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ROMA - Si alza lo scontro sulla legge Gasparri.
Approvata dal Senato, approdata in commissione, in attesa di tornare
in aula alla Camera, il testo continua a dividere maggioranza e
opposizione. Stavolta il nodo è il calendario fissato dal
centrodestra. Due giorni di discussione in commissione, in aula
il 30 luglio, voto finale il 9 settembre. Troppa fretta, denunciano
il centrosinistra e Rifondazione che hanno deciso di abbandonare
le commissioni Cultura e Trasporti e di rivolgere un appello al
presidente Pier Ferdinando Casini perché faccia da garante
per una discussione "equa". "Il problema - dice Giovanna
Grignaffini responsabile del settore Cultura dei Ds - è che
vogliono imporci una calendarizzazione forzata e improponibile".
In pratica a ridosso della sospensione per la pausa estiva. Con
il risultato che, grazie al combinato disposto vacanze parlamentari-regolamento
Camera, l'approvazione finale del ddl Gasparri divenga il primo
provvedimento all'odg della Camera la seconda settimana di settembre,
con tempi di confronto d'aula contingentati. Ma l'opposizione non
ci sta e chiede a Casini di rivedere il calendario ed "impedire
il bis della scorsa estate sulla legge Cirami". Ovvero "che
il Parlamento venga trattato come un'azienda la cui agenda di lavoro
è dettata dagli interessi personali ed economici del proprietario".
L'abbandono del centrosinistra
arriva dopo la manifestazione di piazza e testimonia la volontà
dell'opposizione di proseguire il muro contro muro su una legge
bollata come "incostituzionale" e "fatta su misura
per favorire il presidente del Consiglio e le sue tv".
Ma anche nella maggioranza
c'è chi vuole evitare la fretta. L'Udc, per esempio, ha chiesto
di poter vedere il testo del provvedimento, non ancora approdato
materialmente a Montecitorio. "Siamo disponibili a lavorare
in tempi serrati - dicono i centristi - per approvare la legge nei
tempi previsti, ma senza nuocere all'esame in commissione ed in
aula". Un fatto è certo: al Senato ci sono volute nove
giornate, in aula, prima del traguardo finale per superare il braccio
di ferro tra l'Udc e il resto della Cdl. Con qualche incidente di
percorso nella stessa maggioranza, con la ripetuta mancanza del
numero legale. La strada quindi non appare tutta in discesa, tanto
più che molti temono il malumore del capo dello Stato per
un testo che non ha certo recepito il messaggio di Ciampi alle Camere
in difesa del pluralismo nell'informazione.
A settembre, infine, potrebbe
riaprirsi la questione del Cda della Rai dopo le preannunciate dimissioni
di Lucia Annunziata per quando il ddl Gasparri sarà legge.
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