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Alterazione
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atto ad effetto dell'alterare e dell'alterarsi (mutamento, turbamento) stato
fisico o psichico anormale - (chimica) mutamento
di un elemento a causa di agenti esterni. Alterazione
: mutamento dello stato naturale di una persona o di una cosa. Amuleto
(dal
latino amulétum) :
talismano, oggetto che si porta addosso per superstizione, credendolo atto ad
evitare un male o un pericolo. Amuleto
(etimologia incerta, forse dall’arabo himälah, pendaglio, o dal latino
amoliri, allontanare) :
oggetto di
varia materia (animale, vegetale, minerale) che avrebbe il potere di stornare
mali e pericoli da una persona, se questa lo reca indosso, o da una famiglia se
fissato su qualche luogo significativo della sua abitazione (porta, caminetto,
finestra). L’amuleto, non va confuso con il talismano,
poiché a quest’ultimo spetterebbe invece il compito di incentivare la fortuna
e la crescita dei beni. Il valore dell’amuleto, è dato o dalla natura della
materia stessa (oro, incorruttibilità; corallo, impedimento di malo infuso;
ambra, potere di magnetizzazione; erba ruta, contro l’invidia; ciclamino,
aiuto alle partorienti ecc…) o dalla forma sia naturale sia artificiale
(oggetti puntuti che infilzano il male, organi genitali che garantiscono la
fertilità, fasi lunari per diverse necessità ecc…). E’ presumibile che il
primo impiego di questo strumento magico debba farsi risalire alla più lontana
preistoria, come lascerebbero indurre numerosi reperti. L’amuleto tuttavia non
può essere considerato un tipico prodotto di culture primitive. Accertamenti
presso le comunità arcaiche viventi (Pigmei, Fungini, per esempio) hanno
infatti permesso di appurare che non vi è fra i loro membri una particolare
fioritura di pratiche scongiuratorie con oggetti del genere. Si può anzi
affermare che la ideazione e la fabbricazione di amuleti è sempre stata un
fenomeno ricorrente, connesso con lo sviluppo delle civiltà agricole, ma che
non ha conosciuto barriere tra campagna e città o fra le epoche storiche.
Limitandoci a accennare a qualche dato storico solo occidentale possiamo
affermare che larghissima fu la diffusione di amuleti nelle aree greca e romana,
dove spesso assunsero carattere priapico. La chiesa cristiana condannò tali usi
e col concilio di Costantinopoli (692) inflisse sei anni di scomunica ai
venditori di amuleti; ma gli amuleti, in particolare gli oggetti di ferro e le
scritte e le figure su pergamena, permasero inalterati nel favore popolare e
successivamente con l’interpretazione dei famosi bestiari e lapidari, si
trovarono rinnovati spunti e ispirazioni, tanto che si giunse a
una stretta correlazione fra astrologia e tempi di creazione degli
amuleti. La credenza nel potere dell’amuleto è tutt’altro che scomparsa dal
mondo moderno, anche se a prescindere dalle sacche di coltura ancora contadina.
Apotropaico (dal
greco apotropaioz,
che allontana i mali) che serve ad annullare o ad allontanare le influenze
maligne. Apotropaico (greco apotropaioz, che allontana, derivato da apotrepw, allontanare) : termine che indica tutto ciò che serve ad allontanare le influenze maligne. La varietà dei mezzi è vasta e di difficile interpretazione : si tratta in genere di tavolette o di oggetti in pietre rare e rappresentanti figure di animali o parti di essi, di mostri, di maschere gorgoniche, di membra umane (occhio, mano, fallo), su cui erano scritte formule magiche di origine orientale.
