconda decisione di Kurita fu davvero saggia in quanto gli permise di scappare con pochi danni alle forze di Halsey (portaerei e corazzate veloci) che da Capo Engano si stavano dirigendo a tutta forza per intercettarlo e distruggerlo.

L'attacco ai convogli nel Golfo di Leyte non aveva più alcun senso in quanto gli uomini erano già sbarcati e sacrificare le proprie corazzate per affondare delle navi trasporto vuote non aveva più alcun senso né dal punto di vista tattico né dal punto di vista strategico.

Mentre Kurita incrociava incerto sul da farsi, le CVE della Settima Flotta si trovarono a sperimentare una nuova tattica militare. Mentre era impegnata ad inviare i suoi apparecchi in supporto alle unità di Clifton Sprague, alle 7:40 la Taffy 1 fu avvicinata al largo di Mindanao da sei aerei giapponesi: uno si buttò in picchiata verso la CVE Santee, schiantandosi deliberatamente contro il suo ponte di volo ed innescando vasti incendi; la CVE fu colpita alle 7:56 anche da un siluro lanciato da un sommergibile giapponese, ma sopravvisse grazie alla sua eccellente compartimentazione interna.

Un'altra CVE, la Suwannee, abbatté due aerei giapponesi prima che un terzo si schiantasse deliberatamente verso la parte poppiera dello scafo: la nave non affondò ma i danni riportati la resero inutilizzabile[84]. La Taffy 1 fu la prima vittima della "Forza speciale d'attacco" del viceammiraglio Takijiro Onishi, la prima unità giapponese addestrata a mettere in atto tattiche d'attacco di tipo kamikaze[84].

Anche la Taffy 3 fu vittima dei kamikaze di Onishi. Alle 10:40, mentre ancora erano intente a riprendersi dall'attacco di Kurita, cinque aerei nemici si avventarono contro le CVE: uno mancò di poco la Kitkun Bay, schiantandosi in acqua a poca distanza e provocando danni all'opera morta, mentre altri due furono abbattuti mentre si lanciavano sulla Fanshaw Bay. L'ultima coppia cercò di attaccare la White Plains, ma l'intenso fuoco antiaereo ne abbatté uno e convinse l'altro a virare e schiantarsi sulla vicina St. Lo alle 10:51: penetrato fino al livello degli hangar l'aereo diede inizio ad una serie di detonazioni, provocando infine l'affondamento della nave alle 11:25, la prima unità ad essere affondata da un attacco suicida.

Mentre venivano effettuate queste incursioni il task Group dell'ammiraglio Mac Cain, appartenente alla task Force 38, aveva ricevuto l'ordine di intervenite in appoggio a Sprague in difficoltà. La distanza era ancora troppo grande e le navi di Mac Cain si lanciarono con prua a 245 gradi per raggiungere una buona posizione di lancio. Durante la navigazione Mac Cain si rese conto che rischiava di giungere troppo tardi, diede quindi ordine che gli aerei decollassero prima del previsto. Dalle poraerei Wasp, Hornet e hancock presero il volo, alle 10.30, 48 caccia Hellcat, 19 aerosiluranti Avenger e 33 bombardieri Helldiver.

Il contatto venne stabilito verso le 13.10 e alcuni minuti dopo gli aerei americani attaccarono. Alcune bombe colpirono le navi nemiche, senza però causare gravi danni, mentre la contraerea giapponese abbatteva 10 apparecchi americani. Un'altra incursione partita dalle portaerei di Mac Cain alle 12.55 non ottenne risultati migliori.

Infine, un'ultima incursione aerea, partita dalle portaerei di scorta Kitkun Bay e Savo Island alle 15.08, non riuscì a causare gravi danni alle navi di Kurita.

Scese la notte e si dovettero interrompere le operazioni ma alle 21.40 un apparecchio da ricognizione della portaerei Indipendence scorse la squadra giapponese che entrava nello stretto di San Beranrdino.

La mattina del 26 ottobre i ricognitori di Halsey furono in grado di localizzare la squadra di Kurita intenta a ritirarsi verso ovest ed a partire dalle 8:10 le navi giapponesi furono sottoposte a nuovi raid aerei: l'incrociatore leggero Noshiro fu colpito più volte ed infine affondò al largo di Panay alle 11:13, mentre il cacciatorpediniere Hayashimo, danneggiato da attacchi aerei il 25 ottobre e rimasto indietro, fu colpito nuovamente e fatto arenare al largo di Caluya.

L'incrociatore pesante Kumano, privo della prua, fu colpito da una bomba ma riuscì a rifugiarsi nel porto di Manila; gravemente danneggiato, non fu in grado di lasciare le Filippine e fu infine affondato in un attacco aereo il 25 novembre 1944.


BATTAGLIA NAVALE DI LEYTE / NAVAL BATTLE OF LEYTE


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