La dittatura di Stalin A Lenin, morto nel 1924, successe Stalin, che per incentivare lo sviluppo del Paese intraprese la via dell'industrializzazione. Impose la collettivizzazione forzata della terra e la soppressione della media proprietà agraria, quella dei kulaki o contadini ricchi, che venne nazionalizzata per poter attingere capitali sufficienti alla trasformazione. Naturalmente tutto ciò fu possibile solo mediante una violentissima campagna contro i kulaki, che furono arrestati, deportati, uccisi e, in definitiva, annientati come classe sociale. La collettivizzazione doveva essere la base dei piani quinquennali, che avevano lo scopo di incrementare poderosamente la produzione industriale (industria pesante, grandi costruzioni, ecc.). L'Urss fece straordinari progressi economici, grazie anche ad un intenso sfruttamento della forza-lavoro (stacanovismo) e all'impegno collettivo. Per portare avanti la sua strategia economica Stalin instaurò un sistema dittatoriale fondato su un potere tirannico e personale: uccisioni di Stato, condanne a morte, soppressione fisica di massa ("grandi purghe", 1936-1938), campi di lavoro coatto (gulag). |