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BREVI CENNI
SULL’USO, IMPIEGO E DIFFUSIONE DELLA CERAMICA
Parlare
di ceramica vuol dire riandare alle origini dell'uomo ed affrontare
epoche, stili, necessità che ci porterebbero lontano da questa
esposizione e non basterebbe una
giornata per trattarne. Indico pertanto
alcuni dei passi salienti dello sviluppo che hanno portato alla nostra
epoca tecnologica iniziata con la rivoluzione industriale inglese del
700.
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9000a.c.
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fibre vegetali
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Età della pietra
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7000
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mattoni di fango essiccato
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6000
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terracotta
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5000
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canapa
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3000
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smalti vetrosi
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2500
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seta
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2000
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fusione del vetro
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età del bronzo
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1500
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ceramica
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500
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mattoni smaltati
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0
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carta
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età del ferro
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80 D.C.
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rivestimenti in piombo
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600
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porcellana cinese
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1700
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porcellana di Meissen
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1800
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gomma vulcanizzata
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acciaio
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cemento
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celluloide
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Di
ceramica si smaltavano già mattoncini in terracotta nell'antica
Babilonia, utilizzati poi per comporre figure e decori esterni murali.
Ma quella che dal punto di vista artistico
ci è maggiormente pervenuta
è quella greca, anche per la vicinanza nel mediterraneo e la condivisone
territoriale. La grande epoca della ceramica greca inizia ad Atene dopo
il 580 a.C. con i famosi vasi rossi dovuti all'argilla ricca di ferro
alla quale si aggiunse successivamente la tecnica delle figure nere, che
segnò un mutamento, perché elevò l'artigianato ad arte con la
presenza sull'oggetto della firma del vasaio responsabile della forma e
dell'ideazione indicata dalla scritta "epòiesen" (lo fece) e
quella del pittore, indicata dalla scritta "égraphsen" (lo
decorò). In breve la tecnica del risalto delle figure, alternativamente
in rosso o nero, si otteneva con tipi diversi d'argilla che cuocendo (3
volte) cambiavano colore (ferro). In tempi più recenti si ricorda la
maiolica faentina, che raggiunse vertici produttivi e artistici di
notevole importanza tanto da essere noti come
“Faience” sinonimo di maiolica. Mentre in occidente
l'evoluzione ci aveva portato a questi stadi qualitativi, nel lontano oriente si
favoleggiava di prodotti che al confronto facevano impallidire i nostri.
Attraverso commerci e viaggi, effettuati dagli stessi cinesi in India e
Arabia, alcuni di questi prodotti erano arrivati anche da noi. Il vero
mito della porcellana nasce in Europa durante il XIII secolo quando i
primi intraprendenti mercanti europei, fra i quali va ricordato il
veneziano Marco Polo, decidono di tentare l'avventuroso viaggio verso le
terre lontane della Cina e al loro ritorno, insieme a sete pregiate e
spezie, portano anche alcuni esempi di vasellame eseguito in questo
misterioso materiale. L’Europa resta attonita davanti a questi rari e
preziosi oggetti che tra il XV e il XVI secolo vengono importati per
soddisfare le richiesta d’aristocratici europei che se li contendono
per le loro collezioni racchiuse nei "cabinets de curiositées"
o "wunderkammer".
Il
successo delle porcellane cinesi trasformò le fonti d'ispirazione per i
ceramisti. Tutta l'arte vasaria e della stoviglieria, da quella data e
fino a tutta la prima metà del secolo XVIII, si volse a riprodurre su
altro materiale, decori e forme che ricalcavano quelli della lontana
Cina. Nelle corti europee s'era creato un misticismo con fioriture di
favole, leggende e coloriti aneddoti su quelle lontane terre e la
speranza segreta di arrivare prima o poi a carpirne il segreto. Il
Barone von Tschirnhaus, un aristocratico sassone, critico nei confronti
della dispendiosa passione per la porcellana orientale di Augusto il
Forte, non esitò a definire la Cina una "sanguisuga della
Sassonia".
