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articolo tratto da la Repubblica del 24 luglio 2003
 

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la legge Gasparri
il partito bottega [Ezio Mauro]

 

LEGGE GASPARRI - l'opposizione lascia le commissioni

 

 

 


ROMA - Si alza lo scontro sulla legge Gasparri. Approvata dal Senato, approdata in commissione, in attesa di tornare in aula alla Camera, il testo continua a dividere maggioranza e opposizione. Stavolta il nodo è il calendario fissato dal centrodestra. Due giorni di discussione in commissione, in aula il 30 luglio, voto finale il 9 settembre. Troppa fretta, denunciano il centrosinistra e Rifondazione che hanno deciso di abbandonare le commissioni Cultura e Trasporti e di rivolgere un appello al presidente Pier Ferdinando Casini perché faccia da garante per una discussione "equa". "Il problema - dice Giovanna Grignaffini responsabile del settore Cultura dei Ds - è che vogliono imporci una calendarizzazione forzata e improponibile". In pratica a ridosso della sospensione per la pausa estiva. Con il risultato che, grazie al combinato disposto vacanze parlamentari-regolamento Camera, l'approvazione finale del ddl Gasparri divenga il primo provvedimento all'odg della Camera la seconda settimana di settembre, con tempi di confronto d'aula contingentati. Ma l'opposizione non ci sta e chiede a Casini di rivedere il calendario ed "impedire il bis della scorsa estate sulla legge Cirami". Ovvero "che il Parlamento venga trattato come un'azienda la cui agenda di lavoro è dettata dagli interessi personali ed economici del proprietario".

L'abbandono del centrosinistra arriva dopo la manifestazione di piazza e testimonia la volontà dell'opposizione di proseguire il muro contro muro su una legge bollata come "incostituzionale" e "fatta su misura per favorire il presidente del Consiglio e le sue tv".

Ma anche nella maggioranza c'è chi vuole evitare la fretta. L'Udc, per esempio, ha chiesto di poter vedere il testo del provvedimento, non ancora approdato materialmente a Montecitorio. "Siamo disponibili a lavorare in tempi serrati - dicono i centristi - per approvare la legge nei tempi previsti, ma senza nuocere all'esame in commissione ed in aula". Un fatto è certo: al Senato ci sono volute nove giornate, in aula, prima del traguardo finale per superare il braccio di ferro tra l'Udc e il resto della Cdl. Con qualche incidente di percorso nella stessa maggioranza, con la ripetuta mancanza del numero legale. La strada quindi non appare tutta in discesa, tanto più che molti temono il malumore del capo dello Stato per un testo che non ha certo recepito il messaggio di Ciampi alle Camere in difesa del pluralismo nell'informazione.

A settembre, infine, potrebbe riaprirsi la questione del Cda della Rai dopo le preannunciate dimissioni di Lucia Annunziata per quando il ddl Gasparri sarà legge.

 

  articolo tratto da la Repubblica del 24 luglio 2003
   

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