BATTAGLIA NAVALE DI LEYTE

(23 - 26 OTTOBRE 1944)

NAVAL BATTLE OF LEYTE  (23 - 26 October 1944)

BATTAGLIA NAVALE DI SAMAR

- NAVAL BATTLE OF SAMAR -

(25 OTTOBRE 1944)


La battaglia di Samar ( filippino : Labanan sa may Samar ) è stata l'azione centrale della battaglia del Golfo di Leyte , una delle più grandi battaglie navali della storia , che ha avuto luogo nel Mar delle Filippine al largo dell'isola di Samar , nelle Filippine il 25 ottobre, 1944. Fu l'unica azione importante nella battaglia più ampia in cui gli americani si trovarono in gran parte impreparati.

La Battaglia Navale di Samar è la battaglia delle occasioni perdute! Per gli americani perché non riuscirono, grazie alla condotta suicida di Halsey, ad affrontare e distruggere il corpo centrale della flotta giapponese. Per i giapponesi perché, malgrado il sacrificio calcolato di Ozawa a Capo Engano, non riuscirono ad attuare il proprio piano che consisteva nello distruggere i convogli carichi di truppe che stavano sbarcando a Leyte e stavano quindi iniziando l'invasione delle Filippine.  I protagonisti di questa battaglia furono l'Ammiraglio Kurita da parte giapponese e l'Ammiraglio Halsey da parte americana. Sulla condotta di Kurita durante questa battaglia sono stati scritti fiumi di parole e riempiti volumi. Quasi tutti gli storici americano lo hanno accusato pesantemente accusandolo di confusione tattica e scarso spirito combattivo. Secondo i più ferventi ammiragli da "salotto" Kurita avrebbe buttato via la possibilità di far vincere la battaglia ai giapponesi fermando quindi sul nascere l'invasione delle Filippine. Gli storici giapponesi hanno cercato di difenderlo anche se dalle sue dichiarazioni del dopo guerra non si riesce a capire ancora oggi il motivo di tale decisione. (Shinano)


FORZE IMPEGNATE
Navi U.S. Navy Marina Imperiale
portaerei pesanti 3 0
portaerei leggere 2 0
portaerei di scorta 16 0
corazzate 0 4
incrociatori pesanti 4 6
incrociatori leggeri 2 1
cacciatorpediniere 23 16
navi affondate 5 5
comandanti Ammiraglio Theodore S. Wilkinsons vice ammiraglio Takeo Kurita

FORZE IMPEGNATE / FORCES


GIUDIZIO FINALE DELLO SHINANO / FINAL SENTENCE OF THE SHINANO

La Battaglia Navale di Samar è la battaglia delle occasioni perdute! Per gli americani perché non riuscirono, grazie alla condotta suicida di Halset, ad affrontare e distruggere il corpo centrale della flotta giapponese. Per i giapponesi perché, malgrado il sacrificio calcolato di Ozawa a Capo Engano, non riuscirono ad attuare il proprio piano che consisteva nello distruggere i convogli carichi di truppe che stavano sbarcando a Leyte e stavano quindi iniziando l'invasione delle Filippine.

I protagonisti di questa battaglia furono l'Ammiraglio Kurita da parte giapponese e l'Ammiraglio Halsey da parte americana.

Sulla condotta di Kurita durante questa battaglia sono stati scritti fiumi di parole e riempiti volumi. Quasi tutti gli storici americano lo hanno accusato pesantemente accusandolo di confusione tattica e scarso spirito combattivo. Secondo i più ferventi ammiragli da "salotto" Kurita avrebbe buttato via la possibilità di far vincere la battaglia ai giapponesi fermando quindi sul nascere l'invasione delle Filippine.

Gli storici giapponesi hanno cercato di difenderlo anche se dalle sue dichiarazioni del dopo guerra non si riesce a capire ancora oggi il motivo di tale decisione.  Appare palese che Kurita combattè alla ceca, non avendo una ricognizione area che gli permettesse di farsi un quadro generale delle forze navali nemiche presenti e quindi pensò per tutto lo scontro di avere a che fare con una potente Task Force composta da portaerei di attacco di prima classe e non certo da vecchie carrette risistemate quali erano le portaerei di scorta americane dei Taffy. Per questo tutta la sua azione fu pervasa da uno spirito di prudenza e circospezione.

Si trovò inoltre addosso gli splendidi cacciatorpediniere americani che come nella Battaglia di San Bernardino attaccarono e vinsero lo scontro praticamente da soli. Dal punto di vista tattico il suo principale errore fu quello di ordinare ad ogni nave di combattere ed attaccare singolarmente, senza coordinarsi con le altre, questo comportò una confusione generale che impedì una sistematica distruzione delle portaerei nemiche.

Infine i cannonieri giapponesi spararono davvero male, ottenendo pochi centri ed utilizzando granate perforanti che trapassavano i fragili scafi delle portaerei americane senza affondarle. Se al posto della Yamato si fosse trovata la Bismarck al largo di Samar probabilmente nel giro di una mezz'ora sarebbero state affondate tutte le portaerei di scorta americane!

Dal mio punto di vista Kurita avrebbe potuto vincere la battaglia senza far sparare dalle sue corazzate un solo colpo di grosso calibro, ma semplicemente mandando all'attacco i propri cacciatorpediniere che con i siluri avrebbero facilmente affondato le portaerei di scorta americane. Se Kurita avesse capito l'entità della flotta nemica probabilmente si sarebbe comportato in questo modo.

Sul fatto che la vittoria eventuale di Kurita alla battaglia di Samar avrebbe ribaltato l'esito della battaglia navale di Leyte nutro seri dubbi. Ipotizziamo che Kurita fosse riuscito ad affondare, grazie all'utilizzo oculato dei propri cacciatorpediniere, tutte le portaerei di scorta dei tre gruppi Taffy e si fosse diretto indisturbato verso le spiagge di Leyte. Qui avrebbe trovato solo trasporti vuoti, in quanto lo sbarco era già stato effettuato. Distrutti i trasporti vuoti Kurita sarebbe sicuramente stato raggiunto e attaccato dalle corazzate veloci di Halsey (6 nuove corazzate della classe Iowa) che provenivano a tutta forza da Capo Engano e dal gruppo di battaglia di Oldendorf (le 6 vecchie corazzate che si erano appena comportate splendidamente nello Stretto di San Bernardino). In questo scontro epocale Kurita con 4 corazzate malconce avrebbe dovuto affrontare 12 corazzate americane intatte e sarebbe quindi stato sicuramente distrutto. Pertanto i giapponesi avrebbero perso tutte le navi (sconfitta tattica) senza riuscire ad impedire l'invasione delle Filippine (sconfitta strategica).

