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COME E' INIZIATA LA GUERRA DELLE MOLUCCHE AMBON E LE ISOLE VICINE: GENNAIO GIUGNO 1999 Il 19 gennaio 1999, il giorno in cui, quell'anno, cade la festa musulmana dell'Idul Fitri che segna la fine del ramadam, una lite ad Ambon tra un autista del trasporto pubblico cristiano e un passeggero musulmano degena in una rissa. Quello che in circostanze diverse poteva essere considerato come una questione di ordine pubblico si trasforma in poche ore nell'inizio della guerra civile delle Molucche. Giovani cristiani e musulmani si scontrano in varie zone della città, provocando la distruzione di molti negozi, abitazioni e con un pesante bilancio in vite umane. Solo pochi immaginano che il fuoco della guerra si possa diffondere rapidamente alle isole vicine. Ma così è. I nativi delle isole di Haruku, Sram, Saparua e Manipa ritornano a casa raccontando, ingigantita, la guerriglia urbana. Riferiscono dell'atmosfera da ultimo giorno che si respira nella capitale. Successivamente i presidente Wahid ha affermato, credibilmente, che ci sono stati numerosi provocatori in azione, in entrambi i campi. In pochi giorni la popolazione delle Molucche è stata convinta che esiste un piano a livello nazionale per cacciarla dalla propria zona di residenza. L'informazione è assolutamente speculare: i musulmani vogliono cacciare i cristiani, i cristiani vogliono cacciare i musulmani. A distanza di due anni è oramai provato che questi progetti allora non esistevano, mentre oggi sono il piano di battaglia di almeno uno dei contendenti: la laskar jihad. Ma torniamo indietro e immergiamoci nel fiume limaccioso delle mezze verità nel quale navigano i fatti storici in Indonesia. La cultura locale non è incline a dire 'no', a prendere posizioni nette. Pur di essere cortese l'indonesiano risponderà 'sì' a tutte le domande, ma poi farà come crede, o sosterrà il contrario di ciò che ha affermato. Questo è un dato culturale. Esiste poi la guerra d'informazione e di disinformazione che ha plasmato il conflitto delle Molucche. Come nella Serbia di Milosevic i due opposti schieramenti hanno sparso notizie false e tendenziose per oltre due anni incitando all'odio religioso. Ad esempio, la notizie della distruzione della chiesa cristiana Silo giustificò l'uccisione di centinaia di musulmani al nord. La chiesa non era stata distrutta, lo fu però dopo. Ecco la versione dei fatti fornita da due leader : Il primo è Sammy Titaley, Moderatore Del Sinodo Delle Chiese Protestanti Delle Molucche Era il 19 di gennaio, alla fine del santo ramadam dei nostri fratelli e sorelle musulmani. A Batu Merah, un villaggio appena fuori città, c'è stata semplicemente una lite tra un autista di autobus e un musulmano che l'ha minacciato chiedendogli soldi. L'ha minacciato tre volte e poi si sono battuti, ma immediatamente dopo i gruppi musulmani hanno attaccato la zona cristiana e hanno bruciato 9 case a Mardika e a Silale tra 15 e 20 case. Come spiega una reazione così spropositata? Non ci saremmo mai aspettato quello che è successo ad Ambon il 19 gennaio 99. E' stato improvviso e non capivamo quale fosse il problema finché non siamo stati attaccati. Dopo che hanno bruciato le case cristiane sembra che sia intervenuto un terzo agente nel conflitto. Dappertutto giravano voci che le chiese erano state bruciate, che i villaggi erano stati attaccati. Questo era vero solo in parte. Si trattava di provocatori. Per questo, quando i cristiani hanno sentito che le chiese erano state bruciate, sono arrivati da ogni parte e hanno attaccato i villaggi musulmani. Yusuf Ely, un'autorevole figura musulmana, nato ad Ambon fornisce una versione diversa: Questa folle guerra è iniziata il 19 gennaio del 1999 mentre la gente musulmana celebrava Idul Fitri, i santi giorni dopo la fine del ramadam. I cristiani ci hanno attaccato proprio in quel giorno e i musulmani non sanno