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"Natale da Re" Palazzo Reale di Torino
Ricavata in stile Impero nel 1837 la sala da
pranzo venne riportata alle originali caratteristiche in occasione dei
restauri avviati dopo la partenza della Corte per Roma. Lo Stramucci
usufruì del materiale autentico che si trovava nei depositi del Palazzo
accostandolo ad arredi provenienti da altre dimore: Palazzo Pitti,
Quirinale, Palazzo Reale di Genova e 5 consolles ad etagéres sagomate di Francesco Morini, 6 appliques
del bronzista Ercolani. La nuova decorazione, ispirata alle ricche
decorazioni francesi Luigi XIV comprende medaglie a colori e pitture di
autori del 700 recuperate nei Reali Magazzini e adattate ai soffitti: al
centro un episodio della vita di Umberto Biancamano di F. Gonin e
rappresentazioni delle Province dello Stato Italiano realizzate dal
Morgari nel 1898. Lo Stramucci costruisce inoltre un nuovo cornicione
composto di fregio, architrave e cornice completamente intagliato e
dorato, e 4 porte e sovraporte che decora con piccoli arazzi, sostituiti
oggi da dipinti rappresentanti principesse sabaude. Alle pareti, arazzi
settecenteschi realizzati dalla Manifattura Torinese raffiguranti
"Annibale giura odio eterno ai Romani". "La Battaglia di
Farsalo", "Cesare sotto le mura di Alessandria". Il
pavimento in legno di noce, carpino, acero e mogano risale al 1732 ma
venne integrato nel 1837 conservando lo stesso disegno. Si tratta di un
pavimento sospeso realizzato senza l’ausilio di collanti o chiodi ma
solo attraverso intagli e incastri delle diverse parti. Arredi,
porcellane, argenti, cristalli e biscuits raccontano infatti non solo la
vita a Palazzo rievocando le cerimonie organizzate per matrimoni,
battesimi, vittorie, visite di potentati stranieri e incoronazioni ma
anche l’abilità e la sapienza di tanti maestri, la perizia artigianale
di tanti mestieri: pittori, scultori, modellatori, stuccatori, ebanisti,
intarsiatori, doratori, argentieri.
Le
arti minori e le arti della tavola si intrecciano con la pittura e
l’arte della porcellana e sono destinate a testimoniare la lussuosa
raffinatezza della corte, l’evoluzione del gusto e delle mode. In
particolare, la scoperta di nuovi mondi scatena il gusto per l’esotismo
e la scoperta di nuovi sapori impone nuove tipologie per i servizi da
tavola: dolci e frutta candita richiedono grandi piatti-vassoio, la frutta
va ospitata in canestri traforati, le compostiere hanno coperchi e
sottopiatti fissi, le geliere accolgono il ghiaccio per delicati sorbetti,
le grandi cioccolatiere richiedono la maestria degli argentieri.……….
Il servizio da tavola della Manifattura Imperiale di
Vienna fu l’ultimo acquisto importante del Settecento: 138 pezzi in
porcellana dipinta e dorata con pesante bordura di rose su letto di
verzura secondo il gusto dei deutsche Blumen, alleggerito da
trafori a finissimo triage. La presenza del servizio
nell’inventario del 1871 della Palazzina di caccia di Stupinigi, da dove
fu trasferito a Palazzo Reale nel 1893, lascia supporre che fosse
destinato ad occasioni di rappresentanza. Gli argenti, risalenti al
periodo della Restaurazione, ne recano l’impronta stilistica,
riprendendo linee sobrie care agli argentieri britannici, con decorazione
semplificata e scarna. Curiosità: le posate, le oliere, le zuppiere
recano incisi oltre al monogramma di Carlo Felice e allo stemma sabaudo e
ai punzoni degli argentieri, i marchi degli assaggiatori e i bolli di
assaggio e controassaggio.
POSATE-SALIERE-OLIERE-ZUPPIERE: Le posate in argento
sbalzato, cesellato e dorato appartengono a servizi della prima metà del
XIX secolo realizzati dai maestri argentieri Innocente e Giuseppe Gaia,
Giuseppe Borrani, Giuseppe E Carlo Balbino e Lorenzo Capellaro. Le brocche con bacili in argento dorato, sbalzato, cesellato,
inciso con decorazioni in argento fuso risalgono al 1821-1824. Oltre allo
stemma scelto da Carlo Felice, le brocche riportano inciso il suo
monogramma e il marchio dell’argenteria reale.
Bicchieri e caraffe: servizio in cristallo molato di Boemia con il motto
F.E.R.T. e il nodo sabaudo incisi e dorati.
Curiosità: per buona parte del XVIII secolo l’etichetta di corte non
prevedeva la presenza di bicchieri nella preparazione della tavola perché
bicchieri e bottiglie stavano nel buffet, i domestici servivano a
richiesta il vino ai singoli commensali, quando il bicchiere era vuoto lo
risciacquavano e lo riponevano di nuovo nel buffet. Il vetro e il
cristallo era quindi presente come elemento decorativo del dessert o
surtout con porcellane e biscuit.
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