Trascrizione di Mirto Sardo
1807
2
[gennaio 1807]
Gran
ladri ossia cordone [?!?] con leve e tagliano e ferri e mura, e sopratutto spogliano
chiese dicendo di demaniarle prima del demanio. Non si trova riparo, e si teme
d’un accrescimento di truppa. Le nuove sono stagnanti perciò ognun forma il
suo piano.
Il
tempo è bellissimo.
L’organizzazione
è sempre promessa, ma non si eseguisce che degli esborsi.
7
[gennaio 1807]
Si
diceva gran vittoria riportata dai Francesi al di là dalla Vistola, sopra 40
mille Russi morti feriti, e prigionieri. Oggi si tien essa per falsa. Si dice
che tutta l’armata di Napoli verrà a Udine, si fa mille ciarle certo è che i
bollettini dell’armata son taciturni e frivoli.
Si
tiene che non vi sarà permissione di maschere questo carnovale.
Gran
ladri in campagna senza che venga posto rimedio. Anche in città si ruba
orologi, e tabarri.
Qui
non vi son più quasi Francesi, e pochi gens d’armes.
Le
giornate sono divine.
Si
è imbarazzati col bezzo calato, e colle provinciali che la piazza vuole in
crisi.
Si
dice i Russi a Rovigno.
10
[gennaio 1807]
Gran
ciarla che l’armata di Napoli abbandona Napoli.
Nuovo
pesante anticipato prediale.
Poca
truppa, è un mistero massimo.
Gran
ladri, gran sospensione. Questioni per i casini di ballo, non ancora permesse le
maschere. Ce n’è per tutti, ma i pesi son per i galantuomini.
12
[gennaio 1807]
A
Venezia è giunto una quantità di legni con olio, salumi, ec.
I
fogli sono cangianti.
Si
son fatti dei sopraveglianti ai discorsi, e opinioni.
Pare
che i Francesi si trincierino alla Vistola.
Si
discorre molto ma senza fondamento. Se la pace o altro ci liberasse da un
eccidio particolare e generale ricinosceressimo la mano della provvidenza, che
risanarebbe una volta tanti guai. Qui non vi è soldati, ma molti a Verona.
13
[gennaio 1807]
È
morto Giambattista Salvi il quale come Basso e
Giacomo Bologna stati
municipalisti dovettero prendere le argenterie delle chiese tutti tre morti di
morte atroce.
Gran
confusione per la chiusa dei casini quello del Corso, e misto del Caldogno, e la
bottega dei Camaleonti si crede preso male il senso delle parole.
Gran
ciarle, ma niente di fondamento.
Non
v’è danaro e però usure e precipizi.
Gran
reclami per il rigore delle finanze, e di chi le dirigge.
20
[gennaio 1807]
Erano
20 giorni che nulla si sapeva dell’armata però ciarle somme pro e contro,
oggi arrivano i viglietti [=bollettini] uffiziali, e si vuol trovar pro e contro mille cose.
Ma il solito tenor de’ pagamenti avvilisce ognuno, e non v’è che
gl’impiegati, e gli aspiranti che mostrino un calor vitale.
Il
prefetto Magenta conoscitor degli affari, atto al proprio economico, si mostra
ai nostri stentati balli una creatura di nuova creazione, cioè l’oscura
nascita e l’uomo incolto si discerne a primo colpo d’occhio, e sarebbe
strano l’attribuirgli all’ambizione quel che non è forse che una fatal
inscienza di civil società.
Domani
parte l’inglese Roche per Cremona, sequestrate le cambiali, arrabbiato e
tisico mov’esso l’universal compassione.
Oggi
tutti i mercanti sono inquieti per le merci inglesi.
24
[gennaio 1807]
I
bollettini dell’armata sono trionfanti, ma Napoleone passa ai quartieri
d’inverno. Ciò si vuol congetturar svantaggioso, o trattative di pace. Si
dice il disarmo di Palma[nova] e Venezia, e compenso di ciò alla neutralità
austriaca, sacrificando anch’essa la sua porzione di Polonia. Di Dalmazia si
parla male a detto dei stessi Uffiziali francesi, colà essi non possono
viverci, la ferocia degli abitanti urta di fronte la ferocia spirituale dei
Francesi.
Questo
è un secolo che fa tremare. Tutto crolla imperi regni, e fortune private.
Napoleone corre al camino della gloria coi gemiti delle popolazioni disperate.
L’Inghilterra salva l’ordine sociale, ma distrugge gli antenati di chi fruirà
d’un tal bene.
27
[gennaio 1807]
Vien
truppa da Venezia, ed essa va a Bassano e a Verona, si dice che ne venghi di
Dalmazia, e che ne vadi in Tirolo. Si osserva certo un movimento, ed è un mese
che è sospeso ogni qualsisia pagamento. Le nuove di Varsavia nei fogli son
belle, e indicano quartieri d’inverno, ma le voci son molte, ma caute. I
Francesi che vengono da Dalmazia esagerano i barbari trattamenti di quegli
abitanti, e giurano di non più andarvi. Tutto il mondo è ansioso di penetrare
un enigma assolutamente decisivo. Perché il contatto attuale colla Russia deve
decidere il destino dell’Europa.
Qui
fra prediale, coscrizione, e demanio si vive da disperati, la Providenza dia
fine a tanti guai con un tratto particolare suo proprio, mentre noi non sappiam
nemmen imaginare quel che potrebbe riuscirci utile intieramente. Tutto è scosso
governi e società i risultati per l’avvenire sono orribili, per conseguenza
non vi può essere un piano desiderabile ai nostri occhi.
Le
belle pitture di Paolo Veronese a Santa Corona, e del Bassano a San Rocco
vengono rapite all’Italia. In mezzo ai guai, alle perdite, ai tremori non poca
sensazione fece in Vicenza questa depredazione.
4
[febbraio 1807]
Gran
ciarle pro e contro le armate. Massena partito da Napoli per Polonia. I
quartieri d’inverno dei Francesi in Prussia mostrano che se non ci sono gran
perdite non ci son però gran glorie. Qui si muore da mille morti. Non si parla
che di rovine e soquadri di famiglie e del precipizio universale. Un imprenditor
fallito strascina seco la fallizione degli altri.
11
[febbraio 1807]
Gran
feste da Caldogno e legni al Corso e alle Torri, così s’inganna le nostre
angustie.
Gran
giro di truppa, gran voci, né mai si verifica formalmente nulla di buono. Il
movimento però è straordinario.
13
[febbraio 1807]
Son
due mesi che niente si sa di preciso delle armate voci di vittorie e di
sconfitte girano a vicenda, ma le ultime si sostengono di più. Tutto è arenato
qui, i pagamenti non si fanno, i viglietti uffiziazioni sono inconcludenti, e i
tedeum non sono più di moda. I soldati vanno e vengono senza alcun riflesso
alla stagione, e il mistero, e la proibizione di ogni comunicazione è
all’ordine del giorno. Pare che Napoleone sia giunto al punto di conquistare
il mondo intero se la sua fortuna lo seconda, o di retrogradar di molto. Questo
problema, il destino del mondo, e il nostro ci fanno vivere in una nuova
sospensione. Qui si vive da disperati le tasse giungono all’ossa, non v’è
più numerario, non v’è risorsa alcuna, e poco manca al precipizio
universale. I conventi languiscono colla pensione protrata dopo sei mesi, tutto
spira disperazione miseria. I discorsi sono affligenti, le vittorie o le perdite
sono per noi inservibili, niente ci muove a desiderare sull’incertezza di
tutto. Dio solo può sollevarci e render a noi quello stato di pace vera e
sistemata colla quale possa sostenersi la già precipitata Europa.
