TERZO MILLENNIO Verso l'Antropocrazia

DOSSIER GUERRA

di Claudio Ciavaroli, inviato a Tirana
 

 

ORRORI e MENZOGNE

Il Circo Barnum
“Bambini! ... Mi raccomando le immagini dei bambini......” Le indicazioni della redazione erano chiarissime. Scaraventati in quel vasto campionario dell’orrore umano che è diventata di questi tempi l’Albania non era difficile accontentarli.
Di professione faccio il regista pubblicitario e posso dire, senza vergogna, di essere abituato a “costruire” verità artificiali che possono diventare più o meno credibili a seconda delle disponibilità economiche del cliente.
L’esplodere degli eventi nei Balcani ha determinato, dal punto di vista della copertura dei media, una situazione di emergenza. Ogni operatore nel settore televisivo in possesso dei giusti requisiti tecnici “deve” dare il suo contributo alla creazione del grande “Circo Barnum” dell’informazione.
Eccomi dunque “costretto” a ricambiare favori di vecchia data e a lasciare per un po i consueti pannolini ed i soliti detersivi per occuparmi, in veste di produttore esecutivo del coordinamento delle troupe televisive Mediaset incaricate di fornire il necessario fabbisogno quotidiano di disperazione a buon mercato.
Il mio ruolo prevalentemente “tecnico” mi forniva comunque l’occasione per fare luce sulle modalità di creazione di quella che poi diventa la “verità televisiva” che dilaga dai nostri teleschermi quotidianamente.
Tuttavia, prima di cominciare a farsi una seria opinione su quello che sta accadendo occorre riuscire a superare l’impatto emotivo con la realtà, quella “vera” che è possibile vedere con i propri occhi e vi assicuro che non è facile.

20.000 profughi ed oltre

C’è una cosa che assale il visitatore quando ci si avvicina ad un campo profughi, ancora adesso non riesco a cancellarla dalla memoria e sono sicuro che non mi lascerà mai. Sto parlando dell’odore. Odori più o meno sgradevoli ne avevo sentiti molti ma niente mi aveva preparato all’impatto con l’atmosfera che si respirava nel palazzetto dello sport di Tirana. In questo lugubre ricordo dell’educazione “di regime” che ha caratterizzato oltre 70 anni della storia albanese, sono stati ammassati alla meno peggio oltre 20.000 profughi costituiti prevalentemente da donne, vecchi e soprattutto bambini. La “vibrazione” di sofferenza che scaturisce da questa condizione assume, in quel luogo una consistenza tangibile che entra nell’anima e lascia il segno.
In netto contrasto con le circostanze, i bambini ci venivano incontro giocando spensieratamente, ancora inconsapevoli della loro tragica situazione di deportati. Si offrivano sorridenti all’obbiettivo della telecamera con la curiosità tipicamente infantile di chi partecipa ad un nuovo gioco. Un gioco appunto. Lentamente questo sospetto prendeva forma dentro di me: “E se si trattasse tutto di un orrendo gioco costruito sulla pelle di questi sventurati?” Guardavo intorno a me e riuscivo a stento a concepire una malvagità così assoluta da generare tutto questo. L’impressione di far parte di una sorta di “messa in scena” era rafforzata dal nostro ruolo di “operatori dell’informazione”. Bastava puntare la telecamera in una qualsiasi direzione per ottenere sempre una inquadratura “mostruosamente” perfetta dal punto di vista giornalistico. L’operatore di ripresa ed il giornalista vivevano momenti di assoluta esaltazione, sembravano del tutto inconsapevoli della portata dell’evento nel quale si trovavano. C’era da capirli. Dal loro punto di vista, abituati come erano ai piccoli orrori della normale cronaca cittadina fatta di vecchiette aggredite da tossici o da signorine dalla doppia vita, quella era una autentica manna. Tutto, per i loro occhi abituati al “peggio”, era “assolutamente perfetto.

La rappresentazione della realtà

Il loro atteggiamento è il prodotto naturale del clima che si respira nelle redazioni dei principali organi di stampa internazionali ove si cerca sempre e comunque di scavare nei prodotti peggiori dell’animo umano alla ricerca di frutti perversi in grado di creare un clima di paura e di sconforto. Dal momento che al peggio sembra non esserci mai fine, viene da pensare che la loro ricerca andrà avanti ancora per molto.
La convinzione radicata in ciascuno di loro è che il lettore o il telespettatore ha bisogno, per sentirsi meglio, di scoprire che qualcuno vive in condizioni talmente disperate da fare risultare “desiderabile” la squallida realtà di tutti i giorni.
Questa assurda spirale di paura viene costruita giorno per giorno con lo scopo di annichilire la volontà di cambiamento che risiede in ciascuno di noi perchè la paura del popolo è da sempre la migliore alleata del potere costituito.
Ma intanto eravamo li in mezzo a quell’oceano di sofferenza, nel quale alcuni sguazzavano con gioia ed altri come il sottoscritto restavano annichiliti da tanto brutale squallore. Lo squallore era l’unica costante che caratterizzava la scena nella quale ero immerso. Nell’immagine della sofferenza può e deve esistere, quasi per compensazione, una specie di dignità che tuttavia era assolutamente assente in quel contesto. L’unica cosa che restava era appunto lo squallore soprattutto da parte di quelli che, come noi, si prestavano a divenire in qualche modo complici di un meccanismo sull’esistenza e sulle finalità del quale nessuno accennava a porsi la minima domanda.

