gli strumenti medievali
brani musicali
medioevali eseguiti dagli alunni:
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LA MUSICA PROFANA
GLI ALBORI DELLA
MUSICA PROFANA.
Educati
nei conventi e nelle scuole in cui l'insegnamento del canto liturgico era
obbligatorio, i trovatori, figli della nobiltà che si dilettava di cantare l'
"amore cortese", le bellezze della natura o le gesta di qualche
personaggio leggendario, finirono per portare nelle loro canzoni i caratteri del
canto gregoriano. Ma essi introducevano due importanti novità: il verso in rima
e il ritmo cadenzato. Molte di queste canzoni erano, infatti, destinate alla
danza o erano adattamenti poetici su motivi popolari di musica da ballo. Con le
"canzoni" si ebbe anche un primo timido accenno di musica strumentale:
trovatori e trovieri, infatti, si facevano accompagnare da uno o più giullari -
Jongleurs - che suonavano il liuto e la viella
e fecero la loro comparsa anche le prime "forme musicali" nel senso
moderno della parola:
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SIRVENTESE:
canzone di ispirazione politica, moraleggiante o religiosa.
-
PASTORELLA:
canzone di carattere pastorale.
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BALLATA
O CANZONE A BALLO: canzone
generalmente destinata alla danza
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MAGGIOLATA:
canzone inneggiante alla primavera
-
COMPIANTO:
canzone funebre per la morte di un personaggio illustre
-
CONTRASTO
O TENZONE: canzone a due voci in forma
dialogata.
CARMINA BURANA
Una
singolare espressione della musica monodica medioevale è costituita dai Carmina
Burana. Si tratta di una raccolta di canzoni risalenti all'incirca al 1230, che
furono scritte in latino maccheronico mescolato al tedesco antico; il contenuto
è licenzioso nell'affrontare argomenti amorosi e irriverenti nei confronti del
clero. Nel manoscritto originale dei Carmina Burana il testo letterario è molto
chiaro, mentre le melodie sono praticamente indecifrabili, a causa del tipo di
notazione con cui sono state scritte, la ricostruzione di queste melodie che
oggi viene fatta dagli studiosi è dunque incerta.
LA
SCUOLA DI NOTRE-DAME
Mentre
nel sud della Francia fiorivano, con i trovatori, le prime forme poetiche della
canzone profana, Parigi, con la sua università, diveniva in quegli anni la
capitale mondiale degli studi teologici e filosofici. Legata alla sua ricca vita
intellettuale fu anche la nascita della prima importante scuola di canto
polifonico: la scuola di Notre - Dame,
così detta perché operante presso la Schola
Cantorum della Cattedrale di Notre-Dame.
Fu proprio questa scuola, diretta da Leonin
e Perotin, a creare le premesse teoriche e
pratiche del canto polifonico e, proprio a questa scuola, si deve l'avvio della
grande stagione polifonica occidentale.
LA MUSICA STRUMENTALE E LE
DANZE
Durante
il Medioevo la musica strumentale ebbe un'importanza notevolmente minore
rispetto a quella vocale. Ciò era dovuto a varie ragioni: in primo luogo la
qualità degli strumenti dal timbro povero e dall'intonazione piuttosto
approssimativa, in secondo luogo l'assoluta sovranità del "canto
gregoriano" che era canto puro e non ammetteva l'accompagnamento dei
strumenti, in terzo luogo infine, il sistema di scrittura musicale che, essendo
ai suoi primi passi, poteva assolvere le esigenze del canto ma non ancora quelle
sicuramente più complesse di una vera e propria musica strumentale. Non
esistevano orchestre, almeno così come noi le intendiamo, cioè organizzate in
modo che ogni strumento avesse esattamente la sua parte. Gli strumenti in genere
si limitavano a suonare all'unisono con il canto. Gli scarsi documenti di musica
strumentale che sono giunti sino a noi dicono che gran parte delle danze,
popolari e di corte, veniva improvvisata oppure eseguita a memoria, senza cioè
parti appositamente scritte. Tra le molte danze popolari e di corte di quel
tempo lontano, una fu particolarmente in voga: l'estampida
o estampie o istampita di probabile origine
provenzale.