1
[marzo 1807]
Gran
varietà di perdite e di vittorie Napoleoniane.
La
Russia in tutta l’effervescenza. L’Impero Ottomano alleato colla Francia.
Napoleone in mezzo forma il quadro il più sorprendente, e il più riflessivo
per i popoli.
Qui
intanto dolorose coscrizioni, pagamenti impagabili, macchina che va da se
formano un vivere angustioso. Non v’è che la costante disciplina del soldato
che si possa encomiare.
Ma
il futuro destino quale sarà. Manus Domini tetigit, le vittorie e le perdite
potrebbero tutte esser fatali per noi.
Providenza!
Providenza!
4
[marzo 1807]
Non
si parla che della Vistola chi vuol i Russi oltrepassati, chi i Francesi.
Roveredo e lettere portano sconfitte di Francesi, i Giornali vittorie masticate.
Certo è che l’imbroglio è serio. Il clima fa più guerra ai Francesi che il
resto. Se la Providenza vuol servirsi di tal mezzo tutto è possibile, ma dai
coppi in giù non si può creder forze e consiglio tutto ad un tratto spiegate
contro il genio, la fortuna, e l’immensità delle truppe francesi.
La
Sublime Porta i Francesi la calcolano del loro partito. La Russia fa dei
trattati di alleanza con essa e par che gl’Inglesi col minacciar
Costantinopoli (che si dice bombardata) la determinano per la coalizione. Simil
quadro spaventa. L’Austria ricerca Brenan ma con poca forza. Par che la
fortuna di Napoleone la determini alla più esatta neutralità, ed imiti
l’esempio della Prussia nell’anno 1805 d’Austerlitz. Qui si vive da
disperati senza soldo senza speranze, e colla bocca aperta per sentir le
fanfallucche che ogni sciocco spazia, e che ripongono l’uomo scosso da tante
vicende ora in una disperata sensazione, ora in una illusoria speranza sempre
distrutta poco tempo dopo.
9
[marzo 1807]
Qui
si sta sempre ansiosi di nuove, i Francesi dicono di vincere e che i Russi sono
100 miglia di là della Vistola. I Cosacchi loro presero 3 mille prigionieri.
Infine l’affare è oscuro e può esser tutto.
Si
sente che il Santo Padre non stia ben poveri noi ci assisti in tal emergenze la
Providenza. La Chiesa sussisterà, ma a quante traversie i nostri peccati ci
espongono. Tale sarebbe se la Santa Sede venisse trasportata dall’Italia in
Avignone. Nel mese di marzo si pagherà un quinto di meno di prediale.
Le
monache avranno per questo solo mese la pensione, qual barbarie!
12
[marzo 1807]
Questa
sera venne chiuso il casino dei nobili, chi dice per la trascuratezza dei
presidenti di non averlo denunciato secondo la legge, chi per le baruffe ivi
succedute, chi per genio prefetizio, chi per essere stato un casino sempre
invidiato.
16
[marzo 1807]
Si
parla di 4 campi a Chiari, Padova, Bassano, e Udine di 80 mille uomini.
Non
si sa nulla di Polonia, e si parla del cerotto di Norimberga.
Il
vicerè ha avuto una figliola ai 14 del corrente.
Si
parla delle tasse degli artisti e del testatico dei contadini.
Ieri
la compagnia del casino si trasportò alla bottega.
18
[marzo 1807]
Per
la nascita della principessa si è liberato in tutte le città del regno tuti i
contrabbandieri di sale e di tabacco esenti d’altri delitti.
Si
parla di coscritti, e delle pensioni religiose non pagate.
Non
si comprende nulla dai fogli, ma una contraddizione perpetua.
L’avvanzarsi
della bella stagione svelerà qualche cosa.
29
[marzo 1807]
Oggi
tedeum per la figlia del vice re.
Si
sente gran nuove, gran sconfitte.
Da
Germania le lettere son di dovere misteriose, e di punto in aria. Non vi è
viglietti uffiziali, non più esagerazioni solo si brama la bella pace, e si
dice che possa trattarsi.
Qui
passa della truppa di pessima genìa. Vengono da Napoli pajono arrabbiati.
Coscritti qui 4 unigeniti per il benefizio della legge pare che non si verifichi
mai il caso. Si vuole che questi giovini bramino di esser della guardia
d’onore. Spasimi eccidi delle famiglie contuttociò vi son ancora dei pazzi
che ciò chiamano non male.
5
[aprile 1807]
Si
dice che gl’Inglesi passato lo stretto dei Dardanelli sieno andati a dar la
legge al turco li 6 del decorso a Costantinopoli.
Si
vuole che i Francesi sieno rinculati a Berlino.
Misteri,
ciarle, verità, rabbia, disperazione rendono tutti gli uomini convulsi, e non
si sa cosa credere e quasi cosa sperare.
Si
parla di censimento di Guardia Nazionale, e di partenza di truppe.
9
[aprile 1807]
Gran
voci. Gl’Inglesi han passato i Dardanelli e si sentirà gli effetti d’una
impresa così straordinaria. I geniali Francesi dicono gl’Inglesi han fatto
prigioniero un Dardanello, e non sanno dove riponerlo.
Si
vuol Napoleone in gran ritirata a Berlino. Lannes e Augerau disgraziati [=caduti
in disgrazia].
L’imperatrice in teatro a Parigi gli viene chiesto la pace.
Si
dice sussurri in Napoli.
Gran
prodezze del generale Russo Benisten. Qui si dice che il vice re vadi per
Bologna girando per andare finalmente in Dalmazia, colà i Francesi hanno 80
mille uomini. Ma ciò dipenderà dagli affari di Turchia. I geniali dicono che i
Russi sono presi in mezzo, gli altri che i Francesi dovranno ritirarsi.
Osservo
che in 18 anni sempre un gran avvenimento ha fatto retrogradare le cose per
tutte le potenze a vicenda, solo si è esternato l’infelicità e la miseria
dei popoli.
Noi
siamo in braccio alla Providenza. Il pensiero si perde in tutte le possibilità.
Le cose son ridotte a un segno che pare che il 1807 deciderà il destino
dell’Europa, ma quante volte ciò si è sperato in vano!
Gran
alternativa! O baratro! O barbari!
10
[aprile 1807]
Quest’oggi
son partiti per guardia d’onore Ragona, Vale, Porto, e Tavola e giorni fa
Branzo. Si vuole che sieno essi volontari.
Alle
7 giunse il vice re con tre legni e progredì per la porta di Padova la notte
prima passò il ministro della guerra, e un generale e si sosteneva che fosse il
principe.
Le
nuove di Turchia vengono minorate dai Francesi.
I
giorni sono superbi. Non si sa cosa credere. I fogli del nostro regno accordano
il passaggio degli Inglesi per i Dardanelli ma lo calcolano senza effetto e che
sono retroceduti. Si diceva Napoleone a Berlino e i fogli lo mantengono a
Osterode.
