Analisi
STORIA
sintesi
progetto
Tavole
inq. gen.
interrato
p. terra
p. primo
p. tipo
camere
mod. 3d
prospetti
sezioni
particolari
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RICCIONE
Sviluppo urbanistico
1912
La struttura del territorio riflette, anche nel caso di Riccione, le mutate condizioni economiche, sociali e culturali. Lo slittamento della polarità dalla campagna alla costa e la conseguente migrazione delle popolazioni dall'entroterra al litorale, determinano la cristallizzazione del nucleo insediativo base che non si svilupperà più in un vero organismo urbano né fungerà da riferimento sociale. L'edificazione, infatti, intaserà in un primo tempo tutta la fascia a mare e, solo successivamente, si riconnetterà all'insediamento originario sulla Flaminia.
La mappa del 1912 presenta una notevole urbanizzazione della marina, con tessuto a scacchiera, cioè lottizzazioni regolari ed edificazioni a villini.
Poli attrattori dello sviluppo urbano in questo periodo, sono: il litorale per i quartieri sotto via Dante e via Dante stessa con via Leoncavallo per i quartieri soprastanti.
1932
Dopo 17 anni dalla fondazione "Pro Riccione" del 1905, Riccione si costituisce comune autonomo nel 1922. Il regolamento edilizio dell'anno seguente promuove, attraverso una precisa normativa, l'immagine vincente di città balneare, riconducibile per molti aspetti alle "garden city". Alcune parti del territorio erano state infatti disegnate con parti curvilinee già nel piano regolatore del Saffi nel 1912, ma dopo vent'anni l'espansione urbana della marina è un serrato ritmo di lottizzazioni a scacchiera senza alcuna osservanza degli insediamenti curvilinei viari previsti dal piano originale. I moduli d'espansione sono pressoché riconnessi tra loro ed il punto di sutura è quasi sempre segnato dall'anomala conformazione degli isolati.
A monte della ferrovia nella mappa del 1932 si intravedono i primi segni di urbanizzazione, specialmente attorno a viale Ceccarini. Il tessuto è a scacchiera, lo stesso della marina, e non piuttosto il compatto del borgo.
A destra del percorso a matrice di viale Ceccarini viene aperta una serie di percorsi d'impianto bloccati nella parte terminale dal limite poderale della fornace; a sinistra, sul precedente confine poderale, viene aperto viale Diaz che collega direttamente la stazione ferroviaria al paese e vengono edificati sei blocchi di case a schiera, forse l'unica eccezione tipologica all'edificazione di tipi isolati. Infine, oltre il rio Melo, l'area rimane pressoché immutata fino agli anni '50.
1957
Il processo di urbanizzazione della zona a monte della ferrovia continua e si sviluppa piuttosto velocemente. La lottizzazione delle zone attorno viale Ceccarini è pressoché completa.
Sopra la via Flaminia viene aperta la circonvallazione e l'area compresa fino a viale Ceccarini viene lottizzata ed edificata con isolati rettangolari rivolti verso le due polarità. Oltre il rio Melo, invece, non compare nessun segno che possa far presagire la sorprendente urbanizzazione degli anni a venire dal '57 al '78. Si tratterà esclusivamente di edilizia residenziale, dovuta alla tendenza delle fasce a mare a specializzarsi nel ruolo turistico. Proprio la zona a mare, nel 1932 è praticamente già definita nella sua trama viaria. Oltre il rio Marano, l'insediamento di grossi complessi ad uso colonia come la "Dalmine" o la "Reggio Emilia" denuncia il carattere marginale, quindi antinodale, della zona. Infatti gli ospizi, antenati delle attuali colonie, costituivano agli albori un vanto per la stazione balneare. Successivamente il turismo sempre meno terapeutico e sempre più d'élite confina queste ingombranti strutture, ormai scomode, in luoghi probabilmente più funzionali perché più ampi e liberi, ma sicuramente meno appetibili. Con questa logica viene demolito e non ricostruito nel 1939 l'ospizio romagnolo a ridosso di viale Ceccarini riutilizzando l'area a giardino pubblico.
La strumentazione urbanistica al 1957 consta del vecchio regolamento edilizio del 1923, modificato nel '28, nel '29, nel '31 e nel 1950, e del piano di ricostruzione adottato nel 1949 primo vero piano urbanistico del dopoguerra.
La mappa di progetto del piano di ricostruzione include quasi tutto il territorio comunale diviso in sette zone:
La prima zona di carattere intensivo, comprende lo sviluppo della città al 1901. È prevista la possibilità di edificare sul filo stradale per tipi edilizi accorpati, con un rapporto di copertura pari a 3/5 della dimensione del lotto ed un'altezza su viale Ceccarini inferiore a ml 10,50.
