BATTAGLIA NAVALE DI LEYTE
(23 - 26 OTTOBRE 1944)
NAVAL BATTLE OF LEYTE (23 - 26 October 1944)
BATTAGLIA NAVALE DI CAPO ENGANO
- NAVAL BATTLE OF CAPE ENGANO -
(26 OTTOBRE 1944)
STORIA / HISTORY
LA BATTAGLIA INIZIA
Abbiamo lasciato la terza flotta dell'Ammiraglio Halsey nel momento in cui essa dirigeva a nord, il 24 ottobre, verso le 20.20.
Essendosi lasciato attirare nella trappola giapponese, l'ammiraglio Halsey viaggiava a tutta forza incontro al nemico e sguarniva di conseguenza lo sbocco orientale dello stretto di san Bernardino con conseguenze che potevano rivelarsi catastrofiche per la marina americana.
Alle 2.08 del 25 ottobre un aereo da ricognizione notturna della portaerei Independence scorse una formazione navale nimca comprendente tre grosse e tre piccole unità. Si trattava dell'avanguardia di Matsuda, inviata alla ricerca degli americani da Ozawa.
Questa notizia elettrizzò Halsey, che approvò verso le 2.30, la proposta dell'ammiraglio Mitscher di costituire d'urgenza la task Force 34, destinata ad intercettare questo gruppo nemico e ad impegnarlo in un scontro di artiglierie prima che l'aviazione potesse intervenire all'alba.
Poco dopo, lo stesso aviatore segnalò, 40 miglia più a nord, un'altra formazione giapponese che fu identificata per il grosso di Ozawa.
Questa volta Halsey ebbe soltanto un scopo: annientare le forze nemiche del nord. I due contatti si trovavano a 80 e 120 miglia dalla Task Force 38.
Si poteva addirittura prevedere che lo scontro notturno sarebbe iniziato verso le 4.30.
Tutto sembrava procedere meravigliosamente e tutto induceva a ritenere che fosse presente ogni condizione necessaria per assicurare una vittoria americana rapida e schiacciante.
Invece si verificò un incidente che rimise tutto in causa. Infatti, l'aereo da ricognizione notturno perse il contatto e un altro aereo, inviato a sostituirlo, non riuscì a rintracciare la flotta nipponica. Segnalò addirittura le navi americane come navi nemiche, cosa che colmò di dubbi e confusione i comandanti della Task Force 38.
Se il ricognitore non avesse perso il contatto con la Kido Butai Halsey sarebbe riuscito ad annientarla con i suoi cannoni ed i suoi radar in uno scontro notturno alle 4.00 del mattino ed avrebbe avuto tutto il tempo di rientra verso Samar per affrontare e distruggere Kurita, diventando un novello Nelson!
Nel frattempo Ozawa aveva richiamato verso le 22 il gruppo di Matsuda e gli aveva ordinato di raggiungerlo. Questo spiega il perchè gli aerei notturni americani non riuscirono a ristabilire il contatto iniziale.
Non vi fu quindi alcun scontro notturno e le portaerei americane prepararono i propri velivoli per l'alba.
Preceduti dalle navi da battaglia della TF 34, i gruppi portaerei della Terza Flotta avevano continuato a navigare verso nord a caccia dei giapponesi: Halsey aveva ai suoi ordini 5 grandi portaerei (Intrepid, Franklin, Lexington, Enterprise, Essex), 5 portaerei leggere (Independence, Belleau Wood, Langley, Cabot, San Jacinto), 6 corazzate (Alabama, Iowa, Massachusetts, New Jersey,South Dakota, Washington), 8 incrociatori (due pesanti e sei leggeri) e più di 40 cacciatorpediniere, appoggiati dagli oltre 600 velivoli imbarcati.
A questo schieramento di forze Ozawa poteva opporre la portaerei Zuikaku (ultima sopravvissuta delle sei che avevano attaccato Pearl Harbor nel 1941 ed in grado di trasportare 60 aerei) e 3 portaerei leggere (Zuihō, Chitose, Chiyoda), che in totale imbarcavano solo 116 apparecchi; la scorta comprendeva 3 incrociatori leggeri (Ōyodo, Tama, Isuzu), 9 cacciatorpediniere e 2 navi da battaglia della prima guerra mondiale parzialmente convertite in portaerei (Hyūga e Ise, le cui torri di poppa erano state infatti sostituite da un hangar, da un piccolo ponte di volo e da due catapulte) che tuttavia non trasportavano velivoli.
