ARCHITETTURA SACRA.
DERIVAZIONE DEL TEMPIO.
Nomenclatura.
pronao | spazio dinanzi alla cella (naos). |
ante | prolungamento dei muri del naos. |
tempio in antis | tempio che ha le colonne fra le ante. |
tempio prostilo | tempio a cella unica con colonne in facciata. |
tempio anfiprostilo | tempio a cella unica con colonne in facciata e sul fronte posteriore. |
adyton | ambiente chiuso al di là del naos, accessibile solo da esso. |
opistodomo | vano simile al pronao ma sul retro. |
tempio tetrastilo | tempio con 4 colonne sui lati corti. |
tempio pentastilo | tempio con 5 colonne sui lati corti. |
tempio esastilo | tempio con 6 colonne sui lati corti. |
tempio periptero | tempio in cui la cella è circondata da una fila di colonne anche sui lati lunghi. |
tempio diptero | tempio la cui cella è circondata da due file di colonne. |
tempio pseudoperiptero | tempio in cui le colonne attorno alla cella sono in realtà semicolonne addossate al muro. |
tempio pseudodiptero | tempio in cui le colonne più interne sono semicolonne, oppure sono soppresse e quindi c'è una doppia distanza tra il colonnato esterno e la cella. |
Il tempio deriva dal megaron (cultura micenea), l'ambiente residenziale con al centro il focolare. Nei templi il focolare non c'era naturalmente. Si ha la trasposizione da casa di Dio a tempio.
Sullo schema del megaron miceneo si innestano:
1) la formazione e l'affinamento della tecnica della lavorazione della pietra e del calcare;
2) la riscoperta delle tegole, già usate in Mesopotamia.
Inizialmente le pareti erano in mattoni crudi, la copertura in paglia mista a fango, poi quando subentrano le tegole in cotto (tempio di Apollo a Corinto VII sec. a.C.) si crearono dei problemi a causa del loro peso. Allora la struttura divenne in pietra (muri e colonne). Prima le colonne erano lignee. Il tempio in pietra nasce da:
- Esigenza di regolarizzare la struttura;
- Nascita degli ordini modulari.
La prima fase dell'arcaismo, è quella del tempio a pianta rettangolare con muri in mattoni crudi, la presenza di un pronao e di una peristasi con fondazioni non continue. Questo processo di formazione può trovare testimonianza dalle varie fasi del megaron di Thermos e del successivo tempio di Apollo. Prima di descrivere i templi di Thermos occorre analizzare alcuni modelli dell'VIII secolo a.C.. Dalle piante ovali si passa a piante rettangolari-absidate documentate da modellini ritrovati negli scavi archeologici come per esempio a Perachora. La diffusione della pianta rettangolare, in seguito, è accompagnata dalla "riscoperta" del mattone crudo già ampiamente utilizzato in ambiente Miceneo. Il mattone è un elemento modulare che veniva abbinato ad un telaio in legno composto di montanti verticali ed orizzontali. Questa tecnica verrà utilizzata nel corso dell'VIII secolo, anche in questo caso ci è pervenuto un modellino fittile trovato ad Argo nel Santuario di Era (secondo quarto dell'VIII sec.).
E' un edificio a pianta rettangolare di cui si può immaginare l'alzato attraverso la decorazione del modello. Le linee verticali possono rappresentare un telaio ligneo visibile esternamente, forse delle tavole tamponate da muratura di mattoni crudi. Nel modellino ci sono delle aperture triangolari sulle pareti. Le tavole verticali terminano in una fascia orizzontale, forse una serie di tavole orizzontali. Al di sopra il modello ha una decorazione formata da rettangolini che si possono interpretare come le testate delle travi che formano il solaio.
Il tetto ha le falde molto inclinate, anteriormente presenta una grande apertura che illuminava l'interno o forse una soffitta in qualche modo utilizzata. Con questo sistema a telaio gli architetti dell'VIII sec. possono costruire edifici più grandi rispetto ai loro predecessori,ed in effetti in questo modello c'è un secondo piano (soffitta).
Anteriormente, come nel modello absidato di Perachora, c'era un portico formato da due pilastri che sorreggono una copertura piana.
Questa pianta rettangolare si diffonderà sia in Grecia che in Asia Minore. Per esempio a Samo nel primo santuario dedicato ad Era, c'era un edificio della prima metà dell'VIII sec. di pianta rettangolare con una fila di sostegni centrali. Il telaio ligneo della muratura partiva da una fondazione in pietra per evitare la risalita dell'umidità. La copertura era forse piana e sfruttava i sostegni centrali. Oppure poteva essere a due falde con i sostegni centrali più alti che portavano la trave di colmo:
i puntoni forse erano legati al colmo per gravare meno sulle pareti in mattoni crudi con il peso del tetto. Rispetto al modello di Argo, qui la forma rettangolare si arricchisce dei sostegni centrali. Anche dal punto di vista monumentale c'è un passo avanti, infatti questo edificio misura esattamente 100 x 20 piedi sami (1 piede s. = circa 32 cm). Il numero 100 era riferito al rituale del sacrificio dei 100 tori (ecatombe).
