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Riminesi illustri

Giovanni Antonio Battarra
Nacque nel 1714 alla Pedrolara di Coriano. Entrò nel Seminario di Rimini più per le modestissime condizioni della famiglia che per autentica vocazione e ne uscì sacerdote nel 1738. Seguiva, frattanto, le lezioni di Giovanni Bianchi. Nel 1741 fu chiamato a insegnare filosofia a Savignano: cattedra che ricoprì per quattro anni. Sulla scia del Planco, cominciò ad interessarsi di scienze naturali, e in particolare di micologia; nel 1755 darà alle stampe l'opera Fungorum agri ariminensis historia, illustrata da tavole in rame da lui stesso disegnate e incise.
Fin dal 1748 gli era stata assegnata una cattedra di Filosofia a Rimini, che occuperà per sette anni. Nel 1757 gli fu concessa un'analoga cattedra dal comune di Rimini e nel 1760 dal locale Seminario, da cui sarà allontanato nel '62.
Nel 1760 intervenne, con l'abituale irruenza, nella dibattuta questione sui lavori da compiere nel porto r iminese; nel 1763 pubblicherà Due discorsi sopra la fabbrica del porto di Rimini, alquanto polemici verso le tesi del suo maestro Bianchi. Nel 1778 diede alle stampe l'opera a cui deve la sua notorietà: quella Pratica agraria che, tra l'altro, è il primo lavoro sulla cultura contadina romagnola (la Pratica sarà riedita - riveduta e accresciuta - nel 1782). Battarra morì a Rimini nel 1789.

 

Francesco Bonsi
Nacque nel 1722 a Lugo, dove il padre ricopriva l'incarico temporaneo di Governatore. Studiò dapprima a Rimini con ottimi maestri, fra i quali il pittore Giovan Battista Costa e Giovanni Bianchi, dal quale fu avviato allo studio della medicina e delle scienze naturali. La laurea in Legge, conseguita per sollecitazione della famiglia, non lo sviò dalla passione per l'arte veterinaria, e soprattutto per i cavalli, a cui dedicherà tutta la sua vita. Nel 1744 si trasferì a Roma e vi trovò un autorevole protettore nel cardinale Ferroni, che lo nominò suo "Primo Cavallerizzo" e Maestro di Camera e lo incoraggiò a fondare la prima scuola veterinaria europea. Nel 1767, alla morte del Ferroni, tornò a Rimini, dove già aveva pubblicato anonime o pseudonime le sue prime memorie di ippiatria e veterinaria: Regole per conoscere perfettamente la bellezza e i difetti de' cavalli (1751) e Lettera di un cocchiere a suo figlio (1753). A Rimini ricoprì anche vari incarichi pubblici, tra cui quello di Ispettore sanitario, e si rese benemerito nella lotta alle varie epidemie bovine. Nel 1753 diede alle stampe, firmandole, Lettere ed opuscoli ippiatrici, lavoro che lo rese largamente noto. Nel 1769 il principe di Francavilla lo chiamò a Napoli per dirigervi una scuola di veterinaria. Nella città partenopea restò fino al 1782, col grado di "Gran Marescalco" del Regno. Tornato in patria, nel 1786 pubblicò le Istituzioni di malcalgia. Morì nel 1803.

 

Giuseppe Garampi
Nacque a Rimini nel 1725 dal conte Lorenzo e dalla marchesa Diamante Belmonti. Da Giovanni Bianchi fu avviato agli studi storici, antiquari e scientifici. A diciott'anni era vicecustode della Biblioteca Gambalunghiana, a cui resterà legato per tutta la vita e che sempre si preoccuperà di arricchire e qualificare. Studiò prima a Firenze e poi a Roma, dove Benedetto XIV gli affidò la cura dell'Archivio Segreto Vaticano, di cui sarà in seguito nominato prefetto. Dal 1761 assolse prestigiosi e delicati incarichi diplomatici e viaggiò per tutta l'Europa. Nel 1772 Clemente XIV lo creò arcivescovo di Berito; nel 1776 ebbe da Pio VI il vescovato di Montefiascone e Corneto; nel 1785, per i grandi servigi resi alla Chiesa, fu fatto cardinale. Morì a Roma nel 1792. Alla Biblioteca Gambalunghiana lasciò il nucleo più prezioso della sua raccolta, forte di 86 codici e di 27 incunaboli.
Immensamente erudito, Giuseppe Garampi coltivò gli studi storici, filologici, archivistici, numismatici ed agiografici. Nel 1749 diede alle stampe il saggio De nummo argenteo Benedicti III; nel 1755 pubblicò le Memorie ecclesiastiche appartenenti all'istoria e al culto della Beata Chiara di Rimini; del 1759 è l'edizione dell'Illustrazione di un antico sigillo della Garfagnana.

