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«L'universo non è stato creato, ma viene creato continuamente. Cresce, forse indefinitamente ... »

La scienza moderna afferma che l'universo ebbe inizio come una struttura semplice e priva di particolari caratteristiche, ma diventa sempre più complesso con il passare del tempo.

Benché questa tendenza unidirezionale sia evidente. non è facile identificare la qualità che sta progredendo, rappresentata dalla complessità. Probabilmente l'universo primordiale si trovava in uno stato di semplicità estrema. Attualmente, per contro, la complessità abbonda a qualunque livello, dalle molecole ai superammassi galattici. Deve quindi esistere un qualche tipo di legge di complessità crescente. Si spera che studiando sistemi complessi in molte discipline diverse, si scoprano nuovi principi universali che possano far luce sul modo in cui la complessità aumenta con il tempo.

La natura abbonda di strutture complesse che amalgamano regolarità e irregolarità: linee costiere, foreste, catene montuose, lastre di ghiaccio, ammassi stellari. La materia si manifesta in una varietà di forme apparentemente illimitata. Come è possibile studiarle scientificamente?

La difficoltà fondamentale risiede nel fatto che, per la loro stessa natura, le forme complesse presentano un alto grado di individualità. Siamo in grado di riconoscere un fiocco di neve come tale, ma non esistono due fiocchi di neve identici. La scienza convenzionale tenta di spiegare le cose in maniera esatta, in termini di principi generali. Qualunque spiegazione per la forma di un fiocco di neve o di una linea costiera non può essere di questo tipo.

Il paradigma newtoniano, che ha le sue radici in quella branca della matematica il calcolo differenziale che considera qualunque trasformazione come graduale e continua, non è molto adatto per trattare qualcosa di irregolare. L'approccio tradizionale a un sistema complicato e irregolare è quello di rappresentarlo con un modello che lo approssima a un sistema regolare. Più irregolare è il sistema reale, meno soddisfacente diviene il modello. Per esempio, le galassie non sono distribuite uniformemente nello spazio, ma sono raggruppate in ammassi, filamenti e altre forme spesso complicate e irregolari. Cercare di rappresentare queste caratteristiche usando metodi newtoniani richiede simulazioni al calcolatore che impiegano molte ore di calcolo anche sulle macchine attuali.

Quando si prendono in considerazione sistemi estremamente organizzati, come una cellula di un organismo vivente, il problema di rappresentare il sistema approssimandolo con grandezze semplici, continue e lentamente variabili è senza speranza. E per questo motivo che i tentativi di sociologi ed economisti di imitare i fisici e descrivere la loro materia per mezzo di semplici equazioni matematiche è raramente convincente.

In generale, i sistemi complessi non soddisfano i requisiti della modellistica tradizionale per quattro motivi.
Il primo concerne la loro formazione. Spesso la complessità si manifesta bruscamente, piuttosto che per mezzo di un'evoluzione lenta e continua.
In secondo luogo, spesso (anche se non sempre) i sistemi complessi hanno un gran numero di componenti (gradi di libertà).
Terzo, sono raramente sistemi chiusi; in verità, è solitamente il fatto di essere aperti a un ambiente complesso che li aziona. Infine, tali sistemi sono per lo più «non lineari», un concetto importante su cui ci soffermeremo.

Vi è una certa tendenza a pensare alla complessità esistente in natura come a una sorta di fastidiosa aberrazione che ostacola il progresso della scienza. Solo molto recentemente è emersa una prospettiva interamente nuova, secondo la quale la complessità e l'irregolarità sono viste come la norma e le linee smussate come l'eccezione. Nell'approccio tradizionale i sistemi complessi sono considerati come complicate raccolte di sistemi semplici. Vale a dire che i sistemi complessi o irregolari sono in linea di principio analizzabili in termini dei loro costituenti semplici, e il comportamento dell'insieme si ritiene sia riducibile al comportamento delle parti che lo compongono. Il nuovo approccio tratta i sistemi complessi o irregolari come sistemi primari di per se stessi. Essi non possono essere semplicemente «sminuzzati» in una quantità di pezzetti più piccoli e mantenere tuttavia le loro qualità distintive.

Potremmo chiamare questo nuovo approccio sintetico od olistico, in contrasto con analitico o riduzionistico, perché tratta i sistemi come entità uniche. Così come ci sono sistemi semplici idealizzati (ad esempio, le particelle elementari) da usarsi come blocchi da costruzione nell'approccio riduzionistico, si devono anche cercare sistemi complessi o irregolari idealizzati da usarsi nell'approccio olistico. I sistemi reali possono allora essere considerati come approssimazioni di questi sistemi complessi o irregolari idealizzati.