Grazie alle nuove acquisizioni tecniche gli edifici greci vengono poi a complicarsi con l'introduzione della peristasi, cioè il portico usato per il culto che circonda l'edificio templare detto oicos. Il primo esempio noto è quello del megaron B di Thermos.
Thermos era una località dell'Etolia dove sorgevano due megaron successivi. Il megaron A è del IX secolo, era formato da un vestibolo esterno e un grande spazio interno absidato. Il megaron B è dell'VIII secolo, ha pianta allungata e parete terminale leggermente curva, l'edificio era poi circondato da un porticato. La peristasi però non seguiva completamente l'andamento dell'oicos, infatti sul retro aveva un andamento semicircolare. La peristasi poteva nascere anche dall'esigenza di proteggere maggiormente la muratura dell'edificio.
Una serie di travi lignee doveva sostenere il tetto. La cella era probabilmente divisa in due navate. Ancora nell'VII secolo venne forse aggiunta una peristasi di 36 colonne lignee sostenenti una trabeazione anch'essa lignea. Il tetto era fortemente aggettante. La peristasi anulare verrà poi abbandonata per quella più pratica rettangolare (difficoltà nella trabeazione). Questa forma sembra si sia sviluppata a Corinto e ad Argo.
La regolarizzazione della peristasi la ritroviamo nella ricostruzione del già detto Eraion di Samo. Nella seconda fase di quest'edificio detto anche ecatompedom (100 piedi), la pianta è sempre rettangolare allungata e la peristasi è formata da 17 x 7 colonne. In facciata vennero poste 7 colonne a causa dei sostegni centrali che imponevano due ingressi laterali. Sul retro privo di aperture però le colonne erano sei. La peristasi aveva la funzione di protezione delle murature e di dilatazione dello spazio coperto. Le colonne erano lignee con basi in pietra per isolarle dal suolo.
Ed è proprio da questi spunti che nasce l'esigenza di regolarizzare la struttura impiegando gli ordini architettonici. L'edificio in questa fase viene costruito secondo una misura sacra: 100 piedi. Le colonne sono collegate da travi che poggiano anche sulle colonne centrali del tempio (tempio di Apollo a Thermon).
A compimento di questa fase troviamo due edifici fondamentali ad Olimpia nel Peloponneso.
Un altro edificio della metà dell'VIII secolo a.C. è stato rinvenuto ad Eretria. Era dedicato ad Apollo. Gli architetti di quest'epoca possedevano una buona padronanza delle tecniche legate ai telai lignei e al mattone crudo. Quest'edificio può apparire più arcaico dei precedenti, ma in realtà fu realizzato così per una scelta progettuale e di culto ben precisa. Rappresenterebbe l'edificio che Apollo avrebbe costruito utilizzando la pianta dell'alloro. Verrà utilizzato fino al VI sec..
L'edificio venne realizzato su di una piccola collina di argilla e sabbia. La pianta ha una forma di ferro di cavallo con un muretto di facciata. Misurava 5.40 x 8.25 m, il muro era spesso 55 cm e si elevava di soli 40 cm. Il muro non portava nessuna muratura ne in mattoni crudi, ne lignea, ne lapidea. Era anzi livellata, questo perché terminava a soli 40 cm da terra.
Sono invece stati ritrovati 27 fori nel pavimento con fondo ben costipato di argilla e ghiaia, in cui erano inseriti altrettanti sostegni. Questi 27 fori erano disposti 22 attorno al muro di base, uno interno ed uno esterno e intervallati regolarmente; 2 maggiori posti all'esterno dove erano collocati i sostegni del portico; tre posti all'interno a formare un triangolo isoscele, dove i sostegni probabilmente sostenevano il colmo del tetto. Le fosse furono realizzate prima del muretto.
Secondo studi compiuti dal Leberson le fosse accoglievano i sostegni lignei che costituivano la parte principale dell'elevato. Il muretto serviva solo come protezione dalle infiltrazioni verso larea sacra. Il muretto di facciata era provvisto di due tagli di 10 cm in cui erano sistemate delle tavole che sostenevano il tetto. Il muretto di facciata costituiva anche la soglia della porta. Secondo la ricostruzione l'elevato era composto da travi del diametro di 15 cm (le fosse hanno diametro di 45 cm) e le due della fronte avevano diametro di 20 cm.
