DAI VELENI NATURALI...

I veleni sono delle sostanze che, assunte da un organismo vivente, hanno effetti dannosi temporanei o permanenti o addirittura mortali. I veleni possono essere sia di origine naturale (in questo caso possono chiamarsi tossine) sia artificiale.

I veleni naturali si possono trovare nei funghi, nelle piante e negli animali.

Vengono considerati funghi velenosi quelli che sintetizzano sostanze tossiche per l'organismo umano. I sintomi che spesso si manifestano, dopo l'ingestione, possono variare da lievi malesseri gastrointestinali fino alla morte, di seguito alcuni esempi:

Funghi velenosi mortali

 

Amanita phalloides

 

 

Cortinarius orellanus

Amanita virosa

 

Amanita verna

 

Animali velenosi sono serpenti, ragni, scorpioni, alcuni tipi di rane, meduse, alcuni insetti, alcuni pesci e addirittura uccelli. Il veleno viene prodotto da una ghiandola che corrisponde a quella che negli altri vertebrati è la ghiandola parotide.

Queste ghiandole velenifere sono presenti su ciascun lato della testa nella regione sottostante o retrostante all’occhio o comprese nella regione tra l’occhio, le narici e il palato. Il veleno dei serpenti si presenta come una miscela di differenti zootossine e di enzimi ad azione specifica.

Alcuni di questi enzimi non sono sempre tossici in sé, ma agiscono sulla permeabilità cellulare nei confronti di altre sostanze rendendo i tessuti della vittima più vulnerabili alle altre sostanze iniettate.

Il veleno degli scorpioni è formato da complesse miscele di neurotossine (tossine che bloccano il funzionamento del sistema nervoso), formate principalmente da proteine e da cationi di sodio e di potassio; ogni specie ha la propria miscela unica.

Le piante velenose crescono in tutti gli ambienti; possono essere spontanee o coltivate, alcune di esse sono ornamentali o piante d’appartamento con le quali stiamo a contatto quotidianamente. Il veleno può essere contenuto in tutta la pianta o solo in una sua parte: nella linfa, nelle foglie, nei semi.

Un paio di semi di ricino, ad esempio, se ingeriti da un bambino, possono essere mortali e l’olio, che è impiegato come purgante viene privato della sostanza altamente tossica chiamata ricina.

Anche solo il contatto con alcune piante può causare irritazioni alla pelle o scatenare gravi reazioni allergiche. La pianta di fico, ad esempio, contiene un lattice molto irritante e nelle foglie sono presenti le furocumarine, sostanze fotodinamiche, cioè che danneggiano l’organismo se esposte alla luce, presenti anche nel bergamotto. Molecole attive sono state trovate in succhi e oli ottenuti dal prezzemolo, dal limone e dal pompelmo.

L’oleandro, pianta molto diffusa e amata per i suoi fiori profumati, è tossico (per la presenza di glucosidi cardioattivi) in ogni sua parte e tale tossicità rimane anche dopo il disseccamento, anche il fumo prodotto dalla combustione è nocivo la bollitura e di cui.

E’ noto che alcuni soldati napoleonici morirono per aver usato il legno d’oleandro come spiedo per arrostire le carni. Addirittura si sono verificati casi d’avvelenamento dopo aver mangiato lumache che si erano alimentate con le foglie di questa pianta. Può risultare tossico perfino il latte di animali che hanno mangiato le foglie d’oleandro o anche il miele prodotto dalle api che ne visitano i fiori.

La digitale contiene delle sostanze (glicosidi) che hanno un potente effetto sul cuore,che risultano molto utili nella terapia in varie malattie del cuore, ma, se assorbite in dosi eccessive, la rendono una pianta notevolmente velenosa o addirittura mortale. Moltissime specie vegetali, inoltre, contengono in percentuali variabili alcaloidi allucinogeni e sono state utilizzate fin dall'antichità per rituali religiosi nonostante ne fosse nota l'alta pericolosità. Perciò sarebbe necessaria una corretta informazione per evitare gravi inconvenienti per la nostra salute e, come misura di prevenzione, sarebbe opportuno saper riconoscere con sicurezza le piante velenose.

 

Carolina Ferrari, Giulia Guerra, Linda Roscilli e Mariantonietta Evangelista

(classe II sez. N)

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