Referendum del 15 Giugno Le posizioni della Margherita
10-06-03
REFERENDUM POPOLARE PER
L’ABOLIZIONE DELL'ARTICOLO 18
La Margherita sin dal mese di gennaio ha espresso la sua
contrarietà alle ragioni del referendum che mira ad estendere l’articolo 18
dello statuto dei lavoratori alle imprese con meno di 15 dipendenti.
E’ sbagliato considerare alla stessa stregua il piccolo artigiano con 3
dipendenti e la grande impresa con centinaia di dipendenti.
La Margherita chiede agli elettori di boicottare il referendum perché non
utile alla creazione di quelle garanzie e tutele necessarie per il lavoro e
le persone che lavorano.
Chi ha un lavoro precario ha diritto alla pensione, ha diritto ad una
indennità se perde il lavoro, ha diritto ad una formazione continua che non
lo escluda dai circuiti produttivi. A questi problemi il referendum non da
alcuna risposta anzi se passasse il Si i problemi sarebbero accentuati.
REFERENDUM PER L’ABOLIZIONE DELLA SERVITU’ COATTIVA DI ELETTRODOTTO
Il referendum per l’abrogazione delle servitù coattive di
elettrodotto ha lo scopo di abrogare due norme: l’articolo 119 del Testo
Unico sulle acque e gli impianti elettrici e l’articolo 1056 del Codice
Civile, che impongono ai proprietari l’obbligo di “dare passaggio” sui
propri terreni alle condutture aeree e sotterranee di energia elettrica.
I promotori sostengono che con l’approvazione di tale referendum si
restituisce “ai cittadini ed agli enti locali un potere contrattuale nei
confronti delle società che trasportano energia elettrica le quali a
seguito della liberalizzazione in atto procederanno alla costruzione di
centinaia di nuove centrali”, l’approvazione del quesito referendario,
sostengono i promotori, “aiuta la difesa del diritto alla salute e alla
proprietà privata e determina maggiori garanzie per i cittadini di
esercitare un freno al dilagare di fonti di inquinamento elettromagnetico”.
Tale posizione è contestabile sotto diversi profili. Le norme
sottoposte a referendum abrogativo riguardano qualunque conduttura
elettrica quindi anche quelle che trasportino l’energia prodotta da fonti
rinnovabili o destinata a comunità disagiate. Sul territorio nazionale non
esistono “corridoi” pubblici e la proprietà fondiaria è estremamente
frammentata. L’inevitabile aumento dei costi derivante dall’estenuante
trattativa con i privati per l’acquisto dei terreni renderebbe insostenibile
per qualunque società la realizzazione di tali infrastrutture, che hanno una
funzione ambientale e sociale rilevantissima. Il quesito referendario a
causa della sua genericità non colpisce l’inquinamento elettromagnetico
provocato dagli impianti a bassa frequenza (gli elettrodotti), ma il sistema
elettrico nel suo insieme, producendo, ove fosse accolto, effetti opposti a
quelli sperati dai proponenti: si pensi alla rilocalizzazione di linee
elettriche realizzate in aree in seguito assoggettate a vincolo ambientale o
divenute troppo urbanizzate. Si bloccherebbe tutto. In tale circostanza sta
la similitudine con il referendum sull’articolo 18: si è individuato lo
strumento sbagliato per raggiungere una finalità giusta. L’inquinamento
elettromagnetico è prodotto dalla servitù di elettrodotto o dalla fissazione
di limiti alle emissioni assolutamente inadatti a proteggere efficacemente
la salute, come quelli recentemente fissati dai decreti del Governo, fino a
venti volte superiori ai limiti proposti da Bordon quando era Ministro
dell’ ambiente dell’Ulivo.
Il
coordinamento
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