BATTAGLIA NAVALE DI LEYTE
(23 - 26 OTTOBRE 1944)
NAVAL BATTLE OF LEYTE (23 - 26 October 1944)
GIUDIZIO FINALE DELLO SHINANO
BATTAGLIA NAVALE DELLO STRETTO DI SURIGAO
La battaglia navale dello Stretto di Surigao riveste un ruolo di importanza storica tra le battaglie navali dell'era moderna. Fu infatti l'ultima battaglia navale tra corazzate mai combattuta e l'ultima in cui il contributo aereo non fu determinante.
La battaglia fu combattuta per impedire alle navi giapponesi di Nishimura di attraversare lo stretto di Surigao e di unirsi alla squadra principale di Kurita nell'attacco ai convogli americani che stavano sbarcando a Leyte.
Dal punto di vista tattico gli americani si limitarono a perlustrare lo stretto di Surigao e una volta individuata la squadra nemica a distruggerla. I giapponesi invece fecero ancora meno evoluzioni tattiche in quanto avanzarono stoicamente al centro dello stretto per farsi fare a pezzi della squadra nemica e successivamente fare dietro front quando si resero conto che non potevano più forzare il passaggio.
Si trattò insomma di una riproposizione in chiave aggiornata della battaglia di Tsushima (in versione notturna) a ranghi invertiti.
La battaglia non fu vinta dalle corazzate ma dalla splendida azione dei cacciatorpediniere americani che affondarono la Fuso e fiaccarono notevolmente la squadra avversaria. Quando Nishimura si trovò di fronte alle corazzate americane "le corazzate e gli incrociatori incrociavano a bassa velocità al traverso dello stretto, lungo una linea ideale che nemmeno un professore di accademia navale oserebbe proporre ai propri allievi. Si trattava del più perfetto sbarramento a T che si fosse mai visto. Era addirittura inconcepibile che i giapponesi, fino a quel momento così sospettosi, potessero gettarsi deliberatamente in una tale trappola".
Il resto della battaglia fu un facile tiro al bersaglio da parte delle corazzate americane.
E' importante notare che la battaglia fu vinta dagli americani grazie soprattutto al radar che permise di combattere in notturna superando i maestri giapponesi e vendicando quindi lo scontro di Punta Savo. Il radar delle navi giapponesi era alquanto antiquato e si rivelò pressoché inutile se non dannoso, basti pensare che la squadra di Shima alle 4.24 riuscì a silurare con l'aiuto del radar un isolotto (Hibuson)!
In teoria lo scontro in notturna avrebbe dovuto favorire i giapponesi in quanto non potevano operare gli aerei americani, letali durante il giorno (vedi affondamento della Musashi nel mar di Sibuyan) ed i giapponesi erano espertissimi nei combattimenti notturni.
La battaglia fu per i giapponesi una sconfitta tattica, in quanto subirono senza reagire il taglio della T e strategica in quanto non riuscirono a forzare lo stretto. La squadra giapponese era inoltre composta da due flotte staccate e dipendenti dal comando delle flotte riunite (Nishimura) e dalla Marina (Shima), le quali non riuscirono a coordinare la propria azione ed ad aiutarsi a vicenda (i due comandanti non si sopportavano).
In conclusione in merito alle corazzate impegnate in battaglia è importante far presente che si trattò di uno scontro tra "vecchi ferri da stiro" rimodernati e risistemati dopo affondamenti vari (vedi Pearl Harbour), basti pensare che l'anno di costruzione delle corazzate impegnate era il seguente:
1914 Fuso;
1915 Yamashiro, Mississipi, Pennsylvania;
1919 California;
1920 Tennessee;
1921 Maryland, West Virginia,
Insomma se fossero state in guerra Giappone e U.S.A. la metà delle protagoniste di questa battaglia si sarebbero potute trovare impegnate allo Jutland (1916)!
BATTAGLIA NAVALE DI SAMAR
La Battaglia Navale di Samar è la battaglia delle occasioni perdute!
Per gli americani perché non riuscirono, grazie alla condotta suicida di Halset, ad affrontare e distruggere il corpo centrale della flotta giapponese.
Per i giapponesi perché, malgrado il sacrificio calcolato di Ozawa a Capo Engano, non riuscirono ad attuare il proprio piano che consisteva nello distruggere i convogli carichi di truppe che stavano sbarcando a Leyte e stavano quindi iniziando l'invasione delle Filippine.
I protagonisti di questa battaglia furono l'Ammiraglio Kurita da parte giapponese e l'Ammiraglio Halsey da parte americana.
Sulla condotta di Kurita durante questa battaglia sono stati scritti fiumi di parole e riempiti volumi.
