Prima serie

Zero, nel dizionario pikappico, ci porta alle origini e al ricordo dei primi numeri sperimentali di Pk, oggi rarità per collezionisti.

Tutto è cominciato con quello che sembrava essere il solito incarico a tempo per Paperino: custode e guardiano della Ducklair Tower, il più alto grattacielo della città, da poco acquistato a prezzo stracciato da Zio Paperone.

In realtà si stava assistendo a una delle più importanti trasformazioni mai apparse nel panorama del fumetto disneyano italiano.

L'aggiornamento di un personaggio deciso e sviluppato a tavolino, frutto di un lavoro di preparazione durato più di un anno.

Paperinik non è mai stato un personaggio secondario. Comparse per la prima volta nel giugno 1969 sui numeri 706 e 707 di "Topolino" ("Paperinik il diabolico vendicatore"; sceneggiatura di Guido Martina, disegni di Giovan Battista Carpi) e, fin da subito, sfruttando la carica comica del suo alter ego Paolino Paperino, si impose come uno dei personaggi più amati del settimanale. Un'operazione di maquillage su un personaggio tanto vitale, perciò, si presentava assai più problematica. A quasi 30 anni dalla sua nascita, però, le potenzialità ancora inespresse del personaggio reclamavano un nuovo trattamento. E così Paperinik smette di essere un caratterista comico e diventa un eroe ironico e auto-ironico, sempre divertente, ma non più ridicolo. D'altra parte non gli è più concesso perché il confronto ora è con realtà che non possono più essere affrontate in punta di stivaletti a molla. Le minacce da sventare sono letali, figlie dei più importanti filoni fantascientifici, ormai distanti anni luce da quelli che avevano generato il Paperinik del 1969. Alieni, cyber-criminali, crono-pirati, mutanti: l'universo disneyano si anima di figure inedite e il papero mascherato si adegua. Diventa più adulto.

Modificare un personaggio tanto amato però, almeno per i primi numeri, rimane una scommessa. Come reagirà il pubblico di fronte a un tale salto di registro narrativo? A rendere la trasformazione ancora più traumatizzante, c'è la scomparsa dei consueti affetti dall'orizzonte di Paperinik. Nipoti, fidanzata, nonna, cugini e amici scompaiono. A parte qualche comparsa di Zio Paperone, la consueta popolazione paperopolese lascia il passo a quella della nuova metropoli. Già, perché anche la città si adegua: non è più la Duckburg del boom economico, ardita sintesi tra San Francisco e Los Angeles degli anni Cinquanta. L'agglomerato urbano si trasforma e il suo profilo si sposta dalla East alla West Coast. Gli alti grattacieli, prima fra tutti la Ducklair Tower, formano uno skyline degno di Manhattan. La casa di Paperino, con il suo pratino all'inglese, è confinata nel quartiere residenziale, fuori dalla down town, dal cuore vero e pulsante della città. D'altra parte Paperino-Paperinik non ha più bisogno di avere nell'armadio l'ingresso per il rifugio segreto. Adesso dispone di un megagrattacielo di centocinquanta piani. Anzi, centocinquantuno per chi, come il nostro eroe, ha la pazienza di contarli. E' nel piano segreto, infatti, che si cela la più straordinaria delle invenzioni: Uno, la più grande e potente intelligenza artificiale. Un computer a cui manca poco per essere onnipotente, frutto non della creatività di Archimede Pitagorico (che finora era stato l'inconsapevole consulente di Paperinik), ma del genio ribelle dell'eccentrico Everett Ducklair, ora auto-esiliatosi in un eremo.

Finita l'era degli stivaletti a molla e dei tromboncini che s'inceppano, il nuovo Paperinik si avvale di ritrovati ipertecnologici realistici e futuribili e dispone finalmente di armi potenti e attrezzature sofisticate come la Pikar, che sostituisce in missione la fedele 313-X, e l'extransformer, l'inseparabile scudo densomorfico. Novità che, accompagnate a un nuovo respiro narrativo (una storia unica per ogni albo) e alla nuova regia slegata dalle sei vignette di "Topolino", hanno fatto di "Pk" un pilotato salto nel vuoto. C'è voluto il successo di tre numeri Zero per cancellare del tutto i dubbi sulla vittoria della scommessa più ardita di Paperopoli.

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