BATTAGLIA NAVALE DI LEYTE

(23 - 26 OTTOBRE 1944)

NAVAL BATTLE OF LEYTE (23 - 26 October 1944)



PROLOGO

- THE BEGINNING -


LA GIORNATA DEL 23 OTTOBRE 1944 (THE DAY 23 OCTOBER 1944)

(TRATTO DA "LA GUERRA DEL PACIFICO" DI B. MILLOT, 1968)

Molto per tempo, nella mattinata del 24 ottobre, le portaerei americane lanciarono numerosi apparecchi da ricognizione, i cui settori esplorativi si stendevano da nord-ovest di Luzon fino a Mindanao. 

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, gli americani non individuarono, nonostante l'abbondanza dei mezzi di informazione (informazioni segrete, aviazione da ricognizione a largo raggio, ascolto del traffico radio, vedette costiere, ecc.) le diverse forze navali giapponesi nel corso della prima parte del loro percorso di avvicinamento.

Può sembrare miracoloso che un tale spiegamento di forze nipponiche sia potuto passare inosservato. Fu senz'altro un caso tra i tanti altri della guerra.

I sommergibili americani preposti alla sorveglianza del sud dell'arcipelago giapponese, non erano rimasti sul posto oltre il 19 ottobre e avevano ripreso il loro pattugliamento oceanico.

Nessuno di essi intercettò quindi le formazioni navali nemiche. Analogamente, in seguito all'ordine di attuazione del piano Sho-go, i giapponesi fecero giungere alle Filippine urgentissimi rinforzi aerei provenienti dal territorio nazionale e da Formosa, e questo massiccio spostamento di velivoli passò anch'esso inosservato.

Di conseguenza, fino al 23 ottobre, i movimenti nipponici, sia navali sia aerei, rimasero del tutto ignorati; e ciò non andò affatto a genio all'ammiraglio Ozawa, il quale, per recitare la sua parte di specchietto per le allodole, doveva necessariamente essere scoperto dal nemico. Per quanto la cosa possa sembrare paradossale, Ozawa disperava di essere stato individuato.

Fu quindi costretto a rompere il silenzio radio e a trasmettere, nella serata del 23 ottobre, lunghi messaggi all'unico scopo di farli captare dai servizi d'ascolto americani.

Ma torniamo al mattino del 23; la squadra di corazzate di Kurita proseguiva la sua rotta a nord-est e, dopo aver lasciato sulla sinistra, il 22 alle 23, lo stretto di Balabac, risaliva lungo l'isola di Palawan.

Il sommergibile americano Darter stabilì un primo contatto radar sin dalla sera del 21, ma non poté raggiungere una posizione di lancio, a
causa della grande velocità del nemico.

All'alba del 22 ottobre, inviò un messaggio di contatto che costituì, d'altra parte, la prima informazione precisa sull'avvicinamento della flotta nipponica.

Il comandante del Darter fu costretto a rinunciare all'inseguimento e raggiunse, a sud, un altro sommergibile, il Dace. Alle ore zero del 23, i due sommergibili americani si riunirono. Alle 0.16 fu stabilito un nuovo contatto radar. I due sommergibili emersero e spinsero l'andatura a tutta forza per rimontare la flotta nemica e per trovarsi all'alba in una buona posizione d'attacco.

Gli scafi dei due sommergibili, lanciati a tutta velocità, vibravano e le miglia si aggiungevano alle miglia senza che si riuscisse a guadagnare molto sul nemico. A questo punto vi fu un colpo di scena.

Le navi giapponesi ridussero la velocità al 6 nodi e smisero addirittura di procedere a zig-zag. Era una insperata fortuna.

Alle 4.25, il Darter venne a trovarsi 20.000 metri a prua della squadro nemica che avanzava su due file, ciascuna fiancheggiata, da una part~
e dall'altra, da cacciatorpediniere. Nulla lasciava supporre che i giapponesi avessero scorto il sommergibile e non v'era alcun cacciatorpediniere nipponico d'avanguardia.