Quasi tutti gli storici americano lo hanno accusato pesantemente accusandolo di confusione tattica e scarso spirito combattivo. Secondo i più ferventi ammiragli da "salotto" Kurita avrebbe buttato via la possibilità di far vincere la battaglia ai giapponesi fermando quindi sul nascere l'invasione delle Filippine.
Gli storici giapponesi hanno cercato di difenderlo anche se dalle sue dichiarazioni del dopo guerra non si riesce a capire ancora oggi il motivo di tale decisione.
Appare palese che Kurita combattè alla ceca, non avendo una ricognizione area che gli permettesse di farsi un quadro generale delle forze navali nemiche presenti e quindi pensò per tutto lo scontro di avere a che fare con una potente Task Force composta da portaerei di attacco di prima classe e non certo da vecchie carrette risistemate quali erano le portaerei di scorta americane dei Taffy.
Per questo tutta la sua azione fu pervasa da uno spirito di prudenza e circospezione.
Si trovò inoltre addosso gli splendidi cacciatorpediniere americani che come nella Battaglia di San Bernardino attaccarono e vinsero lo scontro praticamente da soli.
Dal punto di vista tattico il suo principale errore fu quello di ordinare ad ogni nave di combattere ed attaccare singolarmente, senza coordinarsi con le altre, questo comportò una confusione generale che impedì una sistematica distruzione delle portaerei nemiche.
Infine i cannonieri giapponesi spararono davvero male, ottenendo pochi centri ed utilizzando granate perforanti che trapassavano i fragili scafi delle portaerei americane senza affondarle. Se al posto della Yamato si fosse trovata la Bismarck al largo di Samar probabilmente nel giro di una mezz'ora sarebbero state affondate tutte le portaerei di scorta americane!
Dal mio punto di vista Kurita avrebbe potuto vincere la battaglia senza far sparare dalle sue corazzate un solo colpo di grosso calibro, ma semplicemente mandando all'attacco i propri cacciatorpediniere che con i siluri avrebbero facilmente affondato le portaerei di scorta americane.
Se Kurita avesse capito l'entità della flotta nemica probabilmente si sarebbe comportato in questo modo.
Sul fatto che la vittoria eventuale di Kurita alla battaglia di Samar avrebbe ribaltato l'esito della battaglia navale di Leyte nutro seri dubbi. Ipotizziamo che Kurita fosse riuscito ad affondare, grazie all'utilizzo oculato dei propri cacciatorpediniere, tutte le portaerei di scorta dei tre gruppi Taffy e si fosse diretto indisturbato verso le spiagge di Leyte. Qui avrebbe trovato solo trasporti vuoti, in quanto lo sbarco era già stato effettuato. Distrutti i trasporti vuoti Kurita sarebbe sicuramente stato raggiunto e attaccato dalle corazzate veloci di Halsey (6 nuove corazzate della classe Iowa) che provenivano a tutta forza da Capo Engano e dal gruppo di battaglia di Oldendorf (le 6 vecchie corazzate che si erano appena comportate splendidamente nello Stretto di San Bernardino). In questo scontro epocale Kurita con 4 corazzate malconce avrebbe dovuto affrontare 12 corazzate americane intatte e sarebbe quindi stato sicuramente distrutto. Pertanto i giapponesi avrebbero perso tutte le navi (sconfitta tattica) senza riuscire ad impedire l'invasione delle Filippine (sconfitta strategica).
Con il senno di poi la decisione di Kurita di ritornare verso lo stretto di san Bernardino fu davvero saggia in quanto gli permise di scappare con pochi danni alle forze di Halsey che da Capo Engano si stavano dirigendo a tutta forza per intercettarlo e distruggerlo.
Quindi la condotta di Kurita, seppur non all'altezza del miglior Togo, ha molte attenuanti e non ha inciso in maniera determinante sull'esito strategico della Battaglia Navale di Leyte.
La condotta dell'Ammiraglio Halsey non ha invece scusanti. Aveva a disposizione una flotta di consistenza doppia rispetto a quella giapponese, disponeva di una valida ricognizione aerea che gli permetteva di agire sapendo esattamente la posizione del nemico. Nonostante questo riuscì a cadere come un "pollo" nella trappola giapponese, correndo con l'intera flotta alla caccia di portaerei vuote e indifese lasciando lo stretto di San Bernardino libero al passaggio del gruppo di corazzate di Kurita.
Non capì che per cercare di raggiungere una flotta esca aveva perso l'ultima occasione che la storia gli offriva per avere uno scontro tra le corazzate più forti che fossero mai state create e per entrare nella storia come un "novello Nelson".
