NonoBepi - agosto 2000

Leggende bellunesi:

Le bèle stòrie de la Val Belùna - Osvaldo Noro

LA LEGGENDA DE "I MONTI PALLIDI"

Leonardo e Moreno al Rifugio Rosetta (mt 2400/2500)
Le Dolomiti che durante giorno, assumono ai raggi del sole dei meravigliosi barbagli che vanno dal rosa più tenue al violaceo, al rosso scarlatto, al turchese in giochi di luci ed ombre di impareggiabile bellezza, al tenue chiarore della luna sembrano rivestirsi di un manto pallido tale da diffondere tutt ' intorno un riverbero argentato. Per questo fenomeno le montagne sono anche conosciute con il nome ''I Monti Pallidi'' . A spiegare questo appellativo ecco sorgere dalla fantasia popolare una leggenda che ora racconto, così come la ricordo.
Un tempo, forse ai tempi in cui Berta filava o giù di lì, le vallate delle Dolomiti erano abitate da frotte di nani e folletti che non andavano punto d'accordo con le genti del luogo, dedite soprattutto alla pastorizia ed un pò all'agricoltura. Non trascorreva giorno che gli umani non dovessero subire le angherie di questi terribili esserin, ora veniva incendiato un fienile, ora veniva distrutto il raccolto, ora le greggi e le mandrie al pascolo venivano spaventate e spinte nei burroni... E nulla potevano gli uomini perché, compiuto il misfatto, nessuno più riusciva a vedere i colpevoli, nascosti sotto un fungo, una foglia o altro ancora. Destino volle che questi esseri strani avessero una principessa,una creatura di statura normale, dolce e meravigliosa chem, giunta età da marito si innamorò, guarda caso, proprio di un giovane pastore. Invano i nani si ribellarono, invano proposero come alternativa re degli gnomi, loro amico e vicino di reame, o il principotto dei geni del boscoi invano ricorsero a mille e mille astuzie, a sortilegi, a filtri e pozioni più o meno magici per distrarre la loro principessa dal suo folle proposito. Non ci fu verso alcun, per nulla al mondo la principessa avrebbe rinunciato al suo pastorello ed una notte, di nascosto, fuggì verso le montagne dove sapeva esserci l'alpeggio del suo amato. Corse disperatamente tutta la notte e l'alba la trovò ancora in cammino. I nani, accortisi della sua fuga, iniziarono subito l'inseguimento ed in breve tempo intravvidero la sua figurina esile che arrancava lungo i dirupi della montagna. Quando la giovane si vide quasi raggiunta, al colmo della disperazione, con le poche forze rimaste riprese a correre, ma mise un piede in fallo e precipitò in un profondo burrone. Morì, la poveretta, e le mille gocce del suo sangue schizzarono ovunque, macchiando di rosso e rosa tutte le montagne. E questo è il motivo del perchè le Dolomiti, al tramonto, hanno dei meravigliosi riflessi rossastri. Ma, vi chiederete adesso: "dei dei nani cosa avvenne?" Naturalmente furono puniti. Dovettero abbandonare quelle vallate e e cercarsi un altro regno, magari sotto terra. Durante il giorno essi non sono più visibili e non possono più far dispetti agli umani ma, durante la notte, si inerpicano sulle montagne ergiunti sulle vette, hanno da compiere fino all'alba un altro lavoro. Devono prendere, intrecciare, filare con i raggi della luna un immenso argenteo tessuto da stendere sulle montagne a coprire e nascondere le macchie di sangue della sfortunata principessa. Ed eccovi perchè dell'appellativo "Pallidi" dato ai nostri monti. Evanescente trina che all'alba si dissolve.

Osvaldo Noro

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