Noi
siamo qui tremanti perché le guerre quantunque lontane piombano ben presto
sempre sullo Stato Veneto, reso il teatro delle contradanze; gastigo tanto
singolare e pur troppo tanto verificato. La Providenza ci assisti.
Si
dice che i Spagnuoli verranno a guernire le nostre piazze. Il vice re non disse
altro, se non che come va la coscrizione? Sicché Spagnuoli, Inglesi e Turchi
son le nazioni che ci rimangono da vedere.
11
[aprile 1807]
Il
Corrier delle Dame porta la certa notizia del gran colpo degl’Inglesi per i
Dardanelli, e costretto il Turco alla pace, e alla coalizione.
Questa
sera a Sant’Ambrogio si è aperta la Loggia degl’illuminati.
Si
pretende che il vice re sia il Grand’Oriente [=Capo della massoneria].
Si
prepara dei sommi avenimenti e tutte le voci concordano che i Francesi non sieno
nella miglior situazione. Faccia Dio il nostro meglio.
12
[aprile 1807]
A
sentir gl’Inglesi dopo di aver costretto davanti il Seraglio il gran signore
ad accedere a loro, costringono la Casa d’Austria alla coalizione, e i
Francesi si riducono all’antica Francia. Qui attendono Russi, Turchi, e già
Napoleone e la Francia più non esistono. Gli altri per lettere di Venezia
tengono per certo mal accolti gl’Inglesi a Costantinopoli fugati e inseguiti.
L’Austria neutrale e Bernadotte penetrato in Curlandia.
Non
si parla più di Guardia Civica. Chi lo calcola un punto di prudenza, gli altri
che non ce ne sia più bisogno.
I
geniali, gl’illuminati brillano di tali notizie e generalmente si vive
nell’incertezza perché le nuove da ambi le parti sono troppo riscaldate.
16
[aprile 1807]
Gran
pioggia, alluvioni, e acque. Partono gl’imberbi soldati che fan pietà. Fra il
mistero e questo intersecamento di commercio nulla si sa.
Si
sostiene Dardanelli, e trattati di coalizione col turco, altri che non è
possibil la cosa, e che son le solite bazzecole di chi vuol illudersi.
Napoleone
chi lo vuole ad Osterode, chi a Berlino.
Va
gran truppa per il Tirolo.
Noi
impariamo la geografia a nostre spese, e gemiamo in fondo degli acquisti e delle
perdite, mentre il danno solo è il nostro partaggio.
A
Venezia gran generi, e scarsezza solo di numerario.
Il
prefetto vuol una festa al casin vecchio per il vice re che passerà per qui ai
20. Chi parla della Dalmazia in un modo chi nell’altro, fra poco sentiremo
cosa dispone di noi la Providenza, alla quale affidiamo la nostra misera località.
19
[aprile 1807]
Si
seppe che il vice re non si fermava a Vicenza per volare da madama Baciocchi
ch’era giunta a Milano. Questa gita a Venezia senza costrutto, la truppa
ritroceduta da Castelfranco per non esservi più la rassegna fa creder delle
cose. L’oscurità degli affari di Costantinopoli e quelli della Polonia fan
fare cento congetture.
Ma
quando penso che dal 1789 sempre si ha detto e anche veduto e che
degl’impensati accidenti ed avvenimenti hanno sconvolto ogni piano, ciò mi fa
sempreppiù abbassare il capo alla Providenza, senza più esaminare le
congetture e le speranze umane. Da essa sola si può attendere un miglior
destino.
Si
vuole che la corte di Russia sia la più destra e la più accorta possibile.
La
truppa la più valorosa e adestrata, e l’imperatore Alessandro il principe il
più risoluto. Esso a quanto si dice è proposto di vincere o di morire, ed ha
eletrizzata tutta la sua nazione, con un sentimento che se non dà la vittoria,
almeno rende la caduta molto pesante ai suoi conquistatori. Esso promette di
rimetter in trono di Francia i Borboni, in Prussia il suo re, e dà ottime
speranze a tutte le altre nazioni. Vedremo il risultato d’una lotta, che
questa volta sembra tale, ma 18 anni d’esperienza paralizza ogni cosa.
29
[aprile 1807]
Qual’imbroglio
di nuove. Alcuni dicono fallito il colpo di Napoleone in Polonia perdita di
gente di marescialli e battuto a Benixen e dai Russi. Altri dicono perdita somma
di gente non trionfi eccessivi, ma non perdita di terreno. Alcuni sostengono
ancora l’affar di Costantinopoli. I Francesi danno già fallito il colpo
agl’Inglesi. Il turco amico dei Francesi, e i Dardanelli ripasati in fuga
dagl’Inglesi. Pace certa dicono alcuni, altri mai più pace. Vedremo la verità
se Dio ci dà vita.
24
[aprile 1807]2
Gran
ciarle in discapito e favor dei Francesi. Tutto si riduce a veder coscritti
imberbi, gran generali morti, e non avanzamenti prodigiosi. Ma i Francesi sono
in Polonia, e le cose sono oscurissime pro e contro.
3
[maggio 1807]
Ora
passa di qui un regimento al giorno proveniente da Padova e va come marcia
sforzata a formar un campo a Chiari. Pare che ritroceda truppa ma il mistero è
sommo. Si attende gran conflitti decisivi in Polonia o la pace.
8
[maggio 1807]
Ieri
vi fu per l’assensione (ascensione), giorno anniversario del Regno, gran funzione in Duomo,
piccola macchina d’artificio in piazza e festa da ballo in Sala Bernarda [ la
sala del Consiglio Cittadino] del
prefetto molto ben servita.
Le
nuove del mondo sono oscurissime. A sentire alcuni i Francesi sono battuti da 4
mesi a questa parte. Gli altri sostengono che non perdono terreno, il fatto è
che poi che non si vola come a Marengo, Austerlitz, e Jena.
Qui
ci son gran soldati, partono degli ospitali, son messi in libertà i requisiti,
ma devono pagar le spese; infine un caos diabolico senza conoscer una tramontana
che ci conduca a qualche lusinga di bene.
10
[maggio 1807]
Si
parla di pace generale, altri d’un attacco generale che farà a momenti
Napoleone, altri che i Russi lo preveniranno, ma in sostanza non si sa nulla.
L’anderivieni della truppa è incomprensibile. Non v’è campo a Chiari. 500
Spagnuoli di cavalleria con la fanteria che andava nel Bresciano si dicono
partiti per la grand’armata. Chi vuol Napoleone imbarazzato, chi no, ma noi
consunti e smaniosi non si sa cosa credere né cosa sperare. La Providenza ci
ajuti!
20
[maggio 1807]
Qual
anderivieni di truppe! Ne vengono da Venezia, da Verona, e non si sa dove vadino.
Niente si comprende, si discorre e si ciarla senza fondamento. Ora pace, ora
trattative, ora battaglie. Quel che è certo si è che le più grandi armate
sono in prospetto l’una dell’altra per disputarsi l’Impero del mondo.
La
nostra angustiante e oberata situazione scorge che se Napoleone vince non c’è
più tramontana, se gli Anglo-Russi un’invasion di barbari è inevitabile,
pertanto il nostro stato è tale che ajutati dalla Provvidenza noi bramiamo di
sortirne o in un modo o nell’altro per vedere una volta fissato il nostro
destino, e quello dell’Europa.
