Trascrizione di Mirto Sardo
[con aggiunta delle date esatte tra parentesi quadre]
1808
5
[gennaio 1808]
La
famosa Psiche di Canova posseduta dal cavalier Zulian, e venduta vergognosamente
dai suoi eredi Priuli a Mangili passerà in Tirolo ed ecco come. Ricercata la
regina di Baviera dall’imperatore cosa che le piacque di più in Venezia essa
gli rispose la Psiche, dunque 12 mille ducati farà asportar fuori d’Italia
anche questo capo d’opera.
8
[gennaio 1808]
Oggi
ribasso di crocioni di luigi e moneta veneta il popolo è rimasto contento del
rame e provinciali.
Le
nuove dipinte monete dicono Dio protegge l’Italia. Beati noi!
18
[gennaio 1808]
Gran
danno, e immantimente di monete. Siamo in pace, ma la coscrizione, i pagamenti e
i discapiti ci fanno una guerra viva. Nel tempo dei conflitti si sperava ora si
vede organizzata una distruzione. Si scrive a Milano ma o non si risponde o si
risponde da oracoli. Si vuol in quest’anno la guerra col Turco.
L’Inghilterra non cede, la casa di Braganze ha prefferito un nuovo mondo al
nostro. La Russia è greca e nulla si comprende. Qui si vive malinconiosamente
privi di denaro e di speranze.
21
[gennaio 1808]
Gran
angustie e avvilimento di tutti per i pagamenti interminabili e per le monete,
così non può caminar le cose senza la total rovina dell’Italia.
Si
attende da Konisberg il regimento italiano che si è distinto a Friedeland e che
passa in Portogallo. Vengono ordinati alla Prefettura e comune tutti gli onori.
26
[gennaio 1808]
Gran
discorsi sull’alterazioni dei territori, e non si sa spiegare questa
ingiografica novità sennon col dire che si vuol alterare ogni qualunque idea
del passato, ovvero divertir le fantasie con simili imbrogli per distaccar
l’uomo da tutto e spolparlo più agevolmente.
Vi
è la nota del Consiglio Comunale di 30 nobili della bottega dei Camaleonti.
Si
parla di concentrazione di parrochie, e si dona ai parochi poveri quel che si
leverà ai ricchi.
Si
vuol in primavera guerra in Turchia, ed espurgo di truppa ordinata per il
Portogallo.
Si
ricerca a Milano tutti i vescovi del regno o per il giuramento o per
l’alterazione delle diocesi.
Il
cavalier podestà si mostra superiore ai suoi savj, e ciò nello spirito della
concentrazione dei poteri, massima straniera.
3
[febbraio 1808]
Oggi
alle 3 pomeridiane giunsero gli eroi italiani provenienti dalla grand’armata
della Vistola furono accolti sotto la tenda al portone del giardino Valmarana
dalle autorità costituite, i soldati alloggiarono nelle caserme, vi fu pranzo
solenne dell’uffizialità dal Prefetto, comedia e festa in teatro,
moltiplicasti gentem et non magnificasti letitiam.
L’entusiasmo
fu più di compassione che altro.
Si
sparse nuove cattive di Roma che Dio renda fallaci.
Si
dice il re di Spagna regnante al Messico e in Spagna Luciano.
Nell’Hannover
la regina di Etruria.
Il
colonello Ruggieri di Milano rispose al complimento le nostre imprese non ebbero
altro preggio che di esser dirette dal più gran capitano del mondo. Napoleone
il Grande.
Napoleone
vuol la rata antecipata della coscrizione dell’anno 9 dicendo se quella
dell’8 pose il Continente in pace, quella del 9 otterrà la libera navigazione
dei mari, e la pace generale per conseguenza.
6
[febbraio 1808]
Vi
è qui la sparuta e misera truppa Italiana, il suo contegno di ruberie e
insolenze la differenza dai Francesi che a vero dire sono disciplinatissimi. Si
dice che questa truppa passi a Milano altri che si rimonti, altri la destina a
Palma Nuova o in Portogallo. Si vuole Napoleone alle coste per tentar un sbarco,
o a tentar l’assedio di Gibilterra.
I
Russi in 12 mille sono a Padova, chi li vuole contro il Turco, chi non comprende
mai nulla di tanti imbrogli.
Si
sente che il Santo Padre deve decidere fra Parma con 3 millioni o Avignone con 4
si spera che sia una delle solite vociferazioni non mai buone ma passeggiere,
l’andata di Miollis verso Roma s’è vera, fa temere.