Per la ricostruzione il Leberson si è affidato ai modelli di Perachora e di Argo in cui l'altezza totale era pari a due volte la larghezza. L'altezza dei muri era pari a quella del tetto. L'unità di misura dell'edificio di Eretria era pari a 35 cm, le sue dimensioni erano di 20 x 30 piedi. Essendo la larghezza pari a 7 m si può presumere che l'altezza dei muri e del tetto fossero rispettivamente di 7 m. Le tre colonne centrali formano un triangolo a cui forse si appoggiavano delle travi di collegamento con le murature.
Per il tetto si propongono due soluzioni:
- la prima prevede un tetto a colmo classico;
- la seconda che il triangolo centrale sia riproposto anche nel tetto e serva per la fuoriuscita dei fumi.
Probabilmente si determinava una grossa apertura anche in facciata sotto le falde del tetto come nel modello di Argo. Anteriormente il Leberson propone un portico ed una porta formata da due tavole inserite nelle fessure del muretto. La tamponatura delle pareti doveva essere, secondo il mito, ottenuta con foglie di alloro rinnovate in occasione delle cerimonie.
L'impermeabilizzazione delle coperture era ottenuta con argilla mista a paglia compressa. Veniva poi posta su di una carpenteria molto primordiale. La forte pendenza delle falde però non era molto compatibile con l'argilla pressata.
METODI E STRUMENTI DI COSTRUZIONE.
Via via che si affinano le tecniche di costruzione, va affermandosi un'architettura monumentale. L'edificio sacro sarà quello in cui si avrà il documento più vistoso del modo di costruire. In questi ultimi 50 anni, con gli scavi archeologici sappiamo che i templi non erano gli unici manufatti delle Polis. Per esempio la stoà e la sala per le riunioni e per i banchetti, erano anch'esse monumentali.
La casa parte dallo schema fondamentale detto megaron. Si arricchisce in un complesso planimetrico con l'aumentare delle esigenze di relazione dei cittadini.
Il tempio richiede comunque un maggior impegno tecnico e finanziario. La sua realizzazione è una scelta della classe politica della classe dirigente. Dopo la caduta dell'aristocrazia micenea, si forma un'aristocrazia di proprietari terrieri. Questi convogliano tutti gli impegni finanziari sul tempio. Il tempio diviene la testimonianza della ricchezza della città. Il suo aspetto doveva renderlo una "emergenza" nel contesto urbano.
Nel IX secolo a.C. all'inizio della formazione della città greca, il tempio è un edificio che richiede più impegno soprattutto per le sue maggiori dimensioni. In seguito si ha un arricchimento di forme e decorazioni che riflettono le trasformazioni sociali della città. Dal dato architettonico si può avere un quadro economico e sociale della comunità. Il bisogno di monumentalità e durevolezza, porta alla "pietrificazione" degli edifici templari.
Si passa dai materiali deperibili quali il legno, l'argilla pressata a quelli lapidei. La conoscenza di principi meccanici abbastanza avanzati, sono l'unico mezzo per costruire questi templi. Ci dovevano essere le capacità di cavare, trasportare, lavorare e posare il materiale lapideo. I personaggi che dirigevano il cantiere erano il progettista e l'ingegnere.
Quando il tempio era in argilla, i lavori potevano essere fatti da chiunque, per via della facilità di lavorazione. Per conservare le murature in argilla si eseguiva uno zoccolo attorno all'edificio in pietra. Si passa poi all'aggiunta dello scheletro ligneo per migliorare la resistenza dell'edificio. Nasce la qualifica dei tectones, cioè di carpentiere. Il capo carpentiere era l'architectones. Questo termine permarrà anche con il tempio lapideo, fino ai giorni nostri.
Nello sviluppo della tecnologia greca è stato importante l'apporto tecnologico della Magna Grecia. Qui venivano realizzati edifici di grandi dimensioni.
La scelta del materiale lapideo dipendeva da profonde trasformazioni sociali della Polis. Si richiedevano squadre di artigiani che dedicavano tutto il loro tempo al lavoro della pietra. Aristotele per esempio affermava che il cittadino non doveva svolgere lavori manuali ma usare la testa. I Greci erano per la maggior parte contadini, gli abitanti delle città erano guerrieri e commercianti. Il fatto che molti artigiani si dedicassero a tempo pieno nella costruzione del tempio fu una grande trasformazione della società, dovuto anche all'aumento delle risorse.
L'aumento di ricchezza porta al consumo di generi voluttuari. Si produce vasellame utilizzato solo come decorazione delle case. Si sviluppa un artigianato legato alla ceramica. Gli artigiani diventano una componente importante della polis. Si sperimenta la scienza meccanica, si sviluppa la realizzazione degli utensili di lavoro della pietra. Si applicano le conoscenze matematiche.
