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La
spiaggia di Palo:
Percorrendo la spiaggia che collega Palo con Ladispoli, possiamo
incontrare diverse strutture romane non meglio identificabili,
ed alcune interessanti presenze etrusche. Ormai erosa dal
mare, infatti, la duna costiera presenta dei fori nei quali,
probabilmente alloggiavano dei pali di legno (ormai scomparsi),
dei solchi che lasciano pensare a trincee relative a terreni
agricoli e, se si presta attenzione alla stratigrafia naturale
della duna, si possono facilmente distinguere frammenti di
bucchero e di terrecotte etrusche e romane.
La Villa Romana di Marina di Palo...
Continuando
verso l'abitato moderno giungiamo, dopo aver superato un bunker
della IIa Guerra Mondiale,sulla spiaggia di Marina di Palo
dove si possono ammirare i resti di un monumento funebre (molto
probabilmente appartenuto alla famiglia degli Erenni), di
edifici forse relativi ad una grande piscina e, poco più
distante, gli ambienti di una splendida villa romana.
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La
spiaggia di Palo
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E'
la villa romana di Marina di Palo. I suoi resti furono
già notati dall'archeologo Luigi Tocco nel 1867. Gli
ambienti superstiti di questa grande villa marittima si snodano
lungo tutta la zona litoranea che va dal bosco di Palo al
fosso sanguinara. Oltre alle strutture relative ad una zona
termale e residenziale presenti in Piazza della Rugiada e
alla già citata vasca ovale sul lungo mare, si possono
ancora distinguere una grande cisterna a due navate (in via
Albatros), alcune vasche ed altre strutture in muratura oggi
sommerse dal mare.
Proprio
nel centro di Ladispoli, tra via Nervi e via Rapallo, accanto
alla scuola elementare "Don Giovanni Bosco" si possono
incontrare altre testimonianze archeologiche dell'epoca imperiale
romana.
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...E
Quella della Grottaccia
Conosciuta
con il nome di "Grottaccia" (per la presenza di un
cryptoportico dalla volta a botte, utilizzato, durante la guerra,
come abitazione) è probabilmente una grande villa rustica
della quale sono state rilevate solo alcune strutture; oltre
alla scala di accesso al cryptoportico, sono infatti riconoscibili,
alcuni ambienti relativi alla parte produttiva: un frantoio
(dal quale forse proveniva la macina poggiata poco distante)
ed un doliarium (dove venivano conservati i grandi dolia
contenenti derrate alimentari).
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Veduta aerea di una zona della "Villa di Pompeo"
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Il
cryptoportico della "Villa di Pompeo"
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La
Villa di Pompeo
E adesso è ora di spostarci un po' e raggiungere Marina
di San Nicola !
Partendo dal limite sud di San Nicola, tra il fosso Cupino e
la spiaggia, incontriamo i resti dell'immensa villa marittima
di "Pompeo".
Dei
cinque ettari di estensione della villa, solo una piccola parte
è oggi valorizzata, è la zona accanto a piazza
delle Muse dalla quale si accede, per mezzo di un corridoio
in opera reticolata ad un grande cryptoportico che corre lungo
la spiaggia. Sulla sommità del cryptoportico si intuisce
la presenza di un grande giardino circondato da un corridoio
coperto che conserva ancora tracce di un colonnato e di pavimenti
musivi. Altri ambienti, scoperti recentemente, proprio lungo
il Fosso Cupino, fanno pensare ad una lunga darsena, sullo stesso
corso d'acqua (che nei secoli ha diminuito la portata ), circondata
da due lunghi portici. Andando, lungo la spiaggia, in direzione
Palo, incontriamo nuovi ambienti che si snodano verso l'interno
di San Nicola, una serie di stanze, forse relative ad ambienti
di servizio della villa, sono le uniche strutture fino ad oggi
scavate. |
La
Posta Vecchia
Un discorso a parte lo merita la Posta Vecchia, splendido edificio
che racchiude in sè diversi secoli di storia; è,
infatti, una stazione di posta seicentesca, circondata da un
bellissimo giardino all'italiana per tre lati e per il quarto
dal mare che ne lambisce le fondamenta costruita sui resti di
una magnifica villa romana.
