TERZO MILLENNIO Verso l'Antropocrazia

E' una questione di vita o di morte

Di Anna Petrozzi
 

 

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PER SCEGLIERE OCCORRE CONOSCERE...

La Camera dei deputati ha approvato i primi tre punti della legge che regolamentano l’espianto e il trapianto di organi. Tutti i cittadini italiani maggiorenni saranno chiamati ad esprimersi a favore o contro la donazione degli organi, per i minorenni decideranno i genitori, chi non si dichiarerà ne favorevole ne contrario verrà considerato donatore. I parenti non possono interferire a meno che non siano in possesso di una dichiarazione autografata contraria al prelievo. La proposta di legge esclude i nascituri. Le Asl di tutta Italia provvederanno a sollecitare ripetutamente i cittadini affinché diano la loro risposta entro tre mesi dal ricevimento dell’avviso. Ora la parola decisiva spetta al Senato. Francamente sono perplessa. Per liberarmi da tale stato ho deciso di chiarirmi le idee e ho cercato tutti i documenti, tutti gli articoli, tutti gli studi che possediamo in archivio per comprendere cosa veramente significhi la parziale approvazione di questa legge.

Da una parte, l’esultanza è grande, l’Aido, la Nord Italiana Transplant e tutti coloro che attendono un organo per continuare a vivere, dall’altra l’aspra polemica sostenuta dalla Lega Nazionale contro la Predazione di Organi, un nutrito gruppo di medici e un notevole numero di genitori, che, pentiti amaramente per aver donato gli organi dei loro figli scomparsi, sostengono che il prelievo di organi avvenga a cuore battente e sangue circolante, vale a dire quando si è ancora vivi.

La questione a questo punto non si presenta affatto facile. Procediamo per gradi.

La legge italiana n° 578/1993 all’art.1 prevede che " la morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo."

Vale a dire che una volta che viene decretata la cosiddetta      "morte cerebrale" si viene dichiarati morti ed è possibile procedere all’espianto se si è donatori. (Che lo si sia esplicitamente o implicitamente).

Tutto regolare per lo Stato e per molti medici. Niente affatto per molti altri scienziati e dottori che si sono indignati.

Il Prof. Dott. Massimo Bondì, Patologo Generale, General Surgeon W.D.Sidney,e Università di Roma, il Prof. Dott. David W. Evans Cardiologo al Papworth Hospital di Cambridge, il Prof. Dott. Daxid Hill, Anestesista Rianimatore all’ Addembrooke’s Hospital, il Prof. Dott. Robert D. Truog e Prof. Dott. Fackler della Harward University, il Prof.Dott. Austin Grehesam, Primario del reparto di Patologia presso l’Addembrooke’s Hospital, il Prof. Dott. Nicola Dioguardi, Professore Emerito di Medicina Interna, Università di Milano, Prof. Dott. Edoardo Storti Professore Emerito di Clinica Medica, Università di Pavia e il Prof. Dott. Paolo Puddu, Direttore dell’ istituto di Patologia Speciale Medica e Metodologia Clinica dell’Università di Bologna, scelti come nomi a caso tra una lunga lista, concordano nel sostenere che conosciamo troppo poco i meccanismi e le strutture del cervello per accertare la morte di un individuo solo in base alla morte cerebrale.

Non ultimo alla fine dello scorso anno è stato diffuso dalla "Lega Nazionale Contro La Predazione di Organi" un comunicato in cui viene riportato che " neurochirurghi del Dipartimento di urgenza dell’ospedale della Nihon University hanno applicato il trattamento dell’ipotermia cerebrale controllata (computer controlled), con mantenimento di adeguata pressione endocranica, per curare 20 casi di ematoma subdurale acuto associato a danno cerebrale diffuso e 12 casi di ischemia cerebrale globale provocata da arresto cardiaco della durata da 30 a 47 minuti.

I pazienti inizialmente si trovavano in stato di coma cosiddetto depassé valutato tra 3 e 4 GCS (Glasgow Coma Scale) e presentavano dilatazione bilaterale delle pupille e perdita del riflesso alla luce. Non è stato applicato il test dell’apnea (sospensione della ventilazione) in quanto è noto che provoca danno cerebrale. 14 dei 20 pazienti del primo gruppo e 6 dei 12 pazienti del secondo sono tornati a normale vita quotidiana, con pieno ristabilimento delle capacità di comunicazione verbale, tranne che in un caso.

(Hayashi N. Brain Hypotermia therapy. Jpn Med J N° 3767, July 6, 1996, 21-27. Jpn Hearth J September 1997, vol.38, N°5 Difetti di logica nei proponenti il trapianto cardiaco, Prof. Emeritus Med. Yoshio Watanabe M.D. Fujita Health Univ.)".

