PENSIERI E FRASI | BIBLIOGRAFIA |
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PABLO NERUDA LA VITA
Pablo Neruda (Parral, 12 luglio 1904 – Santiago, 23 settembre 1973) è stato un poeta cileno. Viene considerato una delle più importanti figure della letteratura latino americana contemporanea. Il suo vero nome era Neftalí Reyes Basoalto (per esteso, Ricardo Eliezer - o Eliecer - Neftalí Reyes Basoalto). Usava l'appellativo d'arte Pablo Neruda (dallo scrittore e poeta ceco Jan Neruda) che in seguito gli fu riconosciuto anche a livello legale. È stato insignito nel 1971 del Premio Nobel per la letteratura. Ha anche ricoperto per il proprio Paese incarichi di primo piano diplomatici e politici.
I PRIMI ANNI
L'anno successivo, il 1921, si trasferì a Santiago per studiare la lingua francese e con l'intenzione iniziale di diventare in seguito insegnante, idea ben presto abbandonata per la poesia. Nel 1923 pubblicò il suo primo volume in versi, Crepusculario, che fu apprezzato da scrittori come Alone, Raúl Silva Castro e Pedro Prado, seguito, a distanza di un anno, da Veinte poemas de amor y una canción desesperada, una raccolta di poesie d'amore, di stile modernista, e di stile erotico, motivo che spinse alcuni a rifiutarlo. Con questa raccolta è stato riconosciuto e tuttora essa è una delle sue opere maggiormente apprezzate.
GLI INCARICHI DIPLOMATICI
Durante i suoi incarichi diplomatici, Neruda riuscì a comporre un gran numero di poesie, sperimentando varie forme poetiche tra cui quelle surrealistiche che si possono trovare nei primi due volumi di Residencia en la tierra che risalgono a questo periodo. Prima di ritornare in Cile, ottenne altre destinazioni diplomatiche, dapprima a Buenos Aires, quindi in Spagna, a Barcellona, dove in seguito sostituì Gabriela Mistral nella carica di console a Madrid. In questo periodo conobbe altri scrittori come Rafael Alberti, Federico García Lorca e il poeta peruviano César Vallejo. Durante la permanenza nella capitale spagnola nacque la figlia Malva Marina Trinidad, affetta da idroencefalite di cui morì in tenera età. Sarà proprio lo stato di frustrante prostrazione ed incurabilità di quella che è poi l'unica figlia mai avuta dal poeta la causa vera dei dissapori sempre più insopprimibili che portarono ad una crisi familiare con la Hagenaar, che giunse al culmine a seguito della frequentazione di Neruda con Delia del Carril, argentina, di vent'anni più anziana di lui. Appassionata fautrice del comunismo, fu lei ad indirizzare l'iniziale tendenza anarco-individualista di Neruda verso gli ideali marxisti.
IL COMUNISMO
Tra il 1940 e il 1943 gli venne assegnato l'incarico di console generale a Città del Messico e fu in questi anni che divorziò dalla prima moglie, si sposò con Delia del Carril e apprese della morte della figlia, a soli 8 anni, nei territori occupati dei Paesi Bassi. Dopo il tentativo di omicidio di Leon Trotsky del 1940, per cercare di salvare il pittore messicano David Alfaro Siqueiros dalle conseguenze dell'accusa di essere uno dei cospiratori, lo aiutò ad ottenere un visto di ingresso per il Cile e gli diede ospitalità. Siqueiros dipinse un murale nella scuola di Chillán. Nel 1943, durante il viaggio di ritorno a casa, si fermò in Perù, visitò Machu Picchu, e rimase molto colpito dalla città degli Inca, che gli ispirò, nel 1945, la scrittura di Alturas de Macchu Picchu, un poema in dodici parti sulla colonizzazione spagnola. Lo stesso argomento ispirò anche Canto general, pubblicato nel 1950, che contiene fortissimi accenti polemici contro il cosiddetto imperialismo statunitense (di cui, tra l'altro, denunciò gli abusi di multinazionali come la Coca-Cola). Negli anni successivi, espresse la sua ammirazione per l'Unione Sovietica - anche per il ruolo decisivo svolto nella definitiva sconfitta della Germania nazista - e per Stalin, a cui nel 1953 dedicò una composizione, in occasione della morte. Le rivelazioni successive sul culto della personalità coltivato dal dittatore russo e sulle purghe staliniste (a partire dal celebre discorso di Nikita Khruščёv, successore di Stalin, durante il XX congresso del partito comunista sovietico di Mosca del febbraio del 1956) spinsero Neruda a cambiare opinione e a rinnegare l'ammirazione espressa in precedenza: nelle sue memorie manifestò il suo rammarico per aver contribuito alla creazione di un'immagine non reale di Stalin. Questo errore di valutazione lo portò a guardare con occhio diverso anche il comunismo cinese, che conobbe nel 1957, temendo la ripetizione degli stessi errori anche nei confronti di Mao Tse-Tung. Nonostante le disillusioni, Neruda rimase comunque sempre fedele alle sue convinzioni comuniste e, criticato da molti detrattori che lo accusarono di non aver mai preso posizione a favore degli intellettuali dissidenti Boris Pasternak e Joseph Brodsky.
LA POLITICA IN CILE
L'anno seguente, il candidato ufficiale del Partito Radicale cileno per le elezioni presidenziali, Gabriel González Videla, gli chiese di assumere la direzione della sua campagna elettorale. A questo incarico il poeta si dedicò con fervore, contribuendo alla sua nomina a presidente, ma rimanendo deluso per l'inaspettato voltafaccia di Videla nei confronti proprio del Partito comunista subito dopo le elezioni. Il punto di non ritorno nel rapporto tra Neruda e Videla fu la violenta repressione con cui quest'ultimo colpì i minatori in sciopero nella regione di Bío-Bío, a Lota, dell'ottobre 1947. I manifestanti vennero imprigionati in carceri militari e in campi di concentramento nei pressi della città di Pisagua. La disapprovazione di Neruda culminò nel drammatico discorso del 6 gennaio 1948 davanti al senato cileno, chiamato in seguito "Yo acuso", in cui lesse all'assemblea l'elenco dei minatori tenuti prigionieri. L'ESILIO
Durante l'esilio argentino durato tre anni, conobbe a Buenos Aires Miguel Ángel Asturias, che ricopriva la carica di attaché culturale per il Guatemala e che riuscì a procurargli un passaporto grazie al quale poté abbandonare l'Argentina. Anche grazie all'aiuto di Pablo Picasso, Neruda riuscì ad arrivare a Parigi, compiendo una apparizione a sorpresa al "Congresso Mondiale dei Partigiani della Pace", clamorosa in quanto, nel frattempo il governo cileno aveva continuato a negare che Neruda avesse lasciato il territorio natio. Furono, quelli dell'esilio, anche anni di numerosi viaggi: in Europa, India, Cina, URSS e Messico. Proprio in Messico, Neruda fu colpito da un serio attacco di flebite, strascico delle lunghe costrizioni in luoghi molto angusti cui l'aveva obbligato la latitanza; durante il periodo di cure, conobbe Matilde Urrutia, una cantante cilena, con cui iniziò una relazione e che anni dopo sposò. Durante il periodo messicano pubblicò il poema Canto General, iniziato anni prima in Cile, in cui descrisse storia, geografia, flora e fauna del Sudamerica. Una versione più breve del manoscritto era stata pubblicata già alcuni mesi prima, in Cile, sulla base dei testi lì lasciati, a cura del Partito Comunista (clandestino per via della citata "Ley de defensa"). Nel 1952, Neruda visse per un periodo in una villa messagli a disposizione da Edwin Cerio a Capri; tale permanenza venne in seguito rappresentata da Massimo Troisi nel film Il postino (1994), con Philippe Noiret nelle vesti del poeta cileno, e diretto dal regista Michael Radford. La sceneggiatura è liberamente tratta dal romanzo Il postino di Neruda di Antonio Skarmeta. Dopo il soggiorno a Capri, Neruda si spostò a Sant'Angelo d'Ischia, dove rimase dal gennaio alla fine di giugno del 1952.
