***
capitolo
secondo
1
Mezzanotte.
Anche quella notte. Da quanto ormai?
Non lo sapeva, Andy LaBrie proprio non lo sapeva. Immaginava però
da molto, molto tempo. Brancolò con la mano nel buio, di fianco
al comò c’era l’interruttore della luce, la accese.
Tutto era al suo posto, nulla era stato spostato dalla sera precedente,
i suoi fumetti erano li, sulla scrivania, l’ultimo numero di Bastard
era ancora aperto a pagina 16, lasciato ad aspettare sopra la TV.
Si alzò silenziosamente, si accostò alla porta e tese l’orecchio
per assicurarsi che nessuno avesse sentito.
Tutto taceva.
Si diresse cautamente verso la scrivania, sforzandosi di fare il minimo
rumore possibile. Urtò malamente la piccola sedia a dondolo che
nonna Evvie gli aveva regalato quando aveva compiuto cin-que anni. Un
cigolio si spense lento nel silenzio.
Si girò di scatto verso la porta.
Nulla.
Restò immobile per alcuni istanti, i muscoli del corpo tesi e pronti
a scattare al minimo rumo-re...tutto era quiete. Riprese a camminare sforzandosi
di fare più attenzione: non poteva permettersi di essere visto
o sentito da qualcuno, non in quel momento…ed Andy sapeva bene che
era quello l’unico momento buono della giornata per agire liberamente.
Raggiunse la scrivania, un’ombra di disgusto gli si stampò
in faccia, era tutta sottosopra. Libri, fu-metti, penne, avanzi di brioche
lasciati ad ammuffire. Nulla era stato toccato da settimane, forse mesi.
“Sabato voglio vedere tutto in ordine!” Quante volte l’avrà
detto?
Sua madre in camera sua non ci metteva mai piede.
Lanciò un’ultima fugace occhiata alle sue spalle e un silenzio
quasi tombale lo avvertì che anche per quella notte avrebbe potuto
lavorare.
Di fianco alla scrivania c’era la vecchia TV in bianco e nero della
PHILIPS, sorretta da uno scaffale di acciaio bronzato contenente altri
fumetti, l’uno sull’altro, accatastati alla rinfusa. Andy
si abbassò, allungò la mano in quell’unico buco che
c’era tra i muri di carta.
Percepì uno spazio vuoto e le sue dita cominciarono immediatamente
ad esplorare, cieche e meto-diche, la superficie posteriore del mobile.
Non lo trovò subito. Per un istante ebbe la nitida certezza che
sua madre o qualcun altro l’avesse trovato e gettato distrattamente
nella spazzatura. Cominciava a sentire un nodo allo stomaco, la faccia
era contratta in una smorfia che urlava angoscia, il braccio rigido, teso
in avanti, la mano continuava a brancolare affannosamente nel nulla, poi,
improvvisamente, lo toccò. Andy ritirò il braccio senza
fret-ta, si rilassò. Stretto nella mano teneva un oggetto nero,
ellissoidale, leggero e ben levigato e del tutto identico, anche se questo
non poteva saperlo, a quello che un ragazzo di nome Bryan aveva trovato
in un sentiero di montagna tra le Dolomiti.
2
Chris
Norris era seriamente preoccupato.
Si sforzava di voler credere che non ci fosse motivo di esserlo ma non
ci riusciva, non del tutto al-meno. Aveva formulato una quantità
considerevole di ipotesi che potessero spiegare il fatto ma in o-gnuna
c’era sempre qualcosa che non quadrava, un particolare sfuocato
o sin troppo sbilenco per es-sere accettabile.
Perché allora voleva negarlo? Perché non credeva all’evidenza
dei fatti e ammetteva la pura e sem-plice verità? Non era solo
preoccupato, era terrorizzato!…E questo spiegava in modo assai più
logico e razionale il perché si stesse dirigendo con così
tanto affanno a casa del suo migliore amico, Andy LaBrie.
Tutto era cominciato circa due mesi prima, agli inizi di Luglio.