Qui
si vive in un Purgatorio continuo si paga e non basta non si riscuote, calla la
moneta in saccoccia, sparisce il numerario, non v’è moneta ma convien pagare,
e Prina assotiglia le cose in modo che l’Italia va a cangiar situazione in una
maniera deplorabile.
I
Prediali di città e di campagna, le sopra imposizioni, i dazj il garbuglio
degl’impressarj in simili pagamentii logorano il cervello quanto la borsa.
Stanchi di trovar il modo di pagare, e pagamenti che si succedono l’uno
all’altro, precipizi generali dfamiglia qual’è il conforto che si trova
vedendo la società! un lutto quasi universale, fisonomie convulse e che non
sanno più ridere, e venti pazzi in carica tutti d’una genia e d’un
carattere per lo più villano e infame, cento giovinastri scapestrati e falliti,
costume cattivo sciocco e deplorabile, ecco in ciò le conseguenze fisiche e
morali del nostro secolo, raccoglitore di tutti i lumi dei secoli anteriori.
Vi
è il Casin nuovo che vuole il Casin vecchio, di due Casini io avrei formato
alla presta un Casin tutto nuovo per non andar scalinando con dicerie invidiose
e maligne e giacché si è perduta la robba non si perdi come si suol dire anche
il giudizio, facendosi ragirare senza proposito per arrivare all’oggeto che già
è visibile da tanto tempo.
13
[febbraio 1808]
Si
dice fermate tutte le lettere di Romagna, cattivo indizio per Roma.
Abbiamo
gl’italiani ben diversi dai soldati disciplinati.
Va
delle truppe verso Palma Nuova.
Si
sente all’improvviso che l’imperatore ritorni in Italia, e già si scrive da
Milano che la guardia imperiale è in movimento: questo viaggio fa temer per
Roma, altri vogliono guerra coll’Austria per Trieste e Fiume, altri col Turco.
Infine
l’imperatore va alle coste, sotto Gibilterra, e vien in Italia, tutto ciò è
probabile in questo fenomeno della natura.
Le
nostre miserie sono all’apice e le nostre fantasie assai stanche.
Qui
si balla freddamente, si cerca la gioja, e non si ritrova più Dio voglia
provvedere all’immensità dei nostri disastri presenti e futuri.
16
[febbraio 1808]
Pur
troppo le cose di Roma si verificano, e già se ne calcolano ai 2 del corrente
il possesso. Tutte le disgrazie di tanti anni non sono paragonabili a questa.
Quel Dio immenso che ha fondato la sua chiesa la conserverà contro tutte le
forze dell’inferno, ma noi e la nostra misera Italia perdiamo quello che i
nostri disordini rendeva previsibili. Faccia egli che una tal perdita ci riduca
a quel tenor di fede e di costumi che plachi l’ira sua verso di noi.
Si
dice la venuta dell’imperatore ai 28 in Milano, la truppa italiana va a
ricervervi gli onori. Si parla di guerra coll’Austria e di andata
nell’Indie, ma queste bazzecole più non interessano, mentre il nostro animo
è ferito, e le cose temporali ci angustiano meno delle eterne.
19
[febbraio 1808]
Nulla
si sa di Roma precisamente. Vi è la protesta del Santo Padre molto comovente.
Il solo foglio di Venezia dice l’occupazione di Roma ai 13 del corrente.
Vi
è a Venezia il Vice-re, Caffarelli, Breme, e Prina, si dice che ai 28 saranno
essi a Milano.
Qui
ci son dei gran balli, ma gran malinconia. Non si sa più in qual mondo si viva.
3
[febbraio 1808]1
Si
ha terminato il carnovale unico per balli eccessivi, corso e le torri brillanti,
ciò tutto è ver, ma l’apparenza inganna.
Duelli
e imbrogli fra la truppa italiana e francese.
Di
Roma non si penetra nulla e solo si spera nella Provvidenza.
I
Russi siono partiti da Padova. Il vice-re nel suo passaggio ha liberato i
detenuti.
Il
freddo è riflessibile.
Giosafatte
Ferrari dà luogo a Damaso Boggiani per le riscossioni del prediale, gran nomi e
gran orrori.
6
[marzo 1808]
Pare
che Roma sia ancora sotto il dominio del Sommo Pontefice, e che la protesta da
esso fatta pare che dilazioni la cosa: faccia la Providenza.