L'architecton si trasforma in un programmatore, matematico, strutturista e ingegnere. Da Vitruvio sappiamo che la scienza del costruire era tripartita in quest'epoca secondo queste linee guida:
1) l'edificatio;
progettazione, composizione e studio dei materiali;
2) l'anorichè;
geometria, topografia e rilievo, rappresentazione grafica;
3) la macchinatio;
i principi meccanici del costruire.
Si affrontano due aspetti scientifici, (1) la definizione geometrica del modello e la conoscenza dei materiali. Si pone il problema della scala. L'Apollonion di Siracusa fu sovradimensionato a causa delle scarse conoscenze. Il tupos era il modello in scala 1:1 dell'apparato decorativo. Si può tradurre come "tipo". Il paradem è citato nel capitolato d'appalto di un edificio del Pireo. Probabilmente era un modello in legno, realizzato in scala, dell'edificio voluto. Era forse il metodo di progettare dell'architetto greco prima della scienza geometrica euclidea.
Con gli edifici monumentali i problemi scientifici diventano impellenti. Gli edifici della ionia sono i più significativi. A partire dal cantiere di Samo (la 3° ricostruzione 570 a.C.) si prende spunto dalle esperienze mesopotamiche ed egizie. Con Roikos e Theodoros si affronta il problema delle fondazioni. Plinio dice che venne eseguita una palificazione. Con questo tempio nasce il tornio per realizzare le colonne.
Doveva anche esistere un'apparecchiatura per il sollevamento dei blocchi. Il termine "gru" deriva da un termine greco. Le gru antiche derivavano da quelle dei cantieri navali, vennero inventata nella Magna Grecia. Il braccio poteva ruotare di 180 gradi. Il movimento del braccio era ottenuto con un argano. Le carrucole sono un'altra invenzione di questo periodo. I blocchi erano sollevati da corde che passavano in apposite asole scavate nel blocco.
Oltre alla gru si usava anche il treppiedi (capra). All'inizio si usa il duepiede con l'argano (ci sono dei bassorilievi di epoca romana). Vi erano argani molto grandi, formati da una ruota in cui camminavano due uomini. Questi sistemi sono stati utilizzati probabilmente per la costruzione del Colosseo.
I limiti del treppiedi appaiono in Ionia, quando si dovettero sollevare architravi di 26 tonnellate ad un'altezza di 20 metri. Per queste costruzioni, all'inizio si ricorre alla tecnologia egizia del terrapieno.
Plinio parla dell'utilizzo di otri. Un terrapieno contenuto da una palizzata ingloba le colonne. Il blocco è trascinato su di un piano inclinato con dei buoi fino in cima alle colonne. Poi veniva posato l'architrave su di un piano che si inclinava mediante la fuoriuscita dalla sabbia da degli otri.
Plinio cita poi un sistema di ruote applicate ai blocchi per il loro trasporto in cantiere. Sul blocco si praticavano dei fori in corrispondenza dei perni e sulle pareti. Su quelli delle pareti probabilmente veniva montata una ruota in legno. I perni erano vincolati ad una struttura fissa trainata da buoi. In realtà questo sistema ha delle obiezioni:
alcuni blocchi erano troppo lunghi (anche 6 metri), non c'erano strade così larghe.
Un'altra soluzione prevede di utilizzare il blocco come elemento principale di un carro.
Il blocco poteva essere sollevato con delle corde applicate a delle apposite asole scavate nel blocco stesso. Si potevano anche lasciare sulle facce esterne dei blocchi delle protuberanze a cui venivano agganciate le funi. Oppure per esempio nei capitelli, si praticavano dei fori passanti in cui si inserivano le corde. Un altro ancora è quello che prevede l'uso di tenaglie metalliche, usate poi anche dai romani. Praticando piccoli fori nei blocchi si potevano sollevare grandi pesi. Un altro sistema utilizzato anche dai romani, è quello detto dell'ulivella: questa ha il vantaggio a differenza degli altri di consentire il posizionamento dei blocchi senza doverli sollevare successivamente per sfilare le corde dai vari agganci.
I Greci aggiornarono tecnologie tradizionali. In Ionia c'era una grande disponibilità energetica. In Grecia ci fu una crisi energetica paragonabile a quella degli anni '70 del '900. Mancavano uomini ed animali sufficienti per la costruzione dei grandi templi in pietra. Si cercano fonti alternative per risolvere i problemi del sollevamento e dell'attrito dei materiali.
E' così che nacque la gru. Si studiava la resistenza dei materiali. Achita di Taranto inventò la carrucola. L'influenza occidentale di Pitagora fu molto forte. In Sicilia dalla metà del VII secolo ci fu più attenzione per le nuove scienze e la sperimentazione. Si costruirono edifici di dimensioni enormi. Secondo la critica gli architetti dell'epoca non avevano il senso della misura. Sul tempio di Apollo in Grecia compare la famosa iscrizione: "conosci te stesso, ma non troppo". Le coperture in Sicilia erano in tegole.
