TERZO MILLENNIO Verso l'Antropocrazia

DOSSIER GUERRA

di Lorenzo Baldo
 

 

INTERVISTA A MASSIMO FINI

Massimo Fini, è uno di quegli scrittori che di fronte alla guerra nei Balcani, si è chiesto il motivo per il quale nei confronti del Kosovo siano stati usati ‘due pesi e due misure’. Nell’approfondire le sue analisi, ha dimostrato una grande disponibilità e soprattutto uno spirito alquanto critico, di chi vuole che ‘la storia venga scritta’ con chiarezza ed onestà, rispondendo così alle nostre domande:
D: Lei ha detto che ‘i Serbi nei confronti dei kosovari si sono comportati da lupi e i loro soccorritori da sciacalli’ cosa significa e perché Lei preferisce i lupi?
R: Si sono comportati da lupi perché questa espulsione di centinaia di migliaia di persone dal Kosovo è un comportamento feroce. Si sapeva benissimo che l’intervento NATO avrebbe provocato questa cosa. Io che non sono stratega, né politico, né militare, avevo scritto 10 giorni prima, che se ci fosse stato un intervento, la prima conseguenza sarebbe stata questa. Inoltre, i paesi della NATO non hanno predisposto assolutamente nulla per questa evenienza e si sono trovati completamente impreparati.
I profughi Kosovari vengono ‘spennati’ da tutte le parti a cominciare dai loro fratelli albanesi e da altri in Macedonia, da altri soggetti, da speculazioni di tutti i tipi, taglieggi, pedaggi ecc. Questo è un comportamento da sciacalli.
Per quanto riguarda il fatto di preferire i lupi, la cosa in parte è provocatoria, d’altro canto i lupi sono un po’ meno lupi di quanto li si faccia. Nel senso che, in Kosovo come purtroppo accade nella storia, non si scontrano una ragione ed un torto, ma si scontrano due ragioni.
Da una parte il diritto degli albanesi, diventati col tempo la stragrande maggioranza, all’indipendenza. Dall’altra, il diritto della Serbia di difendere i propri confini secolari e in particolare una regione che è ritenuta la culla della nazione, il loro “Piemonte” diciamo.
D: Com’è possibile che l’Alto Commissariato dell’ONU per l’aiuto dei profughi abbia un’alta percentuale di aiuti umanitari svaniti nel nulla?
R: Quando ci sono gli ‘aiuti’ si crea una torta in cui mangiano in moltissimi. Questo succede anche in Italia con i terremotati, basta pensare all’Irpinia e al Belice. Non è successo in Friuli, semplicemente perché si sono aiutati da soli. Quindi, la stessa cosa succede nel Mondo. Devo dire che le Grandi Organizzazioni Internazionali, tranne l’UNICEF, sono centri di corruzione notevole.
D: Secondo Lei qual è l’errore più palese che ha commesso la NATO?
R: L’errore più palese è con tutta evidenza l’intervento in sé stesso, perché se prendiamo per buono lo scopo, che era quello di evitare una carneficina umanitaria, hanno provocato ciò che volevano evitare. Questo perché, prima in Kosovo c’era la guerriglia fra UCK ed esercito di polizia Serba e c’erano stati alcuni massacri di civili, 100/150 persone, cose certamente gravi. Adesso c’è un esodo di milioni di persone e il Kosovo è deserto, mentre prima le due comunità, albanese e serba in qualche modo continuavano a vivere. Adesso non ci sono più e non potranno mai più essere insieme.
D: In tutto questo che ruolo gioca l’informazione per controllare le notizie che devono essere divulgate o meno?
R: Innanzitutto noi vediamo una cosa che già sapevamo, anche se non veniva mai detta: la disinformazione occidentale fa concorrenza alla vecchia disinformazione sovietica. Non c’è solo la disinformazione di Milosevic, ma anche occidentale. Non si sarebbe vista una guerra del Golfo in quel modo. Abbiamo visto attraverso la gloriosa Cnn, arcobaleni, fuochi d’artificio che nessuno ci aveva mai fatto vedere e non lo avrebbe mai fatto se non fosse ‘sfuggito’ allo stesso Pentagono che sotto quelle ‘luminarie’ sono morte 32 mila persone, 195 mila bambini; 39 mila donne, 86 mila civili uomini. Lei li ha mai visti quelli? No...mentre ha visto ogni brandello di carne umana nella guerra della Bosnia. Quindi è chiaro che si fa vedere solo quello che interessa far vedere e non si fa vedere quello che ‘a loro non interessa far vedere’.
D: Qual è la via d’uscita da questa spirale di violenza?
R: E’ molto difficile vederla. Io credo che si andrà avanti fino al totale annientamento della Serbia, a meno che la Serbia accetti come fatto compiuto che la NATO è quella che comanda in casa sua. Si tratta di un popolo di 10 milioni di persone completamente isolato, con l’unico possibile alleato che è la Russia ed in condizioni economiche disastrose, avendo abbracciato ‘gloriosamente’ il libero mercato.
D: Qual è la Sua opinione su un possibile accordo, fra Stati Uniti, NATO e Serbia? O addirittura alla possibilità che vista la ‘pericolosa avanzata’ dell’EURO, di un unione europea, c’era bisogno di far vedere chi effettivamente era il ‘gendarme del Mondo’...
R: Partiamo dalla seconda domanda: sicuramente questa è una guerra che nuoce all’Europa, perché la coglie nel momento in cui sta testimoniando questa unificazione, non solo economica ma anche politica e militare, per darsi una difesa autonoma e non dipendere più dagli Stati Uniti. Cosa che aveva senso fino a quando esisteva l’Unione Sovietica. Dopo il crollo del Muro di Berlino non ha più avuto senso, non serve ovviamente all’Europa è contrario ai suoi stessi interessi. Tutto questo serve agli Stati Uniti, ma non certo all’Europa e nemmeno all’Italia. Questa è una guerra contro l’Europa. Se ci possa essere un accordo fra Stati Uniti e Milosevic... può pure essere, perché abbiamo un precedente che è quello della guerra del Golfo. La guerra del Golfo fu fatta con la motivazione del ‘mostro Saddam Hussein’. Effettivamente, come diceva Kohmeini ‘Impresario del Crimine’, Saddam uccise 150 mila o più persone ed è rimasto tranquillamente in piedi perché serviva in funzione anti-curda e anti-sciita. Là ci fu un accordo sotterraneo. Di conseguenza, potrebbe anche essere che ce ne sia uno in Yugoslavia.
D: Cosa si aspetta e cosa teme dal III° Millennio?

