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capitolo
primo
1
-“Non
posso pensare a tutti coloro che sono morti inutilmente...”
Chiuse il proprio diario con una smorfia di disgusto, tolse la sicura
all’arma e premette il grilletto. Nessuno sentì lo sparo.
Accanto al corpo, che fu ritrovato il giorno dopo, una lettera spiegava
le ragioni del suici-dio...l’ispettore Thompson affermò più
tardi che non c’era nessun motivo per dubitare delle rivelazio-ni
contenute nel diario…i sospetti della polizia erano stati tragicamente
confermati…ancora una volta il caso era chiuso e la giustizia aveva
trionfato.-
Ma che emerita stronzata! Bryan spense il televisore, si adagiò
sul letto e cercò di dormire. Do-mani la mostrerò a Nick.
2
Bryan
Norton adorava la montagna.
Non si era mai cimentato in scalate o avventurato per sentieri attrezzati,
soffriva di vertigini, ma ammirava coloro che avevano la forza di impegnarsi
in tali imprese.
I suoi genitori non erano poveri, tutt’altro, e la ragione principale
per la sua cronica mancanza di denaro era non tanto una tendenza a scialacquare,
quanto una passione che finiva inevitabilmente e regolarmente col consumare
la sua paghetta settimanale.
Era un normale pomeriggio estivo quando la sua vita di quattordicenne
fu scossa e trasformata ra-dicalmente.
“Ma guarda che sfiga!”
La prospettiva di doversi fare trecento metri di dislivello seguendo un
ghiaione con pietre grosse come noci di cocco già non lo divertiva,
doverli recuperare in salita lo mandava letteralmente in be-stia.
Non posso crederci, una frana! Una frana nel bel mezzo del sentiero!
Sorrise tra se, i suoi non amavano passeggiare...d’altronde, quella
gita sulle Alpi non era stata un’idea loro: sua madre avrebbe preferito
trascorrere le vacanze ad Ibiza e così se ne stava sempre a-ll’hotel
a prendere il sole o a giocare a tennis, mentre suo padre, da buon ufficiale
di marina era rima-sto a Londra a causa di ‘importanti impegni di
lavoro’: amava la montagna come un pesce il Sahara!
Potrebbe anche rivelarsi divertente...la frana avrà certamente
portato con sé dei ciottoli più pic-coli e la discesa non
sarà di certo più difficile delle altre volte...
Come ogni buon alpinista che si rispetti, Bryan amava i ghiaioni più
di ogni altra cosa...li viveva come una sfida a se stesso, alla sua capacità
di concentrazione, al rischio della velocità. Considerò
per qualche minuto quale fosse il percorso più sicuro e cominciò
la discesa...aveva percorso pochi metri quando mise un piede in fallo.
La caduta, fortunatamente, non fu rovinosa: i pantaloni erano strappati
in più punti e un ginocchio sanguinava leggermente ma a Bryan questo
non importava minimamente, era troppo intento ad osservare ciò
su cui era caduto.
Era una pietra nera, di quel nero levigato che ci si aspetta di trovare
in un fiume o in un torrente e che non poteva che stonare in mezzo a tutte
quelle rocce calcaree che ancora mostravano i segni a-guzzi di millenni
di ghiaccio e vento. La raccolse, ancora scosso, e la soppesò,
come a presagire quel-lo che la sua mano gli avrebbe comunicato: era leggera.
La mise nello zaino, conscio, per qualche strana ragione, che quell’oggetto
non poteva essere stato gettato lì, che doveva provenire da un
luogo più antico. Un luogo dal quale solo la frana aveva potuto
strapparlo.
3
Non
poteva fare a meno di pensarci, di ricordare l’imbarazzo con cui,
all’aeroporto, aveva dovuto disfare la propria valigia, sotto agli
occhi indignati di sua madre, per poi spiegare che ciò che aveva
allertato il metal detector e destato la preoccupazione di un sonnolento
doganiere era il suo speciale souvenir delle Alpi: un sasso con ogni probabilità
raccolto in qualche torrente. Il sollievo che aveva provato nel sentirsi
dire che doveva contenere delle rilevanti quantità di metallo era
stato qualcosa di fisico…nessuno si era accorto di quanto quella
pietra fosse estranea a un paesaggio alpino. Nessuno eccetto lui.
Si girò di nuovo nel letto.
Domani lo mostrerò a Nick.
Un sonno profondo, senza sogni, prese il sopravvento.
4
“Questo
non proviene dalle Alpi.” Nick Kennan, studente e appassionato di
geologia, si rigirò la pietra tra le mani “...e ti dirò
di più, non ho la minima idea di che tipo di roccia si tratti!Vedi,
per con-tenere residui metallici in quantità tale da essere rilevati,
dovrebbe avere un peso più pronuncia-to...Sembra quasi che sia
una lega ma le caratteristiche sono quelle di una roccia…Mhh…Sono
sicuro che all’interno ci sia uno spazio vuoto...Vedi, magari, se
riusciamo a romperlo, dentro ci troviamo un’etichetta con ‘Made
in China’ in bella mostra!”
“Vuoi dire che questa pietra potrebbe contenere qualcosa?”
“Beh, ora non ti montare la testa, quel che voglio dire è
che facendo una sezione verticale di questa roccia potremmo scoprire delle
cristallizzazioni e quindi identificare la sua provenienza ed origine.
Comunque siamo di fronte a qualcosa di molto raro…chissà,
forse il tuo nome comparirà in qualche articolo di mineralogia!”
5
Nel
piccolo laboratorio che aveva in casa Nick guardava la pietra esterrefatto.
E’ impossibile! Non può essere vero!
Lontani, quasi provenissero da un altro tempo, sentiva il rumore e la
voce di Bryan...
“Bisogna spegnere questo affare!”
“Eh, cosa hai detto?”Ancora incredulo, si accorse della lama,
ormai distorta e inutilizzabile e del frastuono assordante che proveniva
dal macchinario. Con un gesto quasi meccanico spinse l’interruttore,
poi prese di nuovo a fissare l’oggetto.
Non una scalfittura! Ha distrutto una lama da roccia da cinquanta sterline
e non riporta nem-meno una scalfittura!
Rimasero lì ancora un po’, memori della quasi esplosione
avvenuta pochi minuti prima, quando Nick, con un gesto a lui abituale,
aveva spinto la lama rotante contro la pietra.
“Che cosa pensi che sia?”
“Non lo so.”
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