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PRIMO SOCCORSO

 

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PRIMO SOCCORSO

 

Con il termine Primo Soccorso si intendono le manovre di assistenza di base (es. chiamata al 118, massaggio cardiaco, respirazione bocca a bocca ... ) finalizzate al miglioramento delle condizioni cliniche della persona colta da malore e alla prevenzione delle complicanze; non vengono utilizzati farmaci o dispositivi medici.

Il soccorso è un obbligo: Morale, Medico‑legale e Deontologico.

 

1.  Le Funzioni Vitali

 

2.  La Catena Della Sopravvivenza

 

3.  BLS (Basic Life Support)

·        Tecniche e sequenza del BLS

a)  Fase A (Airway)

b)  Fase B (Breathing)

c)   Fase C  (Circulation)

 

4.  Ferite

·        Primo soccorso per le ferite

 

5.  Traumi Articolari

·        Primo Soccorso per distorsioni e Lussazioni

 

6.  Fratture

·        Primo Soccorso per le Fratture

 

7.  Colpo di Calore

·        Primo Soccorso per il colpo di sole

 

8.  Colpo di Sole

·        Primo Soccorso per il colpo di calore

 

9.  Ustioni

·        Primo Soccorso per le ustioni

 

LE FUNZIONI VITALI 

Osservando una persona la vediamo muoversi, respirare, parlare, mangiare, guardare, ascoltare, ridere, o piangere, ...; la

sua vita e soprattutto il suo complesso modo di vivere sono assicurati dalla capacità del suo corpo di svolgere tanti

compiti diversi, che chiamiamo funzioni.

Tra queste tre sono fondamentali per la sopravvivenza stessa dell’organismo e vengono perciò chiamate Funzioni Vitali;

esse sono:

1) la Funzione Respiratoria, . La produzione di questa energia avviene “bruciando”, cioè consumando, ossigeno e producendo come scoria da eliminare anidride carbonica

2) la Funzione Cardiocircolatoria, quella attività dell’organismo che mantiene il sangue in movimento.

Tale movimento assicura a tutte le cellule il costante rifornimento di quanto necessitano per vivere

3) lo Stato di Coscienza. la condizione dell’individuo in grado di reagire prontamente agli stimoli che lo raggiungono,sia interni che esterni 

 

La cessazione di una o più di queste funzioni conduce rapidamente alla morte. Sono pertanto queste le funzioni che vanno immediatamente salvaguardate dai primi soccorritori che intervengono nelle diverse circostanze di emergenza.

 

 

 LA CATENA DELLA SOPRAVVIVENZA

La sopravvivenza della persona dipende dalla realizzazione della corretta sequenza di una serie di interventi. La metafora, coniata dall'American Heart Assiociation "Catena della Sopravvivenza" esprime, in modo sintetico e facilmente memorizzabile, l'approccio universalmente riconosciuto, sottolineando l'importanza della sequenza e della precocità degli interventi salvavita. La catena della sopravvivenza è costituita da 4 anelli concatenati tra loro: la mancata attuazione di una delle fasi porta inevitabilmente all'interruzione della catena riducendo in modo drastico le possibilità di portare a termine con esito positivo il soccorso.

 

I 4 anelli della catena sono:

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1° anello = ALLARME PRECOCE: attivazione precoce del sistema di emergenza (118)

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2° anello = BLS : inizio precoce delle procedure di sostegno delle funzioni vitali

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3° anello = DEFIBRILLAZIONE PRECOCE: utilizzo precoce del DAE

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4° anello = ALS PRECOCE: tempestiva applicazione delle procedure di soccorso avanzato (ALS: advanced life support).