IL RITORNO IN PATRIA
Neruda tornò in Cile in agosto, ritrovando anche provvisoriamente la moglie Delia del Carril, ma il matrimonio era ormai destinato al naufragio grazie anche alla nuova relazione iniziata in Messico. Di conseguenza, nel 1955, Delia lo lasciò per fare ritorno in Europa. Tuttavia, l'abbandono di Delia non determinò per Neruda quello dell'impegno comunista. Neruda proseguì nel suo impegno politico, prese ad esempio posizione contro gli Stati Uniti durante la crisi dei missili di Cuba e per la guerra del Vietnam. Ciò gli attirò gli strali delle parti più conservatrici degli USA, e l' Associazione per la libertà della cultura, organizzazione dietro la quale in realtà si celava la CIA, cercò di minare in ogni modo la sua credibilità e la sua reputazione, citandone ad esempio le posizioni in merito al tentato assassinio di Trotsky del 1940. Questa campagna fu frenata solo nel 1964, quando fu ventilata l'ipotesi di insignire Neruda del Premio Nobel e l'unica candidatura alternativa era quella di Jean-Paul Sartre, personaggio ancora più inviso ai conservatori statunitensi. Nel 1966 Neruda fu invitato a New York per una conferenza internazionale dell'associazione degli scrittori, ma Arthur Miller, organizzatore dell'evento, incontrò molte difficoltà e dovette fare notevoli pressioni sull'amministrazione Johnson sia per riuscire a fargli ottenere un visto, sia per la presenza di tanti altri letterati provenienti da oltre la cortina di ferro. Proprio per questi motivi, lo scrittore messicano Carlos Fuentes indicò successivamente il convegno come uno dei primi passi verso la fine della Guerra Fredda. A lavori conclusi Neruda effettuò, per la Biblioteca del Congresso, delle registrazioni audio di alcune delle sue composizioni. Durante il viaggio di ritorno in patria Neruda fece una sosta in Perù, dove fu accolto con tutti gli onori dal presidente Fernando Belaúnde Terry, ma la visita fu mal vista da Cuba: in quegli anni i rapporti tra Perù e Cuba erano alquanto tesi a causa delle differenze politiche, Neruda fu accusato dagli intellettuali cubani di essere un revisionista al soldo degli Yankees e non poté recarsi sull'isola caraibica sino al 1968. Di ciò Neruda fu molto dispiaciuto tanto che nell'autobiografia Confesso che ho vissuto criticò l'atteggiamento degli intellettuali cubani, definendolo «bigotto» ed un «colpo alla schiena». Nel 1967, alla morte di Ernesto Che Guevara in Bolivia, Neruda scrisse molti articoli sulla perdita del "grande eroe della rivoluzione", dalla cui stima era del resto ricambiato, come testimonia la composizione, da parte di Guevara, di un piccolo saggio elogiativo sul libro di Neruda Canto Generale.
GLI ULTIMI ANNI
Il 21 ottobre 1971, ottenne, terzo scrittore dell'America Latina dopo Gabriela Mistral nel 1945 e Miguel Ángel Asturias nel 1967, il Premio Nobel per la letteratura. Al suo primo ritorno in patria, l'anno successivo, venne trionfalmente accolto in una manifestazione presso lo stadio di Santiago. Di questi anni sono anche le sue ultime pubblicazioni in vita, La espada encendida e Las piedras del cielo, edite durante il soggiorno parigino. Fece anche in tempo, prima di morire (il 23 settembre 1973 per un cancro alla prostata), a vedere il disfacimento del primo governo democratico cileno e ad assistere al colpo di stato del generale Augusto Pinochet dell'11 settembre. Insediatasi la dittatura, i militari cominciarono a vessarlo con le perquisizioni ordinate dal generale golpista; durante una di queste, Neruda avrebbe detto ai militari «Guardatevi in giro, c'è una sola forma di pericolo per voi qui: la poesia». Il suo funerale fu uno dei primissimi momenti di opposizione alla dittatura, poiché avvenne nonostante la presenza ostile e intimidatoria dei militari a mitra spianato che guardavano a vista i partecipanti, come testimonia un filmato clandestino girato all'epoca. Fu, inoltre, un gesto di solidarietà e di ribellione contro l'ultimo sfregio nei confronti di Neruda, compiuto mentre giaceva nel letto d'ospedale: la devastazione, sempre per ordine di Pinochet, delle sue proprietà. L'ultima moglie pubblicò postuma l'autobiografia su cui Neruda aveva lavorato sino al giorno prima di morire, suscitando il risentimento di Pinochet per le dure critiche contro la brutalità della dittatura. Anche di Matilde Urrutia venne pubblicata, nel 1986, un'autobiografia sul periodo trascorso con Neruda, dal titolo Mi vida junto a Pablo Neruda; le opere di Neruda vennero riabilitate e rimesse in commercio nel 1990, dopo la caduta della dittatura. Le tre abitazioni possedute da Neruda in Cile, La Chascona a Santiago, La Sebastiana a Valparaiso, e la Casa de Isla Negra sono oggi musei, gestiti dalla Fondazione Neruda.
