BATTAGLIA NAVALE DI LEYTE
(23 - 26 OTTOBRE 1944)
NAVAL BATTLE OF LEYTE (23 - 26 October 1944)
PROLOGO
- THE BEGINNING -
IL PIANO SHO GO (THE PLAN SHO GO)
(TRATTO DA "LA GUERRA DEL PACIFICO" DI B. MILLOT, 1968)
Le previsioni americane erano giustissime e coincidevano alla perfezione con il pensiero dei dirigenti giapponesi. Infatti, soltanto pochi giorni dopo la caduta del gabinetto Tojo, l'ammiraglio Yonai, nuovo ministro della Marina, conferì con i membri del Gabinetto di guerra e insieme misero a punto la futura strategia del Giappone.
Era indubbio che il prossimo obiettivo degli americani sarebbe stato l'arcipelago delle Filippine e non si dovette insistere molto per convincere i dirigenti giapponesi nel ruolo preponderante ed essenziale che questo arcipelago aveva nel sistema difensivo nipponico.
Tutti si resero conto che perdere le Filippine significava tagliar fuori irrimediabilmente il Giappone dalle fonti vitali delle materie prime ed abbandonare definitivamente la famosa c sfera di prosperità comune, termine del resto che nessuno osò più pronunciare in Giappone a quell'epoca.
Sin dal mese di agosto 1944 il gran quartier generale imperiale intuì nettamente le intenzioni americane e tracciò sulla carta i probabili assi di direzione della futura spinta nemica. I capi militari giapponesi decisero allora di affrontare una c battaglia generale e decisiva, nella quale sarebbero state gettate tutte le forze che ancora possedeva il Giappone. Nacque così il piano Sho-Go.
Questo piano era costituito da tre parti, corrispondenti rispettivamente alle tre armi.
Le forze terrestri ricevettero l'ordine di opporre una resistenza a oltranza agli invasori americani, resistenza di cui ogni combattente nipponico capiva facilmente la terribile posta.
Per la marina, era prevista una sortita dell'intera flotta la quale sarebbe intervenuta in modo massiccio contro le forze anfibie e le portaerei americane allo scopo di distruggerle e di bloccare la loro futura e diretta minaccia al Giappone.
Per quanto concerneva l'aviazione, una nuova forma di attacco, tanto inedita quanto straordinaria, avrebbe completato l'opera distruttrice della marina; ma non anticipiamo gli eventi.
L'operazione nipponica doveva inoltre avere un'ampiezza finora mai vista e si poteva dire che il piano Sho-Go fosse l'ultima carta del Giappone, una specie di gesto disperato, con tutte le sue implicazioni in fatto di insensate speranze.
Il piano Sho-go, pur facendo intervenire tutte le forze giapponesi disponibili, era soprattutto imperniato sulla azione della marina, alla quale si affidava il compito più importante.
I comandanti della marina, e l'ammiraglio Toyoda più di ogni altro, sapevano che l'aviazione imbarcata era stata decimata e che, prive copertura aerea, le navi più temibili si riducevano a bersagli relativamente facili per il nemico.
Gli effettivi aerei disponibili a terra, e quanto rimaneva dell'aviazione imbarcata, erano del tutto insufficienti per proteggere, da un Iato, le navi nipponiche e, dall'altro, per attaccare insieme alla marina la flotta americana.
Bisognava quindi trovare la soluzione di questo angoscioso problema.
L'ammiraglio Toyoda, aiutato dal suo stato maggiore, mise a punto un audace stratagemma destinato a dividere le forze avversarie. Si trattava, in effetti, di attirare la potente Task Force 38 al largo, mentre la flotta di corazzate giapponesi avrebbe distrutto le navi americane della forza anfibia per rivolgersi in seguito contro la Task Force 38.
Se si voleva distrarre la flotta americana dal suo compito difensivo delle forze di invasione occorreva allettarla con una tentazione cosi grande che il suo comandante non potesse resistervi. Fu questa la causa del fallimento del piano.
Nel piano Sho-go, allo scopo di rendere irresistibile il richiamo, bisognava che non una sola, ma numerose portaerei costituissero l'esca.