La colonna era ricavata da un blocco a sezione quadrata cosicché gli spigoli dovevano essere scalpellati. In questo modo però si aveva materiale in eccesso, il marmo era molto caro anche all'epoca. Per ovviare a tale spreco a Selinunte per esempio, sono state trovate colonne scavate nella roccia in blocchi già cilindrici.
Il lavoro richiesto per queste grandi opere era notevole. Per ricavare una colonna del Partenone ci volevano 365 giorni di lavoro (solo per la scanalatura in opera). L'organizzazione del tempio (nel periodo arcaico) era matematica, per esempio l'architrave era modulare. Gli architetti preparavano un modello a cui gli artigiani dovevano attenersi.
A Mileto in Asia Minore è stato trovato un disegno scolpito sulla parete con le forme architettoniche necessarie per costruire gli elementi del tempio. La lunghezza era determinante per i pezzi, sullo stilobate veniva segnato l'asse della colonna e nell'ordine ionico anche gli angoli del plinto della colonna. Se ci fossero stati dei fori, questo era il punto in cui la base toccava la leva di metallo utilizzata per eventuali spostamenti nella posa in opera.
I templi arcaici avevano la cella realizzata in mattoni crudi legati assieme con fango (la calce sarà scoperta successivamente dai Romani) e la peristasi in legno. Nei muri si inserivano elementi in legno per regolarizzare la struttura, soprattutto nei muri longitudinali all'interno.
Nel momento in cui il tempio viene pietrificato subentrano i problemi del sollevamento. Le semplici impalcature addossate ai muri non bastano più per sollevare blocchi di 7-8 tonnellate.
Per il sollevamento dei rocchi di colonne si lasciavano delle protuberanze di pietra per l'aggancio delle funi. Le colonne all'inizio si reggevano con la sola forza della pressione. Nei templi più importanti erano aggiunti degli accorgimenti perché fossero meglio collegati i vari rocchi.
I muri erano costituiti da grandi blocchi passanti da parte a parte. Nei templi meno importanti i muri avevano un'intercapedine dove veniva inserito del fango. La faccia interna alla muratura del blocco non veniva lavorata, rimaneva grezza. I diatomi (da Vitruvio) erano dei blocchi che restavano in vista sia all'interno che all'esterno. I muri con altezza dei corsi non costante erano detti pseudo-isodoma, nel caso fossero ad altezza uguale erano detti isodoma. Il blocco in questo caso era più corto in facciata ed alternato a blocchi esterni. Si costruivano anche muri immorsati nel terreno detti muri di terrazzamento.
I sistemi di collegamento tra blocco e blocco erano innumerevoli, alcuni sono ancora utilizzati adesso. Le grappe sono elementi metallici di collegamento per vincolare insieme i blocchi contigui. Esistevano le grappe a farfalla, a doppio "T", a "Z" e a "C".
Un altro sistema era quello di unire i blocchi con un elemento cubico lapideo inserito tra un elemento e l'altro.
Anche il prospetto del muro poteva essere rifinito con una scanalatura costituita da un listello perimetrale detto anathirosis. Era un metodo per abbellire la muratura. Veniva eseguita sui rivestimenti marmorei esterni, mentre la struttura interna poteva essere in materiale diverso (calcare). L'anathirosis poteva essere eseguito sui quattro lati del blocco o solo su due. Si cercava di nascondere i giunti. Nella trabeazione il fregio costituito da metope e triglifi con la metopa arretrata permetteva di nascondere meglio i giunti.
IL SANTUARIO DI OLIMPIA.
Era dedicato a Palos. Nel recinto si addossarono nel tempo più edifici: il tempio di Heraion, quello di Zeus dell'inizio V sec, gli edifici per i giochi olimpici, stadio e palestra.
Ai piedi della collina si costruirono piccoli edifici che raccoglievano i doni votivi dei cittadini che partecipavano ai giochi olimpici (Magna Grecia).
Heraion di Olimpia.
Venne costruito alla fine del VII secolo a.C. (600 circa).
Nei primi due edifici di età arcaica è ripreso il tema del tempio di Apollo con una cella di 100 piedi con copertura piana. Questo tempio crollerà alla fine del VII sec., inizio del VI. Se ne ricostruisce un altro molto più importante. Intorno alla cella si costruisce un colonnato di peristasi, mentre all'interno della cella viene sistemata una ripartizione di colonne, e vengono create delle cappelle.