Era stata un’estate calda a RoseMary Hill quell’anno, come
non se n’erano avute da almeno cin-quant’anni. Mary Hill era
una cittadina poco pretenziosa collocata a fianco del Tanga e contava
non più di quattromila abitanti. Il fiume era la linfa vitale di
RoseMary Hill, consentiva infatti il trasporto delle grosse quantità
di legname ricavate dal bosco degli Estlock, che confinava a nord e ad
est con la cittadina. Il legname finiva poi direttamente nelle numerose
segherie di Kittbourg, dalle quali uscivano enormi quantitativi di legno
grezzo, pronto per essere lavorato negli impianti di mezza America.
E’ proprio nel millenario bosco degli Estlock, in un’afosa
mattinata di luglio, che tutto ebbe inizio.
Quel giorno Andy e Chris erano usciti di buon’ora per andare a pescare.
A nessuno dei due piace-va particolarmente la pesca ma in quel periodo
dell’anno, privo di impegni scolastici, era uno dei modi migliori
per scacciare la noia.
Si erano fermati poco lontano dalla vecchia discarica pubblica, dove il
fiume raggiungeva la sua massima larghezza e ambedue mostravano i primi
segni di stanchezza.
“Che ne dici, stiamo qui nella zona bassa o ci spingiamo più
a monte?”
Andy tacque, indeciso sul da farsi.
“Non saprei, per me è lo stesso tanto sai che a me la pesca
piace come l’ultima ora del Venerdì!”
“Beh, visto che qui ci veniamo tre volte su quattro propongo di
spostarci più in su , dicono che ci siano dei bei torrenti nel
cuore del bosco.”
“Ah, e chi lo dice?”
“Dan.”
“Ah...”
Questo, pensò Andy, non dava alcuna garanzia. Nessuno, infatti,
a meno che non fosse un parente stretto di Dan, e Danford Clutterback
non aveva parenti, credeva ad una sola parola di quello che an-dava in
giro a raccontare. A parte Chris.
“Se non ti fidi, si può sempre pescare qui, in mezzo ai rifiuti
e ai topi morti! Io sono venuto per pe-scare e non per fare collezione
di vecchie scarpe!”
“Vorrei farti notare che la discarica è a valle rispetto
a noi, non ci vuole un genio per trarne le do-vute conseguenze e pensavo
che anche una mente inferiore come la tua sarebbe stata in grado di valu-tare
semplici procedure logiche. Comunque se proprio insisti si può
proseguire...e che il grande Dan sia con noi!”
Chris sorrise allo scherzo dell’amico. Si incamminarono entrambi
per un piccolo sentiero ghiaioso, all’apparenza poco frequentato,
che sonnecchiava senza pretese di fianco al Tonga.
Non erano passati nemmeno dieci minuti dal primo lancio quando la trovarono.
Fu Andy ad ac-corgersene, probabilmente l’amico non l’avrebbe
mai notata ma un appassionato di minerali come Andy LaBrie non poteva
non vederla.
Era una pietra nera di forma ellissoidale, molto leggera, al punto da
indurlo a pensare che potesse essere cava all’interno…e perfettamente
levigata. Non aveva mai visto nulla del genere in vita sua. A parte la
levigatezza, che era comprensibile per un oggetto che era stato a lungo
sul letto di un torrente, quella roccia si inseriva male nel paesaggio
complessivo del Maine, non poteva certamente essere nata lì...
“Hei Chris, guarda qui!” Aprì lo zaino e ne svuotò
il contenuto: due panini al tonno e cipolla, tre barrette di cioccolato
e un paio di lattine.
“Che c’è hai preso qualc...” Poi, vedendo il
pranzo sparpagliato in malo modo “Hei, non mi dire che ti sei già
stancato! Che fai a riva? Hai già fame mammola?” …Infine
posò lo sguardo su quello che sulle prime gli sembrò un
grosso uovo nero.
“Che è quell’affare Andy?!”
“Non ne ho idea. E’...”Lo disse d’istinto, quasi
senza pensarci “...strano.”
L’aveva riposto con cura dentro allo zaino e ora anche l’amico,
che nel frattempo lo aveva rag-giunto, osservava con interesse quella
cosa.
