BATTAGLIA NAVALE DI LEYTE
(23 - 26 OTTOBRE 1944)
NAVAL BATTLE OF LEYTE (23 - 26 October 1944)
BATTAGLIA NAVALE DI SAMAR- NAVAL BATTLE OF SAMAR -
(25 OTTOBRE 1944)
STORIA / HISTORY
LA FATALE DECISIONE DI HALSEY
Dopo che le Forze centrale e meridionale dei giapponesi vennero individuate, ma prima che fossero localizzate anche le portaerei di Ozawa, Halsey e lo stato maggiore della Terza Flotta, a bordo della corazzata New Jersey, prepararono un piano di emergenza per affrontare la minaccia proveniente dalla squadra di Kurita: il loro intento era di coprire lo Stretto di san Bernardino con una potente task force di navi da guerra veloci appoggiate da due dei gruppi di portaerei della Terza Flotta; tale forza sarebbe stata designata Task Force 34 e doveva consistere in 4 corazzate, 5 incrociatori e 14 cacciatorpediniere, sotto il comando del vice ammiraglio Willis A. Lee. Il contrammiraglio Davison, del Task Group 38.4, sarebbe stato al comando dei gruppi di portaerei di appoggio.
Alle 15:12 del 24 ottobre Halsey inviò un messaggio radio ai comandanti dei gruppi a lui subordinati, fornendo i dettagli del piano di emergenza: le due corazzate veloci da 31 nodi della 7ª Divisione, la New Jersey e la Iowa, assieme all'Alabama e alla Washington (entrambe da 27/28 nodi), coadiuvate da una robusta scorta, avrebbero formato il nerbo della TF 34 e combattuto materialmente lo scontro, mentre le portaerei dei due Task Group 38.2 e 38.4 dovevano tenersi "lontano dai combattimenti di superficie"; le istruzioni agli altri due Task Group 38.1 (forte di 5 incrociatori pesanti e 3 leggeri) e 38.3 (che comprendeva anche le altre due corazzate South Dakota e Massachusetts e i quattro incrociatori leggeri della 13ª Divisione incrociatori) sarebbero state fornite in seguito. Quindi, nonostante che il TG 38.1 si trovasse ancora ad Ulithi per il rifornimento, il TG 38.3, lasciato libero, avrebbe avuto comunque una potenza di fuoco paragonabile a quella delle navi di scorta alle portaerei di Ozawa.
Questo messaggio fu spedito in copia a Nimitz, al quartier generale della Flotta del Pacifico, ma non al comandante della Settima Flotta Thomas C. Kinkaid, che tuttavia lo apprese "origliando" le comunicazioni radio; la Task Force 34 comunque, non venne immediatamente formata al largo dello Stretto di san Bernardino come previsto. Questo messaggio avrebbe portato poi ad una disastrosa incomprensione e avrebbe avuto una profonda influenza sul successivo corso della battaglia.
Lee aveva comunque chiesto ripetutamente ad Halsey di distaccare una forza di copertura e predisporre un piano di battaglia, ma si sentiva in grado di affrontare la squadra da battaglia giapponese facendo affidamento sull'artiglieria delle sue unità oltreché sulle due portaerei leggere con un totale di circa 60 velivoli.
A dispetto del suo ruolo di esca per le forze Alleate, la Forza settentrionale di Ozawa aveva continuato a navigare incontrastata al largo di Luzon senza ancora essere stata avvistata dal nemico; per attirare l'attenzione su di sé, alle 8:20 del 24 ottobre l'ammiraglio lanciò 76 dei soli 100 aerei di cui disponeva contro le portaerei del TG 38.3 di Sherman: i velivoli arrivarono però in concomitanza con gli assalti delle forze giapponesi basate a terra e Sherman, impegnato anche con le complesse manovre di salvataggio della Princeton, non si avvide che il nuovo attacco proveniva dalle portaerei nemiche.
La mancanza d'interesse degli statunitensi per la sua formazione spinse Ozawa ad essere più deciso ed alle 14:30 distaccò le corazzate Ise e Hyūga inviandole a sud, più vicino alla Terza Flotta; la mossa diede il risultato sperato ed alle 15:40 due aerei del gruppo di Davison, in rientro verso le loro portaerei, avvistarono le corazzate giapponesi: la diminuzione degli attacchi nemici consentì a Sherman di dare seguito all'avvistamento ed alle 16:40 i suoi ricognitori individuarono il resto della forza di Ozawa.
Ottenuta l'attenzione degli statunitensi, Ozawa richiamò le corazzate, ma quella sera intercettò una (erronea) comunicazione statunitense che descriveva il ritiro di Kurita e decise quindi di ritirarsi anch'egli; la sua mossa fu però fermata da Toyoda alle 20:00, il quale ordinò a tutte le forze di attaccare "confidando nell'assistenza divina": Ozawa invertì la rotta e si diresse a sud verso Leyte.