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Il tuo sorrisoPablo NerudaToglimi il pane, se vuoi,
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Poveri poeti (Cento sonetti d'amore, LIX)Pablo NerudaPoveri poeti che la vita e la morteperseguitaron con la stessa cupa tenacia, poi son coperti d'impassibil pompa, abbandonati al rito e al dente funerario. Essi - oscuri come pietruzze - ora dietro gli alteri cavalli, distesi vanno, alfine governati dagli intrusi, tra i becchini, a dormire senza silenzio. Anzi, ormai sicuri che il morto è morto fanno delle esequie un festino miserabile con tacchini, maiali e altri oratori. Spirarono la loro morte e allora l'offesero: solo perché la loro bocca è chiusa e più non può rispondere al canto. |
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Donna Completa (Cento sonetti d'amore, XII)Pablo NerudaDonna completa, mela carnale, luna calda,denso aroma d'alghe, fango e luce pestati, quale oscura chiarità s'apre tra le tue colonne? Quale antica notte tocca l'uomo con i suoi sensi? Ahi, amare è un viaggio con acqua e con stelle, con aria soffocata e brusche tempeste di farina: amare è un combattimento di lampi e due corpi da un solo miele sconfitti. Bacio a bacio percorro il tuo piccolo infinito, i tuoi margini, i tuoi fiumi, i tuoi villaggi minuscoli, e il fuoco genitale trasformato in delizia corre per i sottili cammini del sangue fino a precipitarsi come un garofano notturno, fino a essere e non essere che un lampo nell'ombra. |
Questa è la casa... (Cento sonetti d'amore, LXXV)Pablo NerudaQuesta è la casa...(Cento sonetti d’amore, LXXV)Questa è la casa, il mare e la bandiera. Erravamo per altri lunghi muri. Non trovavamo porta né suono dall'assenza, come dopo morti. E alfin la casa apre il suo silenzio, entriamo a calpestare l'abbandono, i topi morti e l'addio vuoto, l'acqua che pianse nelle tubature. Pianse, pianse la casa notte e giorno, gemette con i ragni, socchiusa, si sgranò dai suoi occhi neri, e ora d'improvviso la ritorniam viva, la popoliamo e non ci riconosce: deve fiorire, e non si ricorda. |
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Due amanti felici (Cento sonetti d'amore, XLVIII)Pablo NerudaDue amanti felici fanno un solo pane,una sola goccia di luna nell'erba, lascian camminando due ombre che s'uniscono, lasciano un solo sole vuoto in un letto. Di tutte le verità scelsero il giorno: non s'uccisero con fili, ma con un aroma e non spezzarono la pace né le parole. E' la felicità una torre trasparente. L'aria, il vino vanno coi due amanti, gli regala la notte i suoi petali felici, hanno diritto a tutti i garofani. Due amanti felici non hanno fine né morte, nascono e muoiono più volte vivendo, hanno l'eternità della natura |
Saprai che non t’amo e che t’amo (Cento sonetti d’amor, XLIV)Pablo NerudaSaprai che non t'amo e che t'amoperché la vita è in due maniere, la parola è un'ala del silenzio, il fuoco ha una metà di freddo. Io t'amo per cominciare ad amarti, per ricominciare l'infinito, per non cessare d'amarti mai: per questo non t'amo ancora. T'amo e non t'amo come se avessi nelle mie mani le chiavi della gioia e un incerto destino sventurato. Il mio amore ha due vite per amarti. Per questo t'amo quando non t'amo e per questo t'amo quando t'amo. |
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E' oggi (Cento sonetti d’amor, XLIX)Pablo NerudaE' oggi: tutto l'ieri andò cadendoentro dita di luce e occhi di sogno, domani arriverà con passi verdi: nessuno arresta il fiume dell'aurora. Nessuno arresta il fiume delle tue mani, gli occhi dei tuoi sogni, beneamata, sei tremito del tempo che trascorre tra luce verticale e sole cupo, e il cielo chiude su te le sue ali portandoti, traendoti alle mie braccia con puntuale, misteriosa cortesia. Per questo canto il giorno e la luna, il mare, il tempo, tutti i pianeti, la tua voce diurna e la tua pelle notturna. |
Ancora abbiamo perso questo tramonto(Venti poesie d'amore..., X)Pablo NerudaAncora abbiamo perso questo tramonto.Nessuno stasera ci vide con le mani unite mentre il vento azzurro cadeva sopra il mondo. Ho visto dalla mia finestra la festa del ponente sui monti lontani. A volte, come una moneta si incendiava un pezzo di sole tra le mani. Io ti ricordavo con l'anima stretta da quella tristezza che tu mi conosci. Allora dove eri ? Tra quali genti? Che parole dicendo? Perchè mi arriva tutto l'amore d'un colpo quando mi sento triste e ti sento così lontana? Cadde il libro che sempre si prende nel tramonto e come un cane ferito ai miei piedi rotolò la mia cappa. Sempre, sempre ti allontani nelle sera dove corre il tramonto cancellando statue. |
Il ramo rubatoNella notte entreremoa rubare un ramo fiorito. Passeremo il muro, nelle tenebre del giardino altrui, due ombre nell'ombra. Ancora non se n'é andato l'inverno, e il melo appare trasformato d'improvviso in cascata di stelle odorose. Nella notte entreremo fino al suo tremulo firmamento, e le tue piccole mani e le mie ruberanno le stelle. E cautamente nella nostra casa, nella notte e nell'ombra, entrerà con i tuoi passi il silenzioso passo del profumo e con i piedi stellati il corpo chiaro della Primavera. |
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Pablo NerudaNuda sei semplice come una delle tue mani,liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente, hai linee di luna, strade di mela, nuda sei sottile come il grano nudo. Nuda sei azzurra come la notte a Cuba, hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli, nuda sei enorme e gialla come l'estate in una chiesa d'oro. Nuda sei piccola come una delle tue unghie, curva, sottile, rosea finché nasce il giorno e t'addentri nel sotterraneo del mondo. come in una lunga galleria di vestiti e di lavori: la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia e di nuovo torna a essere una mano nuda. |
Ape bianca (Venti poesie d'amore ..., VIII)Pablo NerudaApe bianca, ebbra di miele, ronzi nella mia animae ti torci in lente spirali di fumo. Sono il disperato, la parola senza eco, quello che ha perduto tutto, quello che tutto aveva. Mio ultimo ormeggio, in te cigola la mia ultima ansia. Nella mia terra deserta sei l'ultima rosa. Ah silenziosa! Chiudi i tuoi occhi profondi. Lì aleggia la notte. Ah denuda il tuo corpo di statua timorosa. Hai occhi profondi dove batte le ali la notte. Fresche braccia di fiore e grembo di rosa. I tuoi seni sembrano conchiglie bianche. Si è addormentata sul tuo ventre una farfalla d'ombra. Ah silenziosa! Ecco qui la solitudine del luogo ove non sei. Piove. Il vento del mare caccia gabbiani erranti. L'acqua cammina scalza per le strade bagnate. Da quell'albero si lamentano, come malati, le foglie. Ape bianca, assente, ancora ronzi nella mia anima. Rivivi nel tempo, snella e silenziosa. Ah silenziosa! |
Canzone del maschioe della femmina!Canzone del maschio e della femmina!Il frutto dei secoli, che spreme il suo succo nelle nostre vene. La mia anima si diffonde nella tua carne distesa per uscire migliorata da te, il cuore si disperde stirandosi come una pantera, e la mia vita, sbriciolata, si annoda a te come la luce alle stelle! Mi ricevi come il vento la vela. Ti ricevo come il solco il seme. Addormentati sui miei dolori se i miei dolori se i miei dolori non ti bruciano, legati alle mie ali, forse le mie ali ti porteranno, dirigi i miei desideri, forse ti duole la loro lotta. Tu sei l'unica cosa che possiedo da quando persi la mia tristezza! Lacerami come una spada o senti come un'antenna! Baciami, mordimi, incendiami, che io vengo alla terra solo per il naufragio dei miei occhi di maschio nell'acqua infinita dei tuoi occhi di femmina! |