La seconda zona turistico-alberghiera a ridosso di viale Ceccarini, compresa tra viale Dante e la litoranea, prevede una edificazione per tipi edilizi isolati su lotti minimi di mq 1000, rapporto di copertura pari ai 3/5 dell'area, ed altezza massima di ml 30. In realtà lo sviluppo alberghiero sconfinerà da questa zona circoscritta, invadendo tutta la fascia a mare della ferrovia.
La terza zona semintensiva a monte della ferrovia tra viale Ceccarini e viale Diaz, prevede una edificazione per tipi isolati su lotti minimi di mq 400, con rapporto di copertura pari ad 1/3 dell'area, possibilità di edificazione su filo stradale ed altezza massima di ml 15.
La quarta zona estensiva a villini, estesa sia a mare che a monte della ferrovia, prevede una edificazione per tipi edilizi isolati su lotti minimi di mq 300, con rapporto di copertura pari ad 1/4 della superficie dell'area ed altezza massima di ml 8.
La quinta zona estensiva a ville, include la fascia a mare strettamente a contatto con la spiaggia e la lottizzazione Martinelli. Nelle aree libere è prevista una edificazione per tipi edilizi isolati su lotti minimi di mq 600, con rapporto di copertura pari ad 1/6 della superficie complessiva dell'area ed altezza massima di ml 11. Per le zone estensive a ville e a villini è consentita la costruzione di fabbricati accessori a filo comune non più alti di ml 3,50 e per un totale di area coperta non superiore ad 1/4. Spesso l'uso di questi fabbricati è di seconda casa, ove la famiglia alloggia durante la stagione estiva affittando il proprio villino.
La sesta zona è a verde.
La settima, definita zona rurale, comprende la restante parte del territorio.
In realtà le previsioni del piano di ricostruzione non si manifesteranno affatto, tantoché la fascia a mare estensiva a ville e villini non conserverà il carattere originario di edificazione rarefatta immersa nel verde, ma attraverso ampliamenti e ricostruzioni, quasi sempre abusivi, viene completamente trasformata da residenziale in alberghiera, con casi in cui lotti di mq 400 vengono edificati con un indice di copertura dell'80%.
Così per carenza di programmazione, di mancanze legislative e difficoltà burocratiche, viene repentinamente costituendosi, soprattutto nella marina, una sorta di edificazione selvaggia che stravolge quasi completamente l'immagine di città giardino in voga nel ventennio.
1985
Il settore compreso tra la ferrovia, il Melo, la via Flaminia ed il Marano appare, dopo circa trent'anni dalla precedente fase, completamente urbanizzato.
Non esiste un vero percorso matrice; gli isolati infatti vengono "calati" sulle precedenti maglie poderali indifferentemente, senza cioè la coscienza di asse polarizzante inteso come centro.
Viceversa nello sviluppo dell'organismo urbano, la marina è andata espandendosi per assi portanti longitudinali, di norma mediani della fascia compresa tra la ferrovia e l'arenile. Ciò che ha impedito la generica disposizione degli isolati è quindi la "forte polarizzazione" del litorale che ha determinato una direzione degli isolati lungo l'ottimale divisione fondiaria.
Il tipo edilizio più diffuso in tutto il settore sopra la ferrovia a destra del Melo è il villino bifamiliare generalmente su due piani con seminterrato e mansarda. Il tessuto a mare sempre a destra del Melo è costituito da lotti irregolari di dimensioni medie attorno ai mq 400, con indici edilizi notevolmente più alti ed una presenza diffusa di superfetazioni. Viceversa in diverse parti attorno a viale Ceccarini tuttora permane l'originale tessuto costituito da lotti di mq 1200 circa, con ville originali, anche se spesso rimaneggiate. Ogni modulo di sviluppo, dunque, conserva in sé la matrice originale, tant'è che dall'analisi del tipo e dell'aggregato è possibile una probabile datazione.
Lo sviluppo urbano attualmente tende ad espandersi oltre la via Flaminia, con percorsi d'impianto ciechi, senza collegamento finale, aperti sulla matrice di viale Abruzzi e sul percorso di ristrutturazione della circonvallazione. La lunga conformazione degli isolati, senza cioè sfondamenti mediani tra i percorsi paralleli, evidenzia il carattere inconcluso e marginale di questa frangia addossata sulla strada statale. Più a sinistra la lottizzazione di Colle dei Pini tende invece, attraverso un disegno intricato della trama viaria, ad una soluzione formale del passaggio tra edificato e verde.
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