24
[maggio 1807]
Tutti
i giorni ci son lettere d’Augusta di Vienna che indicano sconfitte, né mai si
è al caso di verificar nulla.
Tutti
i regimenti italiani sono rimandati in Italia, ciò fa stupore. Ai 29 o 30 si
attende il vice re.
A
Verona Pulcinella vestito da soldato pieno di ferite cantava di essersi battuto
lui solo con 30, di averli uccisi tutti e sbaragliata e dispersa l’armata
nemica. Brighella disse tu racconti le gran cose ma tu sei malconcio e
precipitato. Io sto benissimo soggiunse Pulcinella ed io con 4 bollettini
accomodo tutto.
A
Venezia si tratta di diroccare l’insigne chiesa di San Geminiano opera del
Sansovino per ridurla sala reale. Una tempesta significante parve si scagliasse
a questa chiesa, e furono posti su di essa dei bollettini col moto: salvati
Geminiano che il caso è brutto.
Qui
si vive a non descriversi passaggi continui, prediale, e non moneta angustie,
provisioni, e pur si dice che questo è il miglior momento, mentre l’una o
l’altra decisione degl’immensi eserciti produrrà dei più seri avvenimenti.
La critica situazion nostra però ci fa desiderare un sviluppo qualunque ajutati
dalla Providenza, mentre così tutto va in polvere.
28
[maggio 1807]
La
rua il pallio il corso riuscirono bene. Alle 5 pomeridiane giunse il vice re, il
quale approffitò della festa Caldogno ballando colla contessina Vecchia. Vi fu
trono a 2 scalini. Il general Charpentier quasi, e tutti gli altri ufficiali
italiani. V’era Thiene prefetto di Verona.
29
[maggio 1807]
Il
vice re riceve tutti i corpi, e detratta la municipalità a tutti fece dei
rimbrotti, vescovo, criminale, finanze ec.
Si
riportò la Rua.
Il
teatro fu illuminato e Marini recitò l’Aristodemo.
30
[maggio 1807]
Il
vice re fece la revvista alle 4 della mattina di soli 5 mille uomini fu alla
sera alla festa di ballo al casin vecchio ridotto misto per uffizio del prefetto
Magenta. Ballò molto e alle 3 montò in legno per Verona.
Questa
gita per così piccolo oggetto di truppa indica che sia venuto con tal pretesto
a dar degli ordini. Certo è che la calma somma in cui si troviamo sembra
foriera di gran cose. Si vuole che la casa d’Austria si dichiari per la
coalizione.
Gran
lanterna magica offre la società presentemente, volti paesani in grandezza,
maniere vili con abiti dorati, impiegati gonfi e burberi, la fisonomia truce e
ardita è la sola calcolata. Quanta gente che fa un mestiere non adattato!
9
[giugno 1807]
Sarebbe
incredibile ai posteri l’attual incertezza in cui noi si troviamo.
A
sentire alcuni dalla metà di decembre scorso i Francesi non fanno che perdere.
Ma le posizioni loro quantunque non progressive li mantengono alla Vistola. Colà
fra le due armate vi è un million di uomini, e fin ora non c’è fatti
militari di rimarco. Si fa l’assedio di Danzica, altri lo vogliono levato e
dichiarata l’Austria per la coalizione. Vi è chi tiene per la pace. Ma da
dovero si è nella più profonda oscurità.
Ora
vi è molte novità nell’organizzazione giudiciaria.
13
[giugno 1807]
Mentre
si supponeva battaglie vinte e discapiti, si sente la resa di Danzica, il tedeum
per domani, e tre giorni di esposizioni a spese del Vescovo per la prosperità
delle armi di Napoleone.
In
18 anni non si vede che dei ritardi, ma il torrente camina e invade
l’universo. La Providenza che vigila in tutti i rapporti ci assisterà.
È
arrivato il vice prefetto di Schio che si mostra ilare e comico, e che pose in
ridicolo la serietà del prefetto Magenta, ricordando ad esso le comuni allegrie
sotto l’albero della libertà.
19
[giugno 1807]
Si
sente sciolte interamente le confraternite, congregazioni ec. Questi sono i
tedeum ordinarj della vittoria. Dio ci ajuti!
Il
general Bezieres andò fulminante a Treviso l’altro giorno, e oggi si vede a
sfilar truppe verso Verona ciò si dice per la grand’armata. Qui abbiamo 3
battaglioni che occupano giornalmente tutto il Campo Marzo.
Coscrizioni,
pagamenti, e tolti alla città i suoi proventi e rendite lasciandogli i debiti
ed esposti i poveri particolari. Qui non vi è numerario, si paga, e non si
riscuote, il commercio nullo. Le gazzete però dicono tripudia e sorride
l’Italia vedendo la sua prosperità nelle vittorie ec.
Pietro
Righi passò ai 16 vice prefetto a Lonigo.
28
[giugno 1807]
Oggi
si legge sui cantoni una strepitosa vittoria riportata da Massena sopra i Russi.
Chi vuole abbattuta un’ala, chi sfondato il centro. Alcuni mettono il duca di
Benevento in viaggio per Konisberga per trattative di pace.
Si
dice gran insurrezione a Costantinopoli in favor degl’Inglesi colla morte del
sultano. Si va a mendicare a mezzodì quel che non riesce al nord. Ma pare che
la Providenza insisti nei suoi profondi decreti.
2
[luglio 1807]
Ieri
fu qui Mounsieur Paradisi, sopra le acque e strade tutto ricamato, e la
deputazione fu ad ossequiarlo.
Magenta
è andato ad installare Quadri vice prefetto di Asiago. Si discorre di gran
vittorie francesi ma si attende i dettagli 30 mille Russi prigionieri e 30
generali ec.
Si
crede la pace del re di Prussia segnata a Oliva.
Si
vuol morto Selim II e fatto Mustafà gran signore, ma che simili affari siano a
vantaggio dei Francesi i quali animarono i Gianizzeri contro il sultano e il
divano per corrispondenze coi Russi e Inglesi.
Tutto
il mondo è istupidito dalle vittorie dagli avvenimenti, e dalle miserie. Cosa
sarà tutti ripettono riposando solo nella Providenza. Si dice che il general
Caffarelli vadi alla grand’armata per non essere stato troppo attivo nelle
coscrizioni.
Si
parla di Guardia Civica.
4
[luglio 1807]
Gran
vittoria a Friedeland paragonata al solito a Marengo Austerlitz e Jena. Oggi
passa un corriere che lascia la nuova che son segnati i preliminari di pace con
la Russia.
Le
nuove di Costantinopoli si dicono favorevoli ai Francesi, ma il dettaglio è
confuso.
La
stella di Napoleone è d’un carattere del tutto nuovo nella storia; quantunque
al tempo d’ogni conquistatore si avrà detto lo stesso.
Se
la sua fortuna militare venisse accompagnata da qualche piano interno più a
sollievo dei popoli si avrebbe qualche fiato da decantarne le gesta, ma tutto il
mondo par che rimiri simili fortunati avvenimenti nel mondo della luna, e non
par mai ad alcuno che niente possa influire a prosperità.
Il
sempre pessimo impianto dei Francesi in materia finanze, la coscrizione che
tolgono la gioventù riducono per il sovrano il vero suddito sulle basi di
Macchiavello.