Nonostante le limitazioni della modellistica convenzionale, numerosi sistemi fisici possono di fatto essere abbastanza correttamente approssimati come regolari e continui. Questo fatto può spesso essere fatto risalire a una proprietà cruciale nota come linearità.

Un sistema lineare è un sistema nel quale causa ed effetto sono legati in modo proporzionale. Come semplice esempio consideriamo l'allungamento di una cordicella di materiale elastico. Se la cordicella si estende di una certa lunghezza se si applica una certa forza, essa si estende del doppio se la forza applicata è doppia. Questa relazione è chiamata lineare perché se si traccia un grafico che rappresenta la lunghezza dell'elastico in funzione della forza applicata si ottiene una linea retta. Questa retta è descritta dall'equazione y=ax+b, dove y è la lunghezza della cordicella, x è la forza applicata, e a e b sono costanti. Se la cordicella viene tirata troppo, la sua elasticità incomincia a venir meno e si perde così la proporzionalità fra forza e allungamento. Il grafico si discosta da una retta mano a mano che la cordicella si irrigidisce; il sistema è ora non lineare. Alla fine l'elastico si spezza, una risposta altamente non lineare alla forza applicata.

Un gran numero di sistemi fisici è descritto da grandezze che sono legate linearmente. Un esempio importante è costituito dal moto ondulatorio. Una particolare forma dell'onda è descritta dalla soluzione di una certa equazione (matematicamente questa è una cosiddetta equazione differenziale, che è tipica di quasi tutti i sistemi dinamici). L'equazione avrà anche altre soluzioni, corrispondenti a onde di forme diverse. La proprietà della linearità riguarda ciò che accade quando sovrapponiamo due o più onde. In un sistema lineare si sommano semplicemente le ampiezze delle singole onde.

La maggior parte delle onde che si incontrano in fisica è in buona approssimazione lineare, almeno fintanto che le loro ampiezze rimangono piccole. Nel caso delle onde sonore, gli strumenti musicali devono le loro qualità armoniche alla linearità delle vibrazioni in aria, di corde, ecc. Le onde elettromagnetiche, come le radiazioni luminose e le onde radio, sono anch'esse lineari, fatto di grande importanza nel campo delle telecomunicazioni. Anche le correnti oscillanti nei circuiti elettrici sono spesso lineari, e la maggior parte degli apparecchi elettronici è progettata per funzionare in modo lineare. Le non linearità che talvolta si manifestano in apparecchi difettosi possono produrre delle distorsioni del segnale in uscita.

Un'importante scoperta relativa ai sistemi non lineari fu fatta dal matematico e fisico francese Jean Fourier. Fouríer dimostrò che una qualunque funzione matematica periodica può essere rappresentata da una serie (generalmente infinita) di onde sinusoidali pure, le cui frequenze sono multipli esatti l'una dell'altra. Questo significa che qualunque segnale periodico, per quanto complicato esso sia, può venire analizzato in una sequenza di semplici onde sinusoidali. In sostanza, linearità significa che il moto ondulatorio, o qualunque attività periodica, può essere fatto a pezzetti e ricomposto nuovamente senza distorsioni. La linearità non è una proprietà esclusivamente delle onde; è posseduta anche dai campi elettrici e magnetici, i campi gravitazionali deboli, gli sforzi e le deformazioni in molti materiali, il flusso di calore, la diffusione di gas e liquidi, e da molte altre grandezze. La maggior parte della scienza e della tecnologia moderna si fonda sul fatto fortunato che così tanto di ciò che interessa e ha importanza nella società moderna coinvolge sistemi lineari. In parole povere, un sistema lineare è un sistema per il quale il tutto è semplicemente la somma delle sue parti. Di conseguenza, per quanto complesso un sistema lineare possa essere, può sempre venir compreso semplicemente come l'unione o la sovrapposizione o la coesistenza pacifica di molti elementi semplici che sono presenti insieme ma che non si ostacolano a vicenda Tali sistemi possono perciò essere scomposti o analizzati o ridotti alle loro parti componenti, mutuamente indipendenti. Non sorprende che il peso maggiore della ricerca scientifica sia stato finora diretto verso lo sviluppo di tecniche per studiare e controllare i sistemi lineari. Per contro, i sistemi non lineari sono stati in gran parte trascurati. In un sistema non lineare il tutto è molto di più della somma delle sue parti, e non può essere ridotto o analizzato in termini di semplici sottounità che agiscono insieme. Le proprietà risultanti possono spesso essere inaspettate, complicate e intrattabili matematicamente.

