Le difese contraeree della base navale erano adeguate alle necessità, ed erano in piena efficienza. Erano costituite da :
21 batterie per un totale di 101 cannoni antiaerei
68 batterie di mitragliere con 84 bocche da fuoco
109 mitragliere leggere a terra e su pontoni
27 palloni frenati
I palloni frenati sarebbero dovuti essere 90 ma le avverse condizioni meteorologiche dei giorni precedenti l'attacco ne avevano sradicati una sessantina, che non erano ancora stati rimpiazzati.
La Littorio all'ormeggio a Taranto
La base non era dotata di impianti radar, come si sa a quel tempo l'Italia non ne disponeva, ma erano presenti ben 13 stazioni di ascolto aerofonico. Inoltre erano presenti 22 proiettori, oltre a quelli presenti a bordo delle navi.
Ad essere deficitarie a Taranto erano le ostruzioni retali, cioè le reti parasiluri. Innanzitutto era previsto che venissero protette in tale modo solo le navi maggiori presenti in Mar Grande, quindi le corazzate e, quando presenti, gli incrociatori pesanti. Inoltre, a fronte di un fabbisogno calcolato dalla difesa di 12.800 metri di rete della profondità di 10 metri, ne erano stati installati solamente 4.200, mentre altri 2.900 erano da pochi giorni nei depositi ed attendevano di essere messi in opera. Dopo la notte di Taranto ci vollero ancora ben 6 mesi perchè le ostruzioni retali fossero complete. Purtroppo va anche notato come, se pure fossero state complete le ostruzioni retali, profonde 10 metri, i siluri inglesi sarebbero semplicemente in molti casi passati sotto ad esse, essendo calibrati per una profondità di 10.60 metri.
La corazzata Conte di Cavour
Oltre a ciò, per finire, non vanno dimenticate le armi antiaeree presenti in gran quantità a bordo delle unità navali presenti in rada che però non potevano utilizzare i grossi calibri come fuoco di sbarramento per non rivelare la loro posizione ad eventuali aerei attaccanti, come avrebbero invece fatto in navigazione. Tuttavia le armi antiaeree erano presenti in gran quantità.
Fin dalle 19.55 la base era in stato di allerta, infatti erano stati registrati aerei nemici in volo, e fra le 22.25 e le 22.50 il sistema di rilevamento della base di Taranto segnalò aerei in avvicinamento, e venne dato l'allarme. Alle 22.50 le batterie di Capo San Vito iniziarono il fuoco di sbarramento ed alle 23.00 furono lanciati dagli inglesi i primi bengala, mentre quattro bombardieri britannici iniziarono a sganciare le loro bombe nel Mar Piccolo. La contraerea diresse così il fuoco in quella direzione, mentre gli aerosiluranti, silenziosamente (avevano spento i motori dalla quota di 1.330 metri) si gettavano sulle grandi navi all'ancora nel Mar Grande, sganciando le loro armi da una distanza variabile tra i 350 e i 1.000 metri e ad una quota di soli 9 metri.
La prima ondata durò circa trenta minuti. Durante questo attacco, alle 23.14 la Cavour venne colpita per la prima volta da un siluro, ed abbatté con le sue armi antiaeree l'aereo che lo aveva sganciato. Poco dopo un siluro colpì la corazzata Littorio a prua a sinistra, seguito a breve da un'altra arma che la colpì a poppa. Venne anche lanciato un siluro contro la Vittorio Veneto, ma esplose a contatto con il fondale.
La Littorio aveva iniziato ad appruarsi, mentre la Cavour stava imbarcando tonnellate d'acqua.
La prima ondata era finita.
Anche la seconda ondata attaccò per una trentina di minuti, dalle 24.0 alle 0.30. Intorno alle 24.00 la Duilio venne scossa da un'esplosione vicino alla prua, ed alle 00.01 anche la Littorio venne centrata, per la terza volta, da un'arma. Andò bene invece ancora una volta per la Vittorio Veneto, il siluro che le era destinato esplose ancora una volta sul fondale.
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