come e perché. E' successo. La mia casa è stata bruciata E' stato ferito qualcuno della sua famiglia? Io stesso sono stato ferito nell'agosto. Lei sa perché i cristiani hanno attaccato? Ci sono molti motivi. In primo luogo il mito che Ambon è cristiano e i cristiani sono Ambon. Per questo i cristiani vogliono cacciare tutti i musulmani dalla città. Secondo, i musulmani sono mercanti e il 65 del commercio è in mano loro. Per questo i protestanti non vogliono la pace . Vogliono controllare tutto Ambon. All'inizio l'identità etnica è un fattore determinante, molto più dell'appartenenza religiosa. I Cristiani locali fronteggiano gli immigrati musulmani, soprattutto i Buton, i Bugis e i Makassari, provenienti da Sulawesi (collettivamente identificati con la sigla BBM). Ma che nessuno si aspettasse la guerra è vero solo in parte. Molti avevano avuto il tempo di prepararsi e di costruire armi, se pur rudimentali. Alcuni giornalisti, anche stranieri, hanno enfatizzato il ruolo della mafia locale come detonatore del conflitto. Non è forse un caso che erano appena arrivati in città circa 200 mafiosi cristiani, rimpatriati a forza da Giacarta. Nella capitale si erano scontrati con i musulmani ambonesi per il controllo del quartiere a luci rosse. Nella piccola isola giravano dunque individui armati e abituati all'uso della violenza. C'è una responsabilità dei leaders religiosi? Lo chiedo a Sammy Titaley Quando il conflitto è scoppiato, tra i 19 e il 22 gennaio, noi ci siamo accordati con i capi musulmani per far tornare la pace. Il 23 ci siamo incontrati e abbiamo firmato un accordo per fermare il conflitto e ritornare a vivere insieme in armonia. Questo il 23 gennaio. Ma è stato inutile. Lei crede che si sarebbe potuto fare qualcosa di più da parte dei protestanti? Noi abbiamo fatto tutto quello che, come leaders cristiani, potevamo fare. Abbiamo detto a ogni pastore, a ogni prete di fermare i giovani, che non ci doveva essere conflitto, perché non è accettabile per una chiesa che i suoi figli usino la violenza. Ma noi siamo stati attaccati, questo è il problema. E quando i musulmani hanno attaccato le nostre aree la gente si è difesa, che altro si poteva fare? Ma la presa di posizione dei leaders religiosi non ha alcun effetto. Gli attacchi continuano sporadicamente nel mese di febbraio sia nell'isola Ambon che in quelle vicine. In questa prima fase, lo si vede chiaramente dai documenti filmati girati dall'esercito e dai dimostranti, agli scontri partecipano per lo più ragazzini, teenagers. Il numero delle vittime è alto, nonostante le armi utilizzare siano quasi sempre sassi, coltelli, machete e pistole fatte in casa. Questo significa essenzialmente due cose: che la rabbia è tanta e che un'accorta operazione militare avrebbe potuto disinnescare la guerra sul nascere, prima che affluissero nelle Molucche uomini addestrati e forniti di armi da guerra. A febbraio le barricate sulle strade sono per lo più fatte di bidoni vuoti che si spostano in avanti e indietro a seconda dell'avanzare delle masse di giovani. Provocatori, esagitati, mistici e semplici invasati hanno una bella piazza per spargere odio e informazioni false. La paura aumenta e con essa cresce il pregiudizio. Polizia ed esercito aprono il fuoco sui dimostranti ma non riescono ad interporsi efficacemente. I soldati in molti casi non intervengono sostenendo di non avere l'autorità per usare la forza contro i civili. L'escalation porta alla distruzione di intere aree della capitale e di numerosi villaggi. Curiosamente le prime vittime sono i cinesi cristiani, la comunità più florida tra i protestanti. E questo elemento induce a credere che la guerra abbia cause commerciali piuttosto che religiose.
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Nel Nome di Dio - la guerra nelle Molucche di Paolo Emilio Landi SINNOS
EDITRICE,2001
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