In anni recenti, tuttavia, sforzi sempre maggiori sono stati rivolti verso lo studio dei sistemi non lineari. Un risultato importante prodotto da queste indagini è che sistemi non lineari anche molto semplici possono mostrare una notevolmente ricca e sottile diversità di comportamento. Si potrebbe supporre che un comportamento complesso richieda un sistema complesso, con molti gradi di libertà, ma non è così. Prenderemo ora in esame un sistema non lineare estremamente semplice e scopriremo che il suo comportamento è in realtà infinitamente complesso.

Complessità istantanea

Il più semplice tipo di moto concepibile è quello di una singola particella puntiforme che salta bruscamente da un punto a un altro lungo una linea. Considereremo un esempio di questo tipo in cui il moto è deterministico, vale a dire dove ciascuna posizione della particella è completamente determinata dalla sua posizione precedente. Essa è allora determinata in qualunque istante, una volta nota la sua posizione iniziale, specificando una procedura, o algoritmo, per il calcolo dei salti successivi.

Per rappresentare con un modello matematico questo tipo di movimento si possono numerare i punti sulla linea e far uso poi di un semplice algoritmo per generare una sequenza di numeri. Si considera poi che questa sequenza corrisponde a posizioni successive della particella, dove ciascuna applicazione dell'algoritmo rappresenta una unità di tempo.

Ogni punto sulla linea corrisponde a un numero. La "particella" è un punto che si muove a salti lungo la linea, seguendo un percorso stabilito da un algoritmo aritmetico. In questo caso l'algoritmo è semplicemente "aggiungi uno". Per fare un esempio elementare, se partiamo con la particella situata nel punto 0, e adottiamo il semplice algoritmo "aggiungi uno", otteniamo la sequenza 1,2,3,4,5,6,7, ... che descrive una particella che salta verso destra di una quantità costante. Questo è un esempio di algoritmo lineare, e il moto risultante è tutto tranne che complesso. A prima vista sembra che per generare una sequenza di numeri complicata sia necessario un algoritmo complicato. Niente è più lontano dal vero. Consideriamo l'algoritmo "moltiplica per due", che dà origine alla sequenza 1,2,4,8,16,... Così com'è, anche questo algoritmo è lineare, e di interesse limitato, ma una piccola modifica cambia le cose radicalmente.

Invece del raddoppiamento ordinario considereremo il raddoppiamento d'orologio. Questo è quello che si fa quando si raddoppia una durata temporale come viene letta sul quadrante di un orologio. I numeri sul quadrante vanno da 1 a 12 e poi si ripetono: 12 viene considerato 0, e si ricomincia a contare da capo. Se qualcosa impiega 5 ore, a partire da mezzanotte, finisce alle 5. Se impiega un tempo doppio termina alle 10. Un successivo raddoppio ci porta non alle 20, ma alle 8, perché si ricomincia da 0 quando la lancetta delle ore passa per le 12.

Succede che, invece di raddoppiare una lunghezza, si raddoppia un angolo. Quando l'angolo raggiunge 360 gradi si ricomincia da 0. In termini di intervalli di linea, ciò equivale a sostituire una linea infinita con un cerchio.

Useremo il raddoppiamento d'orologio come algoritmo per generare l'itinerario di un punto che salta su una linea. I numeri sull'"orologio", tuttavia, saranno quelli compresi fra 0 e 1. Quando si raggiunge 1 si riparte da 0. Il raddoppiamento di un numero inferiore a 1/2 procede come al solito: per esempio, 0.4 diventa 0.8. Ma un numero maggiore di 1/2, quando viene raddoppiato, eccede 1: in questo caso si tralascia l'l e si considera solo la parte decimale. Così 0.8 raddoppia a 1.6, che diventa 0.6. Mentre il raddoppiamento convenzionale è lineare, il raddoppiamento d'orologio possiede la proprietà della non linearità.