 

 

 

Dopo l’attuazione del 1^ ANELLO è molto importante accertare le condizioni dell’ infortunato per procedere all’aventuale sostegno delle funzioni vitali tramite BLS

 

FINALITà DEL BLS (Basic Life Support)

Lo scopo del BLS è quello di riconoscere prontamente la compromissione delle funzioni vitali e di sostenere la respirazione e la circolazione attraverso la ventilazione bocca a bocca o bocca‑maschera ed il massaggio cardiaco esterno fino all'arrivo di mezzi efficaci per correggere la causa che ha prodotto l'AC.

In alcuni casi particolari il BLS può risolvere completamente il quadro clinico, come ad esempio nell'arresto respiratorio primitivo.

L'obiettivo principale del BLS è quello di prevenire i danni anossici cerebrali attraverso le manovre di rianimazione cardiopolmonare (RCP) che consistono nel mantenere la pervietà delle vie aeree, assicurare lo scambio di ossigeno con la ventilazione e sostenere il circolo con il massaggio cardiaco esterno.

 

TECNICHE E SEQUENZA DEL BLS‑D

La sequenza del BLS‑D è rappresentata da una serie di azioni che, per convenzione, vengono indicate con le lettere A B C D.

A (Airway)

Apertura delle vie aeree

B (Breathing)

Respirazione (Bocca a bocca)

C (Circulation)

Circolazione

D (Defibrillation)

Defibrillazione

 

 FASE A

VALUTAZIONE COSCIENZA

Per valutare lo stato di coscienza di un soggetto che si trova in terra, lo si CHIAMA AD ALTA VOCE SCUOTENDOLO contemporaneamente per le spalle, utilizzando quindi sia la sollecitazione vocale che tattile. Se non risponde, si pone la vittima in posizione supina allineando gli arti parallelamente al corpo , si verifica che sia su UN PIANO RIGIDO, e SI SCOPRE IL TORACE. Verificato lo stato di incoscienza, è necessario chiedere subito aiuto (generico)

 

APERTURA DELLE VIE AEREE (azione A)

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IPERESTENSIONE DEL CAPO: una mano posta a piatto sulla fronte della vittima spinge all'indietro la testa.

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SOLLEVAMENTO DEL MENTO: con due dita dell'altra mano si solleva la mandibola agendo sulla parte ossea del mento indirizzando la forza verso l'alto.

 

Se esiste il sospetto di un trauma cervicale la manovra dell'iperestensione non deve essere effettuata per evitare eventuali ulteriori lesioni, bisogna limitarsi alla sola manovra del sollevamento del mento bimanuale da tergo (sublussazione della mandibola).

 

ISPEZIONE VISIVA DEL CAVO ORALE e rimozione di eventuali corpi estranei mobili. La presenza di corpi estranei (protesi mobili, residui alimentari, ecc.) può essera la causa di un arresto respiratorio che, se non risolto, conduce inevitabilmente ad un arresto cardiaco.

 

 FASE B

 VALUTAZIONE DELL'ATTIVITà RESPIRATORIA

Mantenendo il capo in iperestensione, ci si dispone con la guancia molto vicino alla cavità orale della vittima e si verifica la presenza o meno dell'attività respiratoria.

 

 

 

  1. Guardo eventuali movimenti del torace
  2. Ascolto la presenza di rumori  respiratori
  3. Sento, sulla mia guancia, la fuoriuscita di aria calda dalla bocca della vittima.

Questa manovra, memorizzabile con l'acronimo GAS, va effettuata per dieci secondi.

 

POSIZIONE LATERALE DI SICUREZZA

Nel caso in cui la persona soccorsa respira, ma non è cosciente, deve essere garantita la pervietà delle vie aeree ponendo il paziente in posizione laterale di sicurezza. Questa posizione permette di:

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Iperestendere il capo.

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Far refluire fuori dalla bocca l'eventuale rigurgito gastrico, evitando l'inalazione.

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Mantenere la stabilità del corpo su un fianco, permettendo il breve allontanamento del soccorritore (richiesta aiuto).