 

Nicola Levoli
Nacque a Rimini nel 1728 dal medico Giacomo Nicola Levoli e da Maddalena Sarzetti, figlia del pittore Angelo; gli furono imposti i nomi di Remigio Enrico Policarpo. A otto anni gli morì il padre; le non floride condizioni della famiglia contribuirono a far maturare in lui la decisione di vestire l'abito religioso. Nel 1747 entrò nel monastero agostiniano di San Giacomo Maggiore di Bologna e l'anno seguente prese i voti solenni, assumendo il nome - con cui è noto - di Nicola. La passione per la pittura lo spinse ad iscriversi, nel 1762, all'Accademia Clementina; qui conobbe Ubaldo Gandolfi, con cui collaborò ai suoi esordi. Nel 1769 tornò a Rimini, nel convento di Sant'Agostino, e vi rimase fino al 1779. Si ignora dove sia vissuto fino al 1788; in quell'anno ritornò a Rimini e vi restò fino alla morte, nel 1801.
Tolte pochissime opere giovanili di carattere religioso, Levoli fu pittore di nature morte: domestiche e poetiche composizioni di pesci dell'Adriatico e di altre cose mangerecce. Pittore appartato e feriale, è stato a lungo trascurato: la sua riscoperta è infatti di questi ultimi anni.

 

Michele Rosa
Nacque a San Leo nel 1731. A Rimini, dove fu mandato in tenera età, compì i suoi primi studi. Fu poi accolto alla scuola di Giovanni Bianchi, che gli insegnò geometria, fisica, scienze naturali e anatomia. Nel 1754 si iscrisse alla facoltà di Medicina dell'Università di Bologna; si addottorò a Padova nel 1757. Fresco di laurea, esercitò a Venezia, a Roma e di nuovo a Venezia: qui, nel 1766, diede alle stampe il Saggio di osservazioni cliniche, un lavoro d'avanguardia che gli fruttò la notorietà e gli valse una cattedra all'Università di Pavia, concessagli da Maria Teresa. Francesco III lo chiamò successivamente all'Università di Modena; nella città estense fu eletto presidente del collegio medico e dettò il regolamento della polizia sanitaria.
Nel 1783 pubblicò le Lettere sopra alcune curiosità fisiologiche. Scrisse - oltre che di fisiologia, epidemiologia e igiene pubblica - di scienze naturali, di antiquaria e di alimentazione; spiccano per dottrina, originalità e affabilità di scrittura le memorie Delle porpore e delle materie vestiarie presso gli antichi (1786) e Della ghianda e della quercia (1801). Nel 1796 tornò a Rimini, dove continuò a insegnare e ricoprì alcuni incarichi pubblici. Morì nel 1812. Ebbe numerosi e valenti discepoli, tra cui Maurizio Bufalini, che al maestro resterà sempre legato e che ne parlerà con immutabile affetto e ammirazione.

 

Aurelio de' Giorgi Bertola
Nacque nel 1753 a Rimini, dove iniziò gli studi, continuati a Todi. Nel 1769 tornò in patria e - quantunque del tutto privo di vocazione - entrò nell'ordine degli Olivetani. Nel 1773, dopo un soggiorno a Siena, la fama procuratagli dal poemetto Notti clementine (scritto per la morte di Clemente XIV) gli fece ottenere la cattedra di Storia e Geografia all'Accademia di Marina di Napoli. Nella città partenopea visse dieci anni. Nel 1783 ritornò a Rimini ed ebbe la dispensa di vivere fuori del chiostro. A Vienna, ospite del Garampi, si applicò allo studio della letteratura tedesca. Di ritorno dall'Austria, gli fu assegnata la cattedra di Storia all'Università di Pavia, che tenne fino al 1793, quando le precarie condizioni di salute gli fecero perdere l'insegnamento. Negli anni del soggiorno pavese compì viaggi in Ungheria, Svizzera e Germania. Tornato nuovamente a Rimini, vi rimase fino al 1797. And& ograve poi a Roma, da cui dovette scappare in Toscana per lo scandalo suscitato dalle sue numerose (e sbandierate) avventure galanti. Nel 1798, gravemente ammalato, rientrò nella città natale, dove si spense.
Bertola fu poeta autentico e, per così dire, "di frontiera" tra la maniera arcadica, il didascalismo illuministico e la tavolozza notturna del preromanticismo: le younghiane Notti clementine (1774-1780) toccarono le 18 edizioni; ancor più fortunate furono le Favole (1782-1796), che ebbero 7 edizioni vivente l'autore e ben 26 postume. Bertola scrisse anche importanti opere di estetica (Idea della poesia alemanna, 1779; Idea della bella letteratura alemanna, 1784; Saggio sopra la Grazia nelle lettere ed arti) e di teoria della storia (Saggio della filosofia della storia, 1787). La sua fama è soprattutto legata al bellissimo Viaggio sul Reno (1795).

