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PADRE ANTONIO SINIBALDI

Antonio Sinibaldi nacque a Segni (RM), da Rinaldo e Maria Iannucci, il 26novembre 1937. Entrò giovanissimo presso il serafico collegio di Fossanova, dell’Ordine deiFrati Minori Conventuali, ove compì gli  studi ginnasiali. Completò l’iter formativoall’interno della Provincia:  al Piglio trascorse l’anno di noviziato sotto la guida diPadre Quirico Pignalberi, compagno di San Massimiliano Kolbe, verso questo grndesanto della storia della chiesa Padre Antonio  nutrì sempre grande devozione. A Cave si dedicò agli studi liceali e filosofici; a Roma seguì gli studi teologici.L’8 settembre 1955 emise i voti solenni ed il 17 marzo 1962 fu ordinatosacerdote a Roma.Per quattro anni gli fu affidato l’incarico di direttore dell’orfanotrofio di SantaMaria delle Grazie di Zagarolo. Nel 1968 finalmente la vocazione missionaria di Padre Antonio, il suo sincero ed intenso desiderio di portare il Vangelo ai poveri e ai diseredati del mondo, potè realizzarsi.Il 12 novembre, insieme con altri tre confratelli, partì per la prima missione a carico della Provincia Romana dei frati Minori Conventuali, destinazione lo stato del Maranhâo, una delle regioni meno sviluppate del vasto Brasile. Fino alla Pasqua del 1969 padre Antonio rimase nella cittadina di Maros perapprendere la lingua ed entrare nella mentalità brasiliana, la vasta diocesi cui si sonorivolti i francescani infatti presenta gravi problemi sociali, economici ed umani pertentare di risolvere i quali è necessaria una profonda conoscenza di quella realtà. Nel 1969 padre Antonio ricopre l’incarico di parroco della Parrocchia di Bom Jardim, qui lavora indefessamente per gettare le basi delle strutture necessarie ad una parrocchia, chiesa, case religiose etc., e soprattutto per formare la comunità dal punto di vista umano e spirituale. Nel 1971 viene trasferito a São Luis, capitale dello Stato, nella parrocchia di São Francisco. Qui lavorerà per sedici anni, come pastore attento e solerte, traducendo nella realtà quotidiana quell’amore che lo aveva portato ad abbracciare l’ideale proposto dal Poverello d’Assisi. Con collaboratori locali costruì la Chiesa parrocchiale di São Francisco e gli ambienti annessi per la pastorale e le opere sociali. La sua opzione fondamentale per i poveri si concretizzò nella scelta dicondivisione che animò la sua attività pastorale, facendosi vicino a tutti quanti avevano bisogno di sostegno materiale e morale, particolarmente agli emarginati delle “favelas” sorte sulle palafitte in mezzo agli acquitrini della periferia di São Luis. Dai suoi superiori e da quanti lo hanno conosciuto è molto apprezzato il lavoro che svolse verso i meniños de rua, le prostitute, i figli delle famiglie in estrema miseria, nel lebbrosario che sorgeva nella sua città. Si dedicò con grande cura alla pastorale dei movimenti ecclesiastici: quello della famiglia, dei Giovani con Cristo, delle Coppie con Cristo. Durante gli anni trascorsi in Brasile partecipò attivamente, recando un fattivo contributo, alle riunioni della Chiesa dell’America Centrale e Meridionale. La mattina del 7 settembre 1987 la tragedia. Insieme con diciassette giovani della sua parrocchia Padre Antonio si recava nell’isola del Timore, nella baia di San Marco, per trascorrervi una giornata di riflessione. All’improvviso l’imbarcazione si rovescia, il mare è mosso, alcuni giovani non sanno nuotare: Padre Antonio si prodiga fino allo stremo per porre in salvo i suoi giovani. Riesce a portare sulla terraferma tutti quanti ma poi, sfinito, è risucchiato dalle onde. Una semplice tomba posta sulla sinistra dell’altare della chiesa di São Francisco a São Luis conserva il suo corpo. Il ricordo però di Pade Antonio è vivo nei suoi confratelli, nei parrocchiani, neisuoi compaesani che comprendono come quel gesto estremo, coraggioso e disinteressato sia il frutto di un’intera esistenza vissuta per gli altri in nome di Cristo. Illuminanti per comprendere non solo il sacrificio di Padre Antonio ma la totalità della sua esperienza missionaria le parole che disse ai giovani della sua parrocchia durante un ritiro pochi mesi prima dell’incidente e che alla luce di quanto successo quel tragico 7 settembre 1987 acquistano il sapore di un intenso testamento spirituale:

“ Darò anche la vita, se mi sarà richiesta, per tutti voi”

(Testo a cura di Annalisa Ciccotti)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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