 

La presenza di attività respiratoria deve essere regolarmente verificata. Se i soccorsi avanzati tardano ad arrivare bisogna cambiare il lato ogni 30 minuti. Questa manovra è CONTROINDICATA NEL TRAUMATIZZATO.

 

 

 

VENTILAZIONE ARTIFICIALE (Azione B)

In assenza di respiro si effettuano 2 insufflazioni d'aria. secondo tecniche distinte:

1- Ventilazione bocca a bocca Il soccorritore inspira profondamente e, mantenendo sollevato il mento con due dita, fa aderire le labbra intorno alla bocca dell'infortunato. La mano controlaterale chiude le narici per evitare fuoriuscita di aria e mantiene il capo in iperestenzione. Si insuffla lentamente aria.

 

 

 2- Ventilazione bocca‑maschera La maschera tascabile (pocket mask) offre molti vantaggi:

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Evita il contatto diretto con la cute e le secrezioni della vittima.

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Impedisce la commistione tra aria insufflata con quella espirata dalla vittima, tramite una valvola unidirezionale.

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Diminuisce il rischio di infezione attraverso un filtro antibatterico.

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Permette il collegamento con una fonte di ossigeno.

 

La tecnica prevede la completa adesione del bordo della maschera sul viso della vittima, in modo da coprire bocca e naso. Anche in questo caso il capo deve essere mantenuto in iperestensione.

In considerazione dell'obbligo del soccorso, il medico dovrebbe munirsi degli adeguati mezzi di protezione, come ad esempio pocket mask e guanti.

 

 

FASE C

 VALUTAZIONE DEL CIRCOLO

Si cerca la presenza del polso carotideo per 10 secondi, prestando attenzione all'eventuale presenza di altri segni di circolo (movimenti del corpo, atti respiratori o colpi di tosse).

Nel caso il polso sia presente (arresto respiratorio), si prosegue con la sola ventilazione, mantenendo una frequenza di 12 ATTI RESPIRATORI AL MINUTO (una insufflazione ogni 5 secondi).

 

 

Nel caso il polso non sia presente si procede con il MCE

 

MASSAGGIO CARDIACO ESTERNO (Azione C)

Il MCE provoca un abbassamento dello sterno che determina la compressione del cuore contro la colonna vertebrale, con conseguente circolazione del sangue; la manovra determina inoltre l'aumento della pressione intratoracica, che induce la mobilizzazione di parte della massa ematica contenuta nel torace.

 Nella fase di rilasciamento, che segue ogni compressione, il sangue, per differenza di pressione viene richiamato all'interno del cuore e del torace. Applicando questa tecnica in modo ritmico si crea un circolo artificiale che permette il trasporto di ossigeno, ritardando il danno anossico cerebrale.

Per ottenere un MCE corretto ed efficace bisogna rispettare le seguenti condizioni:

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Verificare che il paziente si trovi su un piano rigido.

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Individuare correttamente il punto di repere dove effettuare il MCE.

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Eseguire le compressioni con corretta tecnica di compressione/rilasciamento.

 

 

 

 

RICERCA DEL PUNTO DI REPERE: far scorrere la dita della mano lungo il margine inferiore delle coste fino all'apofisi ensiforme. Far scorrere, quindi, l'altra mano dal giugulo fino ad affiancare con il calcagno (eminenza tenar ed ipotenar) il dito indice sul terzo inferiore dello sterno:

 Questo è il punto di repere dove effettuare le compressioni toraciche. Sovrapponendo a questa mano la prima si devono incrociare e sollevare le dita per non comprimere le coste.

 

TECNICA DELLE COMPRESSIONI Trovato il punto di repere e posizionate le mani si deve comprimere il torace abbassando lo sterno di 4‑5 cm; ogni compressione deve essere alternata ad un rilasciamento della stessa durata (rapporto 1:1) con frequenza di compressione di circa 100/min. è importante che il punto di repere venga sempre mantenuto anche durante la fase di rilasciamento.

