Il
videoclip. Ricostruzione di un dibattito in corso (3/3)
Un'ulteriore tipologia dei videoclip
è proposta da Goodwin nella parte conclusiva del suo saggio:
-
Social criticism: videoclip caratterizzati da forme di critica
sociopolitica
- Self-reflexive parody: videoclip la cui struttura testuale è
il prodotto di una parodia del videoclip stesso considerato come
forma testuale
- Parody: videoclip costruiti sulla parodia di un testo-fonte
diverso.
- Pastiche: videoclip che utilizzano altri testi secondo una modalità
che potrebbe essere interpretata come 'vuota'.
- Promotion: videoclip che promuovono film in uscita. Homage:
videoclip caratterizzati da un "tributo a un particolare
regista, a uno show televisivo, o a una forma culturale"
(trad. it.)
L'autore precisa inoltre che questa classificazione
è caratterizzata dallo slittamento reciproco (trad. it.)
delle sei categorie, e che l'assegnazione di un videoclip a una
categoria o a una combinazione di categorie dipende dall'interpretazione
dello spettatore.
Tuttavia anche questa tipologia si presta a nostro avviso ad alcune
osservazioni critiche.
Innanzitutto la tipologia rivela un'incoerenza strutturale.
I modelli Social criticism e Promotion sono ricavati a partire da
considerazioni relative alle funzioni che un video può ricoprire,
mentre valutazioni critiche e considerazioni risultanti da analisi
testuali caratterizzano i modelli Self-reflexive parody, Parody,
Pastiche, Homage.
Inoltre la premessa di Goodwin che i videoclip andrebbero analizzati
prendendo in considerazione il fine promozionale e la relazione
tra suono e immagine, pur essendo estremamente pertinente non si
concretizza nella proposta di un modello teorico in grado di fornire
una valida sintesi formale del fenomeno.
In particolare la categoria Pastiche pur individuando nell'ibridazione
delle forme espressive e nella pratica della citazione intertestuale
due caratteristiche ricorrenti in molti videoclip, semplifica eccessivamente
la relazione tra testo sorgente e video. Di conseguenza, pur individuando
nei dispositivi di innesco dell'intertestualità uno degli
elementi più interessanti dei videoclip, ne tralascia un'analisi
approfondita.
Recentemente il tema dell'intertestualità dei videoclip è
divenuto oggetto di dibattito negli articoli della stampa specializzata,
ed è stato spesso analizzato in funzione della relazione
tra il linguaggio audiovisivo e quello cinematografico.
A questo proposito, Jean-Marc Lalanne (2000, p. 62-63) ricostruisce
l'evoluzione del videoclip individuando tre macro-fasi, le clip-cinéma,
le clip post-cinéma, le clip après les nouvelles image.
Il clip-cinéma è caratterizzato dalla pratica di riutilizzo
di materiali cinematografici impiegata massicciamente nella realizzazione
dei primi videoclip.
In seguito a un'inversione di tendenza che vede il cinema utilizzare
come testi di riferimento alcuni video particolarmente innovativi,
il clip post-cinéma si affranca dai modelli espressivi del
linguaggio cinematografico e viene costruito tramite l'impiego di
complesse strategie di rielaborazione operate su opere d'arte visiva
e audiovisiva, utilizzando in particolare come punto di riferimento
le installazioni di videoarte .
L'affermazione di specifiche modalità di messa in scena del
performer e del brano musicale si concretizza nella tendenza, tipica
degli anni '90, a sostituire il montaggio serrato dei primi videoclip
con lunghi piani sequenza:
Il
piano sequenza diviene la figura più comune negli anni'90
(riprendendo in questo la pratica dei pionieri della videoarte,
associando un solo piano a una sola situazione) [
] questa
generalizzazione del piano sequenza si combina con un altro fenomeno:
l'apparire degli effetti digitali (Ibid.). (trad. it )
A partire dagli anni '90 il video diviene il luogo
privilegiato della sperimentazione digitale in particolare nella
fase della postproduzione.
Effetti digitali e impiego del piano sequenza si fondono, l'obiettivo
è intervenire sull'identità del performer per trasformarlo
in star musicale. La risemantizzazione del corpo è l'operazione
che permette di modulare i tratti distintivi di una nuova identità
mediale.
Il clip après les nouvelles images è infine il risultato
provvisorio di un processo di elaborazione di specifiche modalità
di costruzione del senso e consiste nell'abbandono dell'impiego
massiccio di elaborati effetti digitali e nel progressivo ritorno
a forme più narrative .
Infine Lalanne accenna alla strategia enunciativa impiegata dal
regista Jonas Akerlund in Smack my bitch up, videoclip realizzato
per i Prodigy
che
gioca abilmente con la soggettiva, creando una sorta di suspence
enunciativa (Ibid.). (trad. it nostra)
La ricostruzione di una microstoria del videoclip
basata sull'evoluzione dei dispositivi intertestuali ha il merito
di porre l'accento sulla natura sincretica di questa forma breve,
permettendo inoltre di ridefinire la pratica testuale della citazione
come risultato di una rielaborazione strategica, mirata alla costruzione/evoluzione
dell'immagine della star musicale, e messa in discorso tramite l'utilizzo
di elementi enunciativi spesso elaborati.
Non a caso la terza fase individuata da Jean-Marc Lalanne è
caratterizzata da un uso ambiguo dei dispositivi enunciativi, strumento
essenziale nella strategia di spettacolarizzazione dell'immagine
della star.
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