La mia città.

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STORIA DI RIMINI

 

Fascismo, guerra, ricostruzione

Il 6 luglio 1922, dopo mesi di continue e perlopiù impunite violenze squadristiche (culminate, il 27 maggio, nell'eccidio di Santa Giustina), la giunta socialista deve rassegnare le dimissioni. Per Rimini, come per tutto il Paese, hanno inizio gli anni bui della dittatura.

Negli anni Trenta la spiaggia di Rimini comincia a trasformarsi da "lido" per circoscritte elites in spiaggia di massa. Le amministrazioni podestarili assecondano la tendenza promuovendo un ampio programma di opere pubbliche.

Attraversata dalla Linea Gotica, Rimini subisce 373 bombardamenti aerei e 14 navali, che la radono letteralmente al suolo e distruggono larga parte del patrimonio monumentale e artistico e della memoria storica della città. Il 35% dei fabbricati è completamente distrutto, il 40% lesionato, intatto appena il 2%. Il coefficiente di distruzione - 82% - è il più alto d'Italia. Sono, secondo le stime del 1946, oltre 30 miliardi di lire di danni. Il 21 settembre 1944 l'esercito alleato entra in Rimini; il 16 agosto, nella piazza oggi intitolata ai Tre Martiri, erano stati impiccati i giovani partigiani riminesi Mario Cappelli, Luigi Nicolò e Adelio Pagliarani.

La ricostruzione materiale, condotta con straordinaria energia e quasi a tappe forzate, consente la rapida ripresa e il decollo economico di una città che già agli inizi degli anni Cinquanta può dirsi, a buon diritto, il più importante centro turistico europeo.