E' un esastilo periptero, con 16 colonne sui lati lunghi. La pianta rettangolare molto allungata è una caratteristica di arcaicità.
Ci sono dei rapporti tra la cella e la peristasi, infatti ogni colonna della cella coincide con una della peristasi. Il colonnato di ripartizione interna ci fa intuire che i muri di mattoni crudi avessero bisogno di altri sostegni, dato che il peso delle tegole era notevole.
Le colonne della peristasi e la copertura erano lignee inizialmente. Lo si deduce innanzi tutto dall'intercolunnio molto ampio e dal diametro irregolare delle colonne. Le colonne saranno poi sostituite gradualmente dal VII secolo in poi con colonne in pietra. La sostituzione è evidenziata dalla sagoma diversa dei capitelli sovrastanti.
Il capitello dorico arcaico ha forma di mensola con profilo arrotondato, diventerà in seguito più schematizzato.
Per la prima volta compare la contrazione angolare: ci sono 24-14 cm in meno nell'intercolunnio esterno sia in larghezza che in lunghezza, rispetto agli intercolunni delle colonne interne. Questo era dovuto al problema del primo triglifo del fregio dorico che doveva avere lo stesso interasse degli altri. Fu uno dei problemi che più assillavano gli architetti dorici.
Un passaggio ulteriore del tempio è quello riguardante la fondazione, che diventa continua con lo stilobate. Le colonne qui già poggiano sullo stilobate. Sia le ante che le porte erano rivestite con assi di legno e questo verrà riportato nella conformazione di tutti i templi successivi.
Nelle costruzioni in legno l'ampiezza dell'architrave era quella della metopa più il triglifo, il problema dell'ultimo interasse della colonna non si poneva. Con l'architrave in pietra nasce il problema del triglifo d'angolo, che attraverserà tutto il periodo nell'architettura dorica. Nell'Heraion per ovviare all'anomalia del triglifo d'angolo si spostano le ultime colonne verso il centro, alterando gli intercolunni. In questo modo l'ultima metopa era uguale alle altre.
La sostituzione della struttura lignea con quella lapidea fu comunque lenta. Pausania, l'autore greco di una specie di guida per il viaggiatore dell'epoca, visitandolo nel II secolo d.C. vide ancora le colonne lignee.
Riassunto caratteristiche | |||||||||
Ordine |
Altezza colonna/diametro |
Colonne fronte |
Colonne lato lungo |
Contrazione angolare |
Curvatura dello stilobate |
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dorico | ? | esastilo - 6 | 16 | ultima colonn. spostata. | ? | ||||
Pronao | Opistodomo | Adyton | Naos interno | Altre ripartizioni | |||||
si - 2 colonne in antis | si - 2 colonne in antis | no | si - diviso in 3 navate da 8 col. doriche | no |
Tempio di Zues ad Olimpia.
(470-465 a.C.)
L'architetto che progetto questo tempio fu Libone di Elide. La pianta aveva peristasi di 5 x 12 interassi, il naos 3 x 9 interassi.
Era un tempio esastilo periptero con 13 colonne sui lati lunghi. Fu costruito moltiplicando o dividendo una misura intera (cioè l'interasse di 16 piedi = 5.22 m). Sia il pronao che l'opistodomo erano in antis. La cella era chiusa internamente in tre navate da due file di 7 colonne a 2 piani. La navata centrale era larga due volte le laterali.
Si accedeva al tempio mediante una rampa. Il tempio si ergeva su di un crepidoma (basamento di gradini) alto tre metri.
Il canone, cioè l'uso di una misura base, facilitava la costruzione in pietra. In questo tempio sono poi importanti le correzioni ottiche: le colonne avevano un'inclinate verso l'interno, quelle angolari erano inspessite, era presente anche la curvatura dello stilobate.
Per risolvere il conflitto angolare si adottava la soluzione canonica in età classica, cioè l'ultima metopa veniva dilatata un pò e allo stesso tempo diminuiva l'interasse d'angolo. La decorazione venne realizzata solo nel pronao e nell'opistodomo, ma non nel resto del tempio. La sima era decorata con teste di leone. Venne realizzato in calcare locale: doveva essere poi stuccato con polvere di marmo.
La grande novità introdotta con la costruzione di questo tempio è il modulo interno che regola sia la pianta che l'alzato. Le colonne sono infatti alte due interassi.
Importantissimo è l'uso delle correzioni ottiche: gli elementi verticali sono inclinati all'interno, quelli orizzontali sono leggermente convessi. La copertura è realizzata con tegole piane e coppi in marmo pario.
Il Tempio di Zeus venne distrutto da un terremoto.