 

POSIZIONE DEL SOCCORRITORE

Quando si esegue il MCE il soccorritore si posiziona in ginocchio all'altezza del torace della vittima. Le braccia e le spalle devono essere perfettamente perpendicolari al punto di applicazione delle compressioni.

Mantenendo le braccia tese si esercita il MCE sfruttando il peso del tronco; il movimento di oscillazione deve far fulcro sull'articolazione coxo‑femorale.

La forza applicata deve essere tale da permettere un abbassamento dello sterno di circa 4 centimetri.

 

In corso di RCP il rapporto tra compressioni e ventilazioni è sempre 15 a 2; è consigliabile contare il numero di compressioni a voce alta durante il massaggio in modo da imporsi un ritmo più costante possibile.

 

LE FERITE

Chiamiamo ferita la rottura della pelle provocata da un trauma.

Le ferite possono essere più o meno estese, superficiali oppure profonde a seconda che interessino la sola cute o anche

le strutture anatomiche sottostanti, come i tendini e i muscoli.

Le ferite del capo, del torace e dell’addome possono essere talmente profonde da coinvolgere nella rottura anche gli organi

contenuti rispettivamente nel cranio, nella gabbia toracica e nella cavità addominale; in questo caso vengono dette

ferite penetranti.

Le ferite assumono aspetti diversi in base alla causa che le ha provocate; sotto tale aspetto distinguiamo:

1) ferite lacero-contuse: con schiacciamento e strappamento irregolare della pelle, provocate dall’urto contro un ostacolo

rigido, smussato;

2) ferite da taglio: lacerazioni nette, provocate da strumenti affilati, come un coltello, una sottile lamiera, un coccio di

vetro;

3) ferite da punta e da punta-taglio, provocate dalla penetrazione di uno strumento appuntito ed eventualmente tagliente

(chiodo, spillone, coltello, freccia, ...);

 

L’immediato pericolo di una ferita è costituito dalla perdita di sangue che essa comporta, per la rottura di vasi sanguigni

(emorragia).

A seconda del vaso sanguigno leso l’emoraggia puo essere

 

-arteriosa

-venosa

-capillare

 

 

IL PRIMO SOCCORSO NELLE FERITE

Consideriamo le diverse circostanze:

1. se, al momento del soccorso, l’emorragia è ancora presente comprimere la ferita per alcuni minuti con compresse

sterili o pulite, tenendo sollevato l’arto eventualmente interessato; ciò è quasi sempre sufficiente ad accelerare la spontanea cessazione del sanguinamento; una volta cessata l’emorragia medicare la ferita, detergere cioè la cute

circostante con acqua, acqua e sapone o acqua ossigenata, disinfettare la cute circostante, ricoprire con compresse sterili o pulite e fasciare; ciò costituirà una prima barriera contro l’ulteriore penetrazione di microbi

2. se l’emorragia non si arresta spontaneamente praticare allora un bendaggio compressivo che possa sostituire la compressione

manuale prima esercitata;

3. di fronte ad una emorragia imponente, non controllabile con un bendaggio compressivo, mantenere la compressione

manuale o, se la ferita interessa un arto, applicare un laccio emostatico a monte della ferita, mai però sotto il gomito

o sotto il ginocchio; infatti per essere efficace il laccio deve essere applicato tra la spalla e il gomito o tra l’inguine e

il ginocchio; un

 

 

I TRAUMI ARTICOLARI

Le articolazioni, in particolare quelle degli arti, sono frequentemente soggette a traumi, per varie circostanze.

Parliamo di distorsione quando una sollecitazione violenta allontana per un attimo le due estremità ossee

dell’articolazione, producendo in genere una lacerazione della capsula e dei legamenti di rinforzo.

Parliamo di lussazione quando i due capi ossei vengono bruscamente spostati lacerando capsula e legamenti e rimangono poi fuori posto, bloccati in una posizione anomala, che non consente più alcun valido movimento .