Le
truppe sono in gran movimento. Juvenel scrive da Parigi: sento che qui si balla
molto, ma a Parigi non si fa che ammirare in silenzio gl’immensi preparativi
che si sta facendo per la prossima apertura della campagna.
Qui
le miserie proprie, e le peripezie giornaliere ci tengono occupati, non si forma
più corpo, sicché si è soggetti a tutto senza rissorsa, e senza speranze. Non
si può metter gli uomini a una più ragionata ed accorta schiavitù.
A
Venezia il primo di aprile sarà porto franco, cioè porto secco, e così mutati
[sic] mutandis, son tutte le cose.
Pietro
Bissari inventò una palla incendiaria, la quale se avesse effetto
gl’Inglesi sfumerebbero, essa senza dare indizio scocca e consuma [Ricerche sull'argomento a
Venezia non hanno purtroppo sortito alcun esito: non vi sono documenti di
quegli anni, o sono in seguito andati distrutti. N.d.r.]
17
[marzo 1808]
Oggi
si dice che il Santo Padre sia passato per Bologna con 4 cardinali, licenziati
tutti gli altri, chi lo vuole a Torino, chi ad Avignone, chi avviato a Parigi.
Questa luttuosa scena per ogni fedel Cristiano rende all’apice le nostre
sciagure, e fa implorare la divina clemenza d’ogni soccorso.
22
[marzo 1808]
Gran
mistero di Roma, colà vi è tutta la divisione di Miollis, l’ambasciatore
francesi è partito, tutti i cardinale e prelati napoletani sono partiti per
Napoli. Del Sommo Pontefice nulla si sà.
9
[aprile 1808]
L’affare
di Roma non è per anco totalmente sviluppato, e pare che il Miollis abbia
l’ordine di andare per le lunghe allo scopo fissato. Si vede ai 27 di marzo un
proclama di Miollis che loda le truppe Romane, ed ad esse promette che non
saranno in seguito dirette da donne ne da preti. Tutti i cardinali si
disperdono, e il Sommo Pontefice si crede ancora a Roma, assistito da quella
parola immancabile che le forze dell’inferno non prevaleranno contro la Chiesa
santa.
La
Spagna presenta un quadro non straordinario ai giorni nostri, ma sempre nuovo
per le anime oneste. Un ragiratore nel principe della pace [Godoy], un figlio in
astuzia sedotto o ribelle, un padre indiffinibile, una regina di cui la storia
ne farà il ritratto formano i personaggi che ora luttuosamente figurano.
L’armata francese lontana 40 leghe da Madrid, Napoleone disposto ad andarvi.
Si parla di Messico, ed altri imbrogli che il tempo decifrerà. Qui passa
qualche treno di artiglieria. soldati Italiani, Annoveresi, e Francesi in numero
grande vanno e vengono continuamente. Chi vuol guerra col Turco, e chi
coll’Austria. Nulla si comprende, e si vive senza rissorse, e senza speranze.
Iersera arrivarono molte carrette di rivoluzionarj Calabresi, gente terribile,
essi partono oggi per Milano.
Il
signor Sforza è succeduto al signor Bissari nelle finanze.
21
[aprile 1808]
In
proposito di nuove generali non vedo di particolare che la facezia di Pasquino,
e Marforio. Ricercò Pasquino al compagno dove diamine siete stato da tanto
tempo? Annojato di tutto mi son posto, rispose Marforio, a viaggiare. Viaggiai
per quasi tutta la terra, e vi trovai da pertutto i Francesi. Andai per mare e
vi trovai da pertutto gl’Inglesi. Provai di andarmene in aria e vi trovai
tutti i frati e tutte le monache, temevo di trovarvi il Papa, ma venni prima a
Roma per accertarmene.
Roma
forma un enigma angustiante. Gli affari di Spagna eccitano la curiosità e non
si sa capire la filastrocca. L’arrivo di Napoleone ne decifrerà l’affare.
Tutto
pareva contro la Turchia, ora sembra altrimenti, ma siamo avvezzi a temere la
calma. Qui si consumiamo di animo, e di sostanze, e si divertiamo colle cariche
cerimoniali, e i vestiti prefissi dell’organizzazione.
8
[maggio 1808]
Napoleone
è sulle frontiere della Spagna, a giudicare le vertenze domestiche di quella
misera corte.
