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La
grangia nel Medioevo era
termine che designava tanto un granaio, quanto un deposito in cui il grano
veniva raccolto ed immagazzinato.
Il vocabolo trova la sua origine da un
termine francese,
granche, granaio.
Esso indicava appunto tanto la struttura edilizia adibita alla
conservazione del grano, quanto
il complesso di
edifici costituenti un'antica azienda agricola.
Con tutta probabilità il termine vebbe diffuso dai monaci cistercensi.
Nella loro organizzazione, le
grange erano le
fattorie dislocate nel territorio che dipendevano dai monasteri.
I Cistercensi erano un ordine religioso, di origine
francese, che nei secoli XII e seguenti fu protagonista, soprattutto nella
pianura padana, di una rinascita agricola, con grandi opere di bonifica in zone
acquitrinose o comunque il dissodamento delle terre incolte.
Tali terre, recuperate all'agricoltura,
garantivano in genere una buona produttività e i monaci cistercensi introdussero
la per allora nuova rotazione triennale. I Cistercensi organizzarono le loro
proprietà agricole per mezzo di aziende agrarie che dipendevano dal monastero,
e, secondo l'uso francese antico, le denominarono
grange.
L'ordine divenne, pertanto il principale possessore di patrimonio agrario, che,
grazie alle bonifiche e al dissodamento, era gestito in modo molto fruttifero.
É usuale riscontrare in quel periodo nei
toponimi la presenza della nasale -n- immediatamente prima del digramma
palatale sonoro -gn- [fonema /
/ ], per cui si ha
anche la forma
Grangnola.
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