Riassunto caratteristiche | |||||||||
Ordine |
Altezza colonna/diametro |
Colonne fronte |
Colonne lato lungo |
Contrazione angolare |
Curvatura dello stilobate |
||||
dorico | altezza pari a 2 interassi. | esastilo - 6 | 13 | allargam. metopa + restriz. interasse. | si + curvatura delle colonne all'interno. | ||||
Pronao | Opistodomo | Adyton | Naos interno | Altre ripartizioni | |||||
si - 2 colonne doriche in antis | si - 2 colonne doriche in antis | no | si - diviso in 3 navate da 7 col. doriche su 2 ordini | no |
Ortostati: sono un rivestimento , elemento di passaggio tra il suolo e la struttura per evitare che l'acqua, l'umidità del terreno siano direttamente a contatto con gli elementi verticali.
I TEMPLI IONICI PIÙ' ANTICHI.
Gli Ioni
Gli Ioni entrarono nel Peloponneso governato da Micene. Agli inizi del I millennio giunsero i Dori che fondarono colonie nell'Asia Minore e nelle isole dell'Egeo.
La ionia andava da Efeso a Mileto. Mycale era il centro più importante della Ionia. Smirne e Focea vennero inglobate nella cultura ionica perché presero parte alla Lega Ionica.
Il capitello ionico si differenzia da quello eolico in quanto in quest'ultimo la voluta parte da sotto.
La caratteristica dell'architettura ionica è di essere molto ricca. C'è un maggior contrasto tra luci ed ombre. Il bicromismo caratteristico dell'architettura ionica deriva dall'influenza persiana ed egiziana.
Tra l'VIII ed il VI secolo assumono grande importanza gli altari all'interno di boschi, questo perché si adoravano dei della natura.
In questa cultura religiosa nacque il culto a Samo: qui vi era un tronco d'albero che rappresentava Hera. In questo luogo venne edificato il santuario, lontano dalla città.
Dapprima il tempio era piccolo poi si ingrandì insieme all'altare. L'altare era costituito da un blocco di muratura posto su un podio a cui si accedeva tramite una scala. Vi era un canaletto per raccogliere il sangue dei sacrifici. Venne poi però a prendere maggior importanza il punto in cui era posto il simulacro della dea (cioè il tempio).
HERAION A SAMO.
I e II fase.
Al primitivo recinto che racchiudeva la statua, si sostituisce un grande edificio di 100 piedi di lunghezza per 20 di larghezza (prima fase). La copertura era sostenuta da una fila interna di pilastri lignei. Le pareti erano in mattoni crudi, il tetto in tegole nere che simulavano il bronzo. Il tempio sorgeva in una zona sacra circondata da mura.
Nella seconda fase venne tolta la fila centrale di colonne per fare in modo che la statua della dea si vedesse immediatamente dal pronao. Inoltre venne aggiunta una peristasi (5 x 17 intercolunni) che costituiva un portico attorno al tempio. Le colonne (6 x 18) verranno poste ad interassi regolari. In facciata si realizzò un doppio colonnato. Gli ioni prediligevano una visione frontale dell'edificio. Prelude all'introduzione, nel mondo ionico del tempio diptero. La cella era priva di porte.
Sul lato sud-ovest verrà costruito un gigantesco portico lungo 200 piedi sostenuto da una doppia fila di pilastri. Serviva per il culto, probabilmente accoglieva i doni alla dea. Si tratta forse del primo portico greco.
Riassunto caratteristiche (II fase) | |||||||||
Ordine |
Altezza colonna/diametro |
Colonne fronte |
Colonne lato lungo |
Contrazione angolare |
Curvatura dello stilobate |
||||
ionici | > 10 | esastilo - 6 | 18 | no | no | ||||
Pronao | Opistodomo | Adyton | Naos interno | Altre ripartizioni | |||||
si - tetrastilo, 2 file di colonne (8) | no | no | si - navata unica | no |
III, IV e V fase.
Nella fase di ricostruzione intervennero gli architetti Roikos e Theodoros. Il tempio venne costruito tra il 570 e il 550 a.C.. Era diptero e misurava 100 x 200 braccia ionie. Questi templi erano circondati da una recinzione o portico detto stoa con un muro di fondo. Le file di colonne all'interno erano due. Le colonne in facciata erano 8, sul retro 10. Di fronte all'ingresso della cella vi era la scalinata con l'altare. Il vecchio altare era più piccolo, qui venivano sacrificati i tori (100).
Le colonne erano molto slanciate (12 diametri con 40 scanalature), le basi che sono state ritrovate nelle fondamenta del tempio successivo, erano finemente lavorate al tornio. Questo tipo di lavorazione fu inventata in questo cantiere. I capitelli erano probabilmente in legno.
Questo tempio ionico era munito di fregio sulle pareti della cella. Mancava però il fregio della trabeazione:
questa era formata da tre travi lignee aggettanti (da cui le tre fascie ioniche dell'ordine) a cui erano appoggiati direttamente i travetti, da cui deriverà la decorazione a dentelli.