Sia le distorsioni che le lussazioni possono essere complicate dalla rottura delle estremità ossee che fanno parte dell’articolazione: in questo caso si parlerà di frattura articolare.

 

IL PRIMO SOCCORSO NELLE DISTORSIONI E NELLE LUSSAZIONI

Dopo una distorsione l’articolazione si fa dolente e gonfia, tumefatta e i suoi movimenti suscitano dolore. Con il passare del tempo il dolore e la tumefazione si accentuano sempre più, limitando l’uso dell’articolazione, riducendo quindi

l’autonomia e le risorse motorie della persona.

Come primo soccorso è bene applicare subito del ghiaccio o dell’acqua fredda per limitare il rigonfiamento e attenuare il dolore; l’articolazione deve poi essere immobilizzata e non più sollecitata fino al controllo medico.

Nella lussazione l’articolazione si mostra subito deformata, bloccata in una posizione anomala, dolente; il dolore in genere

è più intenso e l’incapacità funzionale più marcata rispetto alla distorsione.

Non bisogna cercare di ricomporla; va immobilizzata nella posizione più comoda per il soggetto, in attesa di un trattamento

medico.

L’eventuale frattura articolare associata potrà essere accertata solo da un esame radiografico successivo.

                                                 

 

LE FRATTURE

Per frattura intendiamo la rottura di un osso dello scheletro, solitamente in conseguenza di un trauma.

Distinguiamo fratture chiuse, senza cioè lacerazione della pelle soprastante, e fratture aperte o esposte, con lacerazione della pelle soprastante, emorragia esterna, eventuale fuoriuscita dei monconi dell’osso fratturato e conseguente

“esposizione” al pericolo di infezione.

Quando la frattura interessa ossa grandi, come ad esempio il femore o il bacino, un ulteriore pericolo è costituito dal sanguinamento associato che può essere molto consistente, con una emorragia esterna se la frattura è aperta o una raccolta di sangue in profondità (ematoma) se è chiusa; tale sanguinamento può alterare la funzione cardiocircolatoria, fino allo shock.

 

 

IL PRIMO SOCCORSO NELLE FRATTURE

Il soccorritore deve innanzi tutto controllare e salvaguardare le funzioni vitali, quindi dovrà provvedere ad immobilizzare

la frattura prima di iniziare il trasporto della vittima.

L’immobilizzazione è di estrema importanza: da un lato riduce il dolore, dall’altro impedisce che durante il trasporto i

movimenti anomali dei monconi possano provocare ulteriori danni lacerando le strutture circostanti, come vasi sanguigni,

nervi, muscoli, con conseguenze molto più gravi di invalidità

 

 

IL COLPO DI CALORE

La normale temperatura del corpo è di circa 37 gradi centigradi (37°C). L’esposizione ad un ambiente molto caldo tende a far salire la temperatura corporea, attivando dei meccanismi di difesa dell’organismo, tra cui, importantissimo, quello della sudorazione. Questi meccanismi, disperdendo calore, sono spesso in grado di mantenere normale la temperatura

corporea. Se però l’esposizione al caldo è eccessiva, questi meccanismi di difesa dopo un certo tempo si esauriscono e la temperatura del corpo sale, progressivamente, anche oltre i 41°C, determinando una situazione di malattia

acuta, detta Colpo di Calore.

In questa circostanza la sudorazione cessa, il corpo diventa molto caldo, la pelle arrossata e asciutta; la vittima si lamenta di mal di testa e capogiri, ha debolezza estrema; la coscienza si fa obnubilata e, nei casi estremi, si giunge al coma

e infine all’arresto respiratorio.

 

 IL PRIMO SOCCORSO NEL COLPO DI CALORE

In questa circostanza bisogna immediatamente controllare il respiro e trattarne le alterazioni.Il paziente va poi svestito, portato in un ambiente fresco, messo in posizione di sicurezza se incosciente e bagnato conimpacchi e spugnature freddi, a lungo.