Qui
c’è tre eterni battaglioni che ci privano del Campo Marzo, c’ingombrano
perpetuamente le strade coi loro andirivieni ai continui esercizi. Magenta in
Asiago installando Quadri ha distrutta la regenza dei Sette Comuni, ed ha
prosperato quel paese alla moderna.
10
[luglio 1807]
Oggi
vien publicato l’armistizio fra i Francesi e i Russi solamente: si vuol
rimarcarlo molto decoroso per i Russi, e si ode dai Francesi dopo la vittoria a
dire ai Russi fra le nostre due grandi e potenti nazioni, linguaggio che prima
era del massimo disprezzo, e che ora si cangia a norma delle circostanze.
Chi
vuol tutto dei Francesi, e che il Continente intero sia manipolato da loro. Chi
suppone la rivoluzione in Costantinopoli a favor degli Anglo-Russi, la ripresa
di Danzica e altre cose, ma in tal caso i Russi non farebbero armistizio.
Vedremo
dunque a qual pace dovrà trangugiar l’Europa.
Se
Napoleone ha conquiso il continente sorgeranno di nuovo le barchette a tentar un
sbarco nella nuova Cartagine. Se la conquista non è assoluta nuovi sforzi la
renderanno tale.
Qual
secolo d’intraprese abbaglianti, e di miserie quotidiane! Le teste degli
uomini sono esaltate, e le bocche affamate. Tutti innoltrano nell’avvenire le
speranze, ma molti troveran la morte prima di realizzarle.
Intanto
il militare, il demanio, i spogli, e il prediale, e una razza d’uomini di
nuovo conio alla testa degli affari fanno vedere che siamo dei mortali
sagrificati alla sublimità del genio e della fortuna della Francia.
17
[luglio 1807]
In
mezzo ai trionfi di Fiedland e al tedeum per dopo domani si sente che ai 19
Massena ha avuto una gran sconfitta dai Cosacchi. Si vuol cose cangiate, e gran
gelosie per le lettere. Vedremo: sempre le notizie diverse si frammezzano alle
cose, ma giamai si realizzano da 18 anni a questa parte; ma chi sa che la
Providenza componghi un qualche stato tollerabile all’umanità.
Son
ordinate la faccitura delle strade dalla Torre di confini a Padova.
19
[luglio 1807]
Oggi
tedeum in Duomo per la Battaglia di Fiedland. Ma le voci sono sfavorevolissime
ai Francesi.
Si
vogliono inviluppati dalla non conosciuta eccellente tattica Russa. Ricercanti
ai 19 l’armistizio negato ai 14. Ceduto il quartier generale ai Russi. Infine
Costantinopoli Anglo-Russiano ec.
Altri
vogliono vittorie immense: pace segnata ai 27 giugno, Costantinopoli dalla
Francia. Infine ce n’è per tutti. Ma quel che par probabile si è, che si
scorge che la Russia è una gran potenza e che con essa non si dà la legge come
si faceva una volta coll’Austria la Prussia ec. Vedremo poi le cose
ansiosamente aspettate e per curiosità e per l’intimo interesse di veder una
qualche tramontana da tranquillizzarci.
Si vuole
o truppe che vanno a Napoli per tentare l’acquisto della
Sicilia. Altri vogliono uno sbarco Anglo-Russo.
22
[luglio 1807]
La
pace è segnata a Tilsit gli 8 del corrente fra la Russia e la Francia, gran
curiosità per gli articoli.
Si
sparge che verrà minorato il prediale d’un terzo; già senza questo il sudito
sarebbe totalmente distrutto.
Gran
coscritti giovinetti che partono per la Dalmazia e Venezia. Tre battaglioni
stano qui sempre stabili col general Croisel. Gran esercizi in Campo Marzo che
pajono giochi.
A
Venezia i Russi si approvisionano di tutto e incariscono i generi. Questo è un
segno di pace.
25
[luglio 1807]
È
falsa la nuova dei Russi a Venezia ma potrà ciò seguire in conseguenza della
pace.
Gran
discorsi. Si vede apertamente che il Territorio Russo non è stato tocco dai
Francesi. Ciò determina la forza e il valore di quella gran nazione. Il
silenzio è sommo e pare che se i Francesi dassero totalmente la legge si
traspirarebbe qualche albagia. D’Augusta vien scritto la pace è fatta ma gli
articoli sono inpenetrabili. Si dice che si attende le risposte d’Inghilterra
per una pace generale. V’è chi non lo dubita atteso l’atteggiamento della
Russia. Si parla che l’Italia sarà indipendente regno col vice re. V’è chi
crede quattro reami, Adriatico, Longobardo, ec. ec. Fino all’apparizione dei
capitoli gran vaticini. Intanto l’idea d’una pace di qualche consistenza
conforta. Mi sembra però che la convulsione degli avvenimenti per quanto
orribili e pesanti sieno stati lasciavano almeno qualche speranza futura. Ora
una pace stabile ci circoscriverà alle conseguenze d’un discioglimento
d’ordine sociale, ai devastamenti e ai nuovi piani, e a delle feste
disorganizzate in tutti i sensi, e a degli impiegati di moda. Faccia la
Provvidenza! Ma questo è un secolo non atto a tranquillizzare.
28
[luglio 1807]
L’impenetrabilità
di questa pace pubblicata solo ai 19 a Milano fa dire cento cose, chi non la
crede, o vuol proseguimento di guerra, chi suppone prigioniero Napoleone, chi
costretto a gran cessioni. I più sono sospesissimi, e rammentando il passato si
limitano a credere che il maneggio della pace generale coll’Inghilterra sia
l’unica ragione di tanti ritardi. L’idea però della pace consola. Qui
passano gran coscritti.
Si
vuole che il Dandolo governator della Dalmazia ritorni a Milano.
30
[luglio 1807]
Gran
curiosità della pace. Non si vede più decreti. Napoleone si chiama imperator
de’ Francesi e più non aggiunge re d’Italia; si dice che una lettera dal
campo esprime: si vedrà dei cangiamenti magici. Infine noi siamo qui nella più
perfetta oscurità di tutto.
31
[luglio 1807]
Persone
che vengono da Milano assicurano che colà vi è un gran mal umore, mentre è
sparso che il Milanese verrà incorporato all’impero francese fino all’Adda,
e che il vice re, sarà re a Venezia. L’impenetrabilità degli articoli fa
nascere mille discorsi.
V’è
la pace colla Prussia. Si crede un trattato colla Sublime Porta e poco si spera
delle trattative coll’Inghilterra.
2
[agosto 1807]
Oggi
escono 26 capitoli della pace fra la Francia, e la Russia. La Russia sarà
mediatrice fra la Francia e l’Inghilterra e Napoleone lo sarà tra la Russia e
la Sublime Porta. Si vuole che Napoleone venga riconosciuto dalla Russia come re
d’Italia. Dell’Italia poi niente si sa. Nascono tanti re che sembra una
tavola troppo ripiena onde saziare.
Qui
passano 300 o 400 coscritti al giorno che vanno verso la Dalmazia.
Qui
tutto è immobile e ciò si crede fino alla pace generale. Noi viviamo all’asenza
di tutto, e quasi sbalorditi dall’immensità delle cose.