Le domande fondamentali

Io non sono, come ripeto, un giornalista, il mio mestiere è “costruire immagini” per finalità esclusivamente commerciali, grazie a questa mia specializzazione posso dire di saper riconoscere una “finzione” quando la vedo. La cosa sorprendente era invece la miopia che caratterizzava l’operato e le opinioni degli addetti all’informazione. Tutti si concentravano esclusivamente sulle evidenze del momento mentre non occorreva essere dei geni ma bastava applicare una logica spicciola per scoprire nei fatti che si manifestavano davanti a noi il prodotto di un processo iniziato e, probabilmente, programmato da molto tempo.
A pensarci bene sembra proprio una ipotesi credibile. Tutto era così mostruosamente al proprio posto per non vedere fra le righe un disegno preciso. Gli scopi e le motivazioni di quello che osservavo si fondano su progetti ed obbiettivi molto lontani da quel contesto. Il bambino che vedevo infreddolito sotto la pioggia nel campo profughi era li proprio perchè ci fosse un operatore televisivo pronto a riprenderlo e a “comprare” con la sua sofferenza autentica il consenso per il conseguimento di risultati a noi oscuri ma sui quali è possibile provare a fare delle ipotesi

L’ignobile farsa

Ogni volta che sentiamo un leader politico parlare in termini di “valori”, “etica”, “ideologia” o “diritti umani” assistiamo in realtà ad una ignobile farsa. Da lungo tempo, su questo pianeta, le uniche motivazioni che contano nella definizione delle strategie e nel prendere decisioni sul futuro del genere umano, sono di tipo economico in quanto i meccanismi di perpetuazione del potere passano attraverso la diffusione ed il controllo dei meccanismi economici.
Come rilevato da alcuni importanti economisti, il denaro ha perso oramai ogni forma di contatto con la realtà alla quale dovrebbe fare riferimento. Questo ha provocato la crescita smisurata di quantitativi pazzeschi di denaro assolutamente “virtuali” che fanno riferimento solo a se stessi. Dietro questo meccanismo c’è la logica perversa volta al mantenimento dell’egemonia e del potere nelle mani di pochi selezionati a danno delle moltitudini che, per funzionale contrapposizione, vengono mantenuti nella più nera miseria. Il denaro prospera nello squilibrio e nella disegualianza.
Sulla spinta del perverso meccanismo della speculazione finanziaria si è creata una “bolla” di denaro di dimensioni tali da rischiare di mettere allo scoperto il gioco, fatto di puro nulla, che ne costituisce il fondamento. Questo potrebbe mettere in crisi il sistema di potere che lo controlla, per questo motivo, come altre volte nella storia, si mette in atto il meccanismo più efficente possibile per la sua autoregolazione: la guerra.
Dal punto di vista di chi tiene le redini del potere assoluto su questo mondo la guerra è un sistema assolutamente perfetto per l’autoregolazione dei cicli economici. Se lo scopo è, come abbiamo visto, quello di “sgonfiare” la bolla speculativa che rischia di venire allo scoperto, occorre spendere quantità spropositate di denaro in qualcosa di economicamente “inutile”, e i moderni sistemi di arma “intelligente” sono perfetti per questo scopo. Si utilizzano questi strumenti costosissimi consumando altre quantità di denaro. Il prodotto del loro uso porta infine la “distruzione” di qualcosa di estremamente costoso (l’ideale sarebbe più costoso) realizzando qualcosa che possiamo definire “l’opposto di un investimento” senza preoccuparsi dei cadaveri lasciati per strada. (Le finalità del denaro non hanno niente a che vedere con il benessere dell’umanità)

Come andrà a finire?

Nel doloroso squallore del campo profughi cominciavo a prendere coscienza del raffinato meccanismo che si era messo in movimento. Tutto era funzionale ad uno scopo che vuole il coinvolgimento di risorse umane ed economiche sempre maggiori.
Realizzavamo delle immagini presso l’aereoporto di Tirana ed è lì che ho ricevuto conferma che qualcosa di mostruoso si è messo inesorabilmente in moto. L’attività di “preparazione” ferve incessantemente, ritmata dai circa 300 voli giornalieri che giungono e partono per movimentare tonnellate e tonnellate di materiale militare costosissimo in previsione della sua “inevitabile” utilizzazione.
Era il mio ultimo servizio in quel posto, l’indomani sarei ripartito per tornare al mio lavoro di “costruttore d’immagine su commissione”.
Sarei dovuto essere contento, ma non ci riuscivo.

 

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