Il Darler inviò un dispaccio per rendere più complete le informazioni, poi, alle 5.09, invertì la rotta puntando dritto sul nemico e si immerse; si diresse verso una posizione ideale di lancio, allo scopo di attaccare la nave di testa nemica: l'incrociatore pesante Atago, nave ammiraglia di Kurita.

Raggiunse il punto previsto alle 5.28 e si trovò a soli 2880 metri dal bersaglio prescelto. Alle 5.32, tre siluri scaturirono dai tubi di prua.

Alte colonne di schiuma si levarono lungo lo scafo dell'incrociatore pesante nemico mentre il Darler lanciava già, sul secondo incrociatore, un nuovo fascio di siluri.

Raggiunto da almeno due ordigni e divorato dalle fiamme, l'incrociatore Atago cominciò a sbandare fortemente; il secondo incrociatore preso di mira, il Takao, fu colpito da due siluri a poppa e, in un attimo, il timone venne strappato con le due eliche mentre si allagavano tre locali caldaie.

La nave giapponese riuscì, ciononostante, a trascinarsi fino a Brunei, ma non avrebbe più fatto parlare di se.

Nel frattempo, l'altro sommergibile, il Dace, situato più a nord, scelse la terza nave della colonna a sinistra e, alle .5.54, un fascio di 6 siluri filò verso il bersaglio. Un minuto più tardi si contarono quattro esplosioni.

L'ammiraglio Ugaki scrisse, in seguito, che l'incrociatore pesante Maya fu raggiunto da quattro ordigni e che, quando il fumo delle esplosioni si dissipò, sulla superficie del mare rimaneva della nave soltanto qualche rottame.

Il dramma era stato tanto rapido quanto brutale.
Il Darler cercò per tutta la giornata di avvicinarsi all'incrociatore Takao in avaria, ma la notte cadde prima che vi fosse riuscito. Alle 0.05 si udì uno schianto tremendo; dopo un rallentamento violento e improvviso.

Il Darler si immobilizzò con un gran fragore di lamiere deformate; lanciato a 17 nodi, si era arenato. I sommergibili americani Rock e Naulilus, due giorni più tardi, lo finirono definitivamente. La giornata del 23 ottobre doveva rivestire capitale importanza per l'esito della grande battaglia di Leyte.

L'ammiraglio Kurita aveva perduto 3 incrociatori pesanti, e ciò lo indeboliva, ma ancora più determinante era il fatto che la sua flotta fosse stata scoperta e segnalata con precisione, rendendo in tal modo impossibile un attacco brutale e inaspettato contro il nemico, quale era stato previsto dal piano Sho-go.


THE DAY 23 OCTOBER 1944

Very for time, in the forenoon of October 24, the American aircraft carriers launched numerous recognition instruments, whose exploratory sectors were stretched by northwest of Luzon up to Mindanao. 

Contrarily to how much you/he/she could be thought, the Americans didn't individualize, despite the abundance of the means of information (secret information, aviation from recognition to wide ray, listening of the traffic radio, coastal look-outs, etc.) the different Japanese naval strengths during the first part of their run of approach.

You/he/she can seem miraculous that such an unfolding of strengths nipponiche is been able to pass unnoticed. It was certainly a case among the so many others of the war.

The American submersibles preceded to the overseeing of the south of the Japanese archipelago, had not remained on the place over October 19 and you/they had taken back their oceanic patrol.

None of them intercepted therefore the hostile naval formations. Likewise, following the order of realization of the plain Sho-go, the Japanese made to reach Philippines urgent reinforcements airplanes coming from the national territory and from Busty, and this thick move of aircrafts also passed it unnoticed.