Maxwell e Boltzmann hanno introdotto il concetto di probabilità in fisica trattando i movimenti di grandi quantità di molecole per mezzo della meccanica statistica. Un elemento essenziale fu l'assunzione che le collisioni molecolari avvengono casualmente. L'irregolarità del moto delle molecole di un gas ha la sua origine nel loro numero sterminato, che toglie anche la più remota speranza di poter seguire le traiettorie delle singole molecole. Analogamente, nel caso del lancio di un dado, nessuno può determinare esattamente le condizioni in cui il movimento viene eseguito, e tutte le forze che agiscono sul dado. In altre parole, la casualità può venire attribuita all'azione di forze (o di un qualche tipo di variabili) che in pratica non conosciamo, ma che in linea di principio sono deterministiche. Quindi una divinità laplaciana in grado di seguire nel dettaglio tutti i movimenti di un insieme di molecole di gas non percepirebbe il mondo come un qualcosa di casuale. Ma per noi, semplici mortali dalle facoltà limitate, la casualità è inevitabile.

La perplessità nasce dal fatto che se la casualità è un prodotto dell'ignoranza, essa assume una natura soggettiva. Come è possibile che qualcosa di soggettivo conduca a leggi di probabilità che governano con tale fiducia le attività di oggetti materiali come la roulette e i dadi?

La ricerca della sorgente della casualità nei processi fisici ha subito una radicale trasformazione per via della scoperta di esempi quali quello della particella saltatrice. Qui siamo dì fronte a un processo che, come un gioco d'azzardo, non è predicibile, e tuttavia non fa uso del concetto di grandi numeri di particelle o di forze nascoste. In verità, è difficile immaginare un processo più manifestamente semplice e deterministico di quello descritto nel paragrafo precedente.

E' effettivamente possibile dimostrare che ogni salto della particella è casuale quanto il lancio di una moneta. L'esposizione seguente è basata sull'elegante dimostrazione fornita da Joseph Ford del Georgia Institute of Technology. La dimostrazione di Ford richiede una breve digressione sulla teoria dei numeri. Tornando per un istante all'aritmetica ordinaria, l'intervallo da 0 a 1 contiene ovviamente un numero infinito di punti che possono essere specificati da una sequenza infinita di numeri decimali.
Fra questi numeri decimali vi sono quelli frazionari, come 1/2, 1/3,1/5, ecc. Alcuni numeri frazionari possiedono un'espansione decimale finita (ad esempio, 1/2 = 0.5), mentre altri, ad esempio 1/3, richiedono un numero infinito di cifre decimali: 1/3 = 0.333333... Una sequenza finita di cifre può essere considerata come un semplice caso di sequenza infinita aggiungendo degli zeri: ad esempio, 1/2 = 0.500000... Notate che tutte le frazioni o hanno un'espansione decimale finita seguita da zeri, oppure tale espansione alla fine si ripete periodicamente: per esempio, 3/11 = 0.272727272... e 7/13 = 0.538461538461...

Benché tutte le frazioni abbiano un'espansione decimale, non tutti i numeri decimali possono essere espressi con una frazione. Cioè l'insieme di tutti i numeri decimali infiniti contiene più elementi dell'insieme di tutte le frazioni. In effetti vi è un numero infinitamente più grande di questi numeri decimali "in più" (noti come "numeri irrazionali") che non di numeri frazionari, a dispetto del fatto che esiste già un'infinità di frazioni. Tipici esempi di numeri irrazionali sono pigreco, sqr(2) e la base dei logaritmi naturali e. Non vi è modo di rappresentare questi numeri per mezzo di frazioni, per quanto complicate queste possano essere.

Cercare di scrivere il numero pigrego come una sequenza di cifre (3.14159 ... ) implica sempre un certo grado di approssimazione, dato che la sequenza a un certo punto deve essere troncata. Se si usa un calcolatore per generare un numero sempre maggiore di decimali di pigreco ci si accorge che nessuna sequenza si ripete periodicamente (contrariamente a quanto avviene per l'espansione decimale di una frazione). Sebbene questo fatto possa essere direttamente verificato solamente fino a un numero finito di cifre decimali, si può dimostrare che non può comunque manifestarsi nessuna periodicità sistematica. In altre parole, le cifre decimali di pigreco costituiscono una sequenza del tutto irregolare.

Tornando ora all'aritmetica binaria, possiamo affermare che tutti i numeri fra 0 e 1 possono essere espressi da sequenze infinite di 1 e di 0 (dopo il punto decimale). Viceversa, qualsiasi sequenza di 1 e di 0, qualunque sia la combinazione che scegliamo, corrisponde a un punto dell'intervallo.

Siamo ora giunti al punto chiave per quanto concerne la casualità. Immaginiamo una moneta con uno 0 su una faccia e un 1 sull'altra.