“Cristo Santo, ma questo non è un uovo!”
“E chi ha mai detto che era un uovo! Questo è un minerale...e
di un tipo che non ho mai visto per giunta!”
Andy era ancora assorto in una meticolosa contemplazione quando l’amico
era ritornato a pescare. Restò così a lungo.
Erano passati più di due mesi da allora e, all’inizio, Chris
non se ne era preoccupato più di tan-to...ora Chris correva. Dopo
la telefonata che l’amico gli aveva fatto la sera prima non poteva
certo star li senza far nulla. Non sapeva bene cosa diavolo avesse fatto
Andy, di solito per telefono non ne parlavano mai per non correre il rischio
di essere sentiti...sapeva però che era qualcosa di importante
e sentiva che dovevano sbarazzarsi di quella cosa quanto prima.
Posto che fosse ancora possibile.
3
Niente
maledizione!
Appoggiò la pietra sopra il televisore accasciandosi deluso sulla
sedia, poi, pigramente, allungò un braccio verso la scrivania,
scostò alcuni fogli di carta e spinse l’interruttore. Il
lieve ronzio dell’alternatore svanì, lasciando posto al naturale
silenzio della notte.
All’inizio, quando ancora si sentiva trainato dall’entusiasmo,
aveva pensato che quell’oggetto così peculiare sarebbe stato
un ottimo acquisto per la sua collezione di minerali. Ora cominciava a
chieder-si se le notti insonni che aveva passato nella semioscurità
della sua piccola lampada da comodino fos-sero state solo uno spreco di
tempo.
In un primo momento, vista la sua leggerezza, aveva pensato si trattasse
di una roccia cava, di quelle che si vedono a volte sulle bancarelle nelle
fiere di paese, perciò si era riproposto di farne una sezione,
lucidarla e trasformarla in un bel soprammobile da mettere nel soggiorno
di casa. Non sem-brava una cosa tanto difficile, soprattutto tenendo conto
che suo padre gli aveva regalato una nuova lama da minerali e che lui
non aveva ancora avuto occasione di provarla.
Ora, guardando la pietra, si chiedeva come avesse potuto resistere a quella
lama, surriscaldandola fino a mandarla in pezzi, e rimanere integra, senza
un solo graffio a testimonianza di quell’inutile ten-tativo. Poteva
dire di aver provato di tutto, senza risultato.
Accese la radio, ottenendone solo suoni indistinti e fruscii di statica.
Perfetto! Regolò la frequenza su una radio locale ma il disturbo
persisteva, quindi tentò una stazione di Bangor, ricevendone solo
incomprensibili successioni di inutili brusii.
Non è proprio la serata giusta!
Andy si avvicinò al letto e, con inutile delicatezza, si accinse
a riporre la pietra nel ripostiglio segre-to, quello ricavato tra le pile
dei fumetti.
La mano non era ancora entrata del tutto nel piccolo vano metallico quando
Elton John riempì la stanza con le note di “Blue Eyes”.
4
Chris,
con la faccia ancora imporporata dalla lunga corsa, era fermo al centro
del salotto.
“Andy, siamo andati troppo oltre! Quell’affare, per quanto
ne sappiamo, potrebbe anche essere ra-dioattivo!”
“Senti, se fosse come dici tu a quest’ora avrei assorbito
una quantità di radiazioni tale da stendermi cadavere due volte!
Ascolta, ho controllato nel computer della biblioteca e in più
di una decina di libri di geologia e mineralogia … e la pietra che
abbiamo trovato non corrisponde alle caratteristiche di nessun minerale
o lega conosciuti!”
“Può darsi che tu abbia cercato nei libri sbagliati …
e per quanto riguarda la radioattività sai meglio di me che piccole
dosi di radiazione possono, a lungo andare, essere molto dannose! …
Sai una cosa? Temo che i fumetti che sei solito seppellire in camera tua
ti abbiano fuso il cervello! ”
“Chris, vuoi capire che …”
“No, tu mi chiami per telefono, mi fai correre qui dicendomi che
il sasso parla, mi dici che quell’affare non è stato fatto
dall’uomo né che esiste in natura e pretendi che io ci creda?