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Posso scrivere i versi...(Venti poesie d'amore..., XX)Pablo NerudaPosso scrivere i versi più tristi stanotte.Scrivere, per esempio. "La notte è stellata, e tremano, azzurri, gli astri in lontananza". E il vento della notte gira nel cielo e canta. Posso scrivere i versi più tristi stanotte. Io l'ho amata e a volte anche lei mi amava. In notti come questa l'ho tenuta tra le braccia. L'ho baciata tante volte sotto il cielo infinito. Lei mi ha amato e a volte anch'io l'amavo. Come non amare i suoi grandi occhi fissi. Posso scrivere i versi più tristi stanotte. Pensare che non l'ho più. Sentire che l'ho persa. Sentire la notte immensa, ancor più immensa senza di lei. E il verso scende sull'anima come la rugiada sul prato. Poco importa che il mio amore non abbia saputo fermarla. La notte è stellata e lei non è con me. Questo è tutto. Lontano, qualcuno canta. Lontano. La mia anima non si rassegna d'averla persa. Come per avvicinarla, il mio sguardo la cerca. Il mio cuore la cerca, e lei non è con me. La stessa notte che sbianca gli stessi alberi. Noi, quelli d'allora, già non siamo gli stessi. Io non l'amo più, è vero, ma quanto l'ho amata. La mia voce cercava il vento per arrivare alle sue orecchie. D'un altro. Sarà d'un altro. Come prima dei miei baci. La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti. Ormai non l'amo più, è vero, ma forse l'amo ancora. E' così breve l'amore e così lungo l'oblio. E siccome in notti come questa l'ho tenuta tra le braccia, la mia anima non si rassegna d'averla persa. Benchè questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa, e questi gli ultimi versi che io le scrivo. |
Perchè tu possa ascoltarmi (Venti poesie d'amore..., V)Pablo NerudaPerchè tu possa ascoltarmile mie parole si fanno sottili, a volte, come impronte di gabbiani sulla spiaggia. Collana, sonaglio ebbro per le tue mani dolci come l'uva. E le vedo ormai lontane le mie parole. Più che mie sono tue. Come edera crescono aggrappate al mio dolore antico. Così si aggrappano alle pareti umide. E' tua la colpa di questo gioco cruento. Stanno fuggendo dalla mia buia tana. Tutto lo riempi tu, tutto lo riempi. Prima di te hanno popolato la solitudine che occupi, e più di te sono abituate alla mia tristezza. Ora voglio che dicano ciò che io voglio dirti perchè tu le ascolti come voglio essere ascoltato. Il vento dell'angoscia può ancora travolgerle. Tempeste di sogni possono talora abbatterle. Puoi sentire altre voci nella mia voce dolente. Pianto di antiche bocche, sangue di antiche suppliche. Amami, compagna. Non mi lasciare. Seguimi. Seguimi, compagna, su quest'onda di angoscia. Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole. Tutto ti prendi tu, tutto. E io le intreccio tutte in una collana infinita per le tue mani bianche, dolci come l'uva. |
La canzone disperataIl tuo ricordo emerge dalla notte in cui sono.Il fiume riannoda al mare il suo lamento ostinato. Abbandonato come i moli all'alba. E' l'ora di partire, oh abbandonato! Sul mio cuore piovono fredde corolle. Oh sentina di rifiuti, feroce tana di naufraghi! In te si accumularono le guerre e i voli. Da te innalzarono le ali gli uccelli del canto. Tutto hai inghiottito, come la lontananza. Come il mare, come il tempo. Tutto in te fu naufragio! Era l'ora felice dell'assalto e del bacio. L'ora dello stupore che ardeva come un faro. Ansietà di nocchiero, furia di palombaro cieco, torbida ebbrezza d'amore, tutto in te fu naufragio! Nell'infanzia di nebbia la mia anima alata e ferita. Scopritore perduto, tutto in te fu naufragio! Ti attaccasti al dolore, ti aggrappasti al desiderio. Ti abbattè la tristezza, tutto in te fu naufragio! Feci retrocedere la muraglia d'ombra, andai oltre il desiderio e l'atto. Oh carne, carne mia, donna che amai e persi, te, in quest'ora umida, evoco e canto. Come una coppa albergasti l'infinita tenerezza, e l'infinito oblio t'infranse come una coppa. Era la nera, nera solitudine delle isole, e lì, donna d'amore, mi accolsero le tue braccia. Era la sete e la fame, e tu fosti la frutta. Erano il dolore e le rovine, e tu fosti il miracolo. Ah donna, non so come hai potuto contenermi nella terra della tua anima, nella croce delle tue braccia! Il mio desiderio di te fu il più terribile e corto, il più sconvolto ed ebbro, il più teso e avido. Cimitero di baci, c'é ancora fuoco nelle tue tombe, ancora ardono i grappoli sbeccuzzati d'uccelli. Oh la bocca morsa, oh le baciate membra, oh gli affamati denti, oh i corpi intrecciati. Oh la copula pazza di speranza e di vigore in cui ci annodammo e ci disperammo. E, la tenerezza, lieve come l'acqua e la farina. E la parola appena incominciata sulle labbra. Questo fu il mio destino e in lui viaggiò il mio anelito, e in lui cadde il mio anelito, tutto in te fu naufragio! Oh sentina di rifiuti, in te tutto cadeva, che dolore non spremesti, che dolore non ti soffoca. Di caduta in caduta ancora fiammeggiasti e cantasti. In piedi come un marinaio sulla prua di una nave. Ancora fioristi in canti, ancora prorompesti in correnti. Oh sentina di rifiuti, pozzo aperto e amaro. Pallido palombaro cieco, sventurato fromboliere, scopritore perduto, tutto in te fu naufragio! E' l'ora di partire, la dura e fredda ora che la notte lega ad ogni orario. Il cinturone rumoroso dei mare cinge la costa. Sorgono stelle fredde, emigrano neri uccelli. Abbandonato come i moli nell'alba. Solo l'ombra tremula si contorce nelle mie mani. Ah più in là di ogni cosa. Ah più in là di ogni cosa. E' l'ora di partire. Oh abbandonato! |
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Bimba bruna e flessuosa (Venti poesie d'amore..., XIX)Pablo NerudaBimba bruna e flessuosa, il sole che fa la frutta,quello che riempie il grano, quello che piega le alghe, ha fatto il tuo corpo allegro, i tuoi occhi luminosi e la tua bocca che ha il sorriso dell'acqua. Un sole nero e ansioso si attorciglia alle matasse della tua nera chioma, quando allunghi le braccia. Tu giochi con il sole come un ruscello e lui ti lascia negli occhi due piccoli stagni scuri. Bimba bruna e flessuosa, nulla mi avvicina a te. Tutto da te mi allontana, come dal mezzogiorno ... Sei la delirante gioventù dell'ape, l'ebbrezza dell'onda, la forza della spiga. Eppure il mio corpo cupo ti cerca, e amo il tuo corpo allegro, la tua voce disinvolta e sottile. Farfalla bruna dolce e definitiva come il campo di grano e il sole, il papavero e l'acqua. |
Per il mio cuore...(Venti poesie d'amore..., XII)Pablo NerudaPer il mio cuore basta il tuo petto,per la tua libertà bastano le mie ali. Dalla mia bocca arriverà fino in cielo ciò che stava sopito sulla tua anima. E' in te l'illusione di ogni giorno. Giungi come la rugiada sulle corolle. Scavi l'orizzonte con la tua assenza. Eternamente in fuga come l'onda. Ho detto che cantavi nel vento come i pini e come gli alberi maestri delle navi. Come quelli sei alta e taciturna. E di colpo ti rattristi, come un viaggio. Accogliente come una vecchia strada. Ti popolano echi e voci nostalgiche. Io mi sono svegliato e a volte migrano e fuggono gli uccelli che dormivano nella tua anima. |