Con il senno di poi la decisione di Kurita di ritornare verso lo stretto di san Bernardino fu davvero saggia in quanto gli permise di scappare con pochi danni alle forze di Halsey che da Capo Engano si stavano dirigendo a tutta forza per intercettarlo e distruggerlo.

Quindi la condotta di Kurita, seppur non all'altezza del miglior Togo, ha molte attenuanti e non ha inciso in maniera determinante sull'esito strategico della Battaglia Navale di Leyte.

La condotta dell'Ammiraglio Halsey non ha invece scusanti. Aveva a disposizione una flotta di consistenza doppia rispetto a quella giapponese, disponeva di una valida ricognizione aerea che gli permetteva di agire sapendo esattamente la posizione del nemico. Nonostante questo riuscì a cadere come un "pollo" nella trappola giapponese, correndo con l'intera flotta alla caccia di portaerei vuote e indifese lasciando lo stretto di San Bernardino libero al passaggio del gruppo di corazzate di Kurita. Non capì che per cercare di raggiungere una flotta esca aveva perso l'ultima occasione che la storia gli offriva per avere uno scontro tra le corazzate più forti che fossero mai state create e per entrare nella storia come un "novello Nelson". Con il senno di poi l'azione di Halsey appare davvero puerile e incomprensibile in quanto dividendo le forze equamente avrebbe distrutto sicuramente l'intera flotta riunita giapponese nello Stretto di San Bernardino e a Capo Engano, potendosi permettere il lusso di inseguire ed annientare le navali superstiti della battaglia dello Stretto di Surigao. Dal piano tattico la decisione di Halsey aveva dei fondamenti in quanto il tentare il tutto per tutto per distruggere le portaerei giapponesi era preferibile rispetto ad affrontare delle lente e meno pericolose corazzate. Dal punto di vista strategico invece fu semplice follia lasciare sguarnito lo stretto di San Bernardino e via libera quindi alla ancora potente task force di Kurita. In definitiva il piano giapponese era talmente complesso e contorto che difficilmente poteva riuscire, ci volle un ammiraglio americano ancora più complesso e contorto per permettere che si realizzasse quasi completamente. La fatale decisione di Halsey per poco non si rivelò una delle più tragiche e sconsiderate decisione tattiche di tutta la storia navale, solo il fato, la fortuna e l'abilità dei gruppi di cacciatorpediniere permisero agli americani di vincere la battaglia di Leyte e di distruggere definitivamente la Marina Imperiale Giapponese! (Shinano)


CRONOLOGIA / CRONOLOGY

CRONOLOGIA LA BATTAGLIA NAVALE DI SAMAR
24 OTTOBRE 1944  
14.30 Halesy crea la Task Force 34 inizialmente per attaccare Kurita
19.35 Kurita entra nello stretto di San Bernardino
20.22 Halsey cade nella trappola giapponese e decide di attaccare Ozawa lasciando libero Kurita
20.30 Halsey riceve un messaggio da un ricognitore della Independence in cui la flotta di Kurita viene segnalata tra le isole Burias e Masbate
23.04 Halsey riceve un messaggio da un ricognitore della Independence in cui la flotta di Kurita viene segnalata all'imbocco dello stretto di San Bernardino
25 OTTOBRE 1944  
0.37  Kurita attraversa lo stretto di San Bernardino e sbuca indisturbato nel Mar delle Filippine
5.09 la portaerei di scorta Ommaney Bay lancia aerei da 10 ricognizione
6.44 una vedetta della Yamato individua le portaerei americane
6.47 la squadra di Kurita è avvistata da un aereo della Kasdashan Bay
7.01 le corazzate giapponesi aprono il fuoco da una distanza di 30 Km.
7.05 le portaerei di scorta americane lanciano in attacco i propri aerei
7.20 primo attacco dei cacciatorpediniere americani
7.27 l'incrociatore pesante Kumano viene gravemente colpito dai siluri del Johnston
7.30 il cacciatorpediniere Johnston viene smantellato dai colpi delle corazzate giapponesi
7.31 il cacciatorpediniere Hoel affonda
7.40 un aereo kamikaze colpisce la portaerei di scorta Santee danneggiandola
7.50 secondo attacco dei cacciatorpediniere americani
7.40 un aereo kamikaze colpisce la portaerei di scorta Suwanee danneggiandola
8.22 Kinkai lancia ad Halsey una richiesta di aiuto per l'attacco che sta subendo da Kurita
8.30 la portaerei di scorta Gambier Bay viene colpita a morte
9.00 l'incrociatore pesante Chikuma viene affondato dagli aerei americani delle portaerei di scorta
9.01 l'incrociatore pesante Chokai viene affondato dagli aerei americani delle portaerei di scorta
9.05 il cacciatorpediniere Roberts viene smantellato
9.07 la portaerei di scorta Gambier Bay affonda
9.25 le navi di Kurita cessano il tiro, accostano verso nord e salvano dalla distruzione i gruppi di portaerei di scorta dei Taffy (svolta della battaglia)
10.05 il cacciatorpediniere Roberts affonda
10.10 il cacciatorpediniere Johnson affonda
10.51 un aereo kamikaze colpisce la portaerei di scorta Saint Lo danneggiandola in modo irreparabile
11.15 un aereo kamikaze colpisce la portaerei di scorta Kailin Bay danneggiandola
11.25 la portaerei di scorta Saint Lo affonda
12.36 la flotta di Kurita accorsta verso nord e ripiega definitivamente
12.45 nuovo attacco degli aerei dei Taffies alla flotta di Kurita, non provoca gravi danni
13.10 primo attacco aereo delle portaerei di Mc Cain alla flotta di Kurita, non provoca gravi danni
13.22 affonda l'incrociatore pesante Suzuya
15.08 nuovo attacco degli aerei dei Taffies alla flotta di Kurita, non provoca gravi danni
21.40 la flotta di Kurita entra nello stretto di San Bernardino
23.40 la squadra di Halsey arriva a Samar
26 OTTOBRE 1944  
1.10 il cacciatorpediniere Nowaki viene affondato dal gruppo di Halsey (è l'unico contributo di Halsey alla battaglia di Samar)
2.28 il cacciatorpediniere di scorta Eversole viene affondato da un sottomarino (I.45)
6.43 il cacciatorpediniere di scorta Whitehurst affonda il sottomarino I.45
8.10 la flotta di Kurita entra nello stretto di Tablas
8.15 secondo attacco aereo delle portaerei di Mc Cain alla flotta di Kurita, viene colpito a morte l'incrociatore leggero Noshiro
8.50 l'incrociatore pesante Kumano viene gravemente ferito, ma riuscì a trascinarsi alla velocità di 5 nodi fino alla baia di Coron
11.37 l'incrociatore leggero Noshiro affonda
12.00 la portaerei di scorta Suwanee viene gravemente colpita da un attacco kamikaze
12.45 terzo attacco aereo delle portaerei di Mc Cain alla flotta di Kurita, non provoca gravi danni