Si
parla della fermezza eroica del Pontefice si dice che Pio VI incominciò da
Leone, e finì Agnello e che il presente incominciò da Agnello, e finisce da
Leone. Si fa partire i cardinali, ed egli ne fa di nuovi, si pone le sue truppe
fra le truppe francesi ed egli dichiara tali soldati per disertori, e la sua
permanenza in Roma forma il prodigio della Providenza.
Oggi
il Consiglio Comunale ha eletto 6 savj.
Non
si parla più di Turchia. Ma i sforzi e l’odio dell’Inghilterra forma tuti i
progetti, e tutti i discorsi. L’Europa sarà chiusa ad essa e le altre 3 parti
del mondo non compensano presso i Francesi questa bella parte del globo.
Qui
i pagamenti sono immensi, gl’imbrogli sommi, ma la quiete sorprendente e
grande. Gran coscrizione per l’anno 8 e 9, gran coscritti, gran disperazione.
Eppoi Guardia nobile intricchi bricconate e spasimi della popolazione. Soldati
perpetuamente che vanno e vengono Francesi, Italiani, coscritti. Vanno a messa
in Duomo. Ve ne sono sempre molti. Si rimandano e vanno, ma non si sa più la
briga nemmen d’informarsi ne di arrivi ne di partenze.
Venezia
zoppica nelle disgrazie e tutto il mondo va in fumo. I progetti del genio del
sovrano asciugherebbero le miniere, distruggendo in egual guisa le menti e le
vite di tutto il genere umano per ridurli a compimento.
19
[maggio 1808]
Morto
il colonello Bissaro [Si tratta di
Leonardo Bissari], i Francesi gli fecero tutti gli onori militari.
21
[maggio 1808]
Si
spera conservato in Roma il Pontefice con un esatta ripartizione di dominio.
Napoleone a Bajona. La Corte di Spagna in sue mani. Silenzio d’ogni altro
affare.
24
[maggio 1808]
Il
nostro vescovo Zaguri che fu a Milano a far il giuramento fu accolto con
estimazione, e detto dal vice re Dotto Pio e Limosiniero. La vera virtù presto
o tardi viene distinta. Ai 4 del corrente la Spagna è divenuta francese; re
Carlo cesse i suoi diritti a Napoleone. La Casa di Borbone rappresenta il quadro
e la storia più diversificata delle vicende umane. Se i sovrani hanno un grado
d’elevatezza superiore agli altri uomini, qual privato può lagnarsene dei
discapiti della propria fortuna!
Ogni
anno, ogni mese, ogni giorno cade un impero, un regno, un governo, l’ultimo
che cadè è il foriero della caduta di un altro, la nostra sola religione
immobile e inconcussa dovrebbe penetrar tutti i cuori, e ottenerci da Dio quei
beni futuri che la sua providenza ci risserva in luogo dei presenti. Roma
sussiste. Ci resta una carta che le dà il patrimonio di San Pietro, Dio
fortifichi il nostro Pontefice, la di cui fermezza ed esistenza presentano un
prodigio evidente della nostra santa fede.
29
[maggio 1808]
Le
abdicazioni della Corte Spagnuola, il torrente delle fortune dell’imperatore
formano i dialoghi e le sorprese universali.
Un
illustre viaggiatore che da Ancona a Torino attraversa il regno vien supposto
Luciano che passi per esser re di Spagna. Altri ad onta del trattato col
Santo Padre suppongono un viaggio del Sommo Pontefice.
Molta
truppa Italiana passa in Dalmazia.
Si
vuole a Trieste molto armamento austriaco.
Si
dice per certo essere arrivato il decreto al signor Giosafatte Ferrari
predialico, di contare le 150 mille lire donate dall’imperatore al nostro
Teatro Olimpico.
Le
cose presenti hanno un misto di grandezza d’idee, di fatti sommi, e di
piccolezze e miserie reali, che veramente travolgono ogni principio, e ogni
sistema. Lo spirito di novità, il trassunto di quanto è stato detto e fatto di
buono, formano un contrasto colla meschina esecuzione da far impazzire tutta
l’età presente, e anche la futura.
Si
vedono centesimi e lire italiane ad oggetto delle bollette. Il numerario vola, e
il ricambio è scarso.
Venezia
è oppressa dalle coscrizioni. La sua Municipalità non è sostenuta con favore.