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LA MUSICA SACRA
Nel
Medioevo la musica non aveva la funzione che noi moderni le attribuiamo: essa
era in buona parte musica "di vita", da suonare per accompagnare un
lavoro, una battaglia, un banchetto, una festa o una celebrazione: musica
insomma che aveva una funzione pratica più che estetica. La musica medioevale
non è quasi mai arrivata fino a noi, con l'unica eccezione della musica
religiosa: essa doveva resistere al tempo, doveva conservarsi sempre uguale a se
stessa, poiché i riti e le cerimonie per cui era stata composta si ripetevano
sempre uguali a distanza di tempo. Anche la musica religiosa aveva uno scopo
pratico: essa doveva arricchire la preghiera, accrescerne l'importanza
all'interno della funzione religiosa. L'inno
è la principale forma musicale religiosa dei primi secoli del medioevo si
fondava sui testi biblici e, dal punto di vista melodico, era probabilmente
molto vicina al parlato; i testi e le melodie erano molto facili e questo favorì
una loro rapida diffusione. Intanto però in occidente si erano formate
tradizioni liturgiche locali e anche il canto religioso si era formato con
caratteristiche diverse a seconda delle varie regioni. A Roma, per esempio, il
canto liturgico era fortemente influenzato dalla musica greca ed ebraica.
Dall'evoluzione del canto romano nacque il Canto Gregoriano, che prese il nome
da Papa Gregorio Magno e che, tra l'VIII e l'XI secolo soppiantò le tradizioni
locali dei canti religiosi e si diffuse in tutto il mondo occidentale. In questo
arco di tempo venne elaborato un importante sistema di scrittura musicale,
tipica del canto gregoriano, la notazione neumatica, che permise di ricordare le
melodie con più precisione. Il canto gregoriano era basato su un testo latino
ed era monodico (cioè tutti i cantori intonavano la stessa melodia). La melodia
era in alcuni casi molto semplice e faceva assomigliare il canto ad una
recitazione intonata: in altri casi era ricca di fioriture. Il canto gregoriano
veniva eseguito dai frati e dalle monache nei conventi, dai sacerdoti e da un
gruppetto di cantori specializzati durante la messa. C'erano i canti
dell'ufficio, che venivano recitati dai religiosi a ore prestabilite e c'erano i
canti della messa che si dividevano
in due gruppi: Ordinario, uguale per tutto l'anno e Proprio, che cambiava a
seconda dei giorni e delle festività.
LA SCRITTURA MUSICALE
Nell'XI
secolo nasce e si afferma la polifonia e nel XII e XIII secolo Parigi è il
centro più importante per il suo sviluppo. Comporre a più voci significava
innanzitutto calcolare con la massima precisione la durate dei suoni e, proprio
a questo scopo, nacque la scrittura
mensurale. I canti
si moltiplicavano e, ben presto, fu impossibile impararli tutti a memoria, per
cui divenne necessario inventare qualche espediente per facilitare i cantori,
mettendo qualche segno accanto alle parole del testo. I primi segni furono molto
semplici e generici, gli accenti, anche se questi segni servivano solo per
aiutare chi già conosceva la melodia a ricordarsela meglio. Con il tempo i
segni divennero sempre più precisi, sempre più capaci di esprimere la linea
melodica e certe sfumature ritmiche. Nacque così la notazione del canto
gregoriano, detta neumatica
(neuma
in greco significa
segno) e vi furono diversi tipi di notazione
neumatica, a
seconda dei monasteri in cui veniva elaborata. Nel gregoriano il ritmo era
sostanzialmente affidato all'orecchio che, con la polifonia, non poteva più
esserci, perché era necessario far andare insieme voci diverse con parole
diverse. Dopo vari tentativi si arrivò dunque a stabilire segni differenti per
indicare la durata delle note: da tempo poi i neumi non erano più posti sopra
le parole, ma venivano disposti su quattro righe che ne stabilivano l'altezza.
Questo nuovo tipo di notazione prende il nome di Notazione
Mensurale.
LA SCUOLA
FIAMMINGA
Durante
il quattrocento nelle Fiandre si sviluppò la cosiddetta "scuola
fiamminga":
essa raggruppava una serie di musicisti provenienti da questa zona che
adottavano tecniche compositive simili. Per un buon numero di anni i fiamminghi
influenzarono i musicisti di tutta Europa "colonizzando" tutto il
resto del continente. Essi componevano solo musica
vocale polifonica,
principalmente canzoni
liriche e amorose, mottetti
e grandiose e complicatissime messe.
Il musicista fiammingo quando cominciava a comporre una messa partiva sempre da
un a composizione preesistente: questa poteva essere un vecchio canto
gregoriano, una melodia popolare, una composizione scritta da lui qualche anno
prima. Egli non pensava che si potesse scrivere un brano senza avere uno spunto
di partenza e non credeva che ciò limitasse la propria originalità al
contrario, egli spesso sceglieva temi molto banali, già usati da altri
musicisti, solo per dimostrare, come in gara, la propria capacità di
svilupparli in maniera molto diversa.
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