Per Mio Figlio
Anche io, come tutti prima o poi, ho avuto un figlio, la
cosa mi ha cambiato la vita in maniera definitiva. Con lui sono nati mille
problemi, tra cui ci sono il sonno, i pannolini, le pappine e molti altri ma
sopra tutto è nato un nuovo modo di concepire la vita, di vedere le cose, di
fare le proprie scelte, un modo che ha cambiato tutti i valori in gioco.
Come tutti i motociclisti, non mi ero mai fermato a
pensare, seriamente, ai rischi che correvo tutte le volte che montavo in sella
alla mia moto e incurante di tutto e tutti mi lanciavo con il massimo del gas
sulle piste da cross o sulle mulattiere, ma ora le cose sono diverse.
Guardo quello che faccio con un occhio critico, e
nonostante non abbia mai rinunciato alla moto, spesso mi chiedo come mi sentirei
se al mio posto fosse lui, mio figlio, a salutarmi attraverso il cancello di
casa per andare a correre su e giù per le mulattiere, ora con questi nuovi
valori, tutto risulta diverso, una maggiore consapevolezza dei rischi, fa
balenare nella mente visioni a volte catastrofiche, forse un po’ in reali ma
che fanno riflettere. Mi chiedo con quale animo potrei aspettare il suo ritorno,
senza mai sapere dove si trova realmente, se ha bisogno di me e se ha provveduto
alla giusta preparazione fisica, meccanica e mentale.
Poi, però, mi rendo conto che prima di tutto lui è una
persona, come me, con una mente, con un percorso da fare che ne forgerà il
carattere, ne delineerà il modo di pensare, le decisioni e come affrontare la
vita che prima di tutto va vissuta. Non sarò sempre presente, non potrò sempre
proteggerlo dai colpi più duri, posso solo spingerlo ad imparare la vita, non
insegnargli ma farlo imparare da solo. Cosi ho letto un piccolo scritto che mi ha mostrato la
strada, e ironia della sorte era proprio quella che faceva più paura.
E cosi tutto è diventato chiaro, non gli impedirò di andare in moto ma
lo spingerò a farlo, gli insegnerò ad essere cavaliere, dove i valori contano
davvero, un cavaliere moderno.
"Per
Mio Figlio" Tratto dalla
rivista "Motociclismo Fuoristrada" Settembre 2003
Se avessi un figlio farei qualcosa di diverso da regalargli
uno scooter per la promozione, gli comprerei una moto, probabilmente intorno ai
suoi 13-14 anni, indipendentemente dai risultati scolastici; gli prenderei una
moto da Enduro.
Credo che sua madre sarebbe d’accordo. In questa età che
transizione tra fanciullezza e adolescenza, quell’età in cui la società
moderna tende a rincoglionirti con giochini elettronici e abbigliamento firmato,
uno stile per ogni tribù io avrei qualcosa di diverso da proporti; il percorso
di iniziazione a cavaliere moderno. È un rito vecchio quanto l’uomo, dorato
migliaia di anni e scomparso in meno di due secoli; insieme al ruolo degli
anziani, i vecchi dei villaggi e i nonni. Ti insegnerei ad avere cura di te
stesso e della tua vita raccontandoti di come sia importante vestirsi con le
protezioni, il casco e gli stivali, i guanti e tutto il resto. La magia della
vestizione accompagnata dalla musica. Io scelgo gli AC DC di Hell’s Bells…
ma tu potresti aprirmi nuovi orizzonti musicali. Il processo che porta alla
consapevolezza del rischio ti fa fare tutto con cura. Perché vuoi tornare a
casa alla tua vita e ai tuoi affetti.
Capiresti cose sull’amore facendo manutenzione periodica
alla tua moto, curandone i dettagli, dedicandogli energie e tempo. Chinandoti su
di essa anche se sei stanco, per dare quello che per te è il meglio. Come si fa
per la propria danna e come lei fa per te. Quotidianamente.
Scopriresti le meraviglie dell’amicizia di altri
cavalieri come te, il patto del reciproco soccorso, il contare sempre su chi è
conte sapere che è reciproco.
Assaporeresti i boschi, colori e silenzi, rumori pietre e
radici.
Impareresti cose che saranno vere per te e che tu stesso ti
insegnerai. Traiettorie veloci e lente, guadi ghiacciati da prendere piano,
salite di pietra smosse su cui danzare leggeri. Fango infido e massi insidiosi
da dribblare, inevitabilmente dopo esserci sbattuti dentro.
Come nella vita. Impareresti la sensazione del sudore e
della fatica, e quel momento in cui ai paura. E scopriresti che la paura
appartiene ai coraggiosi. Il non averne spesso e da stupidi incoscienti.
Sfideresti mulattiere e pietraie per sfidare te stesso,
fino a scoprire di amarti indipendentemente se sei salito o no. Perché
l’onore risiede nella battaglia, non nella vittoria.
Troveresti silenzi che ti accordano l’anima, affinché la
tua canzone sia la più bella mai suonata. La tua.
Rimarresti orgoglioso della fratellanza fra te e i tuoi
amici. Il patto silenzioso di uno sguardo che arriva la cuore, senza deviazione
alcuna. Ma non ti sentiresti mai invincibile. E accetteresti al sconfitta di una
radice, di un masso di una mulattiera. Per poi ritentare. E cadere sapendosi
rialzare.
Impareresti a essere presente a te stesso, perché
sfottersi è questione di un attimo. Come nella vita.
Tette queste cose il motocross e la velocità in pista,
forse, non le possono dare.
Per questo ti comprerei una moto da enduro e ti lascerei
fare, insegnandoti e imparando da te. Nessuna spada o nessuna mulattiera ti
insegnerebbe cavaliere, solo la consapevolezza di quel momento in cui metti in
moto e pensi.. “Sia!”. Tutto questo se vorrai. Tutto questo se avessi un figlio.
Marco “Air” Piffer- Torino
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