Le rissorse si trovano scarse. I suoi capi d’opera decadono, e vanno a gara
gli uomini, e il tempo per deturparli. Essa presenta un quadro di castigo. La
sua flottiglia è perduta col comandante Paolucci.
2
[giugno 1808]
Oggi
si attende il vice re. Si supponeva Massena
a Treviso ma fu Championette. Vi sono voci di Trieste di movimenti di guerra, ma
ciò si dice sempre, ma non si muove nulla, e non si vede a sfilar truppe.
Di
Roma si parla con conturbamento, e si discorre d’un breve, d’una partenza,
certo è che vari Stati Pontifici sono incorporati al regno. Si parla d’una
insurrezione in Russia. Alessandro I offre l’idea di Paolo I.
Siamo
veramente scossi sempre da tanti avvenimenti complicati, strepitosi,
sorprendenti, che quasi abbiamo acquistato una impassibilità e non proviamo che
dei movimenti convulsivi, che provano solo ancora la nostra fisica esistenza.
Santa
Providenza noi gemiamo per i vostri benefici influssi!
6
[giugno 1808]
Ieri
vi fu il vice re, fece la parata degl’Italiani, ricevette i capi dei corpi,
alloggiò dove alloggiò Napoleone in Cà Thiene, e dopo, il dejuné volò alla
volta di Bassano. Ricercò del Teatro Olimpico, dimandò un fabbisogno di
ristauro, e si mostrò ignaro del donativo imperiale. Domandò cosa si diceva
degli Austriaci, al che fu espresso la totale nostra ignoranza di tutto.
Qui
si piange i gran pagamenti, la coscrizionee, il crollo d’ogni uso, la poca
speranza di comercio, e si vede dei ricami nelle cariche, dellle smanie
d’impiego, e una convulsione d’idee, e di discorsi.
Non
si sa niente di Roma. Nulla si parla d’un nuovo re di Spagna. Niente si
comprende delle vociferazioni della congiura Russa. Fra tanta ignoranza, e tanta
miseria Dio ci assiste. Si vede centesimi, millesimi, e dei 5 franchi in qualche
dose, attese le gallette.
10
[giugno 1808]
Gran
truppa in movimento 600 soldati francesi vengono all’improvviso dal Friul. Il
nuovo agli alloggi Orazio Piovene ce li pose nelle case con molta parzialità, e
chiuse alla musulmana le porte del suo uffizio per non sentir richieste. Si dice
che progredirà il passaggio. Gran voci di guerra e incominciata con Nordica
Lega, altri regimenti spezzati che vanno a rimontarsi.
11
[giugno 1808]
Gran
ciarle di Dalmazia evacuata, del vice re di Napoli, di Giuseppe
re di Spagna. Di Corfù preso dai Turchi. Di legni russi inviati a Venezia.
Dell’arrivo di Napoleone a Milano. Ogni soldato che si muove si congettura, e
nulla si comprende sennon continuazione di mali.
16
[giugno 1808]
Bella
Rua, buon pallio e cattivo Campo Marzo per aver piovuto. Gran apertura del nuovo
casino. Magnifico complesso, e lussuregiante dettaglio. Gran territoriali,
Veronesi, e forestieri.
17
[giugno 1808]
Il
vice re è passato di volo per Milano.
24
[giugno 1808]
Il
nuovo casino era anticamente Ospitale degl’infermi perciò venne fatto questo
distico. Qui si ride dove si piangea e dovunque si ridea si piange.
Il
Predicator di Duomo della Quaresima l’agostiniano Albini uomo pio e dotto,
fece il panegirico di Sant’Antonio da Padova ai Servi. Si trovò delle
espressioni azzardate venne processato, e condotto nel torrone. Il prefetto
Magenta ora a Novarra sua patria, coll’esimia sua prudenza avrebbe forse
trovato il religioso più caluniato che delinquente.
27
[giugno 1808]
Si
sente proclamato Giuseppe re di Napoli
per re di Spagna e dell’Indie. Gli avvenimenti si succedono. La catastrofe
della dinastia dei Borboni formerebbe un Poema.
Si
dice morto il re d’Inghilterra. Si suppone che il principe di Galles cangiando
il ministerio dasse luogo a una pace temporaria per utilità del commercio
Inglese.