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E’ il mattino pieno...(Venti poesie d'amore..., IV)Pablo NerudaE’ il mattino pieno di tempestanel cuore dell’estate. Come bianchi fazzoletti d’addio viaggiano le nubi, il vento le scuote con le sue mani viaggianti. Cuore innumerevole del vento che palpiti sul nostro silenzio innamorato. Ronzando tra gli alberi, orchestrale e divino, come una lingua piena di guerre e di canti. Vento che porti in ratto rapido il fogliame e devii le frecce palpitanti degli uccelli. Vento che l’abbatte in onda senza spuma e in sostanza senza peso, e fuochi inclinati. Si rompe e si sommerge il suo volume di baci combattuto sulla porta del vento dell’estate. |
Qui io ti amo (Venti poesie d'amore..., XVIII)Pablo NerudaQui io ti amo.Tra pini scuri si srotola il vento. Brilla fosforescente la luna su acque erranti. Passano giorni uguali, inseguendosi l'un l'altro. Si dirada la nebbia in figure danzanti. Un gabbiano d'argento si stacca dal tramonto. A volte una vela. Alte, alte stelle. O la croce nera di una nave. Solo. A volte mi alzo all'alba e persino la mia anima è umida. Suona, risuona il mare lontano. Questo è un porto. Qui io ti amo. Qui io ti amo e invano l'orizzonte ti occulta. Ti sto amando anche in mezzo a queste cose fredde. A volte vanno i miei baci su quelle navi gravi, che corrono sul mare dove non arriveranno. Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore. Sono più tristi le banchine quando ormeggia la sera. Si stanca la mia vita inutilmente affamata. Amo quel che non ho. Tu sei così distante. La mia noia lotta con lenti crepuscoli. Ma poi giunge la notte e inizia a cantarmi. La luna proietta la sua pellicola di sogno. Mi guardano con i tuoi occhi le stelle più grandi. E poiché io ti amo, i pini nel vento vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie metalliche. |
Canti e a Sole e a CieloCanti e a Sole e Cielo col tuo cantola tua voce sgrana il cereale del giorno, parlano i pini con la lor lingua verde: gorgheggiano tutti Il uccelli dell'inverno. Il mare empie le sue cantine di passi, di campane, di catene e di gemiti, tintinnano metalli e utensili, suonano le ruote della carovana. Ma solo la tua voce ascolto e sale la tua voce con volo e precisione di freccia, scende la tua voce con gravità di pioggia, la tua voce sparge altissime spade, torna la tua voce carica di viole e quindi m'accompagna per il cielo. |
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Saprai che non t'amoSaprai che non t'amo e che t'amoperché la vita è in due maniere, la parola è un'ala del silenzio, il fuoco ha una metà di freddo. Io t'amo per cominciare ad amarti, per ricominciare l'infinito, per non cessare d'amarti mai: per questo non t'amo ancora. T'amo e non t'amo come se avessi nelle mie mani le chiavi della gioia e un incerto destino sventurato. Il mio amore ha due vite per amarti. Per questo t'amo quando non t'amo e per questo t'amo quando t'amo. |
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Mi piaci quando taci...(Venti poesie d'amore..., XV)Pablo NerudaMi piaci quando taci perché sei come assente,e mi ascolti da lontano, e la mia voce non ti tocca. Sembra che si siano dileguati i tuoi occhi e che un bacio ti abbia chiuso la bocca. Siccome ogni cosa è piena della mia anima tu emergi dalle cose, piena dell'anima mia. Farfalla di sogno, assomigli alla mia anima, e assomigli alla parola malinconia. Mi piaci quando taci e sei come distante. Sembri lamentarti, farfalla che tuba. E mi ascolti da lontano e la mia voce non ti giunge: lascia che io taccia con il silenzio tuo. Lascia che ti parli anche con il tuo silenzio chiaro come una lampada, semplice come un anello. Sei come la notte, silenziosa e stellata. Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice. Mi piaci quando taci perché sei come assente. Distante e dolorosa come se fossi morta. Poi basta una parola, un sorriso. E sono felice, felice che non sia vero. |
La regina (I versi del capitano)Pablo NerudaIo ti ho nominato regina.Ve n'è di più alte di te, di più alte. Ve né di più pure di te, di più pure. Ve né di più belle di te, di più belle. Ma tu sei la regina. Quando vai per le strade nessuno ti riconosce. Nessuno vede la tua corona di cristallo, nessuno guarda il tappeto d'oro rosso che calpesti dove passi, il tappeto che non esiste. E quando t'affacci tutti i fiumi risuonano nel mio corpo, scuotono il cielo le campane, e un inno empie il mondo. Tu sola ed io, tu sola ed io, amor mio, lo udiamo. |
Se un giorno il tuo cuore si fermaSe un giorno il tuo cuore si ferma,se qualcosa smette di bruciare per le tue vene, se la voce dalla bocca ti esce senza divenire parola, se le tue mani si scordano di volare e s'addormentano, Matilde, amore, lascia le tue labbra socchiuse perché quel tuo ultimo bacio deve durare con me, deve restare immobile per sempre sulla tua bocca perché così accompagni anche me nella mia morte. Morirò baciando la tua folle bocca fredda, abbracciando il grappolo perduto del tuo corpo, e cercando la luce dei tuoi occhi serrati. E così quando la terra riceverà il nostro abbraccio andremo confusi in una sola morte a vivere per sempre l'eternità di un bacio. |
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L'infinita (I versi del capitano)Pablo NerudaVedi queste mani? Han misuratola terra, han separato i minerali e i cereali, han fatto la pace e la guerra, hanno abbattuto le distanze di tutti i mari, di tutti i fiumi, e tuttavia quando percorrono te, piccola, grano di frumento, allodola, non riescono a comprenderti, si stancano raggiungendo le colombe gemelle che riposano o volano sul tuo petto, percorrono le distanze delle tue gambe, si avvolgono alla luce della tua cintura. Per me sei un tesoro più colmo d'immensità che non il mare e i grappoli, e sei bianca e azzurra e vasta come la terra nella vendemmia. In questo territorio, dai tuoi piedi alla tua fonte, camminando, camminando, camminando, passerò la mia vita." |
Corpo di donna...(Venti poesie d'amore..., I)Pablo NerudaCorpo di donna, bianche colline, cosce bianche,tu rassomigli al mondo nel tuo atteggiamento d'abbandono. Il mio corpo di contadino selvaggio ti scava e fa saltare il figlio dal fondo della terra. Sono stato solo come una galleria. Da me fuggivano gli uccelli e in me la notte entrava con la sua invasione possente. Per sopravvivermi ti ho forgiata come un'arma, come una freccia al mio arco, come una pietra nella mia fionda. Ma cade l'ora della vendetta, e ti amo. Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo. Ah le coppe del petto! Ah gli occhi dell'assenza! Ah la rosa del pube! Ah la tua voce lenta e triste! Corpo di donna mia, persisterò nella tua grazia. La mia sete, la mia ansia senza limite, la mia strada indecisa! Oscuri fiumi dove la sete eterna continua, e la fatica continua, e il dolore infinito. |
Abbiamo perso...Abbiamo perso anche questo crepuscolo.Nessuno ci ha visto stasera mano nella mano mentre la notte azzurra cadeva sul mondo. Ho visto dalla mia finestra la festa del tramonto sui monti lontani. A volte, come una moneta mi si accendeva un pezzo di sole tra le mani. Io ti ricordavo con l'anima oppressa da quella tristezza che tu mi conosci. Dove eri allora? Tra quali genti? Dicendo quali parole? Perchè mi investirà tutto l'amore di colpo quando mi sento triste e ti sento lontana? E' caduto il libro che sempre si prende al crepuscolo e come cane ferito il mantello mi si è accucciato tra i piedi. Sempre, sempre ti allontani la sera e vai dove il crepuscolo corre cancellando statue. |