Araldica
:
scienza che studia gli stemmi gentilizi. Araldica (derivato da araldo) : disciplina che analizza, descrive e paragona gli stemmi, distintivi di comunità, famiglie e singoli individui. Per araldica, s’intende pertanto la scienza che tratta delle origini, conformazione e ripartizione di armi ed emblemi, secondo regole ben precise, ma che si formarono lentamente, nel corso dei secoli. Di solito, la prima apparizione di principi araldici si fa risalire al XII secolo, intendendosi invenzione nel mondo cavalleresco e derivata dalla necessità di ben caratterizzare l’araldo, in modo che fosse subito percepibile da quale “parte” venivano i suoi annunci. Sempre secondo codesta tesi, le insegne militari e i sigilli personali fornirono il primo gettito di materiale iconografico, atto ad ornare stemmi ed emblemi. Ipotesi formalmente ineccepibile, ma angusta sotto diversi aspetti. Scienza e arte dell’araldica, infatti, non furono e non sono stati solo un frutto dell’Europa medievale. Nella corrispettiva era giapponese, per esempio, e fra gli Amerindi del Nord America, blasoni di stirpe sono stati una viva realtà sino a poco tempo addietro, e così dicasi per gli emblemi delle classi di età o delle società segrete presso altre culture tradizionali o arcaiche. E’ altresì presumibile che in Occidente, non sempre s0ebbe una pura e semplice ideazione degli stemmi, bensì alla formazione d’essi poterono concorrere elementi figurali che erano stati insegne di schiatta, anteriori al 1100, ovvero che rivestivano significati non solamente etici o familiari, trattandosi di soggetti aventi riferimenti religiosi, anche precristiani, o iniziatici, talvolta. La storia dell’araldica si suole dividere in periodi più o meno lunghi. Con criterio della massima semplificazione possiamo dire che tre sono le divisioni cronologiche che hanno caratterizzato l’evolversi dell’araldica. Si distingueranno quindi: il periodo gotico-rinascimentale, valido sino alla metà del XVI secolo circa, e caratterizzato da una fioritura di stemmi sempre lineari e di un’armoniosa ricchezza; il periodo di transizione, che giunge sino alle soglie della rivoluzione francese e che per il proliferare degli ornamenti esteriori (elmi, cimieri, tocchi ecc…) può anche definirsi barocco; il periodo moderno, caratterizzato da riforme e correzioni, nella prima metà dello scorso secolo, e da una lenta e progressiva involuzione, laddove la scomparsa degli istituti monarchici ha determinato la decadenza dei titoli nobiliari. Oggi l’araldica è considerata disciplina ausiliaria delle ricerche storiche. Esaminiamo in brevi taluni dei principali elementi costitutivi dello stemma. Poiché lo si immagina imbracciato come uno scudo dicesi destro la parte a sinistra di chi guarda e viceversa. I colori del campo diconsi smalti e di norma sono il rosso, il nero, il verde, il porpora e l’azzurro, cui si aggiungono i metalli, cioè l’oro e l’argento e le pellicce rappresentate dal vaio e dall’ermellino. Si hanno in oltre varie combinazioni di smalti e metalli a seconda delle ripartizioni dello scudo; partizioni che si distinguono in pezze onorevoli e pezze araldiche o meno onorevoli. Molto varie le figure, potendo essere costituite da immagini tratte dai regni della natura o appartenenti al mito. Qualche esempio: si hanno stelle a sei, sette od otto raggi, sole e luna con volto umano; leone, leopardo, aquila (talvolta bicipite), gru, gamberi, conchiglie, lucertole, serpenti e idre, sirene, arpie, grifoni, liocorni, draghi,; alberi, fiori, torri, spade e così via. Sono elementi accessori ed eventuali gli elmi, le corone e i cappelli ecclesiastici che sovrastano o contornano lo stemma, i manti su cui eventualmente si accolla e i supporti, figure di varia natura che sorreggono e presentano lo stemma. Araldo
(dal
franco hariwald, agente dell'esercito) :
ufficiale che portava la sfida delle battaglie, le conclusioni delle paci, e che