Con il senno di poi l'azione di Halsey appare davvero puerile e incomprensibile in quanto dividendo le forze equamente avrebbe distrutto sicuramente l'intera flotta riunita giapponese nello Stretto di San Bernardino e a Capo Engano, potendosi permettere il lusso di inseguire ed annientare le navali superstiti della battaglia dello Stretto di Surigao.
Dal piano tattico la decisione di Halsey aveva dei fondamenti in quanto il tentare il tutto per tutto per distruggere le portaerei giapponesi era preferibile rispetto ad affrontare delle lente e meno pericolose corazzate. Dal punto di vista strategico invece fu semplice follia lasciare sguarnito lo stretto di San Bernardino e via libera quindi alla ancora potente task force di Kurita.
In definitiva il piano giapponese era talmente complesso e contorto che difficilmente poteva riuscire, ci volle un ammiraglio americano ancora più complesso e contorto per permettere che si realizzasse quasi completamente.
La fatale decisione di Halsey per poco non si rivelò una delle più tragiche e sconsiderate decisione tattiche di tutta la storia navale, solo il fato, la fortuna e l'abilità dei gruppi di cacciatorpediniere permisero agli americani di vincere la battaglia di Leyte e di distruggere definitivamente la Marina Imperiale Giapponese!
BATTAGLIA NAVALE DI CAPO ENGANO
La Battaglia Navale di Capo Engano è stata l'ultima battaglia navale combattuta tra due gruppi di portaerei.
Il nome del promontorio di fronte al quale si combatte Capo Engano (capo dell'inganno) fu quasi profetico in quanto l'intera battaglia fu concepita dai giapponesi come esca per trascinare quante più navi possibili della flotta americana il più lontano possibile dallo Stretto di San Bernardino in modo da permettere alla squadra di corazzate di Kurita di annientare indisturbato i convogli americani che stavano sbarcando le truppe di invasione sulle spiagge dell'isola di Leyte.
Dal punto di vista strategico l'esca riuscì in pieno in quanto Ozawa attirò verso di sè la Task Force 34 e la Task Force 38, ovvero quasi tutta la flotta americana.
La condotta strategica dell'ammiraglio Ozawa è perfetta ed ecomiabile.
Dal punto di vista tattico invece non c'è praticamente storia in quanto i 116 aerei delle portaerei giapponesi, guidati da reclute sprovvedute, non partecipano quasi allo scontro e lasciano indifese tre portaerei leggere e la Zuikaku, la più grande ed eroica portaerei della Marina Imperiale, veterana di Pearl Harbor, del Mar dei Coralli, di Santa Cruz e delle Marianne.
I protagonisti di questa battaglia furono l'Ammiraglio Ozawa da parte giapponese e l'Ammiraglio Halsey da parte americana.
La condotta dell'Ammiraglio Halsey non può avere scusanti.
Aveva a disposizione una flotta di consistenza doppia rispetto a quella giapponese, disponeva di una valida ricognizione aerea che gli permetteva di agire sapendo esattamente la posizione del nemico. Nonostante questo riuscì a cadere come un "pollo" nella trappola giapponese, correndo con l'intera flotta alla caccia di portaerei vuote e indifese lasciando lo stretto di San Bernardino libero al passaggio del gruppo di corazzate di Kurita.
Non capì che per cercare di raggiungere una flotta esca aveva perso l'ultima occasione che la storia gli offriva per avere uno scontro tra le corazzate più forti che fossero mai state create e per entrare nella storia come un "novello Nelson".
Con il senno di poi l'azione di Halsey appare davvero puerile e incomprensibile in quanto dividendo le forze equamente avrebbe distrutto sicuramente l'intera flotta riunita giapponese nello Stretto di San Bernardino e a Capo Engano, potendosi permettere il lusso di inseguire ed annientare le navali superstiti della battaglia dello Stretto di Surigao.
Dal piano tattico la decisione di Halsey aveva dei fondamenti in quanto il tentare il tutto per tutto per distruggere le portaerei giapponesi era preferibile rispetto ad affrontare delle lente e meno pericolose corazzate. Dal punto di vista strategico invece fu semplice follia lasciare sguarnito lo stretto di San Bernardino e via libera quindi alla ancora potente task force di Kurita.
In definitiva il piano giapponese era talmente complesso e contorto che difficilmente poteva riuscire, ci volle un ammiraglio americano ancora più complesso e contorto per permettere che si realizzasse quasi completamente.
La fatale decisione di Halsey per poco non si rivelò una delle più tragiche e sconsiderate decisione tattiche di tutta la storia navale, solo il fato, la fortuna e l'abilità dei gruppi di cacciatorpediniere permisero agli americani di vincere la battaglia di Leyte e di distruggere definitivamente la Marina Imperiale Giapponese!
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