La prima ondata di aerei statunitensi si levò in volo alle 5:40 del 25 ottobre, mentre i ricognitori andavano a caccia della posizione dei giapponesi; alle prime luci dell'alba Ozawa lanciò 75 apparecchi contro la Terza Flotta, ma molti di essi furono abbattuti dalle pattuglie aeree statunitensi senza riuscire ad infliggere alcun danno e la manciata di velivoli giapponesi superstiti atterrò a Luzon.
La prima ondata era composta da 60 caccia Hellcat, 65 bombardieri Helldiver e 55 aerosiluranti Avenger.
Ozawa fu infine localizzato dai ricognitori statunitensi alle 7:10, 320 km ad est di Capo Engaño e 240 km a nord di Halsey; la prima ondata d'attacco arrivò alle 8:00: i circa 15 caccia giapponesi rimasti ad Ozawa erano semplicemente troppo pochi per poter ostacolare l'attacco nemico ed i velivoli statunitensi ebbero l'opportunità di scegliere con cura i bersagli.
Verso le otto gli apparecchi americani imbarcati raggiunsero il punto di contatto e subito gli Helldiver si lanciarono in picchiata sugli obiettivi. I caccia li seguirono e gli Avenger si abbassarono tra i 200e i 300 metri di quota per lanciare i siluri.
La portaerei Zuiho uscì dalla formazione e si portò controvento per far decollare i pochi aerei che le rimanevano.
I velivoli americani agirono metodicamente e non tardarono a ottenere risultati incoraggianti.
La portaerei Zuiho fu colpita da una bomba ma parve non soffrirne.
La portaerei Chitose fu centrata in pieno da un certo numero di bombe, di cui almeno tre sotto la linea di galleggiamento, uscì dalla formazione ed affondò lentamente alle 9:37.
L'ammiraglia Zuikaku fu colpita da un siluro verso la fine dell'attacco che distrusse tutta la serie di telecomunicazioni e la fece sbandare di sei gradi e dovette procedere fortemente inclinata, obbligando Ozawa ad abbandonarla per trasferirsi sull'incrociatore Ōyodo[; l'incrociatore Tama fu colpito da un siluro ma riuscì a continuare a procedere, mentre il cacciatorpediniere Akizuki fu silurato ed affondò poco prima delle 9:00.
Alle 9:45 arrivò un secondo gruppo aereo statunitense composto da 36 apparecchi di cui 14 Hellcat, 6 Helldiver e 16 Avenger, i quali trovarono la squadra nemica nella più grande confusione.
Le navi nipponiche navigavano in tutte le direzioni, ogni unità sembrava fuggire per proprio conto. La difesa contraerea giapponese fu meno intensa che al momento del primo attacco, cosa che facilitò l'avvicinamento degli aerei americani.
La portaerei Chiyoda fu centrata da parecchie bombe e alle 10.18 un siluro esplose nel locale macchine costringendo la nave a fermarsi. La corazzata Hyuga tentò di prenderla a rimorchio ma non vi riuscì. L'incrociatore leggero Isuzu ed il cacciatorpediniere Maki si avvicinarono e raccolsero l'equipaggio della Chiyoda.
L'incrociatore leggero Tama divenne allora il bersaglio di turno, ma gli aviatori americani non poterono constatare alcun immediato effetto dei colpi visibilmente giunti a segno. Ciononostante aerei americani segnalavano poco dopo che il Tama avanzava a 10 nodi e perdeva nafta.
Nel frattempo Ozawa aveva inviato un messaggio di soccorso fin dal primo contatto e l'aviazione nipponica rispose inviando dalle Filippine 25 apparecchi all'attacco delle navi americane. I radar americani intercettarono il loro arrivo alle 9.57 e una formazione di Hellcat partì per ostacolare l'incursione nemica.
Quando gli aviatori giapponesi scorsero i caccia americani fecero dietro front e scomparvero. Si trattava certo di piloti novellini, addestrati frettolosamente in Giappone, i quali temevano gli Hellcat.
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