 

IL COLPO DI SOLE

In circostanze particolari l’esposizione eccessiva al sole può provocare una sofferenza acuta delle meningi (membrane

che, all’interno del cranio, avvolgono il cervello). Questa sofferenza meningea provoca a sua volta una sofferenza acuta

del cervello.

E’ questo un pericolo a cui sono esposti in particolare i bambini molto piccoli, i quali hanno in genere pochi capelli e

pelle e cranio sottili. La vittima ha il capo caldo, il volto arrossato, mentre il resto del suo corpo si mantiene fresco (a

differenza di quanto avviene con il colpo di calore); all’inizio si lamenta in genere di mal di testa e di nausea; può vomitare;

si mostra poi irrequieta, confusa; segue poi un obnubilamento della coscienza, fino al coma e, da ultimo, si può

giungere all’arresto respiratorio. E’ questa affezione acuta che chiamiamo Colpo di Sole.

 

IL PRIMO SOCCORSO NEL COLPO SI SOLE

Innanzi tutto è necessario controllare il respiro, trattandone come di consueto le alterazioni.

Si distende poi la vittima all’ombra, in posizione di sicurezza nel caso fosse incosciente; il capo va poi rinfrescato con

impacchi freddi, da rinnovare frequentemente.

In attesa del soccorso medico si sorveglieranno attentamente le funzioni vitali.

 

LE USTIONI

Quando un liquido bollente, un oggetto caldo o incandescente, un gas o un vapore ad elevata temperatura vengono a

contatto con il nostro corpo provocano delle lesioni più o meno gravi, dette ustioni.

Classifichiamo le ustioni in tre gradi, a seconda del loro aspetto:

a) ustioni di I° grado: la pelle si mostra arrossata, a volte un po’ tumefatta, discretamente dolente;

b) ustioni di II° grado: la zona interessata è dolente e mostra vesciche o bolle superficiali, piene di un liquido chiaro o

lacerate;

c) ustioni di III° grado: la pelle si mostra dura, di colore pallido o nerastro, insensibile.

Le ustioni di primo grado regrediscono rapidamente senza particolari conseguenze; quelle di secondo grado sono anch’esse reversibili, ma più lentamente, rimanendo esposte alcuni giorni al pericolo delle infezioni; le ustioni di terzo grado non sono invece reversibili: la pelle è morta, con il tempo si staccherà e la guarigione, in mancanza di cure specifiche, avverrà con la formazione di una cicatrice deturpante; anche per questo tipo di ustioni sussiste il pericolo delle infezioni, tra cui quella tetanica.

La gravità delle ustioni dipende però soprattutto dalla loro estensione: ad esempio è meno grave l’ustioni di III° grado di un dito che l’ustione di I° grado di tutto il corpo.

Dobbiamo allora distinguere le ustioni anche in localizzate ed estese. Quando l’estensione supera il 20% della superficie corporea nell’adulto o il 12-15% nel bambino abbiamo una vera e propria Malattia da Ustione. Tale malattia da

ustione comporta una più o meno grave alterazione della funzione cardiocircolatoria, anche mortale, per la perdita eccessiva

di liquidi attraverso le zone ustionate.

 

IL PRIMO SOCCORSO NELLE USTIONI    

Innanzi tutto è necessario rimuovere gli abiti ancora fumanti o impregnati di liquidi caldi, a meno che non siano “incollati” alla pelle sottostante; in questo caso non vanno strappati, ma ritagliati, ad esempio con una forbice: verranno

rimossi completamente in ospedale.

Le parti ustionate vanno poi lavate con acqua fredda e quindi ricoperte con teli sterili o puliti. In attesa del definitivo intervento medico, nelle ustioni estese va sorvegliata in particolare la funzione cardiocircolatoria.