UNO
STRANO SENSO DELL’ONORE
Nuga
n. 60 del 12 agosto 2002
di
Paolo Quintavalla
Nei
giorni scorsi l’on. Giulio Tremonti ha affermato
solennemente “abbiamo onorato tutti gli
impegni contratti con gli elettori durante la
campagna elettorale”. Questo significa, per
quanto riguarda la nostra categoria, che dovremmo
essere soddisfatti dell'esito del primo contratto?
Questo significa che non dovremmo sentirci in
credito in questo secondo contratto?
Il
superministro dell’Economia possiede
evidentemente un senso dell’onore davvero
strano, coerente con le molte promesse (non
mantenute) del suo premier.
Non
č, infatti, per propria miopia che i dirigenti
scolastici non si siano proprio accorti di tali
impegni mantenuti nei loro confronti! E non ci
difetta la memoria, anzi, se non abbiamo
dimenticato l’ormai famosa lettera del 30 aprile
2001 in cui i quattro responsabili nazionali
scuola dei partiti della coalizione governativa
promettevano, a nome del presidente Berlusconi,
l’allineamento retributivo con le altre
dirigenze pubbliche.
Ricordate?
Si trattava di un impegno che doveva essere onorato
(era questo il termine preciso utilizzato) nei
primi 100 giorni della nuova legislatura. E’
passato, invece, quasi un anno e mezzo, il primo
contratto si č chiuso da sei mesi e stiamo ancora
aspettando una fetta sostanziosa di quanto fu
allora promesso alla nostra categoria. Nessuno ha
mai spiegato i motivi per i quali fu compromesso
addirittura l’onore di personaggi cosě illustri.
Ma non occorre essere raffinati dietrologi per
supporre con verosimiglianza che siano stati
proprio i veti inaggirabili del ministro
dell’Economia a infliggere uno scacco
mortificante, sia pure parziale, alle legittime
aspirazioni della nostra categoria.
Almeno
per quanto riguarda la nostra categoria avremmo
preferito il silenzio, rispetto al millantato
credito su presunti impegni onorati.
L’onore, infatti, č una cosa seria.
Consoliamoci, almeno, con una convinzione: il
nostro senso dell’onore non ha nulla a che
vedere con il senso dell’onore che traspare
dalle incaute dichiarazioni del ministro
dell’Economia.
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