Tutte queste belle parolone difficili dovrebbero significare che le suddette persone sono uscite da un coma irreversibile o morte cerebrale. Se fossero state in Italia nessuno avrebbe applicato loro questa terapia, e se fossero state donatori o donatrici o se non avessero detto e scritto nulla in proposito, sarebbero state staccate dal ventilatore dopo sei ore, come prevede la legge e si sarebbe provveduto all’espianto. Quindi morto apparentemente solo il cervello, ma il cuore batte e il sangue circola per irrorare tutti gli organi. E sì perchè non tutti sanno che affinchè fegato, cuore o polmoni vengano espiantati, non si è ancora cadaveri come stabiliva la circolare esplicativa n° 24 del 24.6.93 del D.P.R 285/ 10.9.90 "per cadavere si intende il corpo umano rimasto privo della funzione cardiorespiratoria e cerebrale", quindi quando si dice che l’espianto avviene da cadavere occorre farsi chiarire cosa si intende.

"...se fossero realmente deceduti, con il cuore fermo da 24 ore, l’espianto non verrebbe eseguito poichè il trapianto di organi vitali, come è noto, esige organi vivi...il prelievo degli organi viene falsamente definito un’autopsia (cosa illegale), mentre al contrario è un vero atto chirurgico, eseguito in camera operatoria e non in sala anatomica, dove le autopsie si eseguono su cadavere a cuore fermo da 24 ore..." così scrive il Prof. Dott. Massimo Bondì nel testo di audizione presentato alla commissione affari sociali del parlamento italiano avvenuta il 29.10.’92.

I Professori Truog e Fackler di Harvard in un trattato intitolato "Un altro punto di vista, una revisione della morte cerebrale" elencano quattro punti per cui, a loro avviso, occorre "valutare se i criteri adottati per la diagnosi di morte cerebrale rispondono ai requisiti della ‘ cessazione di tutte le funzioni dell’intero cervello, compreso il tronco cerebrale".

Estratto dei dati/ Sintesi: proponiamo quattro argomenti a sostegno del parere che i pazienti che rispondono agli attuali criteri clinici della morte cerebrale, non necessariamente presentano la perdita irreversibile di tutte le funzioni del cervello. In primo luogo, in alcuni pazienti clinicamente in morte cerebrale è conservata la funzione endocrino-ipotalamica. In secondo luogo, in molti pazienti è conservata l’attività elettrica cerebrale. In terzo luogo, alcuni pazienti conservano la capacità di reagire agli stimoli dell’ambiente. In quarto luogo, il cervello è definito fisiologicamente come sistema nervoso centrale, e in molti pazienti clinicamente in morte cerebrale è conservata l’attività del sistema nervoso centrale, sotto forma di riflessi spinali....

...conclusioni: I criteri di morte cerebrale, quindi, dovrebbero essere basati sulla diagnosi di perdita di coscienza permanente piuttosto che di perdita di funzione cerebrali vegetative."

Il Prof. Dott. Nicola Dioguardi commentava così la legge del 1993 che modificava i criteri di accertamento e di certificazione di morte (tempi di osservazione di un paziente in morte cerebrale sono di quattro tipi: 6 ore per gli adulti, 12 ore per i bambini da 1 a 5 anni, 24 ore sotto l’anno.) "E’ una legge estremamente pericolosa. Nella mia lunga esperienza di clinico, ho visto risvegli anche in quarta o quinta giornata di coma profondo. La parola ‘ irreversibilità’, in questo campo, può rivelarsi fallace. Nessuno ha dimostrato, e forse non è dimostrabile, che l’elettroencefalogramma piatto corrisponda alla morte. Questa nuova certificazione mi sembra inaccettabile sia sul piano etico che su quello strettamente tecnico, anche senza tener conto della possibilità o meno di avviare subito dopo un espianto".

Il Prof. Dott. Edoardo Storti, sempre in merito alla stessa legge: " Non posso condividere questa decisione. Si tratta quanto meno di un azzardo. Con quale criterio si fissa un limite?