Ora mi dirai che dobbiamo aspettarci un’invasione di omini verdi
con le antenne sulla testa!”
“Che tu ci creda o no non fa alcuna differenza, conto di scoprire
da dove viene quella pietra entro oggi … volevo solo che ci fossi
anche tu.”
“Ok, ma da domani non ne voglio più sentir parlare, perché
se oggi non si arriva a qualcosa di de-finitivo io provvederò a
portare la tua non meglio identificata stronzata dritto al laboratorio
di geologia della scuola, dove probabilmente scopriranno che si tratta
di semplice carbone!”
Andy sorrise “Non ce ne sarà bisogno, te lo prometto.”
Non ce ne sarebbe stato.
5
“E
questo che cavolo sarebbe!” Nel piccolo studio dei La Brie, Chris
fissava esterrefatto l’intreccio di fili che si dipartivano dalla
scheda interna di un qualche apparecchio elettronico e che convergevano
poi nel computer dell’amico “…Tuo padre ti castrerà
per questo!”
“Non preoccuparti, mio padre non castrerà nessuno”
Andy si diresse verso la macchina e l’accese “…comunque
non tornerà prima do domani e io ho intenzione di salvare il messaggio
su dischetto.”
“Su dischetto… e dove hai preso tutta ‘sta roba? No,
non dirmelo, cavolo, certe volte mi chiedo perché io ti stia ancora
ad ascoltare!”
“Tranquillizzati, quella che vedi qui è, anzi era, la mia
radio, mentre i pezzi sul tavolo provengono dai miei walkie-talkie …
e potrei scollegare senza danni tutti quei fili dal computer in meno di
venti minuti.”
“Vuoi dire” Chris abbozzò un sorriso “che quel
sasso trasmette in stereo un programma per IBM compatibili?”
“Voglio dire che il messaggio è molto probabilmente in codice
binario e, come tale, potrebbe esse-re riconosciuto da un PC … sempre
che la sequenza sonora emessa sia ripetitiva, perché altrimenti
non saprei proprio come ricostruire i pezzi mancanti!”
“Andy, tu non sei stato in grado di completare un puzzle da mille
pezzi!…E poi perché quell’affare trasmette in radiofonia?
Dai, devi ammettere che è assurdo!”
“Ma non capisci? Anche se cambi frequenza ricevi comunque il segnale!
Lo ricevi anche in modu-lazione di ampiezza…sta trasmettendo su
tutta la gamma radio!…Ora sta zitto, voglio vedere quanto dura…”
La sequenza automatica era iniziata all’improvviso, senza che i
due se ne fossero accorti, perché quello che Andy inconsciamente
aveva messo assieme non era un semplice apparecchio ricevente ma una completa,
seppur debole, stazione ricetrasmittente … e fu così che
un dialogo preprogrammato, vecchio di milioni di anni, si instaurò
tra il prodotto dell’uomo e l’oggetto ancora ignoto. Dopo
pochi secondi, improvvisamente come era iniziata, la sequenza terminò.
Andy e Chris stavano ancora discutendo eccitati quando nella pietra qualcosa
cominciò a cambiare.
6
La
notizia occupava solamente una colonna marginale sulle pagine di cronaca
del Derry Herald. Lo sceriffo Conman riferiva che doveva essere stata
una tremenda esplosione, parte della casa era let-teralmente scomparsa
e ciò faceva supporre che le due sole vittime, Andy La Brie e Chris
Norris, stessero cercando di sintetizzare per gioco un qualche tipo di
esplosivo, probabilmente nitroglicerina, e che qualcosa fosse andato profondamente
storto. Il sindaco faceva poi sapere che avrebbe immedia-tamente promosso
un più ferreo controllo nella vendita di sostanze potenzialmente
pericolose al fine di evitare, in futuro, il ripetersi di tali tragedie.
Nessuna traccia di sostanze esplosive fu mai trovata sul luogo dove un
tempo sorgeva la casa dei LaBrie.
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