Era necessario avere la certezza che gli americani cadessero nella trappola e che, di conseguenza, non potessero intervenire contro il grosso della flotta nipponica. Questo era essenziale.
Inizialmente, la flotta-esca fu costituita dalle due corazzate Ise e Hyuga, trasformate in semi-portaerei, poi vi si aggiunsero la portaerei pesante Zuikaku e le portaerei leggere Zuiho, Chitose e Chiyoda, gli incrociatori leggeri Oyodo, Tama, Isuzu e 8 cacciatorpediniere.
Questa importante squadra votata al sacrificio; non poteva non essere avvistata stuzzicando l'appetito degli americani e adempiendo in tal modo al compito assegnatole.
Il fatto di non aver lesinato sul numero delle portaerei era dovuto a un'altra ragione molto semplice. Queste navi mancavano di aerei e di piloti. I successivi salassi di aviatori qualificati, l'ecatombe di velivoli
e la deficiente flessibilità del sistema di addestramento degli equipaggi
aerei, gravavano pesantemente sulle disponibilità nipponiche.
Per di più, dopo la battaglia di Formosa, 15 aerei imbarcati erano stati mandati ad atterrare a Formosa e alle Filippine.
Casi, erano portaerei quasi prive di velivoli quelle che costituirono un'esca puramente numerica. Ci si può rendere conto dello stato d'animo del comando giapponese di allora; non era più il momento delle strategie abili e sottili, ma quello dei sacrifici massicci e disperati per tentare di salvare una situazione anche troppo compromessa.
Mentre questa flotta-esca, agli ordini dell'ammiraglio Ozawa, avrebbe svolto il suo compito fuori del comune, altre tre squadre dovevano simultaneamente convergere, attraversando l'arcipelago delle Filippine, verso il golfo di Leyte, ove si sarebbe assestato un colpo dal quale gli americani non avrebbero più potuto riaversi.
Si dava per scontato, che queste tre squadre, non più soggette, in teoria, alla minaccia aeronavale americana, sarebbero giunte praticamente indenni sul luogo di impiego.
Anzitutto, la più potente flotta, quella dell'ammiraglio Kurita, sarebbe partita dal suo ancoraggio di Lingga, avrebbe attraversato le Filippine passando per lo stretto di San Bernardino, dopo essers,i rifornita a Brunei (Borneo), e sarebbe discesa verso il golfo di Leyte.
In seguito, la squadra dell'ammiraglio Nishimura, distaccata dal corpo di spedizione principale a Brunei, avrebbe fatto rotta a sud, superando lo stretto di Surigao e risalendo a nord verso il golfo di Leyte.
In ultimo, la squadra dell'ammiraglio Shima, proveniente dalle acque metropolitane, sarebbe piombata direttamente a sud, e avrebbe imboccato anch'essa lo stretto di Surigao per appoggiare l'azione delle navi di Nishimura.
Una gigantesca morsa doveva chiudersi quindi sulle navi americane raggruppate nel golfo di Leyte, e non v'erano dubbi che avrebbe causato danni considerevoli ai trasporti e ai mezzi da sbarco americani sarebbe toccato un disastro che si sperava fosse irreparabile.
Il piano Sho-go era quindi basato sullo stratagemma dell'esca di Ozawa per allontanare la minaccia della terza flotta americana, ma faceva anche conto sulla simultaneità degli attacchi delle altre 3 squadre.
Cionostante, molti punti oscuri offuscavano questo ammirevole e teorico quadro: innanzi tutto, un problema di comando e di prerogative. Kurita e Ozawa dipendevano direttamente da Tokio e questo garantiva un sincronismo, in teoria perfetto, delle loro azioni, ma Shima e Nishimura non appartenevano agli stessi comandi.
Nishimura dipendeva da Kurita, essendo stato distaccato dalla squadra di quest'ultimo, mentre Shima, che proveniva dalle acque territoriali, era stato mandato all'ultimo momento e ignorava che il suo compito doveva essere armonizzato con quello di Nishimura.
Soltanto durante la rotta di avvicinamento venne a sapere, grazie all'intercettazione di un dispaccio, lo scopo della sua missione.
Non potendo
comunicare via radio, a causa del silenzio assoluto al quale doveva attenersi, Shima non pote mettere a punto una tattica comune con
Nishimura. Per di più, una rivalità di età e di grado opponeva da molto tempo
i due uomini, ed essi non tentarono nulla per unire i propri sforzi.