R: Speranze per la verità ne ho pochissime. Noi stiamo andando verso un’utopia negativa che era già stata segnalata da Orwell e cioè dell’unico stato mondiale, dell’unico governo mondiale, dell’unica polizia mondiale che come vediamo è la NATO, dell’unico tribunale mondiale che è il tribunale dei vincitori... Queste sono vecchie storie di un unico grande mercato, soprattutto di un unico tipo di individuo: ‘il grande consumatore’. E’ un’utopia negativa in sé, perché elimina tutte le differenze, quando, il bello della vita come ognuno sa, sono le differenze. Inoltre, è negativa doppiamente, perché riduce l’uomo ad un lavandino e ad un Wc il consumatore. A questa tendenza centripeta si oppone un’altra tendenza centrifuga contrastante, che è quella della rinascita delle piccole patrie. Pensando ad una speranza... anche se certamente io non arriverò a vederla, è che questo totalitarismo si frantumi in mille pezzi... anche se ciò costerà un trambusto non indifferente. Il mio timore è che si vada avanti su questo piano del ‘treno lanciato ad una velocità sempre maggiore’ dove non c’è il conducente e che già fa strazio dei suoi passeggeri. La mia paura è che si vada avanti in questo modello di sviluppo esponenziale, dove economia e tecnica vanno per conto loro e l’uomo diventa una loro appendice. Purtroppo tutto questo, a sua volta, è creato dall’uomo, nel senso che egli stesso è vittima delle sue creazioni. Il denaro è una di queste, compresa la tecnica e l’economia. Sono strumenti inizialmente utili, ma dei quali noi diventiamo prigionieri. Mi viene da pensare all’Africa che è stata totalmente devastata dall’intrusione del modello occidentale e questa gente ha perso tutti i punti di riferimento. Ecco perché si può capire come può avvenire una cosa inimmaginabile dall’inizio dell’800 e del ‘900. E’ chiaro che si dimenticano queste cose, nel senso che l’Africa non interessa a nessuno, l’Africa è un paese perduto anche come mercato. Quindi cosa vuole che gliene freghi dei Tutsi e degli Hutu.
D: Che potere ha una presa di posizione generale da parte dell’opinione pubblica a far cessare queste guerre?
R: Ci sono due anime: una è quella del pacifismo assoluto a cui io non credo come molti altri, nel senso che ci sono anche paci nell’ingiustizia, voglio dire che la guerra non è sempre un male. Soprattutto quando ha la funzione di risolvere un conflitto, una volta per tutte o per un lungo periodo. Le guerre ci sono, fanno parte della nostra storia... noi siamo quelli che siamo perché ci sono state le guerre. La bomba atomica ha tolto alla guerra qualunque funzione. Io credo che i popoli abbiano ancora il diritto di farsi la guerra in santa pace, trovo sinistre le guerre tipo quelle della NATO, che intervengono per impedire altre guerre combinando pasticci infinitamente maggiori. Io ad un pacifismo assoluto sono contrario. Ci sono popoli che sono in altri stati e che probabilmente devono farsi la loro storia anche con delle guerre.
D: Con tutti conflitti che abbiamo visto in questi anni, a volte viene da chiedersi se effettivamente siamo noi i più ‘belligeranti in tutto l’universo’... qual è la sua opinione nei confronti delle prove che stanno venendo fuori sulla vita extraterrestre?
R: Magari ci fossero i marziani! Intanto ci siamo noi, che siamo una ‘brutta bestia’ come si vede. Come lei sa non esiste nel mondo animale la guerra intra-specifica. Noi siamo gli unici! L’uomo è un soggetto tragico per certi versi perché è l’unico animale che ha coscienza della propria morte, della propria vita ma d’altro canto è anche un animale straordinariamente feroce. Io non credo che ci siano i marziani, certo mi piacerebbe che adesso ne venisse uno e prendesse per il collo Clinton dicendogli di smetterla, chissà... sarà che io non credo in tante altre cose...
D: Grazie.
R: A voi.