Si
sta facendo colla direzione del fu Pirani celebre nostro manufatturiere e
disegnatore morto a1 28 di maggio p. p. 4 camere di tessuti e una finti arazzi
per il Palazzo Reale di Venezia. Questo genere distingue la nostra città, ma in
Pirani essa ha fatto una vera perdita. Qui si vive di speranze, e non si
potrebbe diffinire le interne pene, e le lussureggianti apparenze. Secolo di
nuovo conio in tutti i generi.
Gran
gallete [gallette=bozzoli di baco da seta]. Molta produzione e poco prezzo.
Superba campagna ad onta delle continue pioggie, e innondazioni.
9
[luglio 1808]
Continuano
le innondazioni, avendo i particolari dovuto tralasiar di chiuder le rotte per
ordine del governo. La cassa strade e fiumi espilata dagl’ingegneri senza
fratture di durata, è stata anche vuotata per bisogni dello Stato sempre
straordinarj e grandi, sicché il particolare viene distrutto, e organicamente,
ed eventualmente.
La
Spagna è in potere del nuovo re Giuseppe,
e si leggono cose che veramente trasportano nell’età d’oro ne’ suoi
proclami, e discorsi.
Non
si sa se Napoleone sia ritornato a Parigi. Tutto sembra in una remora
particolare. Sembra che il maneggio sia deciso per collegare tutta l’Europa
contro l’Inghilterra.
Sembrano
imminenti delle grandi novità in Italia. I re scompajono dal suolo Italico.
Quello d’Etruria creato a Parigi più non è. Il re di Napoli è passato in
Spagna. Cosa sarà di Napoli e dell’Etruria, tutti pronosticano per Luciano.
V’è chi dice che il vice re anderà a Napoli, ma non par credibile.
26
[luglio 1808]
Gran
stalia di nuove. Il re di Spagna Giuseppe
manda la costituzione a Napoli. Napoleone gira i dipartimenti e deve esser
attualmente giunto a Parigi. V’è chi sospetta che non si trovi bene di
salute. Madame Letizia col cardinal Fiesch si mise in viaggio, e già le
congetture la portavano regina a Napoli ec, ora si sente che fu in Piemonte a
prender la figlia [Paolina] principessa Borghesi per
condurla a Parigi a ristabilirsi. Si vuole che Luciano sia andato parimenti a
Parigi, se ciò fosse l’affare sarebbe significante.
V’è
chi vuol guerra coll’Austria per Trieste, e Fiume. Si dice che la Corte di
Vienna è governata dalla giovine imperatrice milanese, che la madama Estense
coi bravi figli abbiano eletrizzato quegli arciduchi, e che al caso d’una
guerra le cose verrebbero condotte in altra forma del passato, ma dai coppi in
giù, il genio di Napoleone, e le forze francesi sembrano insuperabili.
Qui
si vive senza denaro, e senza speranze di rissorsa.
Il
prefetto è a Novarra.
La
truppa è molta e fa continui esercizi.
1
[agosto 1808]
Si
sente un campo a Udine, l’altro a Chiari, chi vuol guerra coll’Austria, chi
partenza certa di truppa, ma per la Spagna. In quel regno chi vuol una crociata,
chi il nuovo re entrato a Madrid. L’oscurità è all’ordine del giorno in
ogni senso. Non si sa nulla, non si parla di nulla, il solo giornale di Milano
dice qualche cosa. I proprietari, i coscritti, e i militari sentono il peso
degl’interminabili progetti, le lusinghe di vederne alcuno ultimato si perdono
giornalmente e pare che 3 potenze sole bilancieranno il destino del mondo, ma
prima di rendersi esse sole le arbitre quante scosse, angustie, e dubbiezze! Dio
immenso quando avranno fine tanti eccidi!
Si
è per chiudere le chiese concentrate.
Le
monache girano da un convento in l’altro e qualcuna ne esce.
I
prenditori del prediale divengono cambia valute. Il numerario va e non se ne
vede di nuovo. Le casse son tutte esauste, poco si paga e tutto si riscuote. Il
discorso in tal proposito è sempre disperante ed eguale. Le fatture pubbliche
costano tesori, e sono mal fatte.
Si
parla di tirare a retta linea le case si vuol novità e rovina in tutto.
5
[agosto 1808]
Chi
dice guerra coll’Austria, chi una esecuzione in ottobre dei piani di
Napoleone. Se l’Austria è sola sembra ingojata. Noi siamo all’oscuro di
tutto. Non si sa come vivere, se dura una tal pace noi siamo consunti, se una
guerra dovesse cangiar le cose qual diluvio di mali. La Providenza è il nostro
unico appoggio.