A tale motivo indirizzava l'Elettore di
Sassonia
ad investire
in più
proficui esperimenti per produrla in loco. Tutto ciò avveniva durante
l'ultimo decennio del Seicento quando il problema della fabbricazione
della porcellana era divenuto oggetto di studio da parte di quella
particolare nuova categoria di scienziati naturalisti definiti alchimisti
e arcanisti. Fra questi personaggi, certamente geniali ma privi di
scrupoli, riscosse attendibilità e successo !!! un giovane (19enne),
Johann Friedrich Bóttger, che nel 1701 venne letteralmente rapito da
Augusto il Forte e sostenuto (dispendiosamente) nelle sue strampalate
ricerche alchemiche sull’oro. Questi personaggi, che all’occorrenza
erano anche maghi, volevano dimostrare d’essere in grado di ricavare
oro in laboratorio da altri materiali più poveri. Augusto il Forte si
era modestamente orientato verso l'oro perché con questo si poteva comprare
tutto compreso la porcellana. Dopo alcuni esperimenti truffa, da manuale del bravo
prestigiatore, Bòttger,
nel 1709 con le sue indubbie conoscenze di laboratorio, scoprì il mitico segreto della composizione della porcellana. Aveva
individuato i due componenti basilari dell'impasto, il caolino e il
feldspato: il primo inattaccabile anche ad altissime temperature e il
secondo fusibile durante la cottura. Grazie al "ciarlatano Bóttger,
l’Europa veniva in breve tempo a conoscenza di cosa erano costituite
le "ossa" e la "carne" dello scheletro della
porcellana. Definizione usata proprio dai cinesi per designare il
caolino e il feldspato. In fatto d’ossa e carne, i cinesi bisogna
dirlo, aggiungevano all’impasto anche ossa incenerite (da qui il nome Bone China dato dagli
occidentali a loro prodotti con alte percentuali di cenere d'ossa). Da quel momento la pazzia percorse l’Europa a
caccia del segreto di questo prodotto che fino al quel momento aveva
svenato le corti europee. Spionaggi, trafugamenti di materiale, di
formule, di tecnici che fuggivano nello stato (fabbrica) vicino pronti a
replicare la magia. Bòttger stesso era stato rinchiuso per anni in un
castello, in un dorato esilio, per non far trafugare la formula.
Dopo
anni di consumi “boom”, di sperperi ulteriori, che avevano
interessato solo una fascia ristrettissima di nobiltà e patriziato,
prende avvio all’incirca negli stessi anni, la sperimentazione su impasti cuocenti chiari che porterà all’era moderna della
stoviglieria o terraglia industriale. Con la rivoluzione industriale
inglese, iniziata anticipatamente alla fine del 700 sulle altre nazioni, si
erano introdotte ceramiche, piatti ed
altro di buona qualità, a prezzi abbordabili da molte fasce della
popolazione. Sulle tavole, fino ad allora, erano andati ottimi servizi,
prodotti in genere su commissione per grandi famiglie patrizie,
professionisti e commercianti, nonché istituzioni religiose, conventi
etc. Ben presto queste suppellettili soppiantarono anche quelle di
peltro e argento
in
uso nelle famiglie più facoltose. Il lavoro di rigovernatura anziché
semplificarsi era aumentato. Occorrevano scansie per i piatti, il
lavatoio in aggiunta alla sabbia che già serviva per le casseruole in
rame. Nelle famiglie ricche e patrizie c’erano persone che passavano
le giornate a lucidare l'argenteria. L’uso
della ceramica si era allargato alla media borghesia arricchendo la
tavola di zuppiere, piattini, tazzine. Più in alto i servizi da tavola
erano decorati e composti di decine e a volte centinaia di pezzi.
C’erano i servizi della festa e quelli da tutti i giorni. C’erano
servizi per i bambini, per puerpere, per il pane, mostardiere, tazze da
brodo con coperchio per la caccia, secchielli per il ghiaccio per
servire sorbetti, piattini per il burro, insalatiere, fruttiere, alzate
per dolci, caraffe per birra, porta candele. Servizi poi per il pesce e per il formaggio e infine
cestini traforati per le caldarroste. La Ceramica, nel suo massimo
splendore, aveva invaso anche camere, bagni e i locali pubblici più
sofisticati, caffè, alberghi etc. dove era diventata assolutamente una
necessità. La ceramica era igiene e alla fine dell’ottocento questa
era la parola d’ordine dopo che erano stati scoperti i virus, veicoli
delle principali malattie. Era iniziata con la grande diffusione delle
reti ferroviarie (fine 800) anche l’epoca dei grandi spostamenti,
nazionali ed internazionali. La villeggiatura in luoghi di cura,
montani e marini si faceva in Grand Hotel dotati di tutte
le possibili conquiste tecnologiche. La navigazione, lo spostarsi per
affari o turismo in 1° classe (super o extra) dava accesso ad uno
splendore di ceramica e cristallo così ben raccontato dal Film "Titanic".