9
[agosto 1807]
Gran
discorsi, chi parla di Napoleone e lo inalza fino alle stelle, chi non vuol
creder se non trattati fra la Russia e la Prussia. Il mistero è sommo, ma la
pace sembra indubitata. Il re di Svezia fece una sortita teatrale cosa
straordinaria di cui è fertile il tempo in cui viviamo.
Ai
15, giorno di S. Napoleone si crede di rilevar qualche cosa per l’Italia, pare
che nello Stato Veneto vi sarà un re. Si sente una nuova insurrezione a
Costantinopoli foriera di partaggi. Si dice che l’Inghilterra abbia accettata
la mediazione della Russia per la pace.
Noi
viviamo all’oscuro di tutto, e quasi sbalorditi dell’immensità delle cose.
Se leggiamo le gazzette unico alimento alla fame della nostra interessante
curiosità. Noi vediamo Temistocle, Epaminonda, Licurgo, e quanto mai ebbe di
grande l’antichità, e la famiglia del genere umano così ben regolata, e
incassata che la fantasia non vede che beni presenti e futuri, idee grandiose,
risorse istantanee, uomini e cose di getto. Ma riposte le gazzette e guardandoci
all’intorno e noi stessi, qual babilonia di leggi, quali massime
machiavelliche, qual alto e basso di geni regolatori, qual’alterazione fisica
e morale degli stati, qual rovina di cose, quante idee impraticabili, e quanti
precipizi senza umana risorsa, eppoi qual genere d’uomini al governo degli
affari, quai ceffi, quai costumi, qual morale! davvero che l’istoria del tempo
è la vera pittura dello spirito umano che va alle stelle col pensiero, e
discende a terra con tutta la corruzione della piccolezza, e della miseria. Dio
solo può trarci dai mali in cui ci ha ingolfato la malizia, e l’ignoranza!
13
[agosto 1807]
Gran
oscurità. Tutti congetturano. La pace di Tilsit diventa a chi un problema, a
chi un evidenza. L’Italia è senza parole. Non vi è mezzo di aver lumi dalla
Germania e lettere e gazzette, tutto è inibito. Gran ladri per le strade. Si
vocifera dei massacri in Bologna. Si parla che il Turco andrà in Asia. Si vuol
Cattaro sempre ceduto ai Francesi. Ma Cattaro è una cosa curiosa dalla pace di
Presburgo fino a questo momento. Ce n’è per tutti, ma non per la quiete e
riposo generale della misera umanità.
Domenica
16 corrente si farà funzione in chiesa per il nomastico e illuminazione dei
luoghi pubblici.
16
[agosto 1807]
Tedeum
semplice in duomo con 3 regimenti gran uffizialità, e Municipalità.
Un
giorno si crediamo ceduti, un altro che si rinnovi la guerra se ne dice tante
eppur l’esperienza ci ha fatto vedere che non se ne verifica mai una, e che
succede sempre quel che non si crede.
A
Bologna non fu vero il massacro, ma qui è verissimo che ci son dei ladri.
18
[agosto 1807]
Si
divide il mondo. Si forma 4 regni in Italia Napoletano, Romano, Longobardo,
Adriatico, e l’Etruria in Portogallo senza saper nulla.
Sembra
che i Francesi vadino insensibilmente partendo, e se non arriva altre truppe
come il solito ciò darebbe corpo alla voce, che i Tedeschi s’ingrossano ai
confini, e discendino per formare il re Adriatico d’un arciduca. La voce si
mantiene ai 20 o 23 del corrente.
Ma
quante voci e quanti sogni non realizzati!
Si
vuol dei campi francesi a Chiari e a Bologna, la pace par sicura, ma
dell’Inghilterra non si sente alcun passo, anzi essa sembra occupata della sua
tardigrada spedizione.
22
[agosto 1807]
Gran
mistero, gazzette vuote, curiosità immensa. Chi sa di certo un cambiamento
total di governo, chi una grandezza stabile inaudita. Intanto si paga, si
sospira e in fondo non si spera molto. Si teme per Roma poveri noi l’eccidio
nostro sarebbe deciso!
Ai
25 partono i poveri Cappuccini vittime d’un livello d’una famiglia che ha
voce in tal momento altri perché nell’incendio del giorno delle bombe essi
ricercarono a Milano un soccorso per rimetter il convento, già rimesso dopo dai
buoni cittadini.
Si
dice che il vice re passi presto alla villeggiatura di Strà.
I
Francesi partono, ma ciò si dice per la revista che farà il vice re a Treviso.
Questione
dei Cavalieri di Comun per i birri in piazza, chi mai la vincerà!
Gran
sassata quasi tutte le sere ai Camaleonti altri dicono per il Caffè di Miazzon.
Si
sente che i ladri stanno un po’ quieti.
Si
dice Cattaro ai Francesi il giorno 7 corrente, ma ciò non si vede
ufficialmente.
Pare
che vi sia la pace, ma le truppe camminano lentamente.
Non
si sente novità dal canto dell’Inghilterra, colà è il vero nodo Gordiano.
13
[settembre 1807]
Nella
Babilonia delle nuove si sente la Pace di Tilsit come decisiva della pace
continentale. Si supponeva gl’Inglesi costretti alla pace, ma invece una
spedizione violenta verso Copenaghen vuol togliere ai Francesi i vascelli
danesi. Il re di Svezia uscì in campo e si vuol fugito miseramente. Napoleone
dal trono dice di calar l’imposta fondiaria. Si sente Cattaro e le isole del
Levante in poter francese. I Russi ivi in guarnigione traghettano a Venezia e si
vogliono diretti per la Baviera guariti vestiti, e accomodati nell’ex Stato
Veneto. Garbuglio nuovo reso difficile e facile secondo le idee delle persone.
Chi vuol il sultano Mustafà riconosciuto dalle corti; chi il Turco a momenti in
Asia. Qui l’organizzazione è più disorganizzante che mai. Non v’è più
numerario. Le riscossioni difficili e i pagamenti senza dilazione. Si diceva
Napoleone a momenti in Italia, ma esso non vorrà mirare tanta confusione e
tanta miseria, onde non par tal venuta probabile. San Pietro in San Tommaso
quando San Tommaso non vadi volontario a San Pietro [=Il convento di S
Pietro dovrà unirsi a quello di S. Tomaso oppure...]. I Cappuccini andati. I
depositi sul Monte incerti, nuove investiture d’acqua a chi le ha di già
acquistate. Infine calcolo immenso e rovinoso onde trarre danaro e spolpare. Del
resto poi i destini futuri dell’Italia saranno eccelsi, la prosperità
all’apice, e gli uomini e le cose d’un’altra pasta e configurazione.
23
[settembre 1807]
Passano
tutti gli ospitali e la città spende 1000 lire al giorno perché la cassa
militare è vuota. Tutte le truppe francesi si concentrano in Friul per dar loco
ai Russi. Questi Russi giungono sempre e non giungono mai, si dice che ne starà
6 mille a Padova, di Vicenza non si parla ancora.
La
cosa è curiosa, ma tutto è già incomprensibile e nuovo.
25
[settembre 1807]
Gran
ciarle per i Russi, si vogliono giunti a Padova arbitri di tutto e spacciando
checche. Si combina che Magenta e Casati prefetti di Vicenza e di Treviso oggi
partirano per Milano.