Nei
sotterranei dello stupendo palazzo, oggi sede di un lussuoso
albergo, durante gli scavi di riconsolidamento eseguiti nel
1966, vennero alla luce i resti di alcuni ambienti di una villa
romana. Ambienti dominici, che si snodano intorno ad
un giardino con una vasca al centro, circondato da un corridoio
porticato, decorati con stupendi marmi policromi e pavimenti
musivi dai motivi floreali. |
L'edificio
seicentesco della "Posta Vecchia"
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Veduta
del Castello Odescalchi e della "Posta Vecchia"
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Allestito
in una di queste stanze vi è un piccolo antiquarium
voluto dall'allora propietario Paul Getty, dove sono conservati
alcuni reperti venuti alla luce durante gli scavi. Sono stoviglie
in ceramica sigillata italica ed africana, anfore vinarie
che vanno dal I° al V° secolo d.C., strumenti per il
trucco, varie tipologie di marmo provenienti da Egitto, Nubia,
Grecia, Italia ed alcune interessanti iscrizioni che attestano
la proprietà imperiale della villa. Nei giardini della
Posta Vecchia possiamo ammirare altre strutture antiche; un
cortile esterno con tracce di marmo alle pareti costruito sopra
un'enorme cisterna per la raccolta delle acque piovane, altri
ambienti di servizio tra cui un lungo corridoio ed alcune stanzette
aperte lungo un altro camminamento. In un'altra zona del giardino,
sotto una copertura in legno, durante lo scasso per una piscina,
sono venuti alla luce i resti di una piccola domus romana
con l'atrio ed alcune stanze che da esso si dipartivano. E'
questa la più antica casa di Ladispoli, forse appartenuta
all'antico abitato di Alsium. |
Il
Castello Odescalchi
Con un salto temporale di alcuni secoli giungiamo al 1132, quando
truppe genovesi occuparono una Turris de Pulvereio nei
pressi di Palo. Allora l'unico edificio rilevante era, appunto,
una torre di guardia, che, insieme ad altre torri "sorelle",
fu posta a difesa del litorale dalle incursioni nemiche.
Il
Castello, che nei secoli è stato luogo di residenza di
importanti personaggi (tra i quali Francesco Orsini, Papa Alessandro
VI, Felice Orsinidella Rovere, il Cardinal Alessandro Farnese,
Papa Sisto V, i Cardinali Flavio e Virgilio Orsini, Livio Odescalchi,
Papa Innocenzo XII, il Duca Grillo di Genova), venne edificato
nell XIV secolo dalla famiglia Orsini ed è ora proprietà
degli Odescalchi. Intorno ad esso sorse il borgo di Palo dal
quale venivano i primi abitanti di Ladispoli. |
Il
Castello Odescalchi
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Due
immagini di Torre Flavia
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Torre
Flavia
Allo stesso tempo il monumento più noto e quello più
bisognoso di un intervento di restauro , Torre Flavia, è,
da sempre il simbolo della città. Ridotta a poco più
che un rudere dai bombardamenti della II° Guerra Mondiale,
la torre di avvistamento, che fu costruita nel medioevo su strutture
di epoca romana, porta il nome del Cardinale Flavio Orsini che
nel XVI secolo la fece completamente ristrutturare.
Torre
Flavia, che all'epoca era sulla terra ferma, faceva parte di
un sistema di torri di avvistamento che si stende su tutto il
litorale e di cui fanno parte le torri del Castello di Palo,
la Torre Saracena di santa Severa, la torre del Castello Odescalchi
di S. Marinella; venne utilizzata come torre di avvistamento
fino agli inizi del XIX secolo quando era ancora armata con
due cannoni di calibro 12 e 13 e 3 fucili con baionette. La
base della torre (a pianta quadrata ) è a scarpiera sormontata
dalla porta di ingresso; all'interno vi erano due piani collegati
da una scala in muratura; sulla sommità, tra quattro
torrette angolari a prova di proiettile, c'era il terrazzo con
una fornacella per i segnali.