Ho sessant’anni e più di pratica medica e ho visto malati dati per spacciati risvegliarsi dopo due o tre giorni e tornare lentamente alla normalità. Non solo sul piano etico, ma anche su quello rigorosamente clinico, boccio questa decisione. Davvero non mi sentirei, dopo sei ore di coma profondo, di certificare la morte di un paziente e di autorizzare il prelievo dei suoi organi"

Sullo stesso tema il Prof. Dott. Paolo Puddu "Bisogna distinguere fra morte certa e morte apparente. Ritengo che sei ore di coma profondo possano portare soltanto alla diagnosi di morte apparente. L’appiattimento dell’attività cerebrale non autorizza ad affermare (peggio a certificare) che il malato ha cessato di vivere. Se l’attività cardiorespiratoria sussiste, sia pure a basso regime, quel malato è ancora in vita e il medico ha il dovere di combattere per salvarlo, non di decretarne la fine. Un tracciato piatto non ha mai spinto ad abbandonare ogni speranza e tanto meno a dire: ‘prelevate questi organi’ decisione inaccettabile (a quel punto) sul piano morale".

La mia scrivania è piena di fogli ricchi di dichiarazioni del genere e anche di più agguerrite posizioni contro la dichiarazione di morte cerebrale e di conseguente espianto di organi.

Avete capito tutto, vero? Io poco o niente.

Il nostro stato permette il passaggio di una legge sulle cui basi il mondo scientifico si spacca in due. Ma voi eravate a conoscenza di questa spaccatura?

Non credo, perché in televisione questi dottori con i loro pareri non si vedono, e perchè le notizie sulle terapie estere sono l’unica merce che non viene importata in Italia.

Ho letto anche di storie di giovani e non, in lista di attesa per ricevere un organo e mi sono commossa, ma ho anche parlato al telefono con la Signora Silvana (di cui pubblicheremo la storia) che ha donato gli organi del figlio per poi scoprire che non era morto... mi vengono i brividi, ma che cosa sta accadendo?

La vita di un uomo oggi è più importante di quella di un altro? La sofferenza si può quantificare in dolore di serie A e dolore di serie B ? E poi che significato ha la sofferenza? E cos’è la vita? E la morte? Stiamo forse tornando nel regno animale, "mors tua, vita mea"?

La nuova legge prevede che per gli organi dei minorenni debbano decidere i genitori, ma siamo proprio sicuri che i nostri figli ci appartengono e che possiamo disporre dei loro corpi, non dovremmo aspettare che diventino maggiorenni e che decidano da soli?

E tutte quelle persone che tornano dal coma, ricorderete tutti il caso di quel ragazzo che si è risvegliato ascoltando la musica di Venditti!

Un medico a favore dei trapianti di recente ha detto che c’è confusione tra coma e morte cerebrale. E quando pensano di chiarirci le idee?

Un’ altra cosa mi viene in mente, tutti i medici e operatori sanitari che si oppongono al trapianto non hanno niente da perdere, mentre è noto che il giro di affari dietro l’import export di organi è ingente.

Penso che tutti noi cittadini italiani dovremmo chiedere alle autorità che si faccia un dibattito pubblico, una trasmissione televisiva nella quale si chiariscano una volta per tutte le spinose problematiche che ruotano attorno alla questione trapianti, e vi garantisco che quelle sollevate fino ad ora sono solo una piccola parte.

Intendo però una trasmissione seria, non di parte, dove medici pro, e medici contro, possibilmente coloro che sono stati citati, in numero pari, e l’Aido da una parte e la Lega Contro la Predazione di Organi dall’altra dibattano sulla questione di "morte cerebrale" e che giungano a darne una definizione. Solo così noi italiani potremo permettere che la legge venga approvata al Senato e solo allora potremo decidere se donare o no i nostri organi.

Se invece, come d’abitudine, si scanneranno e non ne verrà fuori niente di chiaro, beh, avremo avuto la nostra risposta ugualmente.

Per quanto mi riguarda, io non donerò i miei organi perchè ho il sospetto che la vita sia il valore più grande che possediamo e che dobbiamo difendere, e non c’è una vita più importante di un’ altra. Tutti coloro che soffrono, a mio avviso, devono lottare affinchè la medicina si adoperi per curare le malattie e le loro cause e non essere confinati nella speranza che qualcuno muoia o forse è meglio dire, muoia un po’, per stare meglio. Siamo esseri umani, non dobbiamo permettere che le nostre sofferenze ci mettano l’uno contro l’altro, madri contro madri, o ragazzi contro ragazzi, ognuno rinchiuso nel suo egoismo mascherato di solidarietà, mentre qualcun altro accumula ricchezze alle spalle di chi si dispera nella propria miseria umana. Alla fine, come la storia insegna, a morire al fronte, vanno i soldati, non i generali.

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"...Nella mia lunga esperienza di clinico, ho visto risvegli anche in quarta o quinta giornata di coma profondo. La parola ‘ irreversibilità’, in questo campo, può rivelarsi fallace. Nessuno ha dimostrato, e forse non è dimostrabile, che l’elettroencefalogramma piatto corrisponda alla morte..." . (Prof. Dott. Nicola Dioguardi)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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