Qui
si parla di chiese concentrate, il decreto non parla che di quelle di città, i
nostri v’includono la coltura. Si declama contro l’indolenza del vescovo: ma
i decreti parlano in guisa che sennon vengono interpretati con estensione
gl’impiegati perdono gl’impieghi. Sicché danno e dissensioni sono il pane
quotidiano del secolo.
I
soldati partono per i campi, ma pare che la cavalleria ritarderà.
13
[agosto 1808]
Si
dice di Roma, di campi, di guerre tutto quello che non si sa, e poco si
verifica.
È
fatto Murat re di Napoli. I grandi avvenimenti
si succedono, e noi restiamo attoniti e impassibili.
I
Consigli Elettorali son fissati per il primo settembre, un duca per i
possidenti, un Arcivescovo per i dotti, e un ebreo per i commercianti.
Tutto
l’impero austriaco fa un armamento generale i fogli e i discorsi lo propallano.
Che l’Austria temi delle nuove domande? o che veda nell’ultimazione degli
affari di Spagna qualche uragano per lei, o che...
Ai
15 si canterà il tedeum per la nascita del sovrano.
Domani
gran funzione a Santa Corona per 40 martiri Dominicani.
Gran
smanie per senatorati e per impieghi.
15
[agosto 1808]
Oggi
funzione napoleoniana. Il prefetto amalato.
Scola in prima figura, segretario non figurante.
È
passato ier sera l’ispettore dell’armata per Udine. La voce di guerra
insiste a giornate. Si dice che questa sarebbe la quinta guerra della Casa
d’Austria; e si soggiunge quinta ed ultima. Infatti l’immensità
dell’armata francese lo spirito, il valore delle truppe, l’abilità dei
generali, il genio di Napoleone, un concorso di esterne e d’interne relazioni,
fanno credere che tutto debba crollare con un soffio; ma dall’altro canto la
storia ci fa vedere che la Casa d’Austria ha avuto dei colpi inaspettati di
fortuna, che i matrimoni gli sono stati favorevoli, che gli Ungheri sempre leali
l’hanno sempre salvata, e che la religione ha sempre trionfato degli uomini, e
degli avvenimenti: e che il trionfo di questa è l’unico scopo di tutte le
vicende umane.
19
[agosto 1808]
Tante
voci di guerra a ogni soldato che si muove ora e gazzette e voci si calmano.
Chi
vuol Spagna in sollevazione, chi adattata.
Gran
discorsi d’elettori, di dotti.
Gran
pallone d’Andreoli a Padova con pallj tombole e sedioli.
22
[agosto 1808]
Gran
pallone a Padova d’Andreoli, tutta Vicenza colà, due areonautici si fecero
onore.
Qui
il monte e l’orgasmo di vederlo sospesero le nostre pene.
Si
parla della Spagna, e si vuol colà una crociata. Nel Nord si suppone gran
coalizione. Tutto è possibile, ma le poche notizie fogliesche ci fanno sempre
supporre, la Spagna tranquillizzata e ridotta all’età d’oro con un ottimo
re. La Germania amica, e la Russia iremovibile nel suo piano d’alleanza colla
Francia.
19
[ottobre 1808]
Nel
mentre che si supponeva il regolamento pacifico ed esultante della Spagna, si
sente un’insurrezione generale cominciata ai 27 maggio e che produsse
l’abbandono del re di Madrid il primo agosto. Il Portogallo medesimamente in
insurrezione venne dichiarato ai 30 agosto di appartenenza inglese. Solo ai 15
settembre si propallò tali cose, e un messaggio forte di Napoleone fa vedere
che 200 mille Francesi andranno a soggiogare gl’insorgenti.
In
settembre si sente che Napoleone va a Erfurt ad abboccarsi coll’imperatore
russo. Colà i principi i corrieri a Vienna denotano cose importanti. Napoleone
disse a Parigi: vado a Erfurt a dare la pace all’Europa.
L’imperator
d’Austria ha incoronata la moglie in regina d’Ungheria, ed ha fatto un
armamento generale di tutti i suoi popoli.
Noi
spettatori di cose tanto interessanti rimaniamo al solito sbalorditi, e vediamo
degli arresti si suppone per imprudenze.
I
principi di Milano dovevano venir a Strà, ma fu contromandato l’ordine. La
regina di Napoli sorella di Napoleone fu a Milano.