Nei
pressi della torre sono visibili, con la bassa marea, i resti
di muri romani, molto probabilmente, appartenuti ad una villa
oramai sommersa dall'acqua.
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Piane
di Vaccina
La necropoli e la cisterna romana:
Nel nuovo quartiere residenziale del "Miami", su di
una piccola collina che domina la valle sul fosso "Vaccina",
tra via Luisiana e via Florida, si conservano le strutture di
una grande cisterna romana, forse appartenuta ad una villa rustica,
in opera mista con contrafforti esterni. Nei pressi della cisterna
sono stati trovati altri ambienti relativi ad un torcularium
e, durante gli scavi di recupero del 1983, sono venute alla
luce interessanti sepolture barbariche, databili al V secolo
d.C., probabilmente appartenute a popolazioni germaniche (forse
gli Ostrogoti del Re Teodorico) insediatisi nella Villa romana.
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Di
notevole interesse è una di queste tombe a cappuccina,
appartenuta ad una giovane donna sepolta con un anello d'oro
e due fibule (spille) d'argento dorato a forma di cicala.
A
valle della cisterna, sul fosso Vaccina, sono presenti i resti
del ponte romano denominato dell'incastro, ed i resti di una
pavimentazione stradale romana.
Oltre
l'Aurelia, sul rilievo di origine calcarea che sovrasta il
fosso Vaccina, si trovano i resti di una necropoli etrusca
con circa 60 tombe a camera databili VII - VI secolo a.C..
La necropoli faceva parte di un insediamento etrusco, controllato
dalla citta di Caere da collocarsi nei dintorni, se non alla
foce, del caeretanus amnis, l'attuale fosso vaccina. Sui resti
della necropoli sorse, in epoca romana una villa provvista
di un piccolo impianto termale i cui resti sono tuttora visibili.
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Monteroni:
Necropoli e Castellaccio
Lungo
l'antico tracciato della via Aurelia,in località Monteroni
(nome che deriva proprio dalla presenza di alcuni tumuli)
sorge una grande necropoli etrusca ( oramai completamente
perduta per la presenza di cave di tufo che, negli anni la
hanno devastata) sviluppatasi tra il VI ed il V secolo a.C.
e, molto probabilmente relativa alla città di Alsium.
Con il periodo romano la necropoli continuò ad essere
utilizzata, soprattutto in alcuni settori lungo la via consolare,
con la costruzione di tombe a cappuccina e monumenti funerari.
Gli scavi effettuati nel 1839, finanziati dalla Duchessa di
Sermoneta, portarono alla scoperta di diverse tombe orientalizzanti.
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Fresco
di restauro, proprio sull'antica via Aurelia, fa bella mostra
di se, lo splendido edificio del "Castellaccio". La
struttura, fortificata da quattro torri angolari provviste di
merlatura, venne edificata nel XIV secolo, appartenuta, nel
XV secolo alla Basilica di san Pietro, fu ristrutturata diverse
volte e svolse per secoli la funzione di stazione di sosta,
rappresentando un sicuro punto di riferimento per i pellegrini,
i corrieri ed i viaggiatori che si trovavano a passare per l'Aurelia
ed avevano bisogno di rifocillarsi, di dormire o di cambiare
i cavalli. |
Nel
Castellaccio di Monteroni durante i secoli vi hanno soggiornato
alcuni personaggi famosi tra i quali spiccano il poeta Giuseppe
Gioacchino Belli, che vi fu arrestato perchè privo di
documenti (e che raccontò l'accaduto nella poesia "Er
Passaporto", San Paolo delle Croce (fondatore dell'ordine
dei Padri Passionisti), Pascarella, altro poeta romano (che
lo mensiona nella sua storia d'Italia in versi)l'architetto
Luigi Canina (autore di studi su tutto il territorio), e, molto
probabilmente, il famoso viaggiatore romantico inglese George
Dennis. |
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Statua "Ad Turres"
Dove il Comune di Ladispoli incontra il Comune di Fiumicino,
nei pressi del bivio per Ceri (un tempo importantissimo nodo