LE PAGELLO DELLO SHINANO / VOTES OF THE SHINANO

GIAPPONE

vice ammiraglio Takeo Kurita

VOTO  5,5

Riesce a portare il suo gruppo di corazzate quasi del tutto integro, eccezion fatta per la Musashi, fino al largo di Samar, senza protezione aerea e senza alcun contatto con il resto della flotta. Per questo meriterebbe un 9 in pagella. Poi nel momento più importante della sua vita e del Giappone si dimostra indeciso e pieno di dubbi e non riesce a coordinare in maniera ordinata e sistematica l'attacco del suo gruppo di corazzate alle portaerei di scorta americane. La decisione finale di rientrare senza attaccare i convogli ormai vuoti si dimostra molto saggia ed evita alla sua flotta di venire completamente annientata dal rientrante e furioso Halsey. Alla fine subisce una sconfitta sia tattica che strategica.

Un Amleto al largo di Samar!

USA

Ammiraglio William F. Halsey

VOTO 3

Dov'é Halsey? E' questo l'interrogativo che tutti si sono posti durante la battaglia. Cade come un "pollo" nella trappola di Ozawa lasciando prima scoperto lo stretto di San Bernardino e dopo non riuscendo a piombare in tempo sulla malconcia flotta di Kurita per dargli il colpo di grazia. Si sposta su e giù per due giorni al largo di Leyte con la sua imponente task force di corazzate veloci senza partecipare ad alcun scontro navale. Incide pesantemente in negativo per la sua assenza durante la battaglia di Samar. Patetico!


vice ammiraglio John S. Mac Cain

VOTO 6

Diretto in maniera mediocre da Halsey compare solo nell'ultima fase della battaglia attaccando la forza di Kurita quando sta riattraversando lo stretto di San Bernardino e facendo pochi danni.  Senza infamia e senza lode!


contrammiraglio Clifton A. F. Sprague

VOTO 9,5

Si riprende subito dalla sorpresa di vedersi sbucare dalla stretto di San Bernardino la forza di Kurita e reagisce in maniera rapida ed efficace mandando all'attacco i propri cacciatorpediniere. Dirige in modo sublime il proprio gruppo di portaerei di scorta con una tattica prima di "toccata e fuga", poi di violento attacco quando si accorge che il nemico si ritira.

Magistrale!


CARTINA DELLA BATTAGLIA / MAP OF THE BATTLE


STORIA DELLA BATTAGLIA / HISTORY OF THE BATTLE

Nel frattempo le tre Taffy avevano continuato a lanciare i propri apparecchi equipaggiandoli con tutte le armi disponibili, fossero anche mitragliatrici o bombe di profondità; dopo avere esaurito le munizioni, molti aerei fecero ugualmente dei passaggi intorno alle navi per distrarre i giapponesi.  Benché disordinati, i contrattacchi aerei furono incessanti e alcuni, specialmente quelli lanciati dall'unità di Stump, furono abbastanza pesanti.  Molte navi giapponesi furono danneggiate in modo serio e gl'incrociatori pesanti Chikuma e Suzuya furono affondati dai siluri caricati sui TBM Avengers entro le 9:35; i superstiti del Chikuma furono raccolti dal cacciatorpediniere Nowaki, che verrà affondato in seguito. Bombe da 500 libbre sganciate dagli aerei dettero un importante contributo nella distruzione di un terzo incrociatore pesante, il Chōkai, intorno alle 9:05.

Le portaerei del Taffy 3 continuarono a far rotta verso sud-ovest per sottrarsi al nemico; l'alzarsi del vento, oltre ad ostacolare i decolli e gli atterraggi dei velivoli, disperse parte della cortina fumogena protettiva e le CVE si trovarono a far fuoco con il loro unico cannone di 127 mm montato a poppa contro le unità giapponesi.  Le navi di Kurita stavano sparando proiettili perforanti anti-corazza, che in molti casi trapassarono i fragili scafi delle CVE senza esplodere: la Kalinin Bay sopravvisse ad un colpo da 350 mm e non meno di tredici da 200 mm, mentre l'ammiraglia di Sprague, la Fanshaw Bay, fu centrata da tre da 200 mm; procedendo a zig-zag la Gambier Bay evitò diversi colpi, ma quando la distanza dal nemico scese a 9 km fu colpita più volte ed affondò intorno alle 9:05. A due ore dall'inizio dello scontro il comandante Evans, a bordo del Johnston, notando una formazione di quattro incrociatori leggeri guidati dallo Yahagi che attaccavano con siluri le CVE, fece rotta per intercettarli: il fuoco continuo del Johnston costrinse gl'incrociatori giapponesi a lanciare i loro siluri prematuramente, mancando così i loro obiettivi.  Essi si rivolsero allora contro il Johnston: alle 09:10 i giapponesi colpirono le torri di prua, facendo saltare molti dei proiettili da 127 mm. I motori, danneggiati, si fermarono, cosicché la nave diventò un facile bersaglio delle unità nemiche che la colpirono così tante volte che, come ricordò un sopravvissuto, «...non era possibile cercare di tappare le falle in modo di tenerla a galla».

Alle 09:45 il comandante Evans diede l'ordine di abbandonare la nave: il Johnston affondò 25 minuti più tardi con la perdita di 186 membri dell'equipaggio. Il comandante Evans abbandonò la nave con il suo equipaggio, ma non fu più rivisto: ricevette postuma una Medal of Honor alla memoria. Tra le 9 e le 9.30 Kurita cominciò a sentire il peso degli attacchi aerei americani e poiché si accorse che provenivano per lo più dal gruppo centrale delle portaerei, distaccò per attaccarlo alcuni incrociatori pesanti e una corazzata la Nagato.

Il contrammiraglio Stump si difese con molto sangue freddo. Dalla Ommanen Bay fece partire una serie di nuovi attacchi aerei contro la Nagato e simulò persino attacchi di aerosiluranti privi di siluri, che dovettero limitarsi a mitragliare i ponti delle navi giapponesi.  L'effetto psicologico fu notevole ed i giapponesi cominciavano a subire psicologicamente i continui attacchi americani.