bandiva i decreti dell'autorità centrale. Araldo (francese antico hiraut, dal franco hariwald, impiegato dell’esercito) : figura già esistente in epoca omerica come ausiliario del potere regale, quasi intermediario tra re e il popolo. Nella Grecia classica, l’araldo (chrue) aveva il compito di rendere pubblici i decreti e le leggi delle autorità e, talvolta, di fungere da ambasciatore o da messo inviolabile presso stranieri o nemici. Meno importante la figura dell’araldo in Roma, dove era semplicemente banditore di ordini negli uffici pubblici (praeco) e assistente dei sacerdoti nei sacrifici, oltre che banditore, negli uffici religiosi (calatores). Nel Medioevo l’araldo era un pubblico ufficiale, nobile o nobilitato all’atto della nomina, addetto alle corti dei sovrani e dei feudatari e agli ordini cavallereschi. Gli araldi vestivano un costume particolare e portavano come insegna un bastone con i colori della bandiera dello stemma; nei tornei esaminavano le armi dei partecipanti, provvedevano al regolare svolgimento della gara e proclamavano il vincitore; in caso di guerre avevano anche uffici militari come la proclamazione di guerra o di resa, di armistizio o di pace; partecipavano anche alle cerimonie solenni di corte e avevano incarichi di fiducia presso i sovrani stranieri. Dal XV secolo, cessando l’uso dei tornei, incominciò la decadenza del collegio degli araldi che presto sparì completamente; gli ufficiali araldici passarono ai consiglieri giudici d’armi e ai genealogisti di corte, quelli cerimoniali ai maestri di cerimonia. Arciere : tiratore d'arco, soldato armato d'arco. Arciere
(dal francese antico archer, derivato di arc, arco) :
tiratore con l’arco e soldato armato di arco. Nella Grecia storica i reparti
di arcieri,
non frequenti, sono
spesso composti di mercenari sciti o traci. Anche nell’esercito romano, ove
compaiono sul finire del III secolo a.C., gli arcieri erano reclutati nei paesi
orientali. Nell’alto Medioevo l’arco venne usato solo per la caccia, ma,
tornati in auge intorno al 1000, dapprima tra i Normanni e Anglosassoni, gli
arcieri costituirono nell’XI-XII secolo il nucleo delle milizie comunali
italiane e francesi. L’impiego di reparti di arcieri continuò sino al XVI
secolo. Arma
(toscano
letterario àrme, antico arme; latino arma) :
ogni arnese o strumento che serve a offesa o a difesa | arma
bianca, quella di punta e taglio| arma
da fuoco, quella esplodente, che si carica a polvere; arma
corta o insidiosa, di piccola lunghezza e tale che possa facilmente
nascondersi; arma da tiro, quella che
si scaglia, come aste, giavellotti, ecc.(detta
anche da lancio). Arma (latino arma)
termine che si riferisce a
ogni oggetto che gli uomini possono usare come mezzo di offesa e di difesa. In
generale perciò arma può essere considerato qualsiasi oggetto che venga
impiegato a tali fini (ad esempio un sasso o un bastone). In pratica però sono
chiamate armi solo quegli oggetti fabbricati appositamente per la guerra, la
difesa personale e la caccia. Si distinguono in armi da difesa (per esempio
scudo e corazza), che attualmente non sono più in uso negli eserciti moderni e
in armi da offesa, cui si allude normalmente quando si parla di armi. Le armi
bianche sono quelle che feriscono di punta o di taglio (spade, baionette,
pugnali, ecc…). Tanto le armi offensive quanto quelle difensive, oltre
all’impiego pratico, hanno sempre rivestito, nell’alveo etnologico,
un valore di insegne di rango o funzioni rituali; ovviamente, questi
altri aspetti sono divenuti preminenti laddove è giunta la colonizzazione di
stampo occidentale, quando addirittura non si sia registrata una completa
scomparsa delle armi tradizionali. Sotto un profilo categoriale le armi da
offesa si suddividono in tre categorie, cioè in armi da colpo, da taglio e da
lancio. Al primo gruppo appartengono la mazza (o clava) la lancia, e l’ascia
(o scure). La mazza si rintraccia in Oceania, in America e in talune zone
africane (golfo di Guinea, bacino nilotico, Nubia ed Etiopia meridionale). Il
materiale con cui si fabbrica una clava può essere litico o ligneo e varia le
dimensioni e le forme. Un perfezionamento è costituito dalla lancia, dapprima
ottenuta con un tempramento della
punta di un bastone (con il fuoco o con un lavoro di scheggiatura, negli
esemplari più rifiniti) e più tardi saldandovi punte litiche, ossee e di
conchiglia. Dalla lancia, solitamente di
ragguardevole grandezza, si distingue il giavellotto,
per le dimensioni minori che ne consentono l’uso come arma da lancio. Il terzo
prototipo della armi da colpo è rappresentato dall’ascia,
molto spesso a carattere cerimoniale (Amerindi del Nord America e Oceania), già
attrezzo di lavoro di molte popolazioni dell’epoca preistorica e dell’area
oceaniana e strumento guerresco, adoperato dagli Amerindi delle praterie (Tomahawk)
e da alcune delle più arcaiche comunità dell’area maleo-indonesiana.