stradale che conduceva a Caere ed alla via Clodia), vi era,
fino all'ultima guerra, una piccola fortezza detta Castrum
Statua. L'edificio è scomparso sotto i bombardamenti,
ed ora rimangono solo alcune strutture relative ad esso, sul
cucuzzolo che domina la via Aurelia, un ponte romano sul fosso
Cupino ed un monumento funebre (sempre di epoca romana). Durante
i lavori di ampliamento della strada, negli anni '90, furono
rinvenuti il tracciato antico dell'Aurelia ed i resti di una
splendida villa romana con interessanti pavimenti musivi (oggi
conservati nella necropoli di Cerveteri); ultimamente, in occasione
degli scavi per la costruzione di uno svincolo stradale, altri
ambienti relativi alla villa, sono tornati alla luce. |
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L'oasi WWF del Bosco di Palo
L'oasi
di Palo nasce nel 1980, grazie ad un accordo tra il WWF ed i
propietari dell'area, i Principi Odescalchi. Proprio grazie
alla proprietà privata, quest'area ha mantenuto integro il suo
valore naturale: uno degli ultimi boschi planiziali umidi rimasti
sulla costa, una volta esteso lungo tutto il Mar Tirreno. Roverelle,
cerri, lecci ma anche aceri minori, ornielli, ciavardelli sono
gli alberi che si presentano a coloro che vogliono entrare in
quest'ambiente chiamato una volta "selva", impenetrabile,
pericoloso ma, al tempo stesso, affascinante. |
Il
Bosco di Palo
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Ancora
un'immagine del Bosco di Palo
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Per
molto tempo utilizzata come riserva di caccia, quando i pontefici
quali Leone X usavano, al suo interno, uccidere caprioli e daini,
l'oasi, oggigiorno, rimane l'unica "riserva" dove
volpi, istrici,tassi, ma anche puzzole, ricci e faine, possono
trovare rifugio. Ma l'oasi di Palo è anche il luogo dove molti
uccelli possono fare sosta lungo le loro rotte migratorie o
fermarsi per nidificare. Usignoli, rigoli, cinciallegre e codibugnoli,
infatti, costruiscono i loro nidi tra il fogliame delle querce,
mentre assioli, allocchi e barbagianni di notte si muovono per
catturare prede per i loro piccoli. L'oasi è aperta al pubblico
tutte le domeniche da ottobre a maggio, con visite guidate alle
ore 10.00 e alle ore 14.00 senza prenotazioni e, durante la
settimana, per gruppi e scolaresche su prenotazione al numero
Tel/Fax 06/9911641. |
L'oasi WWF della Palude di Torre Flavia
L'attuale area di Torre Flavia rappresenta l'ultimo tassello
temporaneamente umido che faceva parte della più ampia palude
di Campo di Mare estesa, fino ai primi anni '60 per alcune decine
di ettari. Oggigiorno il territorio si presenta come un susseguirsi
di piccole depressioni che stagionalmente si riempiono d'acqua,
grazie all'affioramento della falda costiera sottostante,
all'apporto delle acque dolci dell'entroterra e delle piogge
invernali. |
La
palude di Torre Flavia
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La
spiaggia difronte la palude di Torre Flavia
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Il
variare della salinità dell'acqua ha generato una vegetazione
tipica delle zone salmastre, come la salicornia, simbolo dell'oasi,
l'orzo marittimo ed il limonio. L'area più interna, allagata
per buona parte dell'anno e, con acqua meno salmastra, è coperta
dalla cannuccia di palude, dal giglio d'acqua e da varie specie
di tifa. La fauna trova la sua massima espressione negli uccelli,
che qui trovano l'ambiente ideale sia per lo svernamento che
per la sosta durante le migrazioni. Nell'area maggiormente allagata
troviamo sia gli aironi (cenerino, bianco maggiore, rosso) che
le anatre tuffatrici (tuffetto e svasso) e di superficie (germano
reale, mestolone). Sui prati salmastri troveremo, invece, piccoli
trampolieri, come il fratino o il corriere piccolo e, soprattutto,
il cavaliere d'Italia, splendido limicolo dalle lunghe zampe
rosse. |
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