Lanci successivi della moneta produrranno una sequenza di cifre, ad esempio 010011010110... Se avessimo un numero infinito di monete potremmo generare tutte le infinite sequenze di cifre, e quindi tutti i numeri compresi fra 0 e 1. In altre parole, possiamo ritenere che i numeri fra 0 e 1 rappresentino tutti i possibili risultati di infinite sequenze di lanci di monete. Ma dato che siamo pronti ad accettare il fatto che il lancio di una moneta è un evento casuale, le successive apparizioni di 1 e di 0 in una determinata espansione binaria sono casuali quanto il lancio di una moneta. Trasferendo questo concetto al moto della particella, si può affermare che i suoi salti sono casuali quanto i successivi lanci di una moneta.

Lo studio della teoria dei numeri rivela un'altra importante caratteristica di questo processo. Consideriamo una sequenza di cifre finita, diciamo 101101. Tutti i numeri binari fra 0 e 1 che cominciano con questa particolare sequenza si trovano in una ristretta zona dell'intervallo delimitata dai numeri 101101000000... e101101111111... Se scegliamo una sequenza più lunga, viene circoscritta una zona più ristretta. Più lunga è la sequenza, più ristretto è l'intervallo. Al limite, se la sequenza diventa infinitamente lunga la zona delimitata si restringe fino ad annullarsi, specificando così un singolo punto (e cioè un numero).

Ritorniamo ora al comportamento della particella. Se la sequenza di cifre scelta come esempio, 101101, compare da qualche parte nell'espansione binaria della sua posizione iniziale, a un certo punto la particella finirà per saltare nell'intervallo di cui sopra. Un risultato simile naturalmente vale per qualsiasi sequenza finita di cifre.

Ora si può dimostrare che ogni sequenza finita di cifre si presenta in qualche punto dell'espansione binaria infinita di ogni numero irrazionale (rigorosamente, con qualche eccezione isolata). Ne consegue che se la particella parte da un punto specificato da un qualunque numero irrazionale (e la maggior parte dei punti dell'intervallo è specificato da numeri irrazionali), prima o poi essa dovrà necessariamente saltare nella ristretta regione specificata da una qualunque arbitraria sequenza di cifre. Quindi è certo che la particella andrà a visitare ogni regione dell'intervallo, per quanto ristretta essa sia, in un qualche istante del processo.
Ma si può andare oltre. Una qualsiasi sequenza di cifre non solo si presenta in qualche punto dell'espansione binaria di (quasi) tutti i numeri irrazionali, ma lo fa infinite volte. Nei termini di salti della particella, ciò significa che quando la particella salta fuori da un particolare intervallo del segmento di linea, sappiamo che prima o poi vi ritornerà e la cosa continuerà a ripetersi. Poiché questo fatto è vero comunque piccola sia la regione interessata, e dato che si applica a una qualsiasi di tali regioni in un punto qualunque dell'intervallo, si verificherà che la particella visiterà ogni parte del segmento ripetutamente: non ci sono lacune. Tecnicamente questa proprietà è nota come ergodicità e costituisce l'assunzione chiave che deve essere fatta in meccanica statistica per assicurare un comportamento realmente casuale. Lì viene giustificata facendo appello al grande numero di particelle in gioco; qui, incredibilmente, emerge automaticamente come una proprietà del moto di una particella singola.

L'asserzione che il moto della particella è realmente casuale può essere rinforzata con l'aiuto di una branca della matematica nota come teoria della complessità algoritmica, la quale fornisce un mezzo per quantificare la complessità di una sequenza infinita di cifre sulla base della quantità di informazioni necessarie a un calcolatore per generarla. Alcuni numeri, anche se coinvolgono un'espansione binaria infinita, possono essere specificati da algoritmi per calcolatore finiti. In effetti il numero pigreco appartiene a questa classe, a dispetto dell'evidentemente infinita complessità della sua espansione decimale. Tuttavia, la maggior parte dei numeri richiede, per la sua generazione, una quantità di informazioni infinita per la programmazione dei calcolatore, e può perciò essere considerata infinitamente complessa. Ne consegue che la maggior parte dei numeri è effettivamente non specificabile, totalmente non predicibile e completamente incalcolabile! Le loro espansioni binarie sono casuali nel senso più completo. Chiaramente, se il moto di una particella è descritto da un tale numero è a sua volta effettivamente casuale.

li semplice esempio della particella saltatrice ha avuto l'utile scopo di chiarire la relazione esistente fra complessità, casualità, predicibilità e determinismo. Ma ha importanza per il mondo reale? Sorprendentemente, la risposta è si.

 

 

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Ultimo aggiornamento: 25-11-05