Un treno di
sciocchezze
Nuga n. 75 del 17
gennaio 2003
di Paolo
Quintavalla
Capita a tutti,
ogni tanto, di dire o di scrivere qualche
sciocchezza, soprattutto quando la lingua o la
penna sono più veloci del pensiero. Ma
francamente non è facile imbattersi in un cumulo
di sciocchezze - tutte insieme e in quantità industriali
- come
quelle sciorinate nel testo "La scuola
feudalizzata", comparso il 7 gennaio scorso
sul "Manifesto". Se
la scuola è un feudo, (s)ragiona l'autore nel suo
lapalissiano quanto adamantino teorema, deve
esserci per forza un novello feudatario,
cioè il dirigente scolastico. E se c'è un
feudatario deve esserci per forza un "führerprinzip"
e una "dispensa di favori", per
cui i suoi collaboratori non contribuiscono,
tramite la leadership diffusa, alla crescita
collettiva dell'istituto scolastico in un'ottica
di responsabilità condivisa, ma si trasformano
automaticamente in viscidi collaborazionisti
"yesmen e yeswomen"... e via di
questo passo.
Il
testo sarebbe adeguatamente perfetto se fosse
collocato all'interno di una piéce teatrale
indirizzata a colpire in modo satirico e
parodistico certe rappresentazioni fantasmatiche
del potere che circolano ancora in certi ambienti
politico-culturali perennemente affetti dalla
sindrome di Peter Pan. Ma si dà il caso, invece,
che questo testo, rigorosamente refrattario ad
ogni elementare principio scientifico e
disancorato da ogni aggancio ai semplici rudimenti
della dinamica di gruppo o dei sistemi complessi,
sia seriosamente pubblicato su un quotidiano a
tiratura nazionale. Sgomenta,
francamente, questo adolescenziale e solipsistico
estremismo ("malattia infantile", Lenin
docet), sia pure verbale, sganciato da ogni
realtà e questa immagine di dirigenti scolastici
presuntamente decerebrati, da una parte proni
(verso l'alto) e dall'altra vessatori (verso il
basso). E sconcerta vedere frullati nella gabbia
dell'ideologia e uscire malconci, bistrattati e
misconosciuti - per tenere in piedi il delirante
teorema - questo po' po' di principi: di autorità
legittima, di autonomia, di responsabilità, di
competenza, di distinzione delle funzioni, di
gerarchia, di sinergia dei ruoli, di leadership,
di efficienza ed efficacia. Quegli stessi principi
che, da che mondo è mondo, costituiscono la
trama del nostro vivere in società umane
organizzate, sia pure costituzionalmente
imperfette ma che ci differenziano, comunque, dai
branchi animali. E si potrebbe continuare a lungo
nel commentare questo gratuito quanto offensivo
attacco nei confronti della intera categoria dei
dirigenti, di una buona parte dei docenti e della
scuola nel suo insieme. Preferisco,
invece, ricordare il memorabile detto di Gertrude
Stein "Una rosa, è una rosa, è una rosa"
e parafrasare, in questo caso: un treno di
sciocchezze, è un treno di sciocchezze, è un
treno di sciocchezze.
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