 

Francesco Gaetano Battaglini
Nacque a Rimini nel 1753. A quattordici anni, dopo la perdita di entrambi i genitori, fu iscritto al prestigioso Collegio Nazzareno di Roma, dove studiò quattro anni. Tornato in patria, cominciò a coltivare gli studi storici, frequentando assiduamente sia gli archivi riminesi che quelli ravennati. Nel 1781 sposò la contessa fermese Maria Maddalena Trotti, che morirà cinque anni dopo. Dalla seconda moglie, la riminese Aurelia Soardi, ebbe tre figli. Nel 1792 fu nominato Vicecustode dell'Accademia Rubiconia. Accettò, nonostante la malferma salute, di ricoprire varie cariche pubbliche.
Nel 1789, spronato da Guid'Antonio Zanetti, pubblicò a Bologna le Memorie istoriche di Rimini e suoi Signori, artatamente scritte ad illustrare la zecca e la moneta riminese, lavoro fondamentale sulla monetazione riminese d'età medievale e moderna, corredato da copiosissime notizie storiche, perlopiù di prima mano, soprattutto sui Malatesti. Nel 1794, in appendice alla splendida edizione dei poemi latini di Basinio di Parma, pubblicò un'ampia monografia sulla Vita e fatti di Sigismondo Pandolfo Malatesta. E' certamente suo, anche se stampato anonimo, il dialogo Il panfangolo riminese (1791), polemico con le nuove disposizioni annonarie (il termine "panfangolo" significa panettiere).
Morì a cinquantasette anni nel 1810. Ebbe per fratello il canonico Gaetano Battaglini (1759-1842), erudito e storico anch'egli, autore, tra le altre cose, di un notevole saggio sulla Corte letteraria di Sigismondo Pandolfo Malatesta (1794).

 

Luigi Tonini
Nacque a Rimini nel 1807. Studiò dapprima nel Seminario di Rimini e poi a Bologna, dove si laureò in Giurisprudenza. Nel 1834 si impiegò nella Biblioteca Gambalunghiana e fu coadiutore di Luigi Nardi e di Antonio Bianchi. Nel 1840, alla morte di quest'ultimo, fu nominato bibliotecario reggente (diverrà titolare nel 1853). Grazie a lui la Gambalunghiana si arricchì della raccolta di manoscritti, pergamene e reperti archeologici di Domenico Paulucci (1855), delle pergamene e delle carte di Michelangelo Zanotti (1861) e, soprattutto, della ricchissima collezione di pergamene, manoscritti, carte, libri, opuscoli, avvisi a stampa, incisioni e disegni del sacerdote Zeffirino Gambetti (1871).
Formidabile setacciatore di documenti, esperto paleografo, valente bibliografo e bibliofilo, instancabile promotore di campagne di scavo e di censimento epigrafico, appassionato cultore di storia patria, Tonini coniugò esemplarmente la figura di bibliotecario con quella di storico della città, che considerò sempre, non meno dell'altra, un'attività di pubblico interesse. La sua impresa storiografica è la monumentale e tuttora insostituibile Storia civile e sacra riminese, alla cui stesura attese per tutta la vita; i primi tre volumi furono stampati rispettivamente nel 1848, nel 1856 e nel 1862; il quarto e il quinto furono pubblicati postumi nel 1880 e nel 1882; il sesto, compilato dal figlio Carlo, vide la luce nel 1887-1888. Luigi Tonini fu inoltre autore di decine di documentatissime monografie di storia patria, archeologia e della prima Guida di Rimini (1864). Morì nel 1874. Suo figlio Carlo Tonini, bibliotecario e storico anch'egli, fu prosecutore devoto dell'opera paterna; il suo lavoro più impegnativo ed utile è La coltura letteraria e scientifica in Rimini, edita nel 1884.