A questo punto la situazione americana era terribilmente critica. Gli incrociatori pesanti giapponesi erano a meno di 10 Km, le corazzate continuavano a sparare bordate micidiali, almeno due gruppi di portaerei stavano per essere accerchiati e distrutti. Cerchiamo di ricostruire la situazione nipponica poco dopo le 9. L'avanzata delle navi giapponesi era addirittura troppo soddisfacente, ma Kurita, ora lo sappiamo, lo ignorava. Nella confusione della battaglia e nella incertezza determinata dalla presenza delle cortine di fumo e dei piovaschi, Kurita ebbe l'impressione di spingersi troppo a sud, in quella che poteva essere una trappola. Infatti era inconcepibile che gli americani, fino a quel momento prudenti e ben riforniti di materiali, lasciassero senza motivo, le proprie fragili portaerei di scorta alla mercè dei cannoni della flotta giapponese. Ciò nascondeva qualcosa che Kurita cercava di indovinare, senza riuscire a spiegarsi di che cosa si trattasse. Kurita si trovava, questa volta, immerso nella più assoluta incertezza. I messaggi delle diverse navi non riuscivano a dargli un quadro esatto della situazione. Proprio in questo stato d'animo Kurita ricevette numerosi dispacci preoccupanti. Verso le 9 egli apprese che l'incrociatore Suzuya era stato affondato, che il Kumano si trovava in grave avaria e a picco. La perdita di questi incrociatori pesanti indeboliva sensibilmente il potenziale offensivo della squadra giapponese senza però comprometterlo seriamente.

Sebbene possedesse ancora una potenza di fuoco enorme con le corazzate, Kurita non riuscì a consolarsi della perdita degli incrociatori. Questa reazione fu inoltre aggravata dall'arrivo dell'ultimo messaggio di Nishimura che gli annunciava come la sua flotta fosse stata annientata nello stretto di Surigao, quel disastro, che annullava quindi tutte le possibilità di una riunione nel golfo di Leyte, indusse Kurita a ripiegare temporaneamente, allo scopo di ricostituire la squadra e di medicare le ferite, prima di tornare nuovamente nel golfo di Leyte per attuare le direttive del piano Sho-go. 

Alle 9:20 Kurita interruppe improvvisamente l'attacco ordinando a tutte le unità di piegare a nord per raggrupparsi.

La battaglia di Samar era improvvisamente ed inaspettatamente finita e quando Thomas Sprague se ne rese conto disse che si era manifestata "l'evidente parzialità dell'Onnipotente".

La decisione di Kurita di ritirarsi quando oramai la vittoria tattica dello scontro era scontata è stata oggetto di annose discussioni tra gli storici navali. Quasi tutti gli storici americano lo hanno accusato pesantemente accusandolo di confusione tattica e scarso spirito combattivo. Gli storici giapponesi hanno cercato di difenderlo anche se dalle sue dichiarazioni del dopo guerra non si riesce a capire ancora oggi il motivo di tale decisione. Appare palese che Kurita combattè alla ceca, non avendo una ricognizione area che gli permettesse di farsi un quadro generale delle forze navali nemiche presenti e quindi pensò per tutto lo scontro di avere a che fare con una potente Task Force composta da portaerei di attacco di prima classe e non certo da vecchie carrette risistemate quali erano le portaerei di scorta americane dei Taffy.

Per questo tutta la sua azione fu pervasa da uno spirito di prudenza e circospezione. Si trovò inoltre addosso gli splendidi cacciatorpediniere americani che come nella Battaglia di San Bernardino attaccarono e vinsero lo scontro praticamente da soli. Dal punto di vista tattico il suo principale errore fu quello di ordinare ad ogni nave di combattere ed attaccare singolarmente, senza coordinarsi con le altre, questo comportò una confusione generale che impedì una sistematica distruzione delle portaerei nemiche.

Infine i cannonieri giapponesi spararono davvero male, ottenendo pochi centri ed utilizzando granate perforanti che trapassavano i fragili scafi delle portaerei americane senza affondarle. Se al posto della Yamato si fosse trovata la Bismarck al largo di Samar probabilmente nel giro di una mezz'ora sarebbero state affondate tutte le portaerei di scorta americane!

Dal mio punto di vista Kurita avrebbe potuto vincere la battaglia senza far sparare dalle sue corazzate un solo colpo di grosso calibro, ma semplicemente mandando all'attacco i propri cacciatorpediniere che con i siluri avrebbero facilmente affondato le portaerei di scorta americane. Se Kurita avesse capito l'entità della flotta nemica probabilmente si sarebbe comportato in questo modo.

La confusa azione aveva notevolmente sparpagliato le navi della Forza centrale e le perdite causate dagli attacchi aerei e dei cacciatorpediniere andavano aumentando: tre incrociatori (ChikumaSuzuya e Chōkai) erano affondati e degli altri il Kumano aveva perso la prua a causa del siluro del Johnston, il Tone era stato danneggiato dagli aerei della Taffy 2 e l'Haguro aveva incassato un siluro dall'Heermann; anche le corazzate stavano iniziando ad accumulare danni da parte delle bombe sganciate dagli aerei, anche se tutte erano ancora efficienti.

Kurita manovrò per tre ore le sue navi su una rotta priva di senso al largo di Samar, mentre meditava sul da farsi: le sue vedette avevano avvistato all'orizzonte gli scafi della Taffy 2, ma poco avvezze a riconoscere le sagome delle CVE le avevano scambiate per "portaerei di squadra della classe Ranger"; ancora convinto di stare affrontando la Terza Flotta, l'ammiraglio ritenne che portare avanti l'azione sarebbe servito a poco: anche se fosse riuscito a superare la resistenza nemica, gli Alleati avrebbero avuto tutto il tempo per sgomberare il Golfo di Leyte dai trasporti della forza d'invasione, il vero obiettivo dell'azione, mentre l'accumularsi di navi "azzoppate" avrebbe impedito un rapido ripiegamento della Forza centrale.  Convinto dell'inutilità di ogni altro attacco, alle 12.36 Kurita diede ordine alle sue navi di ritirarsi passando per lo Stretto di san Bernardino.

Questa seconda decisione di Kurita fu davvero saggia in quanto gli permise di scappare con pochi danni alle forze di Halsey (portaerei e corazzate veloci) che da Capo Engano si stavano dirigendo a tutta forza per intercettarlo e distruggerlo. L'attacco ai convogli nel Golfo di Leyte non aveva più alcun senso in quanto gli uomini erano già sbarcati e sacrificare le proprie corazzate per affondare delle navi trasporto vuote non aveva più alcun senso né dal punto di vista tattico né dal punto di vista strategico.