Halsey si convinse che la Forza settentrionale costituisse la principale minaccia giapponese ed era determinato ad afferrare quella che sembrava un'occasione d'oro per distruggere le restanti portaerei giapponesi. Credendo agli erronei rapporti dei suoi piloti, i quali, esagerando, rivendicavano molti centri sulle navi giapponesi, l'ammiraglio si convinse che la Forza centrale fosse stata neutralizzata dagli attacchi aerei portati a inizio giornata nel Mare di Sibuyan e che il resto si stesse ritirando; Halsey comunicò quindi via radio a Nimitz e Kinkaid, le navi del quale doveva proteggere:
(EN) « CENTRAL FORCE HEAVILY DAMAGED ACCORDING TO STRIKE REPORTS. AM PROCEEDING NORTH WITH THREE GROUPS TO ATTACK CARRIER FORCES AT DAWN » |
(IT) « Forza Centrale molto danneggiata secondo i rapporti sull'attacco. Sto procedendo verso nord con tre gruppi per attaccare le portaerei all'alba » |
Le parole with three groups ("con tre gruppi") si sarebbero rivelate fuorvianti. Alla luce del messaggio di Halsey del 24 ottobre alle 15:12, l'ammiraglio Kinkaid e il suo stato maggiore compresero, così come Nimitz al quartier generale del Pacifico, che la Task Force 34 comandata da Lee fosse già stata formata: supposero che Halsey stesse lasciando questa potente forza di superficie a guardia dello Stretto di san Bernardino (e a copertura del fianco settentrionale della Settima Flotta) e che stesse portando solo i tre gruppi di portaerei a sua disposizione verso nord, all'inseguimento delle navi di Ozawa.
Ma la Task Force 34, benché formata più tardi quella notte, non era realmente stata distaccata e le navi da guerra di Lee erano rimaste aggregate alle portaerei della Terza Flotta: Halsey lasciò consciamente e deliberatamente lo Stretto di san Bernardino senza la minima protezione. Come scrisse Woodward: «Tutto venne portato via dallo Stretto di san Bernardino. Non venne lasciato nemmeno un dragamine».
Halsey e i suoi ufficiali di stato maggiore ignorarono le informazioni provenienti da un aereo per la ricognizione notturna che operava dalla portaerei leggera Independence, secondo cui la potente forza di superficie di Kurita stava tornando verso lo Stretto di san Bernardino, e che dopo un lungo oscuramento le luci di navigazione nello stretto erano state accese: quando il contrammiraglio Bogan, al comando del TG 38.2, inviò per radio questa informazione all'ammiraglia di Halsey, venne congedato da un ufficiale dello stato maggiore che replicò concisamente «Sì, sì, abbiamo quella informazione».
Il viceammiraglio Lee aveva nel frattempo correttamente dedotto che la forza di Ozawa fungeva da esca, ma quando comunicò la cosa ad Halsey venne allo stesso modo ignorato. Il commodoro Arleigh Burke e il comandante James Flatley, dello stato maggiore del viceammiraglio Marc Mitscher (comandante della Task Force 38 e subordinato ad Halsey, che era il comandante della Terza Flotta), erano giunti alla stessa conclusione: essi erano così preoccupati per la situazione che svegliarono Mitscher, il quale chiese «L'ammiraglio Halsey ha questo rapporto?»; quando gli venne risposto che Halsey era informato, Mitscher, conoscendo fin troppo bene il temperamento di Halsey, commentò «Se vuole il mio consiglio me lo chiederà» e tornò a dormire.
L'intera forza della Terza Flotta continuò dunque a procedere in direzione nord, allontanandosi dallo Stretto di san Bernardino a 25 nodi.
In questo modo Halsey cadeva completamente nella trappola preparata con tanto scrupolo dai giapponesi e correva con l'intera flotta alla caccia di portaerei vuote e indifese lasciando lo stretto di San Bernardino libero al passaggio del gruppo di corazzate di Kurita.
Non sapeva che per cercare di raggiungere una flotta esca aveva perso l'ultima occasione che la storia gli offriva per avere uno scontro tra le corazzate più forti che fossero mai state create e per entrare nella storia come un "novello Nelson".
Con il senno di poi l'azione di Halsey appare davvero puerile e incomprensibile in quanto dividendo le forze equamente avrebbe distrutto sicuramente l'intera flotta riunita giapponese nello Stretto di San Bernardino e a Capo Engano, potendosi permettere il lusso di inseguire ed annientare le navali superstiti della battaglia dello Stretto di Surigao.
Dal piano tattico la decisione di Halsey aveva dei fondamenti in quanto il tentare il tutto per tutto per distruggere le portaerei giapponesi era preferibile rispetto ad affrontare delle lente e meno pericolose corazzate.
Dal punto di vista strategico invece fu semplice follia lasciare sguarnito lo stretto di San Bernardino e via libera quindi alla ancora potente task force di Kurita.
In definitiva il piano giapponese era talmente complesso e contorto che difficilmente poteva riuscire, ci volle un ammiraglio americano ancora più complesso e contorto per permettere che si realizzasse quasi completamente.
La fatale decisione di Halsey per poco non si rivelò una delle più tragiche e sconsiderate decisione tattiche di tutta la storia navale, solo il fato, la fortuna e l'abilità dei gruppi di cacciatorpediniere permisero agli americani di vincere la battaglia di Leyte e di distruggere definitivamente la Marina Imperiale Giapponese!
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