Infine, l'ammiraglio Shima avrebbe dovuto, secondo il piano operativo,
fermarsi a Coron Bay, la sera del 23, per fare rifornimento, ma non vi
trovò alcuna petroliera e dovette prelevare il combustibile dai depositi
di nafta dei suoi incrociatori per rifornire i caccia torpediniere ormai all'asciutto.
Questa operazione causò un ritardo nell'orario previsto e ciò escluse definitivamente ogni possibilità, sia pure fortuita, di riunirsi con le navi di Nishimura.
Tra gli altri punti oscuri cui si accennava più sopra, bisogna sottolineare inoltre che il piano Sho- Go si basava anche sull'azione combinata della aviazione appena rinforzata nelle Filippine e della marina per l'attacco contro la flotta americana. Orbene, ne l'una ne l'altra erano mai state poste in stretto rapporto tra loro e, se Kurita ignorò gli effettivi aerei disponibili a terra, così come le proprie possibilità, l'aviazione non fu informata dei particolari del piano operativo.
Questa mancanza di coordinazione, che fu oggetto di lunghe discussioni nel dopoguerra, deve essere attribuita alla molteplicità e alla complessità dei comandi e, nella stessa misura, alla vecchia e irriducibile rivalità tra marina ed esercito.
Il gran quartiere imperiale, sin dal 6 ottobre, era stato certo che le Filippine avrebbero costituito l'obiettivo principale degli americani.
La notizia giunse da Mosca, ove l'ambasciatore del Giappone venne a sapere, dallo stesso ministro sovietico degli affari esteri, l'informazione di capitale importanza. È possibile che un diplomatico, o un addetto all'ambasciata americana, si fosse dimostrato poco discreto e si fosse abbandonato a una eccessiva loquacità nel corso di uno dei numerosi ricevimenti al Cremlino, durante i quali la vodka scorreva sempre in abbondanza.
Comunque fossero andate le cose, i russi non avrebbero mai dovuto comunicare l'importante informazione ai nemici dei loro alleati.
Sembra, però, alla luce degli avvenimenti successivi, che Stalin sia stato l'istigatore della manovra diplomatica. Infatti, i sovietici desideravano intervenire in Estremo Oriente per soddisfare le loro aspirazioni territoriali in quella parte del mondo, ma la grande offensiva russa nell'Europa centrale impegnava tutte le loro risorse e impediva ogni movimento in Asia.
Stalin, agendo in tal modo, rallentava considerevolmente l'avvicinamento americano al Giappone e guadagnava tempo.
La sua intenzione era, non appena fosse stata riportata la vittoria contro la Germania nazista, di volgersi verso l'Asia. Una volta di più, il dittatore russo dimostrava di essere uno stratega abile ma del tutto senza scrupoli.
Forti di queste importantissime informazioni, i Giapponesi affrettarono i preparativi difensivi e, sin dal 7 ottobre, l'ammiraglio Toyoda si recò a Manila per conferire con i comandanti locali dell'esercito e della marina.
Toyoda li informò che 10 sbarco avrebbe avuto luogo nell'ultima decade di ottobre e sarebbe stato preceduto da violentissimi attacchi aerei su Iwo Jima, Okinawa, Formosa e, naturalmente, le Filippine.
Ciò si verificò regolarmente e la sorpresa nella quale avevano sperato gli americani non si realizzò.
The American forecasts were correct and they coincided to the perfection with the thought of the Japanese executives. In fact, only few days after the fall of the bathroom Tojo, the admiral Yonai, new minister of the Marina, conferred with the members of the Bathroom of war and whole they set future the strategy of Japan.
It was sure that the next objective of the Americans would have been the archipelago of Philippines and you is not had to insist to lot for convincing the Japanese executives in the preponderant and essential role that this archipelago had in the defensive system nipponico.
All made him account that to lose Philippines irremediably meant out tagliar Japan from the vital sources of the first subjects and to definitely abandon the famous c sphere of common prosperity, term after all that nobody dark dared to pronounce in Japan to that epoch.