Mentre Kurita incrociava incerto sul da farsi, le CVE della Settima Flotta si trovarono a sperimentare una nuova tattica militare. Mentre era impegnata ad inviare i suoi apparecchi in supporto alle unità di Clifton Sprague, alle 7:40 la Taffy 1 fu avvicinata al largo di Mindanao da sei aerei giapponesi: uno si buttò in picchiata verso la CVE Santee, schiantandosi deliberatamente contro il suo ponte di volo ed innescando vasti incendi; la CVE fu colpita alle 7:56 anche da un siluro lanciato da un sommergibile giapponese, ma sopravvisse grazie alla sua eccellente compartimentazione interna.  Un'altra CVE, la Suwannee, abbatté due aerei giapponesi prima che un terzo si schiantasse deliberatamente verso la parte poppiera dello scafo: la nave non affondò ma i danni riportati la resero inutilizzabile[84]. La Taffy 1 fu la prima vittima della "Forza speciale d'attacco" del viceammiraglio Takijiro Onishi, la prima unità giapponese addestrata a mettere in atto tattiche d'attacco di tipo kamikaze[84].

Anche la Taffy 3 fu vittima dei kamikaze di Onishi. Alle 10:40, mentre ancora erano intente a riprendersi dall'attacco di Kurita, cinque aerei nemici si avventarono contro le CVE: uno mancò di poco la Kitkun Bay, schiantandosi in acqua a poca distanza e provocando danni all'opera morta, mentre altri due furono abbattuti mentre si lanciavano sulla Fanshaw Bay. L'ultima coppia cercò di attaccare la White Plains, ma l'intenso fuoco antiaereo ne abbatté uno e convinse l'altro a virare e schiantarsi sulla vicina St. Lo alle 10:51: penetrato fino al livello degli hangar l'aereo diede inizio ad una serie di detonazioni, provocando infine l'affondamento della nave alle 11:25, la prima unità ad essere affondata da un attacco suicida. Mentre venivano effettuate queste incursioni il task Group dell'ammiraglio Mac Cain, appartenente alla task Force 38, aveva ricevuto l'ordine di intervenite in appoggio a Sprague in difficoltà. La distanza era ancora troppo grande e le navi di Mac Cain si lanciarono con prua a 245 gradi per raggiungere una buona posizione di lancio. Durante la navigazione Mac Cain si rese conto che rischiava di giungere troppo tardi, diede quindi ordine che gli aerei decollassero prima del previsto. Dalle poraerei Wasp, Hornet e hancock presero il volo, alle 10.30, 48 caccia Hellcat, 19 aerosiluranti Avenger e 33 bombardieri Helldiver.

Il contatto venne stabilito verso le 13.10 e alcuni minuti dopo gli aerei americani attaccarono. Alcune bombe colpirono le navi nemiche, senza però causare gravi danni, mentre la contraerea giapponese abbatteva 10 apparecchi americani. Un'altra incursione partita dalle portaerei di Mac Cain alle 12.55 non ottenne risultati migliori.  Infine, un'ultima incursione aerea, partita dalle portaerei di scorta Kitkun Bay e Savo Island alle 15.08, non riuscì a causare gravi danni alle navi di Kurita. Scese la notte e si dovettero interrompere le operazioni ma alle 21.40 un apparecchio da ricognizione della portaerei Indipendence scorse la squadra giapponese che entrava nello stretto di San Bernardino.

La mattina del 26 ottobre i ricognitori di Halsey furono in grado di localizzare la squadra di Kurita intenta a ritirarsi verso ovest ed a partire dalle 8:10 le navi giapponesi furono sottoposte a nuovi raid aerei: l'incrociatore leggero Noshiro fu colpito più volte ed infine affondò al largo di Panay alle 11:13, mentre il cacciatorpediniere Hayashimo, danneggiato da attacchi aerei il 25 ottobre e rimasto indietro, fu colpito nuovamente e fatto arenare al largo di Caluya.  L'incrociatore pesante Kumano, privo della prua, fu colpito da una bomba ma riuscì a rifugiarsi nel porto di Manila; gravemente danneggiato, non fu in grado di lasciare le Filippine e fu infine affondato in un attacco aereo il 25 novembre 1944.


FOTOGRAFIE / PHOTOES


I PROTAGONISTI/ THE PROTAGONISTS

NAGATO

La Nagato (長門) fu una corazzata della Marina imperiale giapponese e fu la prima nave da guerra al mondo dotata di cannoni principali da 406/45 mm. Prima della Yamato, era la più grande nave da guerra del Giappone e veniva impiegata come ammiraglia della flotta combinata.
La Nagato fu impostata nell'Arsenale Navale di Kure il 28 agosto 1917, varata il 9 novembre 1919 e completata il 15 novembre 1920; venne sottoposta ad importanti modifiche nel 1936, durante le quali furono eliminate le caldaie per la combustione del carbone, e furono riqualificate la sua corazza e le armi contraerei. La dottrina navale giapponese del periodo, evoluzione di quella teorizzata nel 1907, era denominata "Hachihachi Kantai" cioè "otto, otto" (otto corazzate, otto incrociatori da battaglia) intese come navi necessarie per poter tenere testa ai possibili avversari[2], che in effetti dopo la battaglia di Tsushima e la distruzione della flotta russa al momento si riducevano agli Stati Uniti.