26
[settembre 1807]
I
Russi sono arrivati a Padova e si dicono in numero di 5 milla. Tutti stivallati,
spiritosi, ufficiali magnifici, e tutta truppa veterana. Pochi Francesi. I
discorsi sono infiniti, e se il numero si accresce l’enigma sarebbe singolare.
27
[settembre 1807]
Giunge
un ordine alla nostra Municipalità che al caso d’una venuta di truppe estere
si tenga a parte il conto delle spese.
Gran
discorsi: chi crede passaggio e andata in Baviera, chi diffusione per attender
la primavera per andar a scacciar il turco dall’Europa, chi una terza vendita
degli Stati ex Veneti.
La
strada della Brenta fino ai confini par fatta per il passaggio espressamente. Ma
Lagarde è deposto dall’alta pulizia in Venezia, l’andata del general
Miollis stazionante in Venezia a Livorno. Il comandante della marina Bertin
cangiato col Condulmer; i prefetti di Vicenza, e di Treviso passati a Milano
contemporaneamente: le non mai libere notizie della Germania fan fare cento
congetture. In pochi giorni si decifererà qualche cosa.
10
[ottobre 1807]
I
Russi sono in 5 mille a Padova quieti e tranquilli nelle loro caserme e sono la
guarnigione di Cattaro. Alcuni ufficiali sono a diporto a Venezia, ma ciò non
è che un contrabando. Si attende le guarnigioni delle isole del Levante. I
discorsi son vari, ma tutto sembra naturale quantunque straordinario. Si dice
della villeggiatura del vice re a Strà e della venuta in Italia di Napoleone,
ma pare che né l’uno nell’altra si verifichino.
Il
professor Sacchi è venuto da Milano per dispensar gratis il benefizio
dell’innesto vaccino a spese del governo.
Si
proibì in oggi il baccalà, e cospettoni (=scopettoni, voce veneta per aringhe)
come merce Inglese, ma non si
sequestra il gran danaro che dal demanio passa a Milano.
Gran
carri di moribondi infermi che precipitano da gran tempo il loro passaggio per
qui. Gran mali nei nostri contadini.
13
[ottobre 1807]
Domani
parte tutta la truppa per la Dalmazia, e verrà a quel che si dice della
cavalleria, molto desiderabile al consumo dei nostri abbondanti fieni.
I
discorsi per i Russi sono immensi. Chi li crede dominatori in Italia, vincitori
di Napoleone, e dattori della legge. Chi li crede assoldati dalla Francia, chi
li calcola uniti all’impresa di cacciar il Turco in Asia per la primavera.
Certo è che il fenomeno è curioso, e che finora Padova sola ne ha 5 mille, a
Venezia non vi va che alcuni uffiziali a vederla.
Chi
attende Napoleone ai 15 a Milano, chi non suppone un tal viaggio.
Domani
s’installerà i giudici, si è fatto abiti, e organizzazioni, e in ciò con
gran solecitudine. Qual caos di cose! Le nostre menti non reggono alla piena
degli avvenimenti, e la ragione si perde nelle congetture. Pare che gl’Inglesi
occupino la mente dell’eroe del secolo, e che tutto il resto sia subordinato
al piano ostile ch’egli si è fatto contro di essi. Il destino del mondo pende
dalla verificazione fortunata dei piani di questi insulari, o di Napoleone. Gli
forzi di questi due cardini fanno traballare imperi e regni, e tutta l’Europa
finora non risente che danni, miserie e guai. L’immenso autore dell’universo
dia all’afflitta umanità esso solo quel soccorso che i deliri umani non
permettono di sperare a conforto della vita presente e futura.
17
[ottobre 1807]
Gl’Inglesi
avendo conquistato la flotta danese e quasi incendiato Copenaghen pare che ora
si rivolgano a Costantinopoli e si dice che abbiano sorpreso la flotta russa di
Tenedo. Qui se ne dice di tutti i colori, e per verità il caos è sommo. Domani
parte il cinquantesimo regimento che doveva partire da mesi e mesi, si dice che
verrà della cavalleria, altri credono una colonna russa.
Vi
è qui un principe russo che spende ongari in sorbetti e ciambelle.
28
[novembre 1807]
Mentre
i discorsi degl’Inglesi fra Copenaghen e Lisbona sorprendevano; mentre
l’oscurità della Pace di Tilsit faceva fare mille differenti congetture, si
sente che Sua Maestà è arrivata quasi all’improvviso a Milano il giorno 21
corrente. Corteggiato esso da principi di sua casa, e dal re e regina di
Baviera, oltre le voci di tutti i principi d’Italia, due arciduchi austriaci,
e ambasciatori russi, inglesi, ec.
Esso
giugne a Vicenza oggi alle 7 pomeridiane, coi principi sposi di Baviera, il
vicere, Murat, e Berthier. Fece il dejunné dal conte Anibale Thiene, e
ricevette 16 dame vicentine. Dopo passò al Teatro Olimpico illuminato, perché
la regina di Baviera il giorno prima a Verona gli mostrò desiderio di vedere
questo capo d’opera. Bramate di vederlo diss’egli ebbene, Fontanelli andate
ad avvisar subito che venghi illuminato. Fece esso molte distinzioni al nostro
podestà co: Giovanni Giacopo Thiene, fu discorsivo con clemenza colle dame,
disse sull’esposizione del podestà del decadimento del teatro e della cassa
esausta dell’Accademia di dare 150. mille lire italiane, cosa che ora quasi
malignamente si pone in dubbio. Consigliò il ricco ed ottuagenario Trento di
far testamento disse al prefetto Solari di Asiago di dire a Sette Comun di aver
le mani lunghe, al vescovo di aver troppi parochi, e che ne basta uno ogni 3000
abitanti, agli avvocati che hanno unghie lunghe e che saprà tagliargliele. Salì
esso sopra le scalinate poi si trattenne colle dame nelle camere, dove giunte le
carrozze volò a Strà senza fermarsi a Padova. Le speranze dei Veneziani sono
grandi, si dice qualche incoronazione. Tutti i ministri del regno italico sono
colà.
Si
dice che dopo di esser stato a Venezia pochi momenti, vadi esso a Palma poi
ritorni di bel nuovo a Venezia dove darà esso una festa ai signori veneziani.
5
[dicembre 1807]
L’imperatore
volò li 28 di notte per Strà senza fermarsi a Padova, e si racconta che quella
Municipalità non fu tanto sollecita e arrivò a Strà che l’imperatore era
partito per Venezia.
Li
29 l’imperatore entrò in Venezia spaccandosi una macchina che gli aperse
improvvisamente il colpo d’occhio della laguna. L’ingresso, le Peote, le
Bissone, [si tratta di alcuni tipi di imbarcazioni veneziane] i sbarri del cannone, il suono di tutte le campane avrebbero reso
questo ingresso superbo se i tempi perversi non avessero guastato ogni cosa.
Smontò al Palazzo Reale e il circolo, la cantata alla Fenice, la festa,
l’arsenale, l’illuminazione della piazza furono le cose rimarcabili fu a
Palestrina [Pellestrina]. I sforzi dei Veneziani di entusiasmo, e di magnificenza sono
incredibili. Tutti sperano miglioramenti, incoronazione ec. Si dice la sala del
Maggior Consiglio addobbata per una gran solennità, la chiesa di San Marco
parimenti. I due palazzi Rezzonico, e Pesaro apparecchiati superbamente per due
soggetti incogniti. Questi apparati ingolfano in un mar di congetture. La corona
di ferro si dice trasportata in Venezia. Si vuole il Santo Padre, e Luciano
Bonaparte in viaggio per Venezia. Il sovrano dice di partir per Udine e di
ritornar a Venezia. L’imperatore mangia poco dorme poco pensa molto, e agisce
continuamente. A Venezia vi sono un furor di forestieri, ma tutti i spettacoli
vennero disturbati dal tempo gran discorsi di speranza.
