Tutti
gli argomenti tratti in questa pagina fanno riferimento alla
"ASSOCIAZIONE PER LA DECRESCITA" www.decrescita.it
Ci
siamo... ormai siamo arrivati al limite dello sfruttamento delle risorse
del nostro pianeta oltre il quale non c'è ritorno.
Per
fortuna tra le persone che se ne sono accorte ci sono (finalmente)
alcuni importanti economisti.
Non
siamo più solo noi poveri ambientalisti "sfigati" a fare la
figura dei porta jella, vaticinando la distruzione del nostro pianeta!
Una
tra le voci più forti e più importanti è quella di Serge
Latouche
Ecco
qui di seguito un suo articolo-manifesto
Di
fronte alla globalizzazione, che non è altro che il trionfo planetario
del mercato, bisogna concepire e volere una società nella quale i
valori economici non siano più centrali (o unici). L'economia
dev'essere rimessa al suo posto come semplice mezzo della vita umana e
non come fine ultimo.
Bisogna rinunciare a questa folle corsa verso un consumo sempre
maggiore. Ciò non è solo necessario per evitare la distruzione
definitiva delle condizioni di vita sulla Terra ma anche e soprattutto
per fare uscire l'umanità dalla miseria psichica e morale.
Si tratta di una vera decolonizzazione del nostro immaginario e di una diseconomicizzazione
delle menti indispensabili per cambiare davvero il mondo prima
che il cambiamento del mondo ce lo imponga nel dolore (1).
Bisogna cominciare con il vedere le cose in altro modo perché possano
diventare altre, perché sia possibile concepire soluzioni veramente
originali e innovatrici. Si tratta di mettere al centro della vita umana
altri significati e altre ragioni d'essere che l'espansione della
produzione e del consumo.
La parola d'ordine della rete è dunque "resistenza e
dissidenza"
(1)
Cliccaqui
per vedere l'intervento del Prof. Danilo Mainardi al convegno sulla
decrescita tenutosi a Cesano Maderno l'8 giugno 2007
Il
programma delle otto R
La
“società della decrescita” presuppone, come primo passo, la
drastica diminuzione degli effetti negativi della crescita e, come
secondo passo, l’attivazione dei circoli virtuosi legati alla
decrescita: ridurre il saccheggio della biosfera non può che condurci
ad un miglior modo di vivere.
Questo
processo comporta otto obiettivi interdipendenti, le 8 R:
rivalutare, ricontestualizzare, ristrutturare, rilocalizzare,
ridistribuire, ridurre, riutilizzare, riciclare.
Tutte
insieme possono portare, nel tempo, ad una decrescita serena, conviviale
e pacifica.
Rivalutare.
Rivedere i valori in cui crediamo e in base ai quali organizziamo la
nostra vita, cambiando quelli che devono esser cambiati. L’altruismo
dovrà prevalere sull’egoismo, la cooperazione sulla concorrenza, il
piacere del tempo libero sull’ossessione del lavoro, la cura della
vita sociale sul consumo illimitato, il locale sul globale, il bello
sull’efficiente, il ragionevole sul razionale. Questa rivalutazione
deve poter superare l’immaginario in cui viviamo, i cui valori sono
sistemici, sono cioè suscitati e stimolati dal sistema, che a loro
volta contribuiscono a rafforzare.
Ricontestualizzare.
Modificare il contesto concettuale ed emozionale di una situazione, o il
punto di vista secondo cui essa è vissuta, così da mutarne
completamente il senso. Questo cambiamento si impone, ad esempio, per i
concetti di ricchezza e di povertà e ancor più urgentemente per
scarsità e abbondanza, la “diabolica coppia” fondatrice
dell’immaginario economico.
L’economia attuale, infatti, trasforma l’abbondanza naturale in
scarsità, creando artificialmente mancanza e bisogno, attraverso
l’appropriazione della natura e la sua mercificazione.
Ristrutturare.
Adattare in funzione del cambiamento dei valori le strutture
economico-produttive, i modelli di consumo, i rapporti sociali, gli
stili di vita, così da orientarli verso una società di decrescita.
Quanto più questa ristrutturazione sarà radicale, tanto più il
carattere sistemico dei valori dominanti verrà sradicato.
Rilocalizzare.
Consumare essenzialmente prodotti locali, prodotti da aziende sostenute
dall’economia locale.
Di conseguenza, ogni decisione di natura economica va presa su scala
locale, per bisogni locali. Inoltre, se le idee devono ignorare le
frontiere, i movimenti di merci e capitali devono invece essere ridotti
al minimo, evitando i costi legati ai trasporti (infrastrutture, ma
anche inquinamento, effetto serra e cambiamento climatico).
Ridistribuire.
Garantire a tutti gli abitanti del pianeta l’accesso alle risorse
naturali e ad un’equa distribuzione della ricchezza, assicurando un
lavoro soddisfacente e condizioni di vita dignitose per tutti. Predare
meno piuttosto che “dare di più”.
Ridurre.
Sia l’impatto sulla biosfera dei nostri modi di produrre e consumare
che gli orari di lavoro. Il consumo di risorse va ridotto sino a tornare
ad un’impronta ecologica pari ad un pianeta. La potenza energetica
necessaria ad un tenore di vita decoroso (riscaldamento, igiene
personale, illuminazione, trasporti, produzione dei beni materiali
fondamentali) equivale circa a quella richiesta da un piccolo radiatore
acceso di continuo (1 kw). Oggi il Nord America consuma dodici volte
tanto, l’Europa occidentale cinque, mentre un terzo dell’umanità
resta ben sotto questa soglia. Questo consumo eccessivo va ridotto per
assicurare a tutti condizioni di vita eque e dignitose.
Riutilizzare.
Riparare le apparecchiature e i beni d’uso anziché gettarli in una
discarica, superando così l’ossessione, funzionale alla società dei
consumi, dell’obsolescenza degli oggetti e la continua “tensione al
nuovo”.
Riciclare.
Recuperare tutti gli scarti non decomponibili derivanti dalle nostre
attività.