 

Amilcare Cipriani
Nacque ad Anzio nel 1844; la sua famiglia si trasferì a Rimini quando aveva appena quindici giorni. Studiò in una scuola gestita da religiosi, dove il suo spirito ribelle fu scarsamente apprezzato. Nel 1859, non ancora quindicenne, fuggì di casa per arruolarsi nell'esercito piemontese e combattè nella battaglia di San Martino. Nel 1860 fu con Garibaldi nell'impresa dei Mille; fu di nuovo con Garibaldi nel '62, nella sfortunata spedizione conclusasi ad Aspromonte. Ricercato come disertore, raggiunse la Grecia e poi l'Egitto, da cuì tornò nel 1866 per combattere nelle file di Garibaldi.
Ritornato ad Alessandria d'Egitto, nel 1867, durante una rissa fra emigrati, uccise un compatriota e accoltellò due guardie egiziane. A Londra, dov'era riparato, conobbe Mazzini; si trasferì poi in Francia e combattè contro i Prussiani. Nel 1871 prese parte alla difesa della Comune di Parigi; scampato fortunosamente alla pena di morte, fu deportato in Nuova Caledonia, condannato a vita. Fu graziato dopo otto anni, nel 1880. Espulso dalla Francia, riparò in Svizzera, dove conobbe Cafiero.
Rientrato in Italia, fu subito arrestato; nel 1882, ad Ancona, fu processato per il vecchio affaire egiziano e condannato a vent'anni di lavori forzati, da scontare a Portolongone. La sentenza suscitò generali e accese proteste; tutta la Sinistra si mobilitò per strapparlo al carcere. Nel 1886, alle elezioni politiche, fu perciò presentata la sua "candidatura di protesta" nei collegi di Ravenna e Forlì, dove risultò eletto con consensi plebiscitari. L'elezione fu però annullata. Nel 1888, a Milano, si celebrò nuovamente il processo, che si concluse con l'assoluzione. Rimesso in libertà, Cipriani fu salutato da accoglienze entusiastiche. Tornò nuovamente a Parigi, dove fondò l'"Unione dei popoli latini": iniziativa che non piacque agli anarchici. In Francia si avvicinò alle posizioni socialiste e collaborò attivamente a quotidiani e periodici. Nel 1897 partì per la Grecia, per combattere contro i Turchi, e fu ferito nella battaglia di Domokos. Alle elezioni dello stesso anno fu nuovamente candidato, e di nuovo l'elezione fu annullata. Sarà ancora candidato ed eletto nel 1914, ma non potrà sedere in Parlamento per essersi rifiutato di prestare il rituale giuramento. Morì a Parigi nel 1918.

 

Amintore Galli
Nacque a Talamello (o forse a Perticara) nel 1845. Lo zio Pio Galli, direttore di banda, lo avviò allo studio della musica. Dopo aver frequentato il Ginnasio a Rimini, nel 1862 si iscrisse al Conservatorio di Milano e vi si diplomò nel 1867. Nel 1866 aveva combattuto con Garibaldi a Bezzecca. Dal 1871 al 1873 soggiornò a Finale Emilia, dove diresse la banda cittadina e la scuola comunale di musica. Tornò a Milano per ricoprire il prestigioso incarico di direttore artistico dello Stabilimento Musicale Sonzogno: attività che alternò con quella di critico musicale del quotidiano "Il Secolo". Nel 1894 acquistò una piccola tenuta a Santa Maria in Cerreto, sulle colline riminesi, per trascorrervi le vacanze estive. Nel 1906, dopo aver acquistato un appartamento in centro, tornò a Rimini. Qui morì nel 1919.
Amintore Galli - oltre che critico, insegnante e organizzatore musicale - fu apprezzato compositore di opere liriche (la più conosciuta è David, rappresentata a Milano nel 1904 e a Rimini nel 1909) e di musiche vocali e strumentali, ma è soprattutto noto per aver musicato - nel 1886 - l'Inno dei lavoratori, su parole di Filippo Turati. E' intitolato a lui quel che resta del Teatro "Vittorio Emanuele II".