Since the month of August 1944 the big imperial general quartier clearly realized the American intentions and traced on the paper the probable aces of direction of future the hostile push. The Japanese military heads decided then to torch to c it battles general decisive and, in which all the strengths that he/she anchors would have been thrown it possessed Japan. It was born I know the plain Sho-Go.
This plan was constituted by three parts, correspondents respectively to the three weapons.
Terrestrial strengths received the order to opposed to resistance oltranza to the American invaders, resistance of which every fighting nipponico easily understood the terrible mail.
For the harbor, it was anticipated one gotten of the whole fleet which would have intervened in thick way against the amphibious strengths and the American aircraft carriers to the purpose to destroy her and to stop future theirs and direct threat to Japan.
As it regarded the aviation, to new form of attack, as unpublished as extraordinary, you/he/she would have completed the destroying work of the harbor; but we preoperating don't the events.
The operation nipponica had besides to ever have till now an ampleness sight and you/he/she could be said that the plain Sho-Go was the last paper of Japan, to kind of desperate gesture, with all of his/her implications in fact of foolish hopes.
The plain Sho-go, also making to intervene all the available Japanese strengths, you/he/she had hinged above all on the action of the harbor, to which the most important assignment was submitted.
The commanders of the harbor and the admiral dark Toyoda than every other, knew that the embarked aviation had been decimated and that, deprived aerial coverage, the most dangerous ships relatively reduced him to easy targets for the enemy.
The available aerial strengths to earth, and how much he/she remained of the embarked aviation, they were insufficient entirely to protect, from to Hiatus, the ships nipponiche and, from the other, to attach together with the harbor the American fleet.
It needed therefore to find the solution of this sorrowful problem.
The admiral Toyoda, helped by his/her greater, it set an audacious stratagem destined to divides the strengths avversarie. You treated, in effects, to attract offshore the powerful Task Force 38, while the fleet of battleships Japanese you/he/she would have destroyed the American ships of the amphibious strength to address subsequently against the Task Force 38.
If he/she was wanted to distract the American fleet from his/her defensive assignment of the strengths of invasion it it was necessary to allure her/it with such to great temptation that his/her commander could not withstand you. It was this the causes of the failure of the plan.
In the plain Sho-go, to the purpose of the call to make irresistible, needed that not an only, but numerous aircraft carriers constituted the bait.
Possession the certainty was necessary that the Americans fell in the trap and that, accordingly you/they could not intervene against the big one,
of the fleet nipponica. This was essential.
Initially, the fleet-bait was constituted by the two battleships Ise and Hyuga, you turn into seed-aircraft carrier, then they were added you the heavy aircraft carrier Zuikaku and the light aircraft carriers Zuiho, Chitose and Chiyoda, the light cruisers Oyodo, Tama, Isuzu and 8 destroyers.
This important team voted to the sacrifice; it was not able not to be sighted picking the appetite of the Americans and carrying out in such way to the assignment assigned her.
The fact not to have skimped on the number of the aircraft carriers was two to another very simple reason. These ships missed of airplanes and of pilots. The following bleedings of qualified aviators, the massacre of aircrafts and the deficient flexibility of the system of training of the crews
airplanes, heavily burdened on the availabilities nipponiche.
Moreover, after the battle of Busty, 15 embarkeds airplanes had been sent to land to Busty and to Philippines.
Cases, were almost deprived aircraft carrier of aircrafts those that constituted to purely numerical bait. You/he/she Khan realize since that time us the of mind of the Japanese command; it was not the moment of the skilled and thin strategies but that anymore of the thick and desperate sacrifices to try to also save to too compromised situation.
While this fleet-bait, to admiral Ozawa's orders, you/he/she would have developed out his/her assignment burdens commune, other three teams they simultaneously had to converges, crossing the archipelago of Philippines, toward the gulf of Leyte, where you/he/she would have settled in to hit from which the Americans would not have been able to get back him anymore.
You took for granted, that these three teams, dark subject, in theory, to the American air-sea threat, you/they would practically have as uninjured on the place of employment.
Indeed, the most powerful fleet, that of the admiral Kurita, would have departed from his/her anchorage of Lingga, you/he/she would have crossed Philippines passing for the narrow one of St. Bernardino, after essers,i supplied to Brunei (Borneo), and you/he/she would be as down toward the gulf of Leyte.