Riassunto caratteristiche | |||||||||
Ordine |
Altezza colonna/diametro |
Colonne fronte |
Colonne lato lungo |
Fregio trabeazione | Base colonne. | ||||
ionico | 12 |
ottastilo - 8 decastilo - 10 sul retro. |
21 - diptero | no - dentelli. | Ionico asiatica - samnia | ||||
Pronao | Opistodomo | Adyton | Naos interno | Altre ripartizioni | |||||
si - 10 colonne | no | no | si - 3 navate divise da 10 colonne | no |
Nel 538 sale al potere Policrate che pensa di ricostruire il tempio, non si sa se sarà lui l'architetto della nuova versione. In questo edificio c'erano tre file di colonne sia sul lato anteriore che su quello posteriore. La statua della dea sembrava immersa in un bosco di colonne, questo perché si pensava che anticamente la statua fosse posta in un bosco. Le basi erano di tipo ionico asiatico (non attico). La decorazione era vivace. Questi templi erano talmente colossali che non furono mai completati.
Policrate vide completato solo il naos e il pronao che rano coronati da un fregio. Alla fine del VI secolo furono approntate le colonne delle due file più interne in facciata. All'inizio del V secolo si innalzarono le colonne di facciata in marmo ma non vennero mai scanalate. Poi nel IV secolo venne forse completato il giro di colonne più interno della peristasi. La cella era coperta, la peristasi probabilmente no. In epoca imperiale romana fu realizzata la scalinata marmorea anteriore.
All'inizio dell'era cristiana il tempio incompleto era già cadente e la statua di Hera venne spostata in un altro tempio più piccolo:
il tempio di Hera V.
Era un periptero di 4 x 6 colonne in forme ionico doriche. In epoca bizantina venne poi eretta una basilica cristiana nello stesso recinto sacro un tempo dedicato ad Hera.
Riassunto caratteristiche | |||||||||
Ordine |
Altezza colonna/diametro |
Colonne fronte |
Colonne lato lungo |
Fregio | Base colonne. | ||||
dorico | > 10 |
ottastilo - 8 9 sul retro. |
24 - diptero | si | asiatica - samnia | ||||
Pronao | Opistodomo | Adyton | Naos interno | Altre ripartizioni | |||||
si - 10 colonne in antis | no | no | si - 3 navate divise da 11 colonne | no |
L'ARTEMISION AD EFESO
Era dedicato alla dea della fecondità ed è ricordato per essere una delle sette meraviglie del mondo antico. Fu iniziato da due architetti venuti da Creta: Chersifrone e Metagene a cui si aggiunse Theodoros (esperto di fondazioni in terreno paludoso) che aveva già lavorato a Samo. Era costituto da pronao, cella ed epistodomo (quest'ultimo è in forse, poteva anche essere un adyton). Il periptero aveva due file di colonne a partire dal VI secolo (venne ultimato intorno al 500 a.C.), che volevano riprodurre l'ambiente naturale. Secondo Plinio il tempio era circondato da 127 colonne: secondo studi recenti erano forse 117 con un numero variabile di scanalature (40-48).
Questo tempio fu forse il primo ad avere una trabeazione lapidea. Tutto il tempio era in marmo bianco, l'architrave centrale pesava 24 t e venne sollevato con carrucole ad un'altezza di 20 m. Al di sopra dell'architrave correva un fregio scolpito con scene di guerrieri e carri da guerra.
Non si sa ancora se questo tempio avesse la cella coperta o no, le colonne si sa che avevano bellissime decorazioni: la base era ionico attica e le colonne dette columnae calatae erano decorate alla base (36 di esse) con bassorilievi raffiguranti personaggi e animali. Ogni colonna era decorata in modo diverso dall'altra. Dentro la cella vi era una specie di tempietto detto naiscos dove c'era la statua della dea.
La notte che nacque Alessandro Magno (356 a.C.) un certo Erostrato che voleva passare alla storia incendiò questo maestoso tempio, che aveva gli architravi secondari in legno di cedro. Lo stesso Alessandro in seguito, offrì il suo aiuto per la ricostruzione.
Riassunto caratteristiche | |||||||||
Ordine |
Altezza colonna/diametro |
Colonne fronte |
Colonne lato lungo |
Fregio trabeazione | Base colonne | ||||
ionico | ? | ottastilo - 8 | 21 - diptero | si - scene di guerra | attica - colonne caelate | ||||
Pronao | Opistodomo | Adyton | Naos interno | Altre ripartizioni | |||||
si - 3 navate, 4 colonne | forse - 3 colonne in antis | forse | no - cortile interno | naiscos nel cortile |
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