BATTAGLIA NAVALE DI LEYTE

(23 - 26 OTTOBRE 1944)

NAVAL BATTLE OF LEYTE (23 - 26 October 1944)



PROLOGO

- THE BEGINNING -


IL PIANO STRATEGICO (THE STRATEGIC PLAN)

(TRATTO DA "LA GUERRA DEL PACIFICO" DI B. MILLOT, 1968)

Molto per tempo, nella mattinata del 24 ottobre, le portaerei americane lanciarono numerosi apparecchi da ricognizione, i cui settori esplorativi si stendevano da nord-ovest di Luzon fino a Mindanao. 

Le forze armate degli Stati Uniti avevano raggiunto un altissimo grado di potenza e di perfezione, a questa svolta decisiva della guerra del Pacifico.

Nessuna nazione aveva mai potuto disporre di un potenziale militare di proporzioni cosi colossali. La marina americana che, come si ricorderà, aveva iniziato le ostilità contro il Giappone con 4 portaerei e una flotta di corazzate decimata a Pearl Harbor, era ormai in grado di allineare più di 150 navi da combattimento, tra le quali 80 portaerei tra pesanti e leggere, e 17 corazzate.

L 'aviazione, numerosa ed efficientissima, dominava incontrastata su tutto il Pacifico, e, da ultimo, nessun altro Stato del mondo disponeva di una forza anfibia così potente, ricca di un'esperienza incomparabile in fatto di sbarchi.

Per mezzo di queste armi c ben affilate » gli Stati Uniti si preparavano a sferrare uno dei più potenti attacchi di tutta la guerra: la riconquista delle Filippine.

Ai capi dello stato maggiore americano non era sfuggito il fatto che questo arcipelago rappresentava una tappa essenziale nel quadro del conflitto, in quanto dalle Filippine riconquistate si sarebbero potute lanciare immediatamente le incursioni iniziali nel cuore stesso del Giappone.

Si trattava anche di un obiettivo strategico che tagliava fuori in maniera definitiva l'Impero del Sol Levante dalle sue conquiste del Sud-est asiatico, e in particolare dalle fonti di rifornimento essenziali del petrolio e delle materie prime indispensabili allo sforzo bellico.

Era quindi logico pensare che i giapponesi avrebbero tentato l'impossibile per salvaguardare la propria sovranità sulle Filippine e che vi sarebbero state reazioni violente da parte loro.

Per questo gli americani concentrarono, in pratica, tutte le proprie forze nella prospettiva di tale conquista.

Prima ancora di ricevere precise informazioni, l'ammiraglio Nimitz ritenne che il Giappone avrebbe impegnato in questa occasione tutte le forze rimastegli nel tentativo di bloccare la nuova offensiva americana dalle dirette conseguenze strategiche sul territorio metropolitano della nazione giapponese.

Era infatti verosimile prevedere che la marina imperiale avrebbe giocato il tutto per tutto, poiché, una volta perdute le Filippine, non avrebbe mai più avuto il modo di rifornirsi di petrolio e di agire efficacemente.

Per l'aviazione nipponica, il problema era in pratica lo stesso, in quanto, ricevendo la benzina direttamente dalle Indie ex olandesi, non le sarebbe servito più a nulla ripiegare sul territorio nazionale, ove si sarebbe trovata inchiodata al suolo per mancanza di carburante.
Anche se l'ammiraglio Halsey, di fronte ai successi delle incursioni preliminari, aveva concluso, un po' troppo prematuramente, che l'aviazione giapponese era annientata, non sussisteva, ciononostante, alcun dubbio che una parte di essa si nascondeva allo scopo di intervenire al momento opportuno.

Il piano delle operazioni previste aveva logicamente inizio con una serie di incursioni strategiche che costituivano il preludio dell'invasione.

In parte erano già state effettuate, con il successo ormai noto, e l'ammiraglio Halsey ebbe c via libera. per quelle successive, direttamente collegate alle operazioni anfibie.

Riassumendo, gli Stati Uniti erano perfettamente consci di giocare alle Filippine una delle carte più importanti della guerra, e tutti i comandanti americani avevano la certezza che la conquista dell'arcipelago filippino sarebbe stata molto dura e soprattutto avrebbe dato luogo, immancabilmente, a reazioni navali e aeree giapponesi, senza dubbio violentissime in quanto disperate.
 


THE STRATEGIC PLAN

Very for time, in the forenoon of October 24, the American aircraft carriers launched numerous recognition instruments, whose exploratory sectors were stretched by northwest of Luzon up to Mindanao. 

The armed forces of the United States had reached a tall degree of power and perfection to this decisive turn of the war of the Pacific.

Any nation had ever been able to have a military potential of so colossal proportions. The American harbor that, as he will remember, you/he/she had begun the hostilities against Japan with 4 aircraft carriers and a fleet of battleships decimated to Pearl Harbor, it was by now able to line up more than 150 fight ships, among which 80 aircraft carriers among heavy and to read, and 17 battleships.

L 'aviation, numerous and efficient, it dominated uncontested on the whole Pacific, and, from last, any other State of the world had such a powerful amphibious strength, rich of an incomparable experience in fact of unloadings.

Through these weapons well sharp c» the United States was prepared to sferrare one of the most powerful attacks of the whole war: the recapture of Philippines.

To the heads of the American most greater state you/he/she was not escaped the fact that this archipelago represented one it covers essential in the picture of the conflict, in how much from regained Philippines you/they would be been able to immediately launch the initial raids in the same heart of Japan.

It also concerned a strategic objective that cut out in definitive way the empire of the Rising Sol from his/her conquests of the Asian Southeast, and particularly from the essential sources of restocking of the oil and the essential first subjects to I strive him/it war.

It was therefore logical to think that the Japanese would have tried the impossible one to safeguard his/her own sovereignty on Philippines and that violent reactions would have been you on their behalf.

For this the Americans assembled, in practice, all the own strengths in the perspective of such conquest.

Even before to receive precise information, the admiral Nimitz believed that Japan would have hocked in this occasion all the strengths remained him in the attempt to stop the new American offensive from the direct strategic consequences on the metropolitan territory of the Japanese nation.

It was in fact likely to foresee that the imperial harbor would have played the everything for everything, since, once lost Philippines, would not have had anymore the way of supplying him of oil and to effectively act.

For the aviation nipponica, the problem was in practice the same, in how much, directly receiving the gasoline from Indies ex Dutch, you/he/she would not have served her more to nothing to refold on the national territory, would be found where nailed to the ground for lack of fuel.

Even if the admiral Halsey, in front of the successes of the preliminary raids, you/he/she had concluded, some too prematurely, that the Japanese aviation was destroyed, it didn't subsist, nevertheless, some doubt that a part of it hid him to the purpose to intervene to the opportune moment.

The plan of the anticipated operations logically had beginning with a series of strategic raids that you/they constituted the prelude of the invasion.

Partly you/they had already been effected, with the success by now known, and the admiral Halsey had c green light. for those following, directly connected to the amphibious operations.

Reassuming, the United States was perfectly aware of to play to Philippines one of the most important papers of the war, and all the American commanders had the certainty that the conquest of the Philippine archipelago would have been very hard and above all you/he/she would have given place, inevitably, to reactions naval and aerial Japanese, without doubt violent in how much you despair.


BATTAGLIA NAVALE DI LEYTE / NAVAL BATTLE OF LEYTE


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