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Fare
Credenza = anticamente fare assaggiare cibi e bevande ai servi per dimostrare che non sono avvelenati. Da qui
il mobile per cibi e piatti che veniva regolarmente tenuto sotto chiave.
Perché
Roteglia nella Credenza ?
Perché
raccoglie tutte le storie di vita quotidiana evoluta nel corso dei
secoli, dove l’uomo nell’insito scopo di soddisfare i primari
bisogni per la sopravvivenza cresce in qualità e documenta le sue conquiste. Sono proprio gli oggetti in mostra
che raccontano le eventualità, le casualità, le mode sviluppate e
mantenute nel tempo. Questi, impareggiabili nella ricchezza e nella
povertà, compongono un connubio di parti e arti dove, con equivalente
dignità, s’incontrano stili diversi. Sfilano al nostro osservare capi
unici usuali e indispensabili della dispensa e della cucina, della sala
e della camera da letto, d’un tempo ormai lontano. Comuni raffinatezze
che conducono o vorrebbero condurre ad un intimo mondo di emozioni,
riproposti oggi per stupire. Con essi abbiamo accoppiato le fotografie
dell’illustre Rotegliese Mario Zoboli per rendere più familiare
questa dimora culturale virtuale, per ricordare e per lasciare a futura
memoria i nostri brevi passi sulla terra.
La
cottura, il riscaldamento e l’illuminazione sono i tre grandi bisogni
che già l’uomo delle caverne cerca
di risolvere con i limitati
mezzi che ha a disposizione. In suo aiuto viene un fenomeno naturale che è quello dei lampi, dei fulmini che
incendiano la foresta e la pianura. Se a questo aggiungiamo il chiarore
prodotto dall’incendio, il riscaldamento e le scottature che
sicuramente si procuravano, il primo passo evolutivo è già a buon
punto. Quando al mattino gli animali morti intrappolati nell’incendio,
vengono mangiati, ci si accorge che la carne ha un gusto diverso da
quella cruda. D’ora in poi la sua attività sarà rivolta a migliorare
e integrare questi capisaldi della vita quotidiana col vestire, mangiare
e crearsi una casa migliore. La scoperta e la conoscenza, attuata nei
secoli recenti, di nuovi continenti, nuovi prodotti e nuove genti ha
innovato in maniera
esponenziale le sue già vaste possibilità e creato le basi della
nostra era tecnologica moderna. Dal settecento, definito epoca dei lumi
e della ragione, che prendiamo come base per la nostra narrazione,
derivano molte scoperte ed invenzioni che innoveranno anche il modo e la
cultura del vivere. Nella stessa epoca e sulle stesse terre, convivevano
disparità enormi, dettate dalla condizione sociale, dagli eventi
politici, dalle guerre e dalle carestie. Non stupisce quindi che a pochi
metri di distanza beni e prodotti avanzati non servano alla globalità
delle classi. La loro applicazione ha comportato spesso sconvolgimenti
sociali ed esclusioni, entusiasmi e ritrosie, vinti e vincitori. In
campo alimentare la rivoluzione maggiore si è avuta con la scoperta
dell’America e la successiva lenta ma continua introduzione in Europa
di molte varietà di piante commestibili, patate, fagioli (molte varietà),
zucche, pomodori (tomatl), melanzane, peperoni, mais, cacao, vaniglia
che sono entrate col tempo nel nostro patrimonio culinario. Con le
preparazioni alimentari, gli usi e costumi dell’epoca prende avvio
questa mostra integrata dalla stoviglieria da casa o terraglia comune a
partire dagli anni della rivoluzione francese. Nostro obiettivo sarà di
fornire un quadro della vita e della conduzione della casa
contadino-borghese, l’uso della Terraglia, la sua evoluzione, sia
tecnica che artistica e le attività connesse al nucleo familiare. I
pezzi esposti illustrano il passaggio evolutivo da famiglia contadina
e/o operaia di modeste risorse a borghese e ricca del XX secolo.
L’arco di tempo in cui si svolge questa fase e le categorie indicate sono puramente indicative ed
esemplificative.
La vecchia, che aprirà con noi la mostra, è intenta a preparare una
polenta per se e per qualcuno che deve rientrare. Quella che noi
consideriamo la nostra progenitrice, la bisnonna del nostro bisnonno, ha
acceso il fuoco con l’acciarino o è andata in prestito di braci. Non
parla italiano ma un dialetto ostico, composito gallo-occitano, con
inflessioni, alto tedesche, d’origine longobarda. Probabilmente
mastica tabacco. Non sa né leggere né scrivere, ma di questo non se né
dispiace. Son altre le sue odierne preoccupazioni. Il suo arredo cucina è ridotto all’osso. Non usa normalmente i
piatti ma scodelle in ceramica per zuppe e colazione. Non ha
consuetudine con la forchetta, considerata superflua. Non spera neanche in un futuro prossimo migliore. Suo figlio,
che era partito con le armate napoleoniche non ha più fatto ritorno. La
libertà sbandierata non ha sollevato lei e quelle quattro case
abbarbicate lungo il torrente dall’indigenza. |
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