Le ceramiche si compravano dagli ambulanti anche nelle più piccole
frazioni e borgate, ora che era invalso l’uso di mangiare
pastasciutta. Il progresso tecnologico, partito da quel 700 vulcanico,
aveva innovato tutte le tecniche di produzione. I laboratori artigiani
era diventate piccole industrie con i loro problemi di catalogo, di
concorrenza e di bilancio. La macchina a vapore aveva permesso
di creare impastatrici, formatrici e presse. La decalcomania era gia
apparsa all’epoca della rivoluzione francese ed un secolo, dopo con la
fotografia, si sperimentava la serigrafia.
In Italia il periodo unitario si apre con la nascita delle Ceramiche di
Laveno, 1856, sul sito di una vetreria: che diventerà nel 1883
SCI, Società ceramica Italiana. Tale denominazione verrà mantenuta
fino al 1965, anno della fusione con la Richard Ginori. Ricordiamo fra i
fondatori i Revelli che a loro volta nel 1886 costituiscono la SCR. A
Verbano si producono articoli tecnici e a Laveno ceramica artistica e
comune. Giulio Richard (G.R.) rileva invece nel 1840 la S. Cristoforo a
Milano dei F.lli Tinelli e nel 1873 fonda la Soc. Cer. Richard. Nel 1896
l'azienda si fonde con la Ginori (Doccia) e nel 1897 entra nel
gruppo anche la F.lli Musso di Mondovì. Nel 1923 nel revival italiano
degli stilisti e del design arriva Gio Ponti. A Ponti succede Giovanni
Gariboldi già da anni in Azienda. Altro polo ceramico sull'asse
Albissola Savona Carcare Mondovi Torino. Ad Albissola (alba
docilia): Mazzotti dopo aver lavorato dai Bonfiglio a Livorno fonda nel
1903 la M.G.A. Nel 1919 a Fornaci ed Albissola riprendono a produrre
piccoli artigiani che daranno vita ad uno stile di riproduzione di
ceramiche antiche, liberty e stile moderno legato al nascente Futurismo:
Anche a Nove di Vicenza (Bassano) riprendono scuole di ceramica
sullo stile antico dei F.lli Zen. Il resto è storia moderna.
Il forno
per la cottura delle ceramiche e dei laterizi
Il
nome di Friedrich Eduard Hoffmann (tedesco o an Austrian by birth) è
strettamente legato allo sviluppo dei forni continui. Nel 1856 egli
progettò il suo primo forno circolare continuo sistemando il focolare
vicino alla bocca del forno. Le condotte di riscaldamento erano
costituite dagli stessi pezzi non ancora cotti, e la zona di fuoco
passava successivamente da una camera all'altra. Il primo di questi
forni fu impiegato industrialmente nel 1857, e il primo brevetto fu
rilasciato nel 1858. Dal forno circolare continuo, breve fu il passo
al forno continuo a camera lunga, il primo dei quali fu costruito a
Costanza nel 1864; con piccole modifiche e restauri, forni di questo
tipo sono rimasti in uso fino al giorno d'oggi. Hoffmann non fu però
il solo ad introdurre modifiche rivoluzionarie nelle caratteristiche
dei forni. Un'innovazione veramente importante, la creazione cioè del
forno a tunnel, ebbe luogo in una nazione più piccola, dove l'economia
di combustibile era un'assoluta necessità; il primo fu costruito in
Danimarca nel 1839. Pur non essendo del tutto soddisfacente, se ne
riconobbe l'utilità potenziale e si cercò di perfezionarlo. Nel 1873
fu costruito un forno a tunnel alimentato da un gasogeno, ma che
poteva essere alimentato anche da carbone, poi brevettato nel 1877. Il
maggiore svantaggio di questo forno era la perdita di calore
attraverso il pavimento mobile, difficoltà che fu alfine superata
isolando il pavimento con sabbia. Il primo forno a tunnel negli Stati
Uniti fu costruito a Chicago nel 1889, per cuocere mattoni pressati a
secco; in Olanda se ne realizzarono subito dopo esemplari ancora più
grandi. Nello stesso tempo si cercò di ottenere un miglior controllo
della cottura: si perfezionarono i forni a corrente d'aria
discendente, i forni continui a muffola per decorazione, e si
sperimentarono i primi forni riscaldati elettricamente
This design of kiln was developed in Germany by Friedrich Hoffman, who
first patented the design in 1857 for the firing of bricks. The
earliest Hoffman kilns were circular, later developing into larger,
elliptical or rectangular structures.The significance of the Hoffman
kiln is that it allowed for more extensive continuous operation, with
the kiln comprising a continuous tunnel which was divided into a
series of chambers separated by temporary paper dampers. The
Llanymynech kiln had 14 chambers, such that at any one time one would
be empty, one was being filled, five were pre-heating, two were
firing, four were cooling, and one was being emptied.