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La lettera lungo la stradaPablo NerudaAddio, ma con mesarai, verrai dentro una goccia di sangue che circolerà nelle mie vene, o fuori, bacio che mi brucia il volto o cinturone di fuoco nella mia cintola. Dolce mia, accogli il grande amore che uscì dalla mia vita e che in te non trovava territorio come l'esploratore sperduto nell'isola del pane e del miele. Io ti trovai dopo la tormenta, la pioggia lavò l'aria e nell'acqua i tuoi dolci piedi brillarono come pesci. Adorata, vado alle mie battaglie. Graffierò la terra per farti una grotta lì il tuo Capitano t'attenderà con fiori nel letto. Non pensar più, mia dolcezza, al tormento che passò tra di noi come un fulmine di fosforo lasciandoci forse la sua bruciatura. Venne anche la pace, perché torno a lottare alla mia terra, e poiché ho il cuore completo con la parte di sangue che mi desti per sempre, e poiché reco le mani piene del tuo essere nudo, guardami, guardami, guardami per il mare, che vado raggiante, guardami per la notte che navigo, e mare e notte sono gli occhi tuoi. Non sono uscito da te quando m'allontana. Ora ti racconterò: la mia terra sarà tua, vado a conquistarla, non solo per darla a te, ma per tutti, per tutto il mio popolo. Un giorno il ladro uscirà dalla sua torre. E l'invasore sarà espulso. Tutti i frutti della vita cresceranno nelle mie mani, prima abituati alla polvere da sparo. E saprò accarezzare i nuovi fiori, perché tu m'insegnasti la tenerezza. Dolce mia, adorata, verrai con me a lottare a corpo a corpo perché nel mio cuore vivono i tuoi baci come bandiere rosse, e se cado, non solo mi coprirà la terra, ma questo grande amore che mi recasti e che visse circolando nel mio sangue. Verrai con me, in quell'ora ti attendo, in quell'ora e in tutte le ore, in tutte le ore ti attendo. E quando verrà la tristezza che odio a bussare alla tua porta, dille che io ti attendo; e quando la solitudine vorrà che cambi l'anello in cui sta scritto il mio nome, di' alla solitudine che parli con me, che io dovetti andarmene perché sono un soldato, e che là dove sono, sotto la pioggia o sotto il fuoco, amor mio, t'attendo, t'attendo nel deserto più duro e presso il limone fiorito: in ogni parte dove sia la vita, dove la primavera sta nascendo, amore mio, t'attendo. Quando ti diranno « Quell'uomo non t'ama. » , ricorda che i miei piedi son soli in quella notte, e cerca i dolci e piccoli piedi che adoro. Amore, quando ti diranno che t'ho dimenticata, e anche se sarò io a- dirlo, quando io te lo dirò, non credermi chi e come potrebbe reciderti dal mio petto, e chi raccoglierebbe il mio sangue quando verso di te m'andassi dissanguando? Me neppure posso dimenticare il mio popolo. Vado a lottare in ogni strada, dietro ogni pietra. Anche il tuo amore m'aiuta: È un fiore chiuso che ogni volta mi empie del suo aroma e che s'apre d'improvviso dentro di me come una grande stella. Amore mio, è notte. L'acqua nera, il mondo addormentato, mi circondano. Poi verrà l'aurora, e nel frattempo io ti scrivo per dirti: « Ti amo » . Per dirti: « Ti amo » , cura, pulisci, innalza, difendi il nostro amore, anima mia. Io te lo lascio come se lasciassi un pugno di terra con semi. Dal nostro amore nasceranno vite. Nel nostro amore berranno acqua. Forse arriverà un giorno in cui un uomo e una donna, uguali a noi, toccheranno questo amore, e ancora avrà forza per bruciare le mani che lo toccheranno. Chi fummo? Che importa? Toccheranno questo fuoco, e il fuoco, dolce mia, dirà il tuo semplice nome e il mio, il nome che tu sola sapesti, perché tu sola sulla terra sai chi sono, e perché nessuno mi conobbe come una, come una sola delle tue mani, perché nessuno seppe come, né quando, il mio cuore stette ardendo: solamente i tuoi grandi occhi grigi lo seppero, la tua grande bocca, la tua pelle, i tuoi seni, il tuo ventre, le tue viscere e l'anima tua che io risvegliai perché restasse a cantare fino alla fine della vita. Amore, t'attendo. Addio, amore, t'attendo. Amore, amore, t'attendo. Così questa lettera termina senza nessuna tristezza: sono fermi i miei piedi sulla terra, la mia mano scrive questa lettera lungo la strada, e in mezzo alla vita sarò sempre vicino all'amico, di fronte al nemico, col tuo nome sulle labbra, e un bacio che giammai s'allontanò dalla tua bocca. |
Ah vastità di pini (Venti poesie d'amore..., III)Pablo NerudaAh vastità di pini, rumore d'onde che si frangono,lento gioco di luci, campana solitaria, crepuscolo che cade nei tuoi occhi, bambola chiocciola terrestre, in te la terra canta! In te i fiumi cantano e in essi l'anima mia fugge come tu desideri e verso dove tu vorrai. Segnami la mia strada nel tuo arco di speranza e lancerò in delirio il mio stormo di frecce. Intorno a me sto osservando la tua cintura di nebbia e i1 tuo silenzio incalza le mie ore inseguite, e sei tu ton le tue braccia di pietra trasparente dove i miei baci si ancorano e la mia umida ansia s'annida. Ah la tua voce misteriosa che l'amore tinge e piega nel crepuscolo risonante e morente! Così in ore profonde sopra i campi ho visto piegarsi le spighe sulla bocca del vento. |
Il tuo sorrisoToglimi il pane, se vuoi,toglimi l'aria, ma non togliermi il tuo sorriso. Non togliermi la rosa, la lancia che sgrani, l'acqua che d'improvviso scoppia nella tua gioia, la repentina onda d'argento che ti nasce. Dura è la mia lotta e torno con gli occhi stanchi, a volte, d'aver visto la terra che non cambia, ma entrando il tuo sorriso sale al cielo cercandomi ed apre per me tutte le porte della vita. Amor mio, nell'ora più oscura sgrana il tuo sorriso, e se d'improvviso vedi che il mio sangue macchia le pietre della strada, ridi, perché il tuo riso sarà per le mie mani come una spada fresca. |
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Giochi ogni giorno (Venti poesie d'amore..., XIV)Pablo NerudaGiochi ogni giorno con la luce dell'universo.Sottile visitatrice, giungi nel fiore e nell'acqua. Sei più di questa bianca testina che stringo come un grappolo tra le mie mani ogni giorno- A nessuno rassomigli da che ti amo. Lasciami stenderti tra ghirlande gialle. Chi scrive il tuo nome a lettere di fumo tra le stelle del sud? Ah lascia che ti ricordi come eri allora, quando ancora non esistevi. Improvvisamente il vento ulula e sbatte la mia finestra chiusa. Il cielo è una rete colma di pesci cupi. Qui vengono a finire tutti i venti, tutti. La pioggia si denuda. Passano fuggendo gli uccelli. Il vento. Il vento. lo posso lottare solamente contro la forza degli uomini. Il temporale solleva in turbine foglie oscure e scioglie tutte le barche che iersera s'ancorarono al cielo. Tu sei qui. Ah tu non fuggi. Tu mi risponderai fino all'ultimo grido. Raggomitolati al mio fianco come se avessi paura. Tuttavia qualche volta corse un'ombra strana nei tuoi occhi. Ora, anche ora, piccola, mi rechi caprifogli, ed hai anche i seni profumati. Mentre il vento triste galoppa uccidendo farfalle io ti amo, e la mia gioia morde la tua bocca di susina. Quanto ti sarà costato abituarti a me, alla mia anima sola e selvaggia, al mio nome che tutti allontanano. Abbiamo visto ardere tante volte l'astro baciandoci gli occhi e sulle nostre, teste ergersi i crepuscoli in ventagli giranti. Le mie parole piovvero su di te accarezzandoti. Ho amato da tempo il tuo corpo di madreperla soleggiata. Ti credo persino padrona dell'universo. Ti porterò dalle montagne fiori allegri, copihues, nocciole oscure, e ceste silvestri di baci. Voglio fare con te ciò che la primavera fa con i ciliegi |