Massimo Fini

Massimo Fini, di padre toscano e madre russa, è nato sul lago di Como il 19/11/1944. Dopo la laurea a pieni voti in giurisprudenza, ha lavorato come impiegato alla Pirelli, copywriter, pubblicitario, bookmaker, giocatore di poker. Arriva al giornalismo nel 1970 all’Avanti, dove segue come cronista i più importanti fatti di criminalità politica di quegli anni (omicidio Calabresi, morte dell’editore Feltrinelli, processo per la strage di Piazza Fontana). Alla fine del 1972 passa, come inviato, all’“Europeo” di Tommaso Giglio e Oriana Fallaci. Nel giugno del 1979 lascia l’“Europeo” perché occupato dai socialisti di Claudio Martelli e la Rizzoli in mano a Bruno Tassan Din, poi condannato ad oltre 15 anni di reclusione per bancarotta fraudolenta, e vive per qualche tempo di collaborazioni. Nei primi anni ‘80 è animatore, insieme al fondatore Aldo Canale, del mensile di politica e cultura “Pagina” in cui si sono formati alcuni dei più notevoli intellettuali e giornalisti d’oggi, da Ernesto Galli della Loggia a Paolo Mieli, da Giuliano Ferrara a Pier Luigi Battista a Giampiero Mughini. Nel 1982 entra al “Giorno” di Guglielmo Zucconi e Pier Luigi Magnaschi, come inviato e editorialista, comincia una solitaria battaglia contro la partitocrazia. In una lettera aperta a Claudio Martelli, allora vicesegretario socialista, gli predice il crollo del sistema e la fine del PSI. Ma bisognerà aspettare ancora 10 anni. Come inviato viaggia in Europa, (Germania ovest e est, Gran Bretagna, Spagna, Polonia, Francia, Ungheria, Bulgaria, Turchia), negli Stati Uniti, in Unione Sovietica, in Egitto, in Israele, in Libano, in Giordania, nell’Iran di Khomeini, in Sudafrica. Nel 1985 rientra all’“Europeo” come inviato e editorialista e vi tiene per 10 anni la principale rubrica del giornale (Il Conformista). Nel 1992 lascia Il Giorno per l’Indipendente di Vittorio Feltri e contribuisce, come prima firma del giornale, alla trionfale cavalcata dal quotidiano che passa, nel giro di un anno e mezzo, dalle 19 mila alle 120 mila copie, fatto unico nella storia del giornalismo italiano del dopo guerra. Quando Feltri lascia l’“Indipendente” si rifiuta di seguirlo, al Giornale di Silvio Berlusconi. Attualmente lavora per Il “Tempo”, Il “Giorno”, La “Nazione”, Il “Resto del Carlino” e ha partecipato alla rifondazione del “Borghese” di Leo Longanesi. Nel suo deambulare alla ricerca di spazi liberi ha collaborato a più di 60 testate. E’ divorziato, ha un figlio ventunenne, Matteo. Ha pubblicato: ‘La Ragione aveva Torto?’ (Camunia 1985, Sperling & Kupfer 1993, Settimo Sigillo 1999); ‘Elogio della guerra’ (Mondadori 1989 e Marsilio 1999); ‘Il Conformista’ (Mondadori 1990); ‘Nerone, 2000 anni di calunnie’ (Mondadori 1993); ‘Catilina, ritratto di un uomo in rivolta’ (Mondadori 1996); ‘Il denaro lo sterco del demonio’ (Marsilio 1998).

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