Numerose le armi da taglio presenti anche in forme culturali pre o
a-metallurgiche; dall’amigdale del paleolitico inferiore ai pugnali litici,
ossei e di corno della Melanesia e dell’America. Spade e sciabole appartengono
invece a orizzonti culturali che incorporano le tecniche di lavorazione dei
metalli: comunità maleo-indonesiane ( famoso il pugnale serpentino Kris),
popoli turchi e giapponesi, fra gli altri. Fra le più caratteristiche spiccano
le bolas , l’arpone e il coltello da getto, a più punte. Le prime (costituite
da due o più sfere unite da corde e lanciate previo rapido movimento di
rotazione) possono considerarsi una forma intermedia di fra le armi da colpo e
quelle da lancio; sono state un’arma tipica dei popoli andini e pampeani (oggi
Gauchos, per la cattura degli animali), ma si sono individuate anche nell’Asia
settentrionale e fra alcune comunità di Eschimesi. L’arpione
è invece una specializzazione marinara della lancia, più attrezzo da pesca che
arma in senso stretto. Il coltello da getto plurilame, infine, è tipico di
alcune aree africane della savana e di tremenda efficacia; gli esemplari di
maggiori dimensioni, però, sono esclusivamente armi di rango o di parata. Una
posizione particolare è occupata dal boomerang,
l’arma tipica dell’area australiana, ma segnalato altresì, in forme meno
peculiari, in Africa, in Lapponia e in America settentrionale. Particolare
importanza rivestono le armi da lancio mediante congegno: arco,
cerbottana e propulsore. Altri tipi di questo
genere di armi sono: la fionda, presente nell’Oceania, nell’Asia
meridionale, nell’America nord-occidentale, e il lazo, usato in Lapponia e in
America, per la cattura di animali selvatici. Passiamo ora a considerare il
gruppo di armi difensive che abbiamo fatto rientrare in questa trattazione, cioè
corazze ed elmi. Si rintracciano: le corazzature dei “cavalieri calatafati”
diffuse dagli Hausa in tutto il Sudan (Africa) e
composte da cotte di maglia di ferro, elmi di cuoio e rivestimenti imbottiti di
cotone, estesi alla cavalcatura; casacche di cuoio indurito e corazze di piastre
lignee s’incontrano presso gli Amerindi del Nord-America e gli Irochesi nel
settentrione del nuovo continente (ma anche fra i popoli dell’Asia artica e
gli Eschimesi), mentre nell’America meridionale sono diffusi giubbotti o
ventriere di pelle fra la comunità del Chaco e della Patagonia, oltre che fra
gli Araucani.
Una completa armatura di fibre di cocco intrecciate è presente nelle
isole Gilbert, in Micronesia, e in alcune località della Nuova Guinea. Armaiolo
: chi fabbrica o vende armi --> ufficiale incaricato della conservazione e
manutenzione delle armi. Armaiolo (latino armaiuolo) : fu detto sin dal Medioevo l’artigiano-artista fabbricante di armi e corazze. Fra gli armaiolo si distinsero i Tedeschi e gli Italiani (milanesi e bresciani); in particolare, il XIV e XV secolo, furono dominati dagli armaioli milanesi che fornirono spade e armature a tutta la nobiltà europea. La più celebre famiglia di armaioli milanesi del XV secolo fu quella della Missaglia. Capolavori dell’arte degli armaioli sono raccolti in numerose armerie d’Europa: in Italia, nel Palazzo Ducale di Venezia, e nella collezione Pressmann al Bargello di Firenze. Gli armaioli si suddividevano in molteplici specializzazioni: speronaio, staffaio, sellaio, ecc... Attualmente, nell’esercito, armaiolo si dice il sottufficiale addetto alla manutenzione delle armi portatili.