Sono andato segnando (Venti poesie d'amore..., XIII)Pablo NerudaSono andato segnando con croci di fuocol’atlante bianco del tuo corpo. La mia bocca era un ragno che passava nascondendosi. In te, dietro te, timoroso, assetato. Storie da raccontarti sulla riva del crepuscolo bambola triste e dolce, perché non fossi triste. Un cigno, un albero, qualcosa di lontano e di felice. Il tempo dell’uva, il tempo maturo e fruttifero. Io che vissi nel porto da dove ti amavo. La solitudine attraversata dal sogno e dal silenzio. Rinchiuso tra il mare e la tristezza. Silenzioso, delirante, tra due gondolieri immobili. Tra le labbra e la voce, qualcosa va morendo. Qualcosa con ali d’uccello, qualcosa d’angoscia e d’oblio. Così come le reti non trattengono l’acqua. Bambola mia, restano appena gocce che tremano. Tuttavia qualcosa canta tra queste parole fugaci. Qualcosa canta, qualcosa sale fino alla mia avida bocca. Oh poterti celebrare con tutte le parole della gioia. Cantare, ardere, fuggire, come un campanile nella mani di un pazzo. Triste tenerezza mia, cosa diventi d’improvviso? Quando son giunto al vertice più ardito e freddo il mio cuore si chiude come un fiore notturno. |
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Nella sua fiamma mortale (Venti poesie d'amore..., II)Pablo NerudaNella sua fiamma mortale la luce ti avvolge.Assorta, pallida dolente, così disposta contro le vecchie eliche del crepuscolo che gira intorno a te. Muta, amica mia, sola nella solitudine di queste ore di morte e piena della vita del fuoco, pura ereditiera del giorno distrutto. Dal sole cade un grappolo sul tuo vestito oscuro. Le grandi radici della notte crescono d'improvviso dalla tua anima, e all'esterno tornano le cose in te nascoste, così che un villaggio pallido e azzurro appena sorto da te si alimenta. Oh grandiosa e feconda magnetica schiava del circolo che in nero e oro succede: eretta, tratta e ottiene una creazione si viva che soccombono i fiori, ed è piena di tristezza. |
Pensando, intrecciando ombre (Venti poesie d'amore..., XVII)Pablo NerudaPensando, intrecciando ombre nella profonda solitudine.Anche tu sei lontana, ah più lontana di tutti. Pensando, sciogliendo uccelli, svanendo immagini, seppellendo lampade. Campanili di brume, come lungi, lassù! Soffocando lamenti, macinando cupe speranze, mugnaio taciturno, ti cade bocconi la notte, lungi dalla città. La tua presenza è estranea a me come una cosa. Penso, cammino lungamente, la mia vita prima dite. La mia vita prima di tutti, la mia aspra vita. Il grido davanti al mare, tra le pietre, che corre libero, pazzo, nell’alito del mare. La furia triste, il grido, la solitudine del mare. Sbrigliato, violento, teso verso il cielo. Tu, donna, ch’eri lì, qual riga, qual legno di quell’immenso ventaglio? Eri lontana come ora. Incendio nel bosco! Arde in croci azzurre. Arde, arde, fiammeggia, scintilla in alberi di luce. Si abbatte, crepita. Incendio, incendio. E la mia anima danza ferita da scintille di fuoco. Chi chiama? Quale silenzio popolato d’echi? Ora della nostalgia, ora della gioia, ora della solitudine. Ora mia tra tutte! Tromba in cui il vento passa cantando. Tanta passione di pianto annodata al mio corpo. Scossa di tutte le radici, assalto di tutte le onde! Ruotava, allegra, triste, interminabile, la mia anima. Pensando, sotterrando lampade nella profonda solitudine. Chi sei tu, chi sei? |
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Quasi fuori del cielo (Venti poesie d'amore..., XI)Pablo NerudaQuasi fuori del cielo si àncora tra due montagnela metà della luna. Girevole, errante notte, la scavatrice d’occhi. Vediamo quante stelle sbriciolate nella pozzanghera. Fa una nera croce tra le mie ciglia, fugge. Fucina di metalli azzurri, notti delle lotte silenziose, il mio cuore gira come un volante impazzito. Fanciulla venuta da così lontano, portata da così lontano, a volte il suo sguardo sfavilla sotto il cielo. Lamento, tempesta, turbine di furia, passa sopra il mio cuore, senza fermarti. Vento dei sepolcri trasporta, distruggi, disperdi la tua radice [sonnolenta. Sradica i grandi alberi dall’altro lato di lei. Ma tu, chiara bimba, domanda di fumo, spiga. Era quella che il vento andava formando con foglie illuminate. Dietro le montagne notturne, bianco giglio d’incendio, ah nulla posso dire! Era fatta di tutte le cose. Ansietà che apristi il mio cuore a coltellate, e ora di seguire altra strada, dove lei non sorrida. Tempesta che sotterrò le campane, torbido svolazzare di [tormente, perché toccarla ora, perché rattristarla. Ahi seguire la strada che si allontana da tutto, dove non stiano in agguato l’angoscia, la morte, l’inverno, con i loro occhi aperti tra la rugiada. |
Ti ricordo come eri (Venti poesie d'amore...,VI)Pablo NerudaTi ricordo come eri nell'ultimo autunno.Eri il berretto grigio e il cuore in calma. Nei tuoi occhi lottavano le fiamme del crepuscolo. E le foglie cadevano nell'acqua della tua anima. Stretta alle mie braccia come un rampicante, le foglie raccoglievano la tua voce lenta e in calma. Fuoco di stupore in cui la mia sete ardeva. Dolce giaciglio azzurro attorto alla mia anima. Sento viaggiare i tuoi occhi edè distante l'autunno: berretto grigio, voce d'uccello e cuore di casa verso cui emigravano i miei profondi aneliti e cadevano i miei baci allegri come brage. Cielo da un naviglio. Campo dalle colline: il tuo ricordo è di luce, di fumo, di stagno in calma! Oltre i tuoi occhi ardevano i crepuscoli. Foglie secche d'autunno giravano nella tua anima. |
Lentamente muorePablo NerudaLentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine,ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e non cambia il colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. Lentamente muore chi fa della televisione il suo guru Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco ed i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore ed ai sentimenti Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incerto pur di inseguire un sogno chi non si permette, almeno per una volta nella vita, di fuggire i consigli sensati Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare Muore lentamente chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce Evitiamo la morte a piccole dosi ricordando sempre che l’essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità |
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Chino sulle sere...(Venti poesie d'amore..., VII)Pablo NerudaChino sulle sere tiro le mie tristi retiai tuoi occhi oceanici. Lì si distende e arde nel più alto fuoco la mia solitudine che fa girare le braccia come un naufrago. Faccio rossi segnali ai tuoi occhi assenti che ondeggiano come il mare sulla riva di una faro. Conservi solo tenebre, donna distante e mia, dal tuo sguardo emerge a volte la costa del terrore. Chino sulle sere getto le mie tristi reti in quel mare che scuote i tuoi occhi oceanici. Gli uccelli notturni beccano le prime stelle che scintillano come la mia anima quando ti amo. Galoppa la notte sulla sua cavalla cupa spargendo spighe azzurre sul prato. |