Accordingly, up to October 23, the movements nipponici, is naval is aerial, they were entirely ignored; and this didn't go at all to genius to the admiral Ozawa, which, to recite its part of small mirror for the skylarks, necessarily had to be open from the enemy. For

how much the thing can seem paradoxical, Ozawa despaired to have been individualized.

It was therefore forced to break the silence radio and to transmit, in the evening of October 23, long messages to the only purpose to make to gain them from the American services of listening.

But we return to the morning of 23; the team of battleships of Kurita continued its rout to northeast and, after having left on the left 22,

to the 23, the narrow one of Balabac, went up again along the island of Palawan.

The American submersible Darter established a first contact radar since the evening of 21, but you/he/she could not reach a position of throwing, to

cause of the great speed of the enemy.

To the dawn of October 22, it sent a message of contact that constituted, on the other hand, the first precise information on the approach of the fleet nipponica.

The commander of the Darter was forced to abdicate the pursuit and reached, to south, another submersible, the Dace. To the hours 23 zero,

the two American submersibles gathered him. At 0.16 o'clock it was established a new contact radar. The two submersibles emerged and they pushed the walk

to all strength to reassemble the hostile fleet and to be himself/herself/themselves to the dawn in a good position of attack.

The hulls of the two submersibles, launched to all speed, they waved and the miles were added to the miles without he succeeded in earning

very on the enemy. To this point there was a sensation.

The Japanese ships reduced the speed to the 6 knots and they stopped even proceeding to zig-zag. It was an unexpected fortune.

At 4.25 o'clock, the Darter came to be himself/herself/themselves 20.000 bow meters of the I quadrate hostile that advanced on two files, every flanked, from a part ~

and from the other, from destroyer. Nothing allowed to suppose that the Japanese had perceived the submersible and there were no destroyer nipponico of avant-garde.

The Darler sent a dispatch for the information to make more complete, then, at 5.09 o'clock, it reversed the rout aiming straight at the enemy and he dipped; it directed him toward an ideal position of throwing, to the purpose to attach the ship of hostile head: the heavy cruiser Atago, flagship of Kurita.

It reached the anticipated point at 5.28 o'clock and it was found alone 2880 meters away from the select target. At 5.32 o'clock, three torpedos sprang from the pipes of bow.

Tall columns of foam were raised along the hull of the hostile heavy cruiser while the Darler already launched, around second cruiser,

a new bundle of torpedos.

Reached from at least two devices and devoured by the flames, the cruiser Atago started to strongly skid; the second cruiser aimed at, the Takao, was stricken from two torpedos to stern and, in an instant, the rudder was torn with the two helixes while they were being flooded three places

boilers.

The Japanese ship succeeded, nevertheless, to drag along himself/herself/themselves up to Brunei, but you/he/she would not have made to speak anymore of if.

In the meantime, the other submersible, the Dace, situated more to north, it chose to the left the third ship of the column and, at .5.54 o'clock, a bundle of 6 torpedos

it spun toward the target. One minute later four explosions they were counted.

The admiral Ugaki wrote, subsequently, that the heavy cruiser Maya was reached by four devices and that, when the smoke of the explosions dissipated him, on the surface of the sea he/she remained only of the ship some wreck.

The play had been so rapid as brutal.

The Darler looked for for the whole day to draw near to the cruiser Takao in damage, but the night fell before you/he/she had succeeded you. At 0.05 o'clock him

he/she heard an awful crash; after a violent and sudden deceleration.

The Darler was immobilized with a big din of deformed plates; launched to 17 knots, you/he/she had stranded.

The submersibles American Rock and Naulilus, two days later, they definitely ended him/it.

The day of October 23 had to dress again capital importance for the result of the great battle of Leyte.

The admiral Kurita had lost 3 heavy cruisers, and this weakened him/it, but even more conclusive you/he/she was the fact that its fleet had been open and signalled with precision, making in such impossible way a brutal and unexpected attack against the enemy, what anticipated had been from the plain Sho-go.


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