Subsequently, admiral Nishimura's team, detached by the principal expeditionary force to Brunei, you/he/she would have made rout to south, overcoming him/it narrow of Surigao and going up again to north toward the gulf of Leyte.
In last, admiral Shima's team, coming from the metropolitan waters, directly be falls to south, and you/he/she would also have taken it the narrow one of Surigao to support the action of the ships of Nishimura.
To vice gigantic had to close him therefore on the American ships gathered in the gulf of Leyte, and there were not doubtful that you/he/she would have caused considerable damages to the transports and the half from unloading American you/he/she would be touched to disaster that was hoped it was irreparable.
The plain Sho-go was founded therefore on the stratagem of the bait of Ozawa to get further the threat of the third American fleet, but it also made account on the simultaneity of the attacks of the other 3 teamses.
Cionostante, many dark points darkened this admirable and theorist picture: first of all, to problem of command and prerogatives. Kurita and Ozawa directly depended on Tokyo and this guaranteed to synchronism, in theory perfect, of their actions, but Shima and Nishimura didn't belong to the same commands.
Nishimura depended on Kurita, having been detached by the team of this last, while Shima, that originated from the territorial waters, the last moment had been sent to and it ignored that its assignment had to be harmonizes with that of Nishimura.
Only during the rout of approach it came to know, thanks to the interception of to dispatch, the purpose of his/her mission.
Not could communicate away radio, because of the absolute silence to which it had to follow, Shima could not set to tactic commune with Nishimura. Moreover, to rivalry of age and degree had been opposing for to long time the two men, and they didn't try anything united to his/her own efforts.
The admiral Shima would finally, have owed, according to the operational plan, to stay himself/herself/themselves to Coron Bay, the evening of 23, to make restocking, but burdens oil-tanker didn't find you and you has to withdraw the fuel from the naphtha deposits of its cruisers to supply by now the fighters torpediniere to the dry land.
This operation caused to delay in the anticipated schedule and this definitely excluded every possibility, even though accidental, to reunite himself/herself/themselves with the ships of Nishimura.
Among the other dark points which it was dark mentioned above, it needs to underline besides that the plain Sho - Go also founded him on the action combined of the aviation just strengthened in Philippines and of the harbor for the attack against the American fleet. I know, of it the one of it the other one you/they had ever been mails in narrow relationship among them and, if Kurita ignored the available aerial strengths to earth as his/her own possibilities, the aviation was not informed of the particular ones of the operational plan.
This lack of coordination, that was object of long discussions in the postwar period, must be attributes to the multiplicity and the complexity of the commands and, in the same measure, to the old and irreducible rivalry among harbor and army.
The big imperial district, since October 6, you/he/she had been burdens that Philippines would have constituted the principal objective of the Americans.
The news came from Moscow, where the ambassador of Japan came to know, from the same Soviet minister of the foreign business, the information of capital importance. It is possible that to diplomat or an employee in the American embassy, few discreet was shown and you/he/she was surrendered to an excessive loquacity during one of the numerous receptions to the Kremlin, during which vodka always flowed in abundance.
However the things had gone, the Russian would never have had to communicate the important information to the enemies of their allies.
It seems, however, to the light of the following events, that Stalin has been the instigator of the diplomatic manoeuvre. In fact, the Soviets desired to intervene in the Extreme East to satisfy their territorial aspirations in that part of the world but the great offensive Russian in central Europe it hocked all of their resources and it prevented every movement in Asia.
Stalin, acting in such way, it considerably the American approach to Japan and it earned time.
Its intention was, not as soon as victory had been brought against Nazi Germany to turn himself/herself/themselves toward Asia. Ounces the Russian dictator dark showed, to be to skilled strategist but entirely without scruples.
Strong of these important information, the Japanese expedited the defensive preparations and, since October 7, the admiral Toyoda brought him
to Manila to confer with the local commanders of the army and the harbor.
Toyoda informed that 10 unloadings would have taken place in the last ten of October and you/he/she would have been preceded by violent attacks airplanes on Iwo Jima, Okinawa, Busty and, naturally, Philippines.
This regularly occurred and the surprise in which you/they had hoped for the Americans didn't realize him.
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