 

Domenico Francolini
Nacque a Rimini nel 1850 da Luigi, un agiato possidente di Fano, e da Marianna Pani. Frequentò il Ginnasio e il Liceo. Nel 1871 si impiegò in un istituto di credito, il Banco di Sconto. Ardente mazziniano, aderì alla Consociazione Democratica. Nel 1873 fondò il periodico "Il Nettuno" che, da foglio balneare, divenne ben presto la battagliera voce della Sinistra repubblicana e socialista: ciò che gli procurò ripetuti sequestri. Le posizioni politiche di Francolini evolvevano intanto dal mazzinianesimo al socialismo, e infine all'anarchia. Il 2 agosto 1874 fu - con Aurelio Saffi, Alessandro Fortis e altri - tra gli arrestati di Villa Ruffi, un incontro tra militanti rupubblicani e anarchici con obiettivi insurrezionali. Nel 1878 Francolini fu nuovamente arrestato; verrà assolto dall'accusa di aver dato vita a una "banda di malfattori" dopo un anno di carcere. Nel 1881 sposò la contessa Costanza Lettimi. Nel 1880, compiendo un perco rso inverso a quello di Andrea Costa, era approdato a convinzioni schiettamente libertarie; tali rimarranno fino alla morte, avvenuta il 10 dicembre 1926.
Chiamato "anarchico francescano" per la mitezza del carattere, l'affabilità dei modi e il sostegno, continuo e un po' paternalistico, ai suoi ben più diseredati compagni di fede, Francolini fu anche un garbato poeta in lingua e in dialetto riminese (Vent'anni addietro, 1924).

 

Romeo Neri
Nacque a Rimini nel 1903. Di famiglia modestissima, nel 1916 dovette trasferirsi a La Spezia per cercarvi lavoro. Nella città ligure si accostò alla pratica dello sport, distinguendosi subito nel mezzo fondo e nel nuoto, dove ottenne le sue prime vittorie. Nel 1918 tornò a Rimini e aderì all'Unione Sportiva Libertas, per i cui colori vinse alcune gare di nuoto. Nel 1920, sollecitato da Giovanni Balestri, direttore tecnico della società sportiva, cominciò a praticare la ginnastica artistica, con risultati più che promettenti. Nel 1925, congedato dal servizio militare, potè iniziare la sua lunga e gloriosa carriera di ginnasta. Nel 1928 partecipò alle Olimpiadi di Amsterdam, ottenendo il quarto posto; nello stesso anno fu primo ai campionati italiani di Torino. Nel 1932 partecipò alle Olimpiadi di Los Angeles: per la rappresentativa italiana, che conquistò la medaglia d'oro per squadre, fu un trionfo, e doppio lo fu per Neri, che ottenne la medaglia d'oro individuale. Nel 1933 fu di nuovo campione italiano. Nel 1936, mentre si stava allenando in vista delle Olimpiadi di Berlino, subì un grave incidente, che - accoppiato all'età - lo costrinse ad abbandonare. Nel secondo dopoguerra fondò e diresse una palestra, da cui uscirono ginnasti di primo piano. Morì a Rimini nel 1961. E' intitolato a Romeo Neri lo stadio comunale.

 

Federico Fellini
Nato a Rimini il 20 gennaio del 1920, vi trascorse l'infanzia e la giovinezza. La sua "iniziazione" cinematografica avvenne al Cinema Fulgor. Nella città natale dette le prime prove del suo talento come disegnatore caricaturista. Trasferitosi a Roma nel 1939, collaborò con testi e vignette a giornali umoristici. Scrisse poi copioni e gag per il teatro di rivista e per la radio. Nel 1943 sposò l'attrice Giulietta Masina, che sarà, oltre che la protagonista di molti suoi film, la compagna della sua vita. Ad introdurlo nel mondo del cinema fu il comico Macario.
Dopo aver collaborato come sceneggiatore ad alcuni film di "serie B", incontrò Roberto Rossellini, per il quale sceneggiò Roma città aperta e Paisà.
Esordì nella regia nel 1951 con Luci del varietà, girato a quattro mani con Alberto Lattuada. Nel 1952 diresse Lo sceicco bianco. Seguirono I vitelloni (1953) e La strada (1954), che gli valse il suo primo Premio Oscar. Ottenne il secondo Oscar con Le notti di Cabiria (1957). Protagonista di entrambi i film era la moglie Giulietta.
Tra i suoi film successivi: La dolce vita (1959), Palma d'oro a Cannes, 8 ½ (1963), terzo Oscar, Fellini-Satyricon (1969), Roma (1972), Amarcord (1973), quarto Oscar, Casanova (1976), Prova d'orchestra (1979), E la nave va (1983), Ginger e Fred (1985) e La voce della luna (1990), suo ultimo film. Nel 1993 gli fu conferito il Premio Oscar alla carriera. Si è spento a Roma il 31 ottobre 1993. Riposa nel cimitero di Rimini.