Ebbro di trementina (Venti poesie d'amore..., IX)Pablo NerudaEbbro di trementina e di lunghi baci,estivo, guido il veliero delle rose, deviato verso la morte dell'esile giorno, fondato sulla solida frenesia marina. Pallido e ancorato alla mia acqua divorante passo nell'acre odore del clima scoperto, vestito ancora di grigio e di suoni amari, e una creta triste di schiuma abbandonata. Vado, duro di passioni, a cavallo della mia unica onda lunare, solare, ardente, e freddo, repentino, addormantato nella gola delle fortunate isole bianche e dolci come fianchi freschi. Trema nella notte umida il mio vestito di baci carico pazzamente di elettriche sollecitazioni, in modo eroico diviso in sogni e inebrianti rose che si praticano in me. Su per le acque, i nmezzo alle onde esterne, il tuo corpo parallelo si stringe alle mie braccia come un pesce infinitamente appiccicato alla mia anima rapido e lento nell'energia subceleste |
Nel mio cielo al crepuscolo (Venti poesie d'amore..., XVI)Pablo NerudaNel mio cielo al crepuscolo sei come una nubee il tuo colore e la forma sono come io li voglio. Sei mia, sei mia, donna dalle labbra dolci e vivono nella tua vita i miei sogni infiniti. La lampada della mia anima ti fa rosa i piedi, il mio acido vino è più dolce sulle tue labbra, oh mietitrice della mia canzone d’imbrunire, come ti sentono mia i miei sogni solitari! Sei mia, sei mia, vado gridando nella brezza della sera, e il vento trascina la mia voce vedova. Cacciatrice del fondo dei miei occhi, il tuo furto ristagna come l’acqua il tuo sguardo notturno. Nella rete della mia musica sei prigioniera, amor mio, e le mie reti di musica sono ampie come il cielo. La mia anima nasce sulla riva dei tuoi occhi a lutto. Nei tuoi occhi a lutto inizia il paese del sogno. |
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Non t'amo come se fossi rosa di sale (Cento sonetti d'amore, XVII)Pablo NerudaNon t'amo come se fossi rosa di sale, topazioo freccia di garofani che propagano il fuoco: t'amo come si amano certe cose oscure, segretamente, entro l'ombra e l'anima. T'amo come la pianta che non fiorisce e reca dentro di sè, nascosta, la luce di quei fiori; grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo il concentrato aroma che ascese dalla terra. T'amo senza sapere come, nè quando nè da dove, t'amo direttamente senza problemi nè orgoglio: così ti amo perchè non so amare altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei, così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno. |
ODE ALLA VITA Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, |
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Bibliografia essenziale
Tra le traduzioni ed edizioni italiane, degne di particolare nota sono:
Pubblicate in vita
Postume
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PENSIERI E FRASI DI PABLO NERUDA Toglimi il pane, se vuoi, toglimi l'aria, ma non togliermi il tuo sorriso. Non togliermi la rosa, la lancia che sgrani, l'acqua che d'improvviso scoppia nella tua gioia, la repentina onda d'argento che ti nasce. Dura è la mia lotta e torno con gli occhi stanchi, a volte, d'aver visto la terra che non cambia, ma entrando il tuo sorriso sale al cielo cercandomi ed apre per me tutte le porte della vita ... (da Il tuo sorriso) L'età ci copre come una pioggerella, interminabile e arido è il tempo, una penna di sale tocca il tuo volto, una gocciolatura rose il mio vestito: il tempo non distingue tra le mie mani o un volo d'arance tra le tue: punge con neve e con zappa la vita: la vita tua ch'è la vita mia. La vita mia che ti diedi s'empie d'anni, come il volume d'un grappolo... (da L'età ci copre come una pioggerella) Poveri poeti che la vita e la morte perseguitaron con la stessa cupa tenacia, poi son coperti d'impassibil pompa, abbandonati al rito e al dente funerario...(da Poveri poeti) ...Maledetto : solo l'umano ti perseguiti e dentro l'assoluto fuoco delle cose tu non possa consumarti, tu non possa perderti... (da Il generale Franco all'inferno) Eppure simile al ricordo della terra, simile al petroso splendore del metallo e del silenzio , popolo, patria e avena, è la tua vittoria. Avanza la tua bandiera sforacchiata, come il tuo petto, sulle cicatrici del tempo e della terra (da La vittoria delle armi del popolo) ... città , città di fuoco resisti finchè un giorno verremo, indios naufraghi, a toccare le tue mura col bacio dei figli che speravano di arrivare. Stalingrado ancora non c'è il secondo Fronte ma tu non cadrai. Anche se dovessi morire non morirai! Poichè gli uomini non hanno più morte e devono continuare a lottare dal punto in cui cadono finchè la vittoria non sia nelle tue mani anche se saranno stanche e onorate, perchè altre mani rosse, se cadranno le vostre, semineranno per il mondo le ossa dei tuoi eroi in modo che il tuo seme copra tutta la terra (da Canto a Stalingrado) Il mondo è mutato, la mia poesia è mutata. Una goccia di sangue caduta tra questi versi rimarrà viva su di essi, indelebile come l'amore ( dalla prefazione a Le furie e le pene ) Maledetti quelli che un giorno non guardarono; maledetti quelli che alla solenne patria non offrirono il pane ma le lacrime; maledette uniformi macchiate e sottane di odiosi, sudici cani da covo e sepoltura ... o dura Spagna i tuoi feroci padroni ti costringevano a non seminare, a non far produrre le miniere, a concentrarti sulle tombe. Non costruite scuole, non riempite i granai: pregate bestie pregate perchè un dio dal culo immenso come quello del re vi aspetta: Lassù avrete la vostra minestra. (da La Spagna povera per colpa dei ricchi) ... cuori spezzati, abbiate fede nei vostri morti! Essi non soltanto sono radici sotto le pietre macchiate di sangue, ma le loro bocche mordono ancora esplosivo e vanno all'attacco come oceani di ferro e ancora i loro pugni levati smentiscono la morte. (da Canto alle madri dei miliziani caduti) Capitano, combattente , là dove una bocca grida libertà, dove un orecchio ascolta, dove un alloro di liberi sboccia, Bolivar, capitano, si riconosce il tuo viso. (da Un canto per Bolivar ,Simon Bolivar (1783-1830) patriota venezuelano) Salve guerriglieri di tutte le regioni, toccate, toccate il sangue sotto la terra amata: attaccate gli stessi sinistri nemici, innalzate un'unica bandiera illuminata... (da Canto per la morte e la resurrezione di Luis Companys,(1883-1940) leader della sinistra catalana) Patria tu nascesti dai taglialegna, dai figli imbattezzati, dai falegnami, da quanti diedero una goccia di sangue alato, e oggi rinascerai aspramente da dove il traditore e il carceriere ti credono per sempre sprofondata. Come allora nascerai dal popolo (da America insorta ) Di nuovo la persecuzione oggi dilaga in Brasile lo insegue una fredda ingordigia dei mercanti di schiavi: da Wall Street hanno ordinato ai satelliti porcini di conficcare i canini nelle ferite del popolo, ed è cominciata la caccia in tutte le nostre Americhe distrutte da mercanti e carnefici (da Ancora i tiranni) Portarono qui i fucili carichi e ordinarono la strage spietata: trovarono qui un popolo che cantava, un popolo raccolto per dovere e per amore, e l'esile fanciulla cadde con la sua bandiera, e lo stupore del popolo vide cadere i morti con furia e con dolore. (da I nemici) La nostra lotta sarà in ogni luogo e nel nostro cuore queste bandiere che furono presenti alla vostra morte che si bagnarono del vostro angue si moltiplicheranno come le foglie dell'infinita primavera (da Sono qui) il giorno che in tutto il mondo noi aspettiamo in tanti: il giorno finale dei patimenti, un giorno di giustizia conquistata nella lotta... (da Sempre) |
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