Al
magnanein o cunzalavezz. Lui, analfabeta, conosceva a perfezione
l'economia domestica e alcuni principi fondamentali di
"chirurgia", che applicava con successo alle sue
"operazioni". Del vocabolario economico-domestico, dei verbi
rattoppare, accomodare, rimediare, era un maestro. Lavorava sulla
ceramica, su zuppiere e tegami in coccio come nessuno. Girava per i
vicoli annunciandosi col grido "conciatiani". Compariva su un
uscio una massaia, con in mano cocci di un tegame e lui estraeva dalla
cassetta tenaglia e ferro filato. Forava in precisi punti i cocci col
trapano a mano, ricuciva col filo di ferro e con la tenaglia stringeva
le due estremità. Il tegame era ricostruito e tre cocci inutili
diventavano un pezzo utile. Con un dito cospargeva una mistura sulle
cicatrici (buchi e fil di ferro) sì da far scomparire ogni traccia e
riprendeva la strada dei campi da dove era venuto. Di questo antico
mestiere ci resta la bellissima novella di Pirandello "La
giara".
Ma prima come si mangiava
?: Se non avevi la fortuna di far parte di una classe privilegiata la
tua dotazione era una scodella di legno, metallo o ceramica povera per
consumare le zuppe. Il lavaggio a fine pasto era molto superficiale e
approssimativo. Era invalso l’uso di saponi liscive, ceneri e sabbie
che corrodevano qualsiasi utensile. L’uso della forchetta, benché gia
diffuso da almeno 200 anni, era riservato ai ricchi. Il coltello e le
mani bastavano per portare alla bocca il cibo. Il coltello era il tipico
coltello personale da difesa (anche serramanico), da cintola molto
diffuso. Anche nell’alto e basso medioevo ai banchetti si pasteggiava
con qualcosa di simile alle posate.
Un discorso a parte vale per la
forchetta intesa come oggetto utile ad accompagnare i cibi alla bocca.
Nel seicento ad esempio un letterato ritiene che l’uso della forchetta
sia solo una moda transitoria, consigliando nel “Galateo per
Gentildonne” di servirsi delle mani. Anche se il consumo della pasta
soprattutto in Italia favorisce l’utilizzo delle posate, i commensali
solo in casi rari ne dispongono personalmente; molte volte si utilizzano
alcune posate in comune. Nel 1672 gli esperti suggerivano di asciugare
il proprio cucchiaio prima di prendere qualcosa da un altro piatto. C’è
infatti gente tanto schizzinosa che si rifiuterebbe di mangiare del cibo
dal piatto dove è stato deposto il cucchiaio appena messo in bocca da
un altro. Anche se a tavola ci sono persone molto educate, non basterà asciugare
il proprio cucchiaio, bisognerà chiederne un altro. I più premurosi
andavano in giro con le proprie posate appese alla cintura in una
custodia di cuoio. In molti ricevimenti compaiono quindi i cucchiai da portata
che servono unicamente a versare minestre e salse. Nel 1714 si ammoniva:
quando viene servita la carne non è di buon gusto prenderla con le
mani: bisogna avvicinare il proprio piatto tenendolo con la mano
sinistra, avendo nel mentre nella destra la forchetta o il coltello.
Nella prima metà dell’Ottocento le posate entrano nelle case comuni,
non più di ferro col manico in legno od osso, ma d’ottone. Finalmente la
posata è diventata oggetto di uso comune. Finita la prima guerra
mondiale ecco l’alpacca, una lega composta da ottone e nichel,
dall’aspetto chiaro e lucente che però scurisce. È del 1921 la prima
posata in acciaio: l’ossidazione è definitivamente sconfitta.
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