TERZO MILLENNIO Verso l'Antropocrazia

DOSSIER   LA TOLLERANZA

Di Daniela Loregiola
 

 

L'UGUAGLIANZA NELLA DIVERSITA'

Accettare una persona, un amico, un fratello per quanto diverso, rispettando la personalità e le diversità che lo caratterizzano, é in quest’epoca così travagliata, divenuto necessario se non essenziale.

L’uguaglianza é ancora oggi quell’elemento essenziale che caratterizza la struttura sociale dell’uomo di quest’epoca. Chiedersi se il concetto d’uguaglianza rimanga vitale, malgrado, da un paese all’altro, avvenga l’emigrazione con molta più facilità rispetto al passato, é d’estrema importanza.

E’ probabilmente una cosa che ci riguarda tutti appurare fino a che punto é cambiato tale pensiero, (se ciò é avvenuto) e verificare eventuali modificazioni in termini corretti oppure no.

Cosa é mutato dai tempi dell’Illuminismo e della Rivoluzione Francese, i cui ideali di lotta, fondati sui tre concetti base d’uguaglianza, fratellanza, libertà e che una volta si pretendeva di applicare a tutti, appiattendo in qualche modo, quelle che all’epoca erano le rilevanti diversità che separavano l’aristocrazia dal proletariato?

Due secoli fa le cose apparivano molto diverse; ma forse, riflettendoci un po’, si può riconoscere che non erano così macroscopicamente differenti da oggi.

L’uomo della strada potrebbe essere indotto a pensare che tutto sia riconducibile ad un fatto di fortuna, piuttosto che a motivi più profondi e significativi, riguardanti la qualità evolutiva del soggetto stesso.

Se ad una persona capita, per esempio, di nascere in una famiglia ricca, la sua carriera sociale ed economica può essere già decisa, nel senso che ha delle prospettive di vita più favorevoli e facilitate del figlio d’operai. Questa differenza tra i due, considerata in una visione centrata sull’uguaglianza come valore positivo, in un mondo ideale, dovrebbe essere ridotta, ed al limite annullata.

Quasi tutti, oggi, sono disposti ad avversare tale prospettiva, auspicando magari, la fine delle ideologie.

Ammettendo l’impossibilità di ottenere la perfezione in questo pianeta, potremmo chiedere l’abolizione di tutte le ingiustizie, con il rischio di essere trascinati verso atteggiamenti di natura autoritaria.

E’ plausibile oggi individuare questa ricerca senza produrre effetti negativi, se non di genere utopistico, magari di relativa perfezione nei rapporti umani?

Con tutto ciò, dobbiamo rinunciare a cercare di migliorare le cose, pur sapendo che se vogliamo realizzare il paradiso in terra, in genere costruiamo inferni, tragedie e catastrofi?

Naturalmente, se si pensasse che l’unico modo per risolvere il problema delle ineguaglianze non giustificate é quello di tagliare le teste alle persone o di uniformarle, sarebbe la sconfitta totalitaria.

Siamo, penso tutti convinti, che nel corso di questi ultimi due secoli qualche piccolo passo in avanti sia stato fatto. Persino negli ultimi 50 anni, così tormentati e con tutte le spinte negative che possono essere venute, dal fascismo prima e dal comunismo poi, anche in questa nostra Europa, qualche progresso si é verificato.

Il mondo attuale, non solo é cambiato sul piano sociale, ma anche su quello tecnologico, abbreviando, per esempio, le distanze attinenti la complessità della conoscenza che tutti devono avere per riuscire a saper vivere.

Gli straordinari strumenti che l’impresa scientifica e l’innovazione tecnologica portano, può mutare in qualche modo il concetto di progresso verso l’uguaglianza, anche se non lo elimina. Essi ci rendono semplicemente più umili, più consapevoli che le cose sono oltremodo complicate e che questo non é un alibi per assolverci da certe responsabilità.

Discutibili atteggiamenti razziali che la cronaca di tutti i giorni ci propone, sono tipici, seppur deplorevoli, di tutte le società che più o meno diventano multiculturali. L’individuo deve porsi di fronte all’uguale considerazione e rispetto nei confronti delle ‘differenze, nei confronti delle persone che hanno in qualche modo visioni, prospettive, culture diverse tra loro.

Tanto però, é importante l’uguaglianza, quanto la rivendicazione delle diversità.

Il concetto di uguaglianza ha subito trasformazioni lungo gli anni, perché in questo secolo si é vanificato l’egualitarismo attraverso la devastante esperienza del comunismo. L’eredità rimasta é l’uniformità, sottoprodotto pericoloso e scadente, succedaneo dell’idea di uguaglianza, somigliante più che altro al concetto di omologazione che produce, di fatto, la mortificazione delle differenze. L’uguaglianza dei diritti, tuttavia, é cresciuta in maniera rilevante nell’Occidente, con un bilancio positivo.

Nell’ambito del pensiero filosofico e conservatore, il concetto di uguaglianza ha indotto un atteggiamento di diffidenza, soprattutto, perché in tale idea, si vedeva il disconoscimento della personalità umana con la sua specificità e delle diversità naturali e culturali esistenti tra gli uomini e tra i popoli.

Naturalmente, non é mai stato messo in discussione il principio dell’uguaglianza nelle opportunità, cioè delle condizioni di base. Ciò di cui si é dibattuto é l’idea che si potesse prescindere dalle differenze culturali, spirituali e personali, oltre che dalle differenze nazionali che sicuramente sono il sale dell’umanità.

L’uguaglianza, se é correlata all’idea di libertà, deve necessariamente generare l’idea di selezione, di merito e anche di organizzazione delle differenze, il che comporta il concetto di gerarchia.

E’ quindi importante considerare l’uguaglianza soltanto come un patrimonio di base e non come un punto di arrivo, altrimenti si ottiene l’uniformità globale.

Chi rivendica il diritto alla diversità nonché all’efficienza, legata così alla selezione o al merito, é oltremodo scorretto?

In generale, nelle società ricche del mondo, le grandi opposizioni radicali tendono a ridursi, ciò non significa che esistono differenze, ma piuttosto, esse alveano entro una gamma volutamente contenuta.

L’uguaglianza delle opportunità o delle probabilità di riuscire a fare certe cose di se stessi e con gli altri nella vita, é un obiettivo auspicabile, per quanto difficile.

Bisogna ridurre le barriere, rappresentate dal denaro, dalla cultura, dal colore della pelle, dalla religione, dallo stile di vita.

Un individuo può rivendicare la possibilità di esprimere fino in fondo se stesso, quando é in grado di manifestare concretamente la sua capacità, senza ledere la libertà degli altri.

In questo mondo in divenire é essenziale raggiungere il maggior equilibrio possibile, pur sapendo che tal equilibrio può essere instabile.

Accettare una persona, un amico, un fratello per quanto diverso, rispettando la personalità e le diversità che lo caratterizzano, é in quest’epoca così travagliata, divenuto necessario se non essenziale.

Ci auspichiamo che l’uomo del TERZO MILLENNIO possa veramente far suo il principio di tolleranza, promuovendo qualsiasi tipo di diversità come un elemento d’unione piuttosto che di divisione.

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