Fatalmente
per la sensibilità è dichiarata Vicenza in Corte speciale di giustizia. Agli 8
corrente si eseguì sull’isola una sentenza. L’immenso popolo ivi concorso
diede luogo a qualche pretesto onde la poca truppa gridando rivoluzione fece
agir la spada sopra il popolo il più pacifico della terra. 70 denunzie vi sono,
vi fu un morto, tutti fugirono, e molti si gettarono in Bacchiglione. Il
prefetto si scosse com’era dovere: e disse al maggiore del regimento la paura
sola poté far agire in tal forma, mentre da 13 anni a questa parte non vi è
stata mai la più semplice accusa alla polizia di alcuno individuo del buon
popolo vicentino. I giandarmi che si portarono bene, e il prefetto diedero le
loro relazioni a Milano, e ai 17 mentre la cavalleria voleva il riattamento
delle caserme senza un soldo nelle casse, e metter la gente nelle case venne un
ordine che in termine di 18 ore il regimento vadi a Padova, il tenente per cui
nacque il disordine in arresto con rigoroso processo, e i sergenti che
assistevano sull’Isola degradati, e ciò fino alla finale sentenza che verrà
da Napoleone.
Il
Militare si avvilì, e Vicenza ebbe un poca di sodisfazione.
20
[ottobre 1808]
La
coscrizione severissima portante sull’anno 9 e la revvista degli esentati
anteriormente poneva in angustie la popolazione.
Oggi
si ebbe il conforto di veder un decreto di sospensione per 6 mesi, ciò fa
sperare e congetturar per la pace.
L’abboccamento
d’un imperator francese e d’un imperator greco forma il pensiero di tutti
cosa debba produrre una tal composizione.
I
senatori son creati dai Colleggi, ma non ancora prescielti da Sua Maestà.
Della
Spagna non si parla, ma si spera ch’essa formi colla sua insurrezione o nel
suo soggiogamento uno sbilancio di forze che agevoli la pace.
24
[ottobre 1808]
Si
sparge che un forestiere abbia portato la notizia d’un armistizio fra la
Francia e l’Inghilterra. La sospensione della nuova coscrizione, e qualche
ribasso dei generi coloniali lo dinotano. L’affar della Spagna è sommo le
lusinghe della pace debbono venire in conseguenza.
È
morto il Patriarca di Venezia Zambon a Milano. Si pretende che avesse avuto un
monitorio dal Pontefice per arbitri.
27
[ottobre 1808]
Le
celebri conferenze degli imperatori ad Erfurt sono terminate, ma nulla si ode, e
niente si vocifera della Spagna. Pare che l’Inghilterra debba rispondere ai
dispacci che gli furono spediti.
7
[novembre 1808]
Ieri
è venuto 1000 uomini di cavalleria, i cavalli soli son nelle case perché si
sta riattando le caserme. Ad Erfur vi erano 2 imperatori, 4 re, ed 71 altezza da
colà venne mandato corrieri di pace all’Inghilterra. Frattanto Napoleone
volato a Parigi fa un forte messaggio al Corpo Legislativo. Trova tutto il mondo
felice sotto le sue leggi, non accresce imposte perché sono all’ultimo grado
e vuol dare ai 100 millioni d’uomini che col russo imperatore comanda o colla
pace o colla guerra la libertà del comercio maritimo.
Qui
si vive al solito senza speranze, e vagheggiando la prosperità in mezzo alla
miseria.
31
[dicembre 1808]
Dopo
di aver adormentato i due imperatori a Erfurt, e mandato corrieri in Inghilterra
per la pace, Napoleone è passato in Spagna, ed ha preso Madrid li 7 del
corrente. Molto si dice ma le cose vanno col solito corso, uomini e denaro,
guerre perpetue, non si parla di senatori, niente si sa mai, e si vive in mezzo
ai stupori e alla miseria. Preghiamo il cielo che l’anno venturo apri una
scena di quiete e di prosperità.
Vi
è gran truppa tutti per le case bande e tamburi e non si vede che l’immobilità
delle sciagure.
Il
podestà Anguissola adorna la città progetta spese e fa spendere; il prefetto
è risanato tutti decantano il di lui merito veramente distinto di probità, e
di bravura.
Vi
è commedia francese eseguita da degli uffiziali.
Vi
è un cuoco francese che fa discorrere coi pranzi che molti vanno a gustare.