Artù o Arturo:
leggendario re di Bretagna, protagonista di un ciclo di opere in prosa e di
poemi detto della Tavola Rotonda. Artù sarebbe
nato alla fine del V secolo e avrebbe regnato sulla Bretagna meridionale
lottando contro i Sassoni invasori. Il suo nome appare per la prima volta nella
Historia Brittonum di Nennio (VIII secolo) mentre se ne parla più diffusamente
nella Historia Brittonum di Geoffrey di Monmouth (XII secolo)
Astrologia : arte di antica origine che, studiando gli effetti dei corpi celesti sui destini umani, pretende di predire il futuro. Astrologia (dal latino astrologia, greco astrologia, scienza degli astri): antica disciplina che si pone di interpretare e prevedere il succedersi degli eventi terreni e dei comportamenti umani alla luce di un sistema di relazioni costanti tra il cosmo e l'uomo, tra gli astri e la terra. L'astrologia nacque, probabilmente, in Babilonia: infatti le più antiche testimonianze di questa scienza si trovano in tavolette di argilla che appartennero al re assiro Assurbanipal. In Caldea ebbe grande sviluppo tanto che gli astrologi dai Romani erano chiamati Caldei. Nel VI e V secolo l'astrologia penetrò fra i Persiani, Indiani e Cinesi e passò quindi in Grecia dove, fino al I secolo d.C., fu anche sinonimo di astronomia. In Grecia, il pensiero astrologico primordiale si fuse con gli elementi razionali del pensiero ellenico, e particolarmente con le teorie di Pitagora: gradualmente esso abbandonò il proprio carattere religioso, improntato alla deificazione degli astri, per assumere una veste più laica e rigorosa, fondata sulla scienza dei numeri e sulle relazioni geometriche. In Roma penetrò al tempo delle guerre puniche, importatovi dagli schiavi orientali, prevalentemente greci. Col declinare dell'impero romano anche l'astrologia si impoverì nel mondo latino. Tornò in auge nel medioevo allorché fu elevata all'insegnamento universitario e si diffuse notevolmente anche tra gli uomini di cultura e nelle corti dei signori. Nel Rinascimento mantenne una posizione di prestigio ed ebbe illustri cultori (Ticone, Keplero; perfino Galileo, pur parlando di astrologia con una certa ironia, si preoccupò di non inimicarsi gli astrologi), nonostante alcune aperte opposizioni (Pico della Mirandola). Cona il diffondersi del naturismo e del razionalismo incomincia la decadenza dell'astrologia. Nel XVIII e XIX secolo a poco a poco cadde in discredito, sotto l'incalzare del positivismo, incapace di opporsi, sul piano speculativo, alle nuove filosofie della realtà. Soltanto nel XX secolo si tentò una rivalutazione dell'astrologia, chiamando in causa le teorie psicologiche di Jung ed adottando metodi statistici (Paul Choisnard, F. von Klokler). Gli astronomi però non credono all'astrologia, le cui pretese sono state condannate da una delle più celebri società astronomiche del mondo, l'Astronomische Gesellschaft, el congresso di Bonn dl 1949. Ciononostante oggi l'astrologia fa ancora presa sullo spirito delle classi popolari; ha i suoi libri, i suoi giornali, le sue associazioni: costituisce dunque un fenomeno sociale di grande importanza tanto che quasi tutti i settimanali e alcuni quotidiani portano una rubrica dedicata all'oroscopo. PRINCIPI FONDAMENTALI. La base dell'astrologia è costituita dall'ipotesi della corrispondenza tra le caratteristiche di un individuo e la configurazione delle costellazioni in atto alla sua nascita. Le costellazioni prese in considerazione dallo zodiaco sono dodici, divise in quattro gruppi in relazione agli elementi primordiali che le dominano: toro, vergine e capricorno sono segni di terra; ariete, leone e sagittario sono segni di fuoco; gemelli, bilancia ed acquario sono segni d'aria; cancro, scorpione e pesci sono segni d'acqua. I medesimi segni, oltreché in relazione all'elemento dominante, sono raggruppati in "cardinali", "mobili" e "fissi", ed ancora in "maschili" e "femminili". Unitamente alle costellazioni, devono essere presi in considerazione i pianeti ed i luminari: mercurio, venere marte, giove, saturno, urano, nettuno, plutone, sole e luna, per un totale di dieci fattori oroscopici i cui rapporti con i segni zodiacali sono determinanti ai fini della configurazione del "tema di natività", ossia della situazione significativa del cielo nel momento della nascita. In dipendenza della loro posizione occasionale, pianeti e luminari formano diversi "aspetti" che corrispondono agli angoli formati dagli astri tra di loro, a due a due, nello Zodiaco. I principali aspetti sono: sestile, quadratura, trigono, opposizione e congiunzione, determinanti ai fini dell'oroscopo. Il sestile e il trigono sono favorevoli, la quadratura e l'opposizione sfavorevoli. La congiunzione con un luminare, Sole e Luna, è favorevole. Nella congiunzione di due pianeti, il pianeta più potente impone il suo significato. Trarre un oroscopo significa valutare la configurazione celeste propria dell'anno, mese, giorno e ora precisa della nascita, quindi stabilire i caratteri propri e specifici di questa configurazione e dedurne i paralleli caratteri dell'individuo che sotto di essa ha visto la luce. Dall'esame di questi caratteri (espressi in termini di tendenze personali, di aspetti della personalità, di componenti psicofisiche) si potranno dedurre i probabili destini del soggetto considerato. |