6
[dicembre 1807]
L’Imperatore
è per partir per Udine, ma nulla si sa in questa breve distanza da Venezia.
Anche colà tutto è subitaneo anche nelle più piccole cose.
Le
voci sono che la regina d’Etruria vadi a regnar a Lisbona.
Si
parla che il Santo Padre sia, vadi o si accinga per Venezia. Vi son lettere che
datano l’invasione dello Stato Pontificio da 19 del passato novembre. Dio ci
assisti mentre per la sua chiesa non dubitiamo.
È
fatto nostro podestà il sig. Francesco Anguissola.
L’Imperatore
affatica molto e dice al sig. Renier già confermato podestà di Venezia. Ho
affaticato per voi sig. Renier, cioè per la vostra città di Venezia. Esaminò
l’arsenale, fu ai Murazzi [=grande opera costruita dalla Repubblica veneta per
proteggere la laguna dalle maree], e non trascura nulla. Dice di felicitarci. Lo
vedremo.
I
Russi che dai 24 settembre erano a Padova si dice che domani vadino al loro
paese avendo ottenuto il passaggio per i stati dell’imperator d’Austria.
Pare
tutto convenuto coll’Austria, e la cessione di Brenau colla Russia tutta
l’armonia, e si vuole che anche il turco non sia lungi dal convernisi. Rimane
l’Inghilterra, qui il ragionamento vien meno per la mancanza di reali, e
intrinsiche cognizioni.
8
[dicembre 1807]
Ai
5 del corrente è partito l’imperatore col re di Baviera per Udine dalla parte
di Treviso. Ricercò imprestito 8. millioni di franchi ai mercanti per supplire
alle necessità di Venezia supplendo coi beni demaniali. Disse ch’è poco un
prefetto a Venezia. Le voci sono ch’egli vi ritornerà. Ma tutti i ministri
italici ritornano a Milano. La gran maitresse Litta ancora, e oggi sarà qui di
passaggio il re di Napoli, così annunziato dal ministro dell’interno Breme
che arrivò ieri. Si sentono le nomine dei consiglieri e altre cariche molto
curiose. I consigli elettorati convocati straordinariamente a Milano vengono
procrastinati ai 15 del corrente. Si sostiene la voce dell’arrivo in Venezia
del sommo Pontefice, di Luciano Bonaparte, e di madame Letizia [madre di
Napoleone]. Niente si
comprende, e niente si sa giungono continue stafette, ma gli orridi tempi, e le
strade annojeranno questi principi dei nostri paesi, e riusciranno ad essi
straordinarie come lo sono essi per noi.
9
[dicembre 1807]
Arriva
alle 6 pomeridiane il re di Napoli, vuol alloggiare dove alloggiò Napoleone in
casa Thiene, e partì poche ore dopo per Verona. Domani si attende il re di
baviera, il vice re loro suggerì l’alloggio in Casa Thiene: le carrozze a 4 a
6 cavalli vanno notte e giorno, e i nostri cavalli in requisizione.
La
partenza di tutto il corteggio da Venezia, l’oscurità di tutti i più piccoli
movimenti dell’imperatore fanno perdere la tramontana, non solo nelle cose
grandi, ma anche nelle più minime. Ancora non si sa di preciso il giorno della
partenza del sovrano da Venezia, e molti credono ch’esso non vi ritornerà
altro.
13
[dicembre 1807]
Oggi
alle 3 pomeridiane travolò l’imperatore per Mantova. Alla Porta di Padova, il
podestà Anguissola gli umiliò un memoriale per la città, ringraziandolo
prima, (stante i dubbi) del regalo di 150 mille al Teatro Olimpico, gli
raccomandò fiume, e torrenti, e di metter in circolazione sul monte il soldo
del demanio ec. ec. ec. ec. Accolse, e non resta che la speme.
Venezia
beneficata caritatevolmente. Ma Renier podestà fece una fortuna e sembra che
l’imperatore sia venuto espressamente per lui a Venezia. Si sentirà ora le
nuove di Milano, mentre l’ingresso trionfale che il sovrano deve farvi, e i
consigli elettorali convocati straordinariamente per i 15 denotano qualche cosa;
ma già parturiunt montes et nascetur ec.
Si
conta arresti a Padova per i Russi e imprudenze. Niente si sa del mondo solo che
la guerra coll’Austria era vicina, se Duroc non avesse portato a Udine la
convenzione dei 12 novembre fatta a Fontaineableau per i confini, Brenau ec.
Qui
la Guardia Nazionale ci fa penare e ridere.
Abbiamo
poca truppa. Si vive tra tutti i più miserabili pensieri, e circostanze. Non si
spera che nel mondo aereo. Gl’impieghi pubblici vengono dati in sequela del
piano. Dio provvedi al secolo il più destruttore, e mai degno di stima.
20
[dicembre 1807]
Ancora
non si sa se l’Imperatore sia partito da Milano.
Gran
decretone per Venezia, vi è molte cose benefiche.
Se
ne attende uno per ogni dipartimento.
Vi
sono 19 Padovani in arresto si crede per riscaldo della venuta dei Russi in
Padova. L’ambasciata a Milano di Cesarotti Lazzara Pietrobelli, e Franzago
lusinga di perdono.
Le
nuove del mondo sono oscurissime, ma non vi è apparenza di pace con
l’Inghilterra.
28
[dicembre 1807]
L’imperatore
è partito da Milano li 24 corrente.
La
regina d’Etruria ha abdicato.
I
Padovani sono ancora in arresto.
Qui
si vive sperando.
Si
fa cavalieri della Corona di Ferro e onori che poi non si verificano.
Le
parlate di Melzi per il prediale, e di Cesarotti per i Padovani formano la
lettura di moda. Niente si sa. Venezia è soccorsa. Renier e Melzi fortunati.
30
[dicembre 1807]
Il
governo ha l’ordine di racogliere le gesta di Giovanni Battista Salvi per l’orazion
funebre come cavalier della Corona di Ferro.
31
[dicembre 1807]
Gran
discorsi sulla guerra in Polonia, finalmente l’impensata Pace di Tilsit ai 9
di luglio. Gran speranze a Parigi di diminuzione di prediale. L’armata
francese sempre ferma ai suoi posti verso la Prussia coll’idea di rimetterne
le perdite. Voci di Turchia sempre contrarie al fatto. Imprese inglesi fallaci a
Costantinopoli, presa di Copenaghen e Lisbona. Napoleone in Italia verso il fine
di novembre. Soccorsi a Venezia, cangiamenti di forma nel governo, e gran
cavalierati di Corona di Ferro partenza sul fine di dicembre di Napoleone non si
sa se per Parigi o in Portogallo.
Qui
si ha cangiato Thiene in Anguissola per podestà si vive in mezzo a
un’organizzata sanguisuga, e si è quasi senza speranza. Dio provvedi.