La Nagato fu la prima nave da battaglia con cannoni più grandi di 381 mm, in effetti montava pezzi da 410 mm (16,1"); inoltre la Nagato vantava il primato di velocità massima pari a 25 nodi (circa 49 km/h), con 26,7 nodi raggiunti durante le prove il 23 novembre 1920. Dopo la stipulazione del trattato navale di Washington nel 1922, la corazzata Nagato, con i suoi cannoni da 410 mm, venne considerata una delle sette navi più grandi del mondo, insieme alla sua gemella Mutsu, alle 3 americane classe Colorado e alle due inglesi classe Nelson. Esercitò sempre il ruolo di ammiraglia, tranne durante il periodo di riparazioni e modifiche, costituendo l'orgoglio del popolo giapponese. Il 1º settembre 1923 insieme alle altre corazzate della Divisione da battaglia 1 partecipò alle operazioni di soccorso per il Grande terremoto del Kantō del 1923.
Nella battaglia al largo di Samar, la Nagato impegnò le portaerei di scorta e i cacciatorpediniere dell'US Task Group 77.4.3. Alle 06:01 la corazzata aprì il fuoco sulla St. Lo, impiegando per la prima volta i suoi cannoni contro una nave nemica, ma senza colpirla. Alle 06:54 il cacciatorpediniere Heermann sparò una salva di siluri contro la Haruna; i siluri però mancarono la Haruna e si diressero verso la Yamato e la Nagato su direzioni parallele. Le due corazzate furono costrette ad allontanarsi dall'azione, dirigendosi a nord per 10 miglia (16 km), fino a quando i siluri finirono la propulsione. Ritornata in azione, la Nagato continuò ad impegnare le portaerei americane, sparando 45 proiettili da 16,1 pollici (410 mm) e 92 proiettili da 5,5 pollici (140 mm).
Alle 09:10 l'ammiraglio Takeo Kurita ordinò alla flotta di interrompere lo scontro e dirigersi a nord. Alle 10:20 ordinò nuovamente alla formazione di riprendere la rotta verso sud, ma quando la flotta si ritrovò sotto attacchi aerei sempre più pesanti, egli ordinò nuovamente il ritiro, alle 12:36. Alle 12:43 la Nagato fu colpita a prua da due bombe, ma il danno non risultò grave.
Durante la ritirata, il 26 ottobre, la flotta giapponese dovette subire continui attacchi aerei. La Nagato fu attaccata da bombardieri in picchiata lanciati dalla Hornet e colpita da quattro bombe, riportando 38 morti e 105 feriti. Nel corso della giornata la corazzata sparò 99 proiettili da 16,1 pollici (410 mm) e 653 da 5,5 pollici (140 mm).
Il 25 novembre 1944, la Nagato rientrò a Yokosuka, in Giappone, per le riparazioni. A causa della mancanza di carburante e dei materiali necessari, non fu possibile rimetterla in servizio e nel febbraio del 1945 fu riassegnata, come nave da difesa costiera. Nel giugno del 1945, i suoi cannoni secondari e gli armamenti anti-aerei furono sbarcati a terra. Il 18 luglio 1945 fu attaccata, a Yokusuka, da cacciabombardieri e aerosiluranti provenienti dalle portaerei Essex, Randolph, Bennington, Shangri-La e Belleau Wood e colpita da tre bombe, una delle quali finì sul ponte e uccise il suo comandante, il contrammiraglio Otsuka Miki.
La gloriosa storia della corazzata Nagato ebbe fine con la sconfitta del Giappone, in seguito alla quale venne requisita dalle forze militari statunitensi. Nel 1946 venne utilizzata come nave bersaglio, insieme ad altre navi, fra cui l'incrociatore tedesco Prinz Eugen, nel corso delle esplosioni effettuate sull'atollo di Bikini, nelle Isole Marshall (operazione Crossroads), poligono atomico degli USA.
L'operazione Crossroads prevedeva tre test di ordigni nucleari, indicati come Able (esplosione in aria), Baker e Charlie (esplosioni sottomarine La prima prova (Able) ebbe luogo il 1º luglio 1946; la bomba, della potenza di 20 kton (20000 tonnellate di tritolo), non provocò che danni minimi alla corazzata.
La seconda prova (Baker) ebbe luogo il 25 luglio con la Nagato a soli 200 m dal punto dell'esplosione. La potenza della bomba era uguale a quella di Able, ma l'esplosione subacquea ebbe effetti devastanti. La Nagato dimostrò la sua elevata capacità difensiva e la validità della tecnologia nipponica: prima di affondare, infatti, restò a galla per ben 5 giorni; il suo relitto si trova ancora sui fondali di fronte all'atollo.


YAMATO

La Yamato (大和), fu una nave da battaglia della Marina Imperiale Giapponese. Insieme alla gemella Musashi fu la più grande nave da battaglia mai costruita, con un dislocamento di 72.810 tonnellate ed armamento principale costituito da 9 cannoni da 460 mm. Le dimensioni eccessive, il peso enorme e la grande corazzatura la resero un gigante lento inferiore alle corazzate americane di classe Iowa. I suoi giganteschi cannoni si dimostrarono poco efficaci nell'unica battaglia in cui furono impegnati, quella di Samar, la sua fine fu però gloriosa immolandosi in una crociera suicida verso Okinawa.  Rappresenta il limite estremo dello sviluppo della nave corazzata in grandezza ed in potenza di fuoco. Con la sua enorme stazza di 73.000 tonnellate a pieno carico, con i suoi 9 cannoni da 460 mm., con i suoi giganteschi motori a turbina da 150.000 cavalli vapore rappresenta il non plus ultra dello sviluppo bellico della corazzata. La sua potenza doveva metterla in grado di affondare qualsiasi nave e di resistere a qualunque attacco aereo. Entrò in servizio appena dopo l'attacco di Pearl Harbor e combattè da nave ammiraglia della Marina Imperiale in tutte le battaglie navali più significative della Seconda Guerra Mondiale (dalla battaglia navale delle Midway, passando per la battaglia navale di Santa Cruz, per la battaglia navale delle Marianne, per la battaglia navale di Leyte, fino ad arrivare al suo "canto del cigno" con la battaglia navale di Okinawa).  La nave da battaglia Yamato fu impegnata in un scontro navale un'unica volta, durante la battaglia del Mar di Samar, nel Golfo di Lyte, nella quale diede prova di scarsa precisione e cadenze di tiro eccessivamente lente. Mi riferisco allo scontro con le portaerei di scorta americane, durante la battaglia navale del Golfo di Leyte. In questo frangente il gruppo di Kurita riuscì a fare pochissimi danni alle numerose portaerei leggere americane difese da valorosissimi cacciatorpediniere. La Yamato sparò sì a lungo, ma con scarsissima precisione e coordinazione, quindi "alla prova del fuoco" fallì clamorosamente. (Shinano). La Yamato entrò nella leggenda per il modo con cui, durante la campagna di Okinawa, fu mandata ad immolarsi, senza alcuna protezione aerea, ma con il carburante con cui tornare (al contrario della convinzione di molti storici). Il perchè la corazzata Yamato fu mandata al "sacrificio" lo troviamo nello splendido libro "Per un milione di morti" del comandante di torpediniere Tameichi Hara "... quindi si è rivolto a Moroshita e gli ha spiegato che l'alto comando e in special modo i membri dell'esercito, erano rimasti sgomenti per la ritirata della Yamato a Leyte.... inoltre ha detto che a Tokio sono malcontenti perché la Yamato è tornata da Leyte senza aver sparato un colpo dei suoi cannoni da 457 mm..... Kusaka ha detto che l'intera nazione odierebbe la marina se la guerra dovesse finire e la potente Yamato fosse rimasta inattiva.... la Yamato era rimasta inattiva per tre anni prima di Leyte e si parlava di essa come un albergo galleggiante per ammiragli inetti."  Se si analizza quindi freddamente la corazzata Yamato si scopre che era tutt'altro che una nave invincibile e perfetta. Citiamo ad esempio questi versi tratti da "I gladiatori del mare" di A. Solmi: "I piani per Midway vennero elaborati a bordo della nave da battaglia " superkolossal" Yamato, da 65.000 tonnellate (73.000 a pieno carico), armata di 9 cannoni da 460 mm.: la nave più potente del mondo insieme con la gemella Musashi (che, però, nel giugno 1942, non aveva ancora completato l'allestimento).  Qui bisogna aprire una breve parentesi su questi super- colossi che, in teoria, avrebbero dovuto spazzare tutto davanti a sè nel loro cammino.  Invece non spazzarono nulla, anzi furono essi ad essere spazzati via con relativa facilità, non appena la piega degli eventi cambiò.  Nel corso della guerra combinarono poco o nulla e furono più d'intralcio che altro, per la necessità di dotarle di una enorme protezione. Non servirono neppure a far da fleet in being, come dicono gli Inglesi, ossia da flotta che non combatte ma pesa sulle mosse dell'avversario in quanto gli impedisce di compiere alcune azioni o lo induce a intraprenderne altre non felici.  Immani mostri dal cervello pigro, queste unità pesantissime rivelarono anche difetti di costruzione e di protezione, nonostante la corazzatura di 650 mm. nelle torri, una corazzatura che arrivava fin sotto la carena, e i motori a turbina da 150.000 C. V ., che avrebbe dovuto assicurare loro una velocità per altro mai raggiunta di 27 nodi.  Costruite nei cantieri Mitsubishi di Nagasaki, erano navi " squilibrate ": qualsiasi moderna corazzata anche di minor tonnellaggio era più rapida, più agile e, in definitiva, più potente di loro, perchè meglio in grado di difendersi dagli attacchi aerei.  In una parola erano colossi che facevano paura solo sulla carta."


HARUNA

La Haruna (榛名?) era un incrociatore da battaglia della Marina imperiale giapponese. Quarta ed ultima unità della classe Kongo, deve il suo nome al monte omonimo ed entrò in servizio nei primi anni dieci. Completamente rimodernato negli anni trenta come nave da battaglia veloce, prese parte alla seconda guerra mondiale. Fu affondato da aerei americani il 28 luglio 1945, mentre era ormeggiato nella base navale di Kure. Nei primi anni della seconda guerra mondiale, l'Haruna fu ampiamente utilizzata. Infatti, nel dicembre 1941 prese parte all'invasione della Malaysia, e all'inizio del 1942 appoggiò le operazioni per la conquista della Indie orientali olandesi, partecipando a molte azioni. Per la sua velocità, operò spesso con le portaerei. Rimasta leggermente danneggiata da una bomba durante la battaglia delle Midway, in agosto prese parte alla campagna di Guadalcanal: il 14 ottobre, con la gemella Kongo, bombardò l'aeroporto americano di Henderson Field. In seguito, prese parte anche ad altre azioni in zona. Rimasta praticamente inattiva durante il 1943 ed i primi mesi del 1944, l'Haruna tornò in azione nell'ambito della difesa della isole Gilbert, e combatté nella battaglia del Mare delle Filippine, dove fu anche colpita da una bomba. Successivamente, la nave fu impiegata anche nella battaglia del Golfo di Leyte, l'ultima uscita in forze della marina imperiale. La nave da battaglia rimase per tutto il 1945 in acque giapponesi. Il 19 marzo, mentre era ormeggiata a Kure, l'Haruna fu colpita da aerei americani. Il 28 luglio successivo, mentre era ancora ormeggiata nei pressi dell'arsenale, fu centrata e affondata da bombe sganciate da aerei della Task Force 38. Il relitto fu recuperato nel 1946 e la demolizione fu completata nel 1948.


KONGO

La Kongo (金剛 Kongō?) fu il primo incrociatore da battaglia giapponese (successivamente riclassificato come nave da battaglia veloce) e la prima nave della sua classe. La Kongo fu l'ultima grande nave giapponese costruita all'estero, essendo stata costruita dalla Vickers-Armstrong in Inghilterra, ideata dal capo progettista della Vickers, Sir George Thurston. Libero dalle strette specifiche di progetto della Royal Navy egli progettò una nave da guerra immediatamente riconosciuta come un ottimo progetto ben bilanciato, armata con otto cannoni da 14". Il progetto di Thruston ebbe un'influenza così grande che la Royal Navy fermò i suoi lavori sul HMS Tiger, il secondo incrociatore da battaglia della classe Lion e lo fece costruire secondo un progetto molto simile a quello del Kongo.

Kongo venne impostato il 17 gennaio 1911, varato il 18 maggio 1912 e quindi completato ed inviato in Giappone il 16 agosto 1913. Battezzato in omaggio al monte Kongo nella prefettura di Osaka, il Kongo fu la prima nave da guerra al mondo a montare un armamento da 14" (356mm). Partecipò, durante la prima guerra mondiale, all'Assedio di Tsingtao, piazzaforte coloniale fortificata dell'Impero tedesco in Cina.

Nel periodo tra le guerre mondiali il Kongo venne ricostruito pesantemente due volte dalla Marina Imperiale Giapponese. Poiché nel 1929 la marina giapponese non poteva costruire ulteriori navi da battaglia a causa della limitazione 5:5:3 del Trattato Navale di Washington. Il Kongo e le sue navi sorelle vennero dotate di armature orizzontali più spesse e di Controcarena anti-siluro. Furono rifatte anche le sovrastrutture, con l'adozione dell'albero a pagoda. Il Giappone si ritirò dal trattato nel 1933 e nel 1935 iniziò a ricostruire nuovamente le navi della classe Kongo. Furono allungate, dotate di nuove caldaie e turbine ed equipaggiate con idrovolanti. In seguito alla ricostruzione del 1935 la loro velocità aumentò a 30 nodi e vennero riclassificate come navi da battaglia "veloci".

Poiché inizialmente il Kongo e le sue navi sorelle erano state costruite privilegiando la velocità, furono le sole navi da battaglia che potevano mantenere il passo con le portaerei di flotta veloci che stavano cominciando a diventare il principale elemento offensivo della marina giapponese.
Kongo passò quasi tutto il periodo di guerra scortando portaerei, sebbene partecipasse anche ad alcune azioni di superficie, come il bombardamento dell'aeroporto di Henderson Field a Guadalcanal del 14 ottobre 1942, insieme alla sua nava sorella Haruna. Partecipò anche alla Battaglia al largo di Samar, nel corso della Battaglia del golfo di Leyte. Venne affondato il 21 novembre 1944 nello stretto di Formosa da tre siluri lanciati dal sommergibile americano Sealion. Il Kongo fu la sola nave da battaglia della Marina Imperiale Giapponese affondata da un sottomarino e l'ultima nave da battaglia a subire questo fato. Il Kongo trascorse quasi tutto il periodo di guerra in compagnia della sua nave sorella, l'Haruna.


CVE 70 FANSHAW BAY

La USS Fanshaw Bay (CVE-70) era una portaerei della Marina della Marina statunitense di classe Casablanca, lanciata il 1 ° novembre 1943 dalla Kaiser Shipbuilding Company di Vancouver, a Washington, sponsorizzata dalla signora J. L. Kenworthy, Jr .; e commissionato il 9 dicembre 1943 al comando del capitano Douglass P. Johnson. È stata riclassificata CVHE-70 il 12 giugno 1955. Dopo aver chiamato Guam ed Eniwetok per caricare gli aerei e rifornirsi, Fanshaw Bay salpò per Adak, e da lì prese parte all'occupazione del Giappone settentrionale fino a tornare a Pearl Harbor il 24 settembre 1945; qui atterrò il contrammiraglio E. W. Litch, che aveva sollevato l'ammiraglio Sprague durante l'operazione di Okinawa. Arrivò sulla costa occidentale con i passeggeri del Corpo dei Marines il 3 novembre, e dopo un viaggio verso la Baia di Tokyo per restituire uomini di tutti i servizi militari a San Diego, fu messa fuori servizio nella riserva di Tacoma, Washington, il 14 agosto 1946. Fu venduta 26 settembre 1959.


CVE63 ST LO

USS St. Lo (AVG / ACV / CVE-63) era un corriere di classe Casablanca della Marina degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale. Il 25 ottobre 1944, St. Lo divenne la prima grande nave da guerra a affondare come risultato di un attacco kamikaze. L'attacco è avvenuto durante la battaglia del Golfo di Leyte. Alle 10:50, l'unità operativa venne sottoposta a un attacco aereo concentrato dall'Unità di Attacco Speciale di Shikishima. [Citazione necessaria] Durante il combattimento di quaranta minuti con i kamikaze nemici, tutte le navi di scorta eccetto la Baia di Fanshaw degli Stati Uniti furono danneggiate. Una Mitsubishi A6M2 Zero, forse pilotata dal tenente Yukio Seki, si schiantò contro il ponte di volo di St. Lo alle 10:51. La sua bomba penetrò nella cabina di pilotaggio ed esplose sul lato sinistro del ponte dell'hangar, dove gli aerei stavano per essere riforniti e riarmati. Scoppiò un incendio a benzina, seguito da sei esplosioni secondarie, comprese le detonazioni del siluro e della bomba della nave. St. Lo fu inghiottito dalla fiamma e affondò 30 minuti dopo Degli 889 uomini a bordo, 113 furono uccisi o dispersi e circa 30 altri morirono a causa delle loro ferite. I sopravvissuti furono salvati dall'acqua dagli USS Heermann, USS John C. Butler, USS Raymond e USS Dennis (che raccolse 434 sopravvissuti).


CVE 27 SUWANEE

USS Suwannee (CVE-27) (originariamente un petroliere AO-33, convertito in un vettore AVG / ACV / CVE-27) è stato depositato il 3 giugno 1938 a Kearny, nel New Jersey, dalla Federal Shipbuilding and Drydock Company, sotto un contratto della Commissione marittima come Markay (MC scafo 5); lanciato il 4 marzo 1939, patrocinato dalla signora Marguerite Vickery (nata Blanchard), moglie di Howard L. Vickery; consegnato alla Keystone Tankship Corporation e gestito da tale compagnia fino all'acquisizione da parte della Marina degli Stati Uniti il 26 giugno 1941; ribattezzato Suwannee (AO-33); e commissionato il 16 luglio 1941, il comandante Joseph R. Lannom al comando. Suwannee rimase di riserva a Boston per i successivi 12 anni. Il 12 giugno 1955 è stata ridisegnata una portaerei di elicotteri di scorta, CVHE-27. Il suo nome è stato cancellato dalla Lista della Marina il 1 ° marzo 1959. Il suo relitto è stato venduto alla Isbrantsen Steamship Company, di New York City il 30 novembre 1959 per conversione al servizio mercantile. Il progetto fu successivamente cancellato e, nel maggio 1961, il suo carcere venne rivenduto alla J.C. Berkwit Company, anch'essa di New York City. Fu infine demolita a Bilbao, in Spagna, nel giugno del 1962.


CVE GAMBIER BAY

USS Gambier Bay (CVE-73) era una portaerei di classe Casablanca della Marina degli Stati Uniti. Fu affondata nella Battaglia di Samar durante la battaglia del Golfo di Leyte, dopo aver contribuito a respingere una forza di superficie giapponese d'attacco molto più grande. Era l'unica portaerei americana affondata da colpi di arma da fuoco nemici durante la seconda guerra mondiale. Nominata Gambier Bay nell'Ammiragliato, nell'Alaska Panhandle, fu originariamente classificata come AVG-73, fu riclassificata ACV-73 il 20 agosto 1942 e riclassificata nuovamente CVE-73 il 15 luglio 1943; il 22 novembre 1943 fu varato da un contratto della Commissione marittima con la Kaiser Shipbuilding Company, a Vancouver, Washington; sponsorizzato dalla signora H. C. Zitzewitz, moglie del tenente comandante Herbert C. Zitzewitz, l'ufficiale di collegamento navale senior (SNLO) assegnato al Kaiser's Vancouver Yard dall'ufficio della marina delle navi; e commissionato ad Astoria, Oregon, il 28 dicembre 1943, al comando del capitano Hugh H. Goodwin. Intorno all'820, Gambier Bay fu gravemente danneggiata da un colpo di proiettile che le inondò la sala macchine, riducendone la velocità a metà. Mentre la maggior parte degli Stati Uniti riporta questo come un guscio da 8 pollici (200 mm) dall'incrociatore pesante giapponese Chikuma, le fonti giapponesi riferiscono che era più probabile una dannosa mancanza vicino di Yamato, in quanto sia Yamato che Kongo rivendicavano colpi su una portaerei in quel momento ma Yamato aveva la gamma più corta e un angolo di mira migliore.  Gambier Bay fu presto morta nell'acqua mentre la corazzata Yamato si chiudeva a bruciapelo. Yamato è chiaramente visto sullo sfondo delle fotografie scattate durante l'attacco a "Taffy 3". Gli incendi infuriavano attraverso la crociata compagnia di escort, che si capovolse a 0907 e affondò alle 0911. La maggior parte dei suoi quasi 800 sopravvissuti furono salvati due giorni dopo dall'atterraggio e dalla motovedetta spedita dal Golfo di Leyte. Gli squali hanno ucciso molti membri dell'equipaggio alla deriva. Gambier Bay era l'unica portaerei della Marina degli Stati Uniti affondata da cannoni navali di superficie durante la seconda guerra mondiale. Gambier Bay ha ricevuto quattro stelle di battaglia per il servizio nella Seconda Guerra Mondiale e ha condiviso l'assegnazione della Citazione presidenziale a "Taffy 3" per uno straordinario eroismo nella Battaglia di Samar. Posizione approssimativa di affondamento 11 ° 46'N 126 ° 09'